Introduzione a cura di Giuseppe Angiuli
In questa lettera aperta rivolta a Giorgio Napolitano, scritta qualche anno fa, il compianto prof. Mauro Manno, studioso del sionismo e della storia di Israele, cercava di criticare alla radice un discutibilissimo intervento del Presidente della Repubblica, che aveva osato bollare di "anti-semitismo" qualsiasi critica rivolta all'ideologia politica del sionismo storico.
In questa lettera aperta rivolta a Giorgio Napolitano, scritta qualche anno fa, il compianto prof. Mauro Manno, studioso del sionismo e della storia di Israele, cercava di criticare alla radice un discutibilissimo intervento del Presidente della Repubblica, che aveva osato bollare di "anti-semitismo" qualsiasi critica rivolta all'ideologia politica del sionismo storico.
E' importante rileggerla
a qualche anno di distanza, per cercare di non farsi confondere da
messaggi che tendono a sovrapporre 2 concetti alquanto distinti: quello
di EBRAISMO e quello di SIONISMO.
L'intervento di Manno è
estremamente meticoloso e ben motivato e porta alla luce uno degli
aspetti meno conosciuti della storia del sionismo, ossia la sua
convergenza, in certi frangenti, con il nazismo ed il fascismo.
In fondo, sia i nazisti
che i sionisti muovevano entrambi da una medesima nozione "etnica" di
ebraismo e dunque lavoravano per un obiettivo convergente: sradicare gli
ebrei dall'Europa e confinarli in un unico Stato etnocratico "per soli
ebrei", ciò che in fondo è diventato oggi Israele.
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Lettera aperta al Presidente della Repubblica Italiana
Signor Presidente,
Da quanto leggo su televideo lei avrebbe dichiarato:
“No all’antisemitismo anche quando esso si travesta da antisionismo”.
“Antisionismo
significa negazione della fonte ispiratrice dello stato ebraico, delle
ragioni della sua nascita, ieri, e della sua sicurezza oggi, al di là
dei governi che si alternano nella guida di Israele”.
Se questo è realmente il
suo pensiero, e naturalmente mi auguro che non lo sia, mi lasci dire
che queste sono affermazioni errate e gravi e mi auguro che suscitino,
da parte di numerosi italiani, una reazione calma e ragionata ma ferma.
Signor Presidente,
mi consenta di
dissentire dalla prima frase da lei pronunciata. Lei sostiene che
l’opposizione al sionismo è antisemitismo mascherato. Né si può pensare
che Lei abbia voluto dire che solo alcuni antisemiti nascondono il loro
antisemitismo reale dietro un preteso o falso antisionismo. Lei ha
formulato il suo pensiero in modo inequivocabile: per Lei chi è
antisionista è antisemita sic et simpliciter.
Io sono d’accordo con
lei che l’antisionismo è la “negazione della fonte ispiratrice dello
stato ebraico e delle ragioni della sua nascita” ma sostengo con
decisione che la negazione delle ragioni della nascita dello Stato
ebraico e la sua sostituzione con uno Stato democratico unico di ebrei e
palestinesi su tutta la Palestina non potrà che arrecare bene agli
ebrei, ai palestinesi, ai popoli mediorientali e del mondo intero.
Ritengo, e non sono l’unico visto che molti ebrei antisionisti sono
dello stesso avviso, che lo Stato sionista per soli ebrei è uno Stato
razzista, coloniale e espansionista, non diversamente da quello che era
lo Stato razzista per soli bianchi del Sud Africa. La natura sionista di
Israele è una minaccia per la pace mondiale e per gli stessi ebrei.
