In questi
ultimi giorni nella città di Milano si sono susseguiti una serie di atti
violenti che secondo alcuni, almeno in parte, andrebbero a ricordare i così detti
anni di piombo, ovvero il periodo
della strategia della tensione usando
termini corretti rimossi dagli specialisti del mestiere.
Partiamo
dalla sacrosanta contestazione alla Brigata
ebraica il giorno del 25 aprile in cui si ricorda la lotta partigiana al
nazifascismo ed i valori – antimperialisti – della Resistenza. Ho già ben
spiegato come il sionismo sia del tutto antitetico all’antifascismo e che di
contro abbia alle spalle una storia di collaborazione con le forze hitleriane e
mussoliniane, quindi in questa sede è inutile ritornaci. Andiamo, piuttosto ad
esaminare i retroscena.
Il giorno 5
aprile Alessia Gallione pubblica su La
Repubblica online un articolo alquanto strano dato che per forma e
contenuti sembra molto più simile ad un comunicato della DIGOS, quanto meno
devo dire che è un po’ poco per una giornalista professionista obbligata a
ragionare sui fatti con documenti ed analisi ben precise. I lettori possono
giudicare in modo autonomo, dato che lo riporto nella sua interezza ( le
sottolineature sono mie ):
A Milano ci saranno anche quest’anno.
Soprattutto quest’anno. E questa volta
la Brigata ebraica sfilerà in un corteo del 25 Aprile che si annuncia blindato
per il pericolo di tensioni 'scortata' dal Pd. È anche così che si preparano a
sfidare le contestazioni. «È la nostra risposta ai faziosi e ai teppisti della
storia: tolleranza, diversità e dialogo», dice il portavoce della Brigata,
Davide Romano. L’allerta è massima. Ma anche Daniele Nahum, responsabile
della cultura dei Dem milanesi ed esponente della comunità ebraica, dice: «Il
corteo del 25 Aprile non deve essere schiavo di sigle che si proclamano
antifasciste ma nei comportamenti riproducono modelli fascisti e antisemiti».
A Roma, dopo le frizioni passate con
centri sociali e gruppi filopalestinesi, la manifestazione della Liberazione
sarà orfana dell’Aned e della comunità ebraica. Ma al corteo milanese ci
saranno i tradizionali cartelli con i nomi dei campi di sterminio degli ex
deportati e le bandiere con la stella di David della Brigata ebraica. Il Pd
sarà al loro fianco: «Manteniamo l’impegno e invitiamo anche l’Aned a essere
con noi. Il 25 Aprile deve tornare a essere una festa di tutti», dice il
segretario Pietro Bussolati. L’idea è nata durante un incontro, il primo del
progetto 'Bella ciao Milano', organizzato proprio per parlare di questo pezzo
di storia della Resistenza. La sera prima, di fronte alla sede del dibattito, è
comparsa la scritta: “Sionisti assassini”.
Anche in questi giorni, su Internet
girano appelli «a tutte le realtà del movimento di solidarietà al popolo
palestinese e di opposizione alla guerra imperialista» a essere in piazza «per
affermare che non c’è liberazione senza lotta al sionismo». Il deputato Pd Emanuele Fiano però spiega:
«Sarò in piazza con la Brigata e il mio partito perché le contestazioni si
combattono con la cultura e la conoscenza»
In realtà i
gruppi filo palestinesi hanno risposto – e i documenti in rete sono eloquenti –
in modo civile e documentato alle provocazioni sioniste. Su vari siti online –
da Palestina Rossa, al Forum Palestina , fino al sito Movimento Operaio del professor Moscato –
sono stati pubblicati articoli puntuali e colti, in cui si mette in evidenza l’aderenza
del sionismo con le ideologia totalitarie e colonialiste dei secoli passati.