Signor Presidente,
Un testo fondamentale per comprendere le radici del conflitto israelo-palestinese, scritto da Ilan Pappè, un docente ebreo, poi espulso dal mondo accademico israeliano |
Lei forse è favorevole
agli stati etnici? Mi sembrava di aver capito che Lei e il partito da
cui proviene eravate favorevoli agli Stati democratici in cui tutti i
cittadini sono uguali indipendentemente dalla religione, dall’etnia,
dalla cultura o altro, a cui appartengono. Forse mi sono sbagliato. Non
capisco perché l’Italia e l’UE si sono impegnati per l’uguaglianza dei
diritti tra bianchi e neri in Sud Africa, o si impegnano oggi per
l’uguaglianza e la convivenza tra serbi e cossovari
in Kossovo, tra macedoni e albanesi in Macedonia, tra musulmani,
ortodossi e cristiani in Bosnia, tra sciiti, sunniti e cristiani in
Libano e poi sostengano il carattere esclusivamente ebraico di Israele?
Forse Olmert ha chiesto
anche a Lei, come ha fatto con il Signor Prodi, di difendere Israele in
quanto Stato esclusivamente ebraico e sionista?
Se questo è il suo pensiero, voglio chiederLe:
- se Israele decidesse
di deportare i cittadini israeliani non ebrei, come chiede da tempo il
ministro razzista Avigdor Lieberman, Lei appoggerebbe questa politica in
nome della difesa del carattere ebraico dello Stato israeliano?
- ignora Lei forse che i cittadini non ebrei d’Israele non hanno gli stessi diritti degli ebrei?
Non sa forse che è
proibito per legge ad un cittadino israeliano non ebreo di acquistare
proprietà terriere da un ebreo? Ignora forse che esistono strade che
collegano Israele alle colonie nei territori occupati su cui non possono
circolare (non i palestinesi dei territori occupati, questo tutti lo
sanno) ma i cittadini arabi di Israele? Le ricordo, inter alia, anche
che è negato il ricongiungimento al coniuge ad un cittadino arabo
d’Israele se questo coniuge proviene dai territori occupati. Spero che
Lei sia informato sulla proposta di legge nella Knesset che prevede di
togliere la nazionalità israeliana ad un cittadino arabo d’Israele se
costui non dichiara fedeltà al sionismo. Si renderà conto che questo
corrisponde a volere l’accettazione dell’ingiustizia storica che il
sionismo ha fatto ai palestinesi da parte delle stesse vittime
dell’ingiustizia.
- Non ritiene che
portare quegli ebrei (per fortuna non sono tutti gli ebrei) che
sostengono Israele a liberarsi di una forma statale che discrimina i
cittadini non ebrei, che impianta colonie su territori fuori dai suoi
confini, che conduce una guerra contro una popolazione occupata e
indifesa, che possiede armi nucleari e non aderisce al trattato di non
proliferazione nucleare e all’AIEA, che è stata condannata mille volte
nell’ambito dell’ONU, non equivalga ad un bene per loro e per i
palestinesi?
- e infine l’ultima
domanda: se l’Italia (che lo ha già fatto nel passato) dovesse attuare
una politica discriminatoria verso i suoi cittadini ebrei come Israele
discrimina i suoi cittadini non ebrei e dovesse riprendere,
malauguratamente, una politica coloniale, Lei non riprenderebbe la lotta
contro il regime o il governo che così si comportasse?
Allora perché non si può combattere un regime, quello sionista, che è discriminatorio, razzista e colonialista?
Nessuno
sta proponendo un nuovo olocausto ebraico, gli antisionisti vogliono
solo uno Stato non confessionale, non etnico, non razzista in Palestina,
per gli ebrei e per i palestinesi.
Non diversamente da quello che sono tutti gli stati autenticamente democratici nel mondo.
si dà il caso che sono uno studioso del sionismo. É quindi sulla base dei miei studi di questa ideologia politica che Le scrivo.
Le ricordo alcuni fatti:
Primo tra tutti la collaborazione dei sionisti (di destra e di sinistra) con gli antisemiti, con il fascismo e il nazismo.