Sulla Brigata ebraica, lo storico
Antonio Moscato ha spiegato ‘La
partecipazione di circa 5.000 sionisti della Palestina alla Seconda Guerra
Mondiale, aveva una logica precisa: in primo luogo doveva consentire di
sviluppare l’addestramento militare con armi pesanti, impossibile in quella che
chiamavano Eretz Israel, ma in cui erano ancora una netta minoranza, anche se
fortemente appoggiata dalla potenza occupante. In secondo luogo serviva a
distinguersi dalla destra terrorista del sionismo, che non aveva esitato a
cercare perfino intese con i nazisti pur di combattere la Gran Bretagna, e che
non intendeva rinunciare alla lotta armata contro gli inglesi (e alla caccia ai
palestinesi con varie forme di attentati feroci) durante la guerra. Solo dopo
la fine della guerra le due fazioni del sionismo si trovarono d’accordo e
inasprirono le forme di lotta, con azioni terroristiche concordate, in
Palestina ma anche in altre parti del Mediterraneo, compresa l’Italia, dove
fecero saltare l’ambasciata britannica’. Da parte dei sionisti ‘combattenti’
non c’era nessun volontà di lottare per la democrazia e la giustizia sociale, l’Italia
era solo un banco di prova per portare a termine un progetto coloniale – quello
della Terra di Palestina, in cui arabi ed ebrei, in passato, hanno sempre
vissuto in pace – in modo certamente vile.
Si allude ad
una presunta ‘violenza’ dei coraggiosi manifestanti che difendono la causa del
popolo palestinese ( di cui io sono onorato di far parte ) ma, questi, in
realtà non hanno mai commesso atti del genere infatti per le centrali di disinformazione
sionista sarebbe impossibile indicarne uno solo di casi, anzi, di contro, sono stati
loro stessi vittime di atti squadristi. Faccio degli esempi presi dal sito Palestina Rossa.
‘A piazza Venezia, i giovani
palestinesi – con coraggio ma forse con troppa leggerezza - avevano convocato
per oggi pomeriggio un sit in di sostegno ai palestinesi di Gaza a fronte dei bombardamenti
israeliani iniziati già da questa notte. Ma l'appuntamento, nato come evento su
fb solo nelle ultime ore, non era riuscito ad innescare una diffusione adeguata
dell'iniziativa. Da una prima ricostruzione, il giovane aggredito perchè
indossava una kefia stava andando via da solo da piazza Venezia quando è stato
preso a schiaffi e pugni dagli squadristi sionisti. Portato in ospedale ha
riportato alcune contusioni mentre uno dei picchiatori è stato fermato dalla
polizia che pure presidiava in forza la piazza’
A tale orrendo
atto segue un comunicato dei Giovani
Palestinesi in Italia. Leggiamo.
La sola colpa del giovane è stata
quella di camminare nella piazza con al collo una Kefiah. Esprimiamo
perplessità per le ricostruzioni dei media sull’accaduto: il giovane non stava
prendendo parte a nessuna manifestazione; ci è infatti stato impedito dalle
forze dell’ordine di ritrovarci con amici e compagni per esprimere apertamente
il nostro sostegno al popolo palestinese sottoposto in queste ore al terrorismo
indiscriminato di Israele. Non c’era quindi alcuna manifestazione; nonostante i
tentativi di presentare versioni che suonino meno drammatiche dell’accaduto, di
distogliere l’attenzione dalla strumentalizzazione politica israeliana dei i
tre coloni catturati ed uccisi e la trememda rappresaglia contro il popolo
palestinese, rimane la cruda realtà dei fatti: a Roma lo squadrismo fascista
sionista ha libertà di assalire ed attaccare impunitamente cittadini liberi,
che scelgono di indossare una kefiah, che scelgono di chiedere giustizia.
E’ possibile
in questo paese avere un po’ di giustizia, oppure gli ebrei che vivono all’ombra
del genocidio commesso dai nazisti hanno un perenne certificato di impunità ?
Eppure come ha chiarito il grande giornalista di sinistra ed antimperialista
Alan Hart sono solo pochi fondamentalisti cattolici a negare il crimine
hitleriano contro gli israeliti, i comunisti ed altre minoranze ( ma non solo
si pensi alla politica antirussa di Hitler ), mentre tutti i filoisraeliani di
destra – aggiungo, non solo di destra, pensiamo ai liberali od ai moderni
socialdemocratici – negano la Nakba
palestinese, del resto il loro ‘teatro delle amnesie’ non finisce qui: il
genocidio armeno non viene riconosciuto, la Francia irride la sorte del popolo
algerino negli anni ’50 e negli Usa uccidere in pellerossa pare non essere
reato. Come disse Hugo Chavez ‘dove sta l’umanità in questo mondo ?’.
Tutto questo
per non parlare dei crimini della Lega di
difesa ebraica in Francia. Dunque come possiamo inquadrare, questa nuova
strategia della tensione che vede i filoisraeliani protagonisti ? Io credo che dobbiamo
avere ben presente ciò: Israele fa leva sui collaborazionisti locali, i sayanim, oggi, hanno un ruolo
fondamentale.
E’ importante
dare una definizione chiara di sayanim e cito, allora, Jacob Cohen che ha
definito questi come agenti ‘’dormienti’’ molto attivi dei servizi segreti d’Israele.
Cerco di essere più eloquente, in una intervista Cohen dà questa definizione
precisa: ‘La
parola ebraica sayan, al plurale sayanim, designa un ebreo che ama Israele e
che, per « patriottismo », collabora con il Mossad in due settori precisamente:
o il settore dello spionaggio o in attività di disinformazione, manipolazione,
propaganda. I sayanim sono persone
ripartite a tutti i livelli e classi sociali della società, presenti nel
governo, in parlamento, nel settore dell’economia e dei media e in effetti, in
tutti i diversi tipi di mestiere. Prendiamo
per esempio il caso di un agente del Mossad che ha bisogno di un nascondiglio :
un meccanico puo’ offrire un riparo sicuro. Dunque il Mossad cerca di stabilire
relazioni con tutta una serie di persone diverse, suscettibili un giorno o
l’altro, di rendergli servizio’.
Questa
citazione è interessante perché se il sociologo marxista James Petras riconduce
i sayanim a lavori d’ ‘elite’ come il riciclaggio di denaro sporco, Cohen
ritiene che questi siano anche specialisti – non dico che Petras non tratti
questi argomento però leggendo la sua pagina dedicata ai sayanim ( James
Petras, Usa: padroni o servi del sionismo,
Ed. Zambon ) questo aspetto pare passare in secondo piano – in operazioni false
bandiera di alto livello o di bassa lega ( in cui io credo rientri l’incendio
alla libreria Ritter ).
Alla
domanda ‘non crede di poter essere accusato di complottismo’, Cohen risponde ‘Si, ma ciononostante, bisogna riconoscere
innanzitutto che se Israele è quella che è oggi, è grazie alla sua diaspora.
Questo paese non sarebbe mai stato quello che è oggi, raggiungendo un tale
livello di sviluppo, senza che ci sia il sostegno di tutta la
« diaspora » o meglio di tutte queste comunità ebraiche, un po’
ovunque nel mondo. Pensiamo al sostegno americano, francese, per esempio :
ci sono chiaramente dei sostegni che vanno in questa direzione. Che lo si
chiami complotto o altrimenti (in altro modo), c’é oggettivamente una comunione
d’interessi, con sostegni (o apporti) concreti, soprattutto sostegni
finanziari, materiali. Non si puo’ negarlo. E se alcuni, senza cercare di
negare i fatti sono testardi, vogliono semplicemente denigrarli chiamando tutto
cio’ « teoria del complotto », arriviamo al processo ben noto che consiste
a qualificare d’antisemita chiunque critichi la politica israeliana’.
Quindi
bisogna ragionare sull’impatto mediatico che la propaganda pro-Israele ottiene.
Prendiamo ad esempio facebook e leggiamo la bacheca – in giorno 25 aprile – di Emanuele
Fiano esponente di Sinistra per Israele.
Ecco come viene falsificata la realtà:
‘Straordinaria
la scelta del Partito Democratico di Milano di difendere fisicamente i
Partigiani della Brigata Ebraica dall'assalto protofascista di carogne. Grazie
soprattutto ad Emanuele Fiano per
tutto il suo quotidiano impegno’
Io penso di
aver messo in mostra come, dal nulla, il sionismo crea un mondo virtuale che,
passo dopo passo, plasma le coscienze degli sprovveduti. Domanda: rapportando
le menzogne di Fiano e dei suoi sostenitori all’articolo del 5 aprile scorso,
non pare che ci sia stata una nefasta profezia ? Qualcosa che, nella logica d’intelligence,
doveva introdurre a qualcosa di più grosso da verificarsi nei prossimi giorni ?