Si è trattato di una
collaborazione lunga ed estremamente dannosa per gli ebrei non sionisti
(che allora erano la stragrande maggioranza). Per quanto ciò possa
apparire incredibile, la collaborazione dei sionisti con i fascisti, i
nazisti e gli antisemiti, storicamente documentata, si fondava su una
logica di scambio criminale a danno degli ebrei. I sionisti hanno
appoggiato i regimi fascisti e antisemiti prima e durante la seconda
guerra mondiale, chiedendo in cambio di permettere loro di portare gli
ebrei in Palestina per realizzare il loro progetto coloniale.
Gli ebrei che non
accettavano di emigrare in Palestina sono stati abbandonati al loro
destino. Gli antisemiti erano ben contenti di liberarsi degli ebrei in
questo modo.
Non è vero che gli antisemiti sono antisionisti come lei sostiene ma è vero proprio il contrario.
Non metterà in dubbio, spero, le parole dello scrittore israeliano Yehoshua che qualche anno fa ha dichiarato: “I
gentili hanno sempre incoraggiato il sionismo, sperando che li avrebbe
aiutati a liberarsi degli ebrei che vivevano tra di loro. Anche oggi, in
una maniera perversa, un vero antisemita deve essere un sionista”.
Lo
scrittore israeliano dimentica però di dire che anche i sionisti, in
maniera perversa, hanno incoraggiato gli antisemiti affinché
allontanassero gli ebrei dai loro paesi e li consegnassero agli
attivisti sionisti pronti a portarli nelle colonie in Palestina. Un vero
sionista è un amico degli antisemiti.
Questo aspetto
vergognoso della storia del sionismo inizia con il suo stesso fondatore,
Theodor Herzl. Nell’agosto del 1903, Herzl si recò nella Russia zarista
per una serie di incontri con il Conte von Plehve, ministro antisemita
dello Zar Nicola II e Witte, ministro delle finanze. Gli incontri
avvennero meno di 4 mesi dopo l’orrendo pogrom di Kishinev, di cui era
direttamente responsabile von Plehve. Herzl propose un’alleanza, basata
sul comune desiderio di far uscire la maggior parte degli ebrei russi
dalla Russia e, a più breve termine, allontanare gli ebrei russi dal
movimento socialista e comunista. All’inizio del primo incontro (8
agosto) von Plehve dichiarò che egli si considerava “un ardente
sostenitore del sionismo”. Quando Herzl cominciò a descrivere lo scopo
del sionismo, il Conte lo interruppe affermando: “Predicate a un
convertito”.
In un successivo
incontro con Witte, il fondatore del sionismo si sentì dichiarare
apertamente: “Avevo l’abitudine di dire al povero imperatore Alessandro
III: se fosse possibile annegare nel mar Nero sei o sette milioni di
ebrei, io ne sarei perfettamente soddisfatto; ma non è possibile; allora
dobbiamo lasciarli vivere”. E quando Herzl disse di sperare in qualche
incoraggiamento dal governo russo, Witte rispose: “Ma noi diamo agli
ebrei degli incoraggiamenti ad emigrare, per esempio dei calci nel
sedere”.
Il risultato degli
incontri fu la promessa di von Plehve e del governo russo di “un
appoggio morale e materiale al sionismo nel giorno in cui alcune delle
sue azioni pratiche sarebbero servite a diminuire la popolazione ebraica
in Russia”.
“Se noi [sionisti] –
diceva Jacob Klatzkin - non ammettiamo che gli altri abbiano il diritto
di essere anti-semiti, allora noi neghiamo a noi stessi il diritto di
essere nazionalisti. Se il nostro popolo merita e desidera vivere la
propria vita nazionale, è naturale che si senta un corpo alieno
costretto a stare nelle nazioni tra le quali vive, un corpo alieno che
insiste ad avere una propria distinta identità e che perciò è costretto a
ridurre la sfera della propria esistenza. É giusto, quindi, che essi
[gli antisemiti] lottino contro di noi per la loro integrità nazionale.
Invece di costruire organizzazioni per difendere gli ebrei dagli
anti-semiti, i quali vogliono ridurre i nostri diritti, noi dobbiamo
costruire organizzazioni per difendere gli ebrei dai nostri amici che
desiderano difendere i nostri diritti”.