Ovviamente
nulla di tutto ciò che era stato ‘predetto’ per imputare le sinistre è
avvenuto, i sionisti dal nulla hanno creato un contesto immaginario fatto di
violenze ( quando l’unica violenza è la loro ) e razzismo ( quando l’unico
razzismo è il loro ), un pasto avariato da offrire al lettore di La Repubblica. Andiamo avanti nella
disamina che mi sono proposto.
Passo ai
fatti del 28 aprile e riporto un sintetico articolo tratto da un giornale
online, una semplice esposizione dell’accaduto, le riflessioni saranno mie e
totalmente autonome.
Un secondo incendio, sul quale indaga la polizia, è scoppiato invece nella sede di Forza Nuova di via Palmieri 1. Il terzo attentato si è registrato invece alla sede di Milano dell’Ugl Sicurezza Civile, in via Aosta 13. Secondo una prima ricostruzione dei carabinieri ignoti, nella notte, usando un estintore hanno dapprima infranto le vetrine del centro poi hanno spruzzato all'interno polvere bianca
http://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2015/04/28/tre-attentati-nella-notte-milano-incendi-sede-editrice-ritter-vetrine-rotte-ugl_T62SwSOb28KQKFbSNKjkPI.html?refresh_ce
Pongo subito una domanda: l’incendio alla libreria Ritter è stato rivendicato da qualche centro sociale o da qualche gruppo di sinistra organizzato anche clandestino, qualcosa sul modello delle ‘nuove BR’ per capirci ?
Devo dire che è molto ambigua l’esposizione dei giornalisti ignoranti di regime: i centri sociali milanesi, seguendo il ragionamento proposto dagli psedogiornalisti di ‘Il Giornale’ i quali non hanno perso occasione per dare prova della loro scarsa professionalità, in modo improvvisato, hanno colpito, miratamente, la libreria filo razzista e filo colonialista Ritter, la sede dei fondamentalisti cattolici di Forza Nuova ed il sindacato giallo Ugl. Un tempo tali azioni, coordinate, si rivendicavano ma ora c’è il silenzio, nemmeno un comunicato anonimo.
Guardando le foto della libreria Ritter subito dopo l’incidente ho notato che molti libri paiono rimasti in perfette condizioni. Quali sono i danni reali che la libreria ha avuto ? Che dire ? In contesti differenti la violenza sionista ha fatto vedere come sa ledere chi, dalla parte giusta, ha fatto un mirabile lavoro di controinformazione.
‘Francia, 3 luglio 2009 - Un gruppo di militanti della Ligue de défense juive (Lega di difesa ebraica), organizzazione della estrema destra sionista, ha attaccato a Parigi una libreria, distruggendo migliaia di libri’
‘Questa libreria appartiene alla coppia di militanti Olivia Zemor e Nicolas Shashahani, animatori del gruppo CAP JPO – Euro-Palestine (CAP JPO = Coordination des Appels pour une Paix Just eau Proche Orient – Coordinamento degli appelli per una Pace giusta in Medio Oriente). Essa offre alla clientela una vasta scelta di libri di ogni genere, soprattutto, ma non esclusivamente, sul Medio Oriente. Istallata in un ex garage, dispone anche di una sala di lettura e di una terza sala, dove si svolgono regolarmente conferenze degli autori, talvolta seguite da dediche’
Fonte: http://www.ossin.org/francia/sionisti-ligue-defense-juive-resistances.html
Questa notizia, molto più grave perché colpisce studiosi anticolonialisti, non ha avuto la stessa eco, come mai ? Nonostante, fra l’altro, ‘Già il 7 dicembre 2006, un commando dello stesso tipo aveva lanciato delle bombe lacrimogene nella libreria, mentre erano in arrivo molte persone per assistere ad una conferenza della compianta scrittrice israeliana Tanya Reinhart e del suo compagno, il poeta israeliano Aharon Shabtai. In questa occasione, Nicolas Shashahani fu costretto a ricorrere alle cure ospedaliere a causa del gas, ma i danni materiali furono minimi. Questa volta invece la libreria è stata saccheggiata ed è stato rovinato un gran numero di libri, con perdite che raggiungono le decine di migliaia di euro, secondo Shashahan’.
Facciamo la domanda: cui prodest, tutto ciò ? Di certo il neofascismo ne ha tratto ampio vantaggio buttando giù un vittimismo che non gli spetta, proprio a loro, da sempre, piede di porco delle peggiori trame atlantiche e del peggior razzismo israeliano. Dall’altra parte le forze centriste – filo statunitensi e filoisraeliane – hanno buttato giù le basi per la criminalizzazione del movimento anti-Expo.
Sembra un film degli orrori: abbiamo una magnifica manifestazione contro l’Expo da parte di lavoratori, studenti, immigrati, precari, il meglio della nostra società che si contrappone alla prepotenza neoliberista, atlantica e sionista e – dalla parte opposta – degli incidenti causati da provocatori estranei al movimento. Ancora atti violenti ed anonimi ( l’anonimato non è mai stato parte della sinistra di classe ) ed ecco che i centristi di marca CIA-Mossad hanno un insperato supporto. Leggete tutti cosa scriveva Maurizio Murelli, l’editore Orion e collaboratore dello Spazio Ritter, con la consueta volgarità di destra, nella sua bacheca facebook la sera del primo maggio, una vera vergogna che lascia pensare ben altro:
‘Cittadini di Milano, sto qui stravaccato sulla poltrona con pop-corn e birra “godendomi” alla tv la devastazione della nostra città per mano dei vandali del Terzo Millennio. Ascolto gli imbonitori di tutte le testate dire di 50 esagitati (black bloc) che hanno rovinato un buon corteo, il corteo dei giusti e dei democratici, per il lavoro e la giustizia sociale. La solita ipocrisia: se quelli del corteo non volevano i black bloc, i black bloc non ci sarebbero stati, li avrebbero emarginati... e non erano 50 ma almeno un migliaio’
Ovviamente Murelli vorrebbe vedere la bandiera dell’entità sionista israeliana, regime terrorista e di ultradestra erede del nazismo, sventolare sopra casa sua 24 ore sopra 24; gli piacerebbe vivere in uno Stato che tenga insieme corporativismo e neoliberismo sul modello del Cile di Pinochet in cui proprio i neofascisti del movimento gremialista di Guzman si sono messi al servizio dei Chicago Boys portando a termine un genocidio sociale in piena regola. Sono queste le ragioni che lo portano a criminalizzare il nobile movimento anti-Expo ?
Andiamo oltre e capiamo chi sono i provocatori chiamati black block. In questo caso riporto l’opinione di due ottimi giornalisti: Franco Fracassi e Paolo Franceschetti.
‘L'inchiesta del giornalista Franco Fracassi sui black bloc durante il G8 di Genova in un libro edito da Alpine Studio (Black Bloc. Viaggio nel pianeta nero). Articolo datato, pubblicato da Libre, che apre importanti riflessioni dopo i fatti di Milano
"Fracassi li ha seguiti da vicino, per ore: piccoli gruppi ben addestrati, pronti a devastare negozi, automobili e bancomat per poi sganciarsi rapidamente, sempre condotti al sicuro, nel dedalo dei vicoli, da misteriose “guide” perennemente al telefono: con chi? Con “qualcuno” che era perfettamente al corrente, in tempo reale, dei movimenti dei reparti antisommossa. Deduzione elementare, conclude amaramente il giornalista, che ha affrontato un estenuante lavoro di ricerca consultando anche fonti riservate, forze dell’ordine e servizi segreti. Proprio grazie alla sua tenacia, alla vigilia della mattanza riuscì a conquistare la fiducia di alcuni uomini della polizia: «Se vuoi vedere il macello, fatti trovare a mezzogiorno all’angolo tra corso Buenos Aires e piazza Paolo da Novi», gli anticipa un funzionario di polizia alla vigilia del fatale venerdì 20 luglio: «Arriveranno dei black bloc e distruggeranno la banca. Due-tre minuti al massimo. E’ quello il segnale dell’inizio». Fracassi si presenta nel luogo indicato, e i black black bloc bloc arrivano con puntualità cronometrica. Prima di intervenire, proprio come previsto, gli agenti attenderanno che si siano allontanati. Poi caricheranno, travolgendo soltanto innocenti."