Queste parole, e
l’atteggiamento conseguente dei sionisti, hanno certo dato argomenti
preziosi ai nazisti che sostenevano appunto che gli ebrei erano una
nazione estranea nella loro nazione.
“Per i sionisti,
affermava senza vergogna Harry Sacher, un sionista inglese - il nemico è
il liberalismo; esso è anche il nemico per il nazismo; ergo, il
sionismo dovrebbe avere molta simpatia e comprensione per il nazismo, di
cui l'anti-semitismo è probabilmente un aspetto passeggero”.
Non è solo cecità
politica, è collaborazione criminale col nemico degli ebrei. E Lei,
Presidente, vuole chiudere gli occhi su questo aspetto della storia del
sionismo? Le ricordo poi che i nazisti rispondevano molto positivamente
alle offerte dei sionisti come dimostra questo brano di una loro
circolare:
“I
membri delle organizzazioni sioniste non devono essere, date le loro
attività dirette verso l'emigrazione in Palestina, trattati con lo
stesso rigore che invece è necessario nei confronti dei membri delle
organizzazioni ebraico-tedesche (cioè gli assimilazionisti)”. E
Reinhardt Heyndrich, capo dei Servizi Segreti delle SS dichiarava: “Il
momento non può più essere lontano ormai in cui
la Palestina sarà in grado di nuovo di accogliere i suoi figli che
aveva perduto da oltre mille anni. I nostri buoni auguri e la nostra
benevolenza ufficiale li accompagnino”.
La
colonizzazione della Palestina era ben vista dai nazisti. Tra
colonialisti ci si intende. Questo per ricordarLe che i nazisti, con
l’aiuto consapevole dei sionisti, hanno colpito solo quegli ebrei che
intendevano vivere nei paesi in cui erano nati e non volevano rendersi
responsabili dell’occupazione della Palestina e della conseguente e
inevitabile cacciata dei palestinesi. Queste vittime ebraiche non erano
sioniste, erano semmai assimilazionisti o antisionisti.
Dopo
l’Olocausto, l’Occidente non ha fatto altro che premiare i sionisti
consegnando loro la terra dei palestinesi e facendo pagare a chi non
aveva nessuna colpa, il caro prezzo dello sterminio degli ebrei avvenuto
per diretta responsabilità di alcuni paesi europei e per l’ignavia di
altri nonché per il folle piano sionista.
Il compianto prof. Mauro Manno |
Lo
stesso personaggio si rendeva conto della situazione paradossale che si
veniva a creare, e ammetteva: “Per i sionisti era molto disagevole
operare. Era moralmente imbarazzante sembrare essere considerati i figli
prediletti del governo nazista, in particolare proprio nel momento in
cui esso scioglieva i gruppi giovanili (ebraici) antisionisti, e
sembrava preferire per altre vie i sionisti. I nazisti chiedevano un
«comportamento più coerentemente sionista»”.
E
tuttavia la collaborazione andò avanti. Fu una collaborazione
multiforme che ricostruisco nel mio saggio “La natura del sionismo”.
Le
voglio ricordare, per finire, l’invito di Dov Joseph, caporione
dell’Agenzia Ebraica, che sul finire del 1944, quando gli ebrei morivano
a centinaia di migliaia nei lager,
parlando a giornalisti sionisti in Palestina preoccupati delle notizie
dei massacri, li mise in guardia contro: “la pubblicazione di dati che
esagerano il numero delle vittime ebraiche, perché se noi annunciamo che
milioni di ebrei sono stati massacrati dai nazisti, poi ci chiederanno,
a ragione, dove sono i milioni
di ebrei per i quali noi rivendichiamo una patria quando la guerra sarà
finita”. (Circolare della Gestapo bavarese indirizzata al corpo di
polizia bavarese, 23 gennaio, 1935, pubblicata in Kurt Grossman,
Zionists and Non-Zionists under Nazi Rule in the 1930's, Herzl Yearbook,
vol VI, p. 340).