‘Sorge spontanea un'altra domanda; se i Black Block sono contro il sistema, perché hanno distrutto vetrine, auto, incendiato, ecc. danneggiando così semplici cittadini che di questo sistema sono vittime? Dietro ad una vetrina di un negozio spesso non c'è il grasso banchiere affamatore di popolo, ma la famiglia che tira a campare con quel poco che il fisco non le ruba. Dietro alla Uno e alla Ritmo sfondate a martellate e date alle fiamme non ci sono certo ricchi sceicchi arabi e proprietari delle multinazionali (cioè i soggetti contro cui è diretta la campagna no global) ma gente semplice, che paga con fatica le 200 euro al mese di rata e a cui l'auto serve magari per andare a lavorare’
http://paolofranceschetti.blogspot.it/2010/06/i-black-block-al-g8-di-genova-chi-erano.html
Il gioco è vecchio: si utilizzano gruppi paramilitari legati ai servizi segreti – non solo nazionali – per compiere azioni terroristiche da addebitare, poi, ad una minoranza presa di mira dallo Stato borghese. Thierry Meyssan ha dimostrato con un ottimo articolo come la strage di Charlie Hebdo è stata commessa non da neojihadisti ma, al contrario, bande armate dallo stesso governo nazionale oramai – sempre come Meyssan ha dimostrato con carte alla mano – in balia della lobby sionista terribilmente ben radicata. La prassi qui pare non essere dissimile: se in Francia l’obiettivo era la comunità musulmana, in Italia sono i movimenti che si oppongono al neoliberismo.
La nuova destra si ricompone ed i provocatori neofascisti, oggi come negli anni ’70, sanno da che parte stare: il duo Usa – Israele. La regia è totalmente nelle mani di Washington e Tel Aviv, il neofascismo è il loro burattino, innocuo ? Non so fino a che punto.
Stefano Zecchinelli
Chissà da quale canale televisivo stava guardando i disordini Murelli: magari da skytg24, dove Stefano Menichini (ex manifesto) stava dicendo praticamente le stesse cose. non è una novità che il blocco di potere italiano vada da Murelli al manifesto ...
RispondiEliminaUn insieme di spie ed infiltrati, non a caso Murelli ha ottimi rapporti con il sionista Andrea Colombo ( sempre del Manifesto ) che, insieme a Guido Caldiron, è la lunga mano della lobby sionista sul giornale di 'sinistra'. Avrei dovuto anche rispondere ad un vergognoso articolo di una certa storica, la Meriggi, sulla Brigata ebraica ( fasciosionista ! ), ma, a conti fatti, ho già scritto sul tema, non ce ne è bisogno alcuno. Che dire Andrea ? Guarda le provocazioni di questi soggetti: Murelli, neonazi di Orion, si dice 'nazionalbolscevico' e vanta rapporti con Ziuganov del Partito ''comunista'' della Federazione Russa, eppure Ziuganov fu in prima file nello smantellamento dell'Urss in quanto collaboratore di Elcin. Ancora: Murelli si dice filopalestinese, ma ha rapporti col sionista Andrea Colombo ( penne vendoliane ) che sulla Strage di Bologna scagiona la Mambro e Fioravanti e risponvera la 'pista palestinese' ( menzogna da infame ). Ora sappiamo, attraverso molti studi, che dietro quella Strage di Stato c'era la mano di Israele e del Mossad, ma Murelli attacca gli arabi con spirito islamofobo. Non siamo davanti ad una vera e propria operazione di depistaggio culturale prima che politica ?
RispondiEliminaMarco Battarra, titolare della libreria Ritter, figura curiosamente nell'elenco delle persone ringraziate dal prof. Marco Pasi nel suo libro, edito da Franco Angeli, "Aleister Crowley e la tentazione della politica" (p. 14):
RispondiElimina"Su un piano più personale, i miei ringraziamenti vanno a Marco Battarra, che si è dimostrato comprensivo su una questione particolarmente delicata ...".
Anche Marco Battarra è un esperto di Crowley?