Questo può bastare, ma ho l’ardire signor Presidente di consigliarLe di approfondire l’argomento.
La
storia del sionismo è una storia criminale, non è sorprendente quindi
che i sionisti e lo Stato sionista continuino a trattare così
barbaramente i palestinesi.
Ma la mia preoccupazione va al di là della tristissima situazione del popolo palestinese che tutti sembrano dimenticare.
Sinceramente,
signor Presidente, vogliamo fare la fine degli Stati Uniti in Iraq?
Oggi personaggi importanti negli USA, come l’ex presidente Jimmy Carter,
o gli studiosi universitari Mersheimer e Walt si sforzano di aprire gli
occhi ai loro compatrioti sulle conseguenze della cieca politica estera
elaborata a Tel Aviv e nei circoli dei neoconservatori sionisti di
Washington che gli Stati Uniti stanno conducendo in Medio Oriente. Crede
che la guerra in Iraq sia stata fatta per le armi di distruzione di
massa di Saddam? Per la minaccia che l’Iraq rappresentava per
l’Occidente? Per l’esportazione della democrazia? Per gli interessi
petroliferi americani? Molti sostengono quest’ultima ipotesi (le altre
sono miseramente crollate). Ma il petrolio non si compra sul mercato?
E
poi quanto verrebbe a costare se dobbiamo fare una guerra ad ogni paese
produttore? Signor Presidente, la guerra è stata fatta per eliminare un
possibile rivale di Israele e per consolidare il dominio sionista in
Medio Oriente. Adesso Tel Aviv invita l’Occidente a distruggere l’Iran, e
ricatta tutti facendo capire che se non lo facciamo noi, sarà proprio
Israele a farlo. Come? Invadendo l’Iran? No Presidente, sappiamo tutti
che Israele ricorrerebbe alle sue armi nucleari.
Gli
americani si stanno accorgendo, a proprie spese, di cosa voglia dire
essersi fatti invischiare in una guerra assurda in Iraq per gli
interessi di Israele. E noi non ce ne vogliamo rendere conto.
Vogliamo veramente farci coinvolgere nella guerra nucleare contro l’Iran? Nella guerra mondiale contro l’Islam?
Prenda
esempio dall’ex-presidente Carter e denunci l’Apartheid di Israele. Se
non lo vuole fare Lei, lasci che qualcun altro, per il bene
dell’umanità, degli ebrei e dei palestinesi, continui a denunciare il
sionismo e si batta per uno Stato unico, democratico, pacifico in
Palestina per tutti i suoi abitanti, nessuno escluso.
Signor Presidente,
Lei
non si ricorderà di me, eppure noi ci siamo conosciuti e ci siamo
parlati. Fu in una triste occasione. Qualche anno fa, all’aeroporto di
Fiumicino, Lei in rappresentanza del suo partito venne a portare
solidarietà a mia sorella, Marisa, che, dopo aver partecipato ad una
manifestazione pacifista a Gerusalemme, solo perché guardava da dietro
la vetrata dell’albergo i poliziotti israeliani che massacravano un
ragazzino palestinese per strada, perse un occhio quando da un idrante
con la stella di Davide spararono uno spruzzo talmente violento da
infrangere il vetro e conficcarle una scheggia nell’occhio. Allora
veniva a porgere un saluto a mia sorella che aveva pagato per difendere i
diritti e la dignità dei palestinesi. Oggi con la sua dichiarazione
inaccettabile accusa gli antisionisti, e molti sono ebrei, che si
battono per uno Stato democratico in Palestina mettendoli nello stesso
immondezzaio degli antisemiti.
A lei sono riusciti ad accecare non uno, ma tutti e due gli occhi!
Distinti saluti
Mauro Manno
(marzo 2007)
http://bentornatabandierarossa.blogspot.it/2012/11/la-fondamentale-differenza-tra-ebraismo.html
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