Dal mondo arabo e musulmano, niente di nuovo. Ci si batte tra arabi e musulmani per la grande felicità dei loro nemici americani ed israeliani. Gli USA ed i Sauditi sono all’offensiva in tutti i Paesi che gli resistono. Principalmente in Siria, in Iraq ed in Yemen.
di Bahar Kimyongur
In Siria, le forze saudite attaccano su
due fronti: il Nord ed il Sud. Al Nord, la città “lealista” ed
in maggioranza sunnita di Idlib è accerchiata dalle milizie legate ad
Al Qaeda. Queste milizie utilizzano armi americane, in particolare dei
missili TOW, per venire a capo della resistenza dell’esercito siriano e
delle forze popolari che difendono la loro città e le loro terre. Uno
dei comandanti di Al Qaeda nelle operazione ad Idlib è un sceicco
saudita chiamato Abdallah al Mouhaisni.
Al Sud, ad essere sotto attacco è la
città antica di Busra al Cham, al centro della quale troneggia un
anfiteatro romano che è appena caduto nelle mani di una coalizione di
gruppi jihadisti capeggiati dal Fronte al Nusra, filiera di Al Qaeda in
Siria.
Mentre il comando USA si sciacqua la bocca con discorsi contro il terrorismo, nessun aereo dell’asse USA/UE/CCG (Consiglio di Cooperazione del Golfo, alleanza che raggruppa le 6 petromonarchie del Golfo) è stato avivistato nel cielo siriano di Idlib o di Busra al Cham.
Mentre il comando USA si sciacqua la bocca con discorsi contro il terrorismo, nessun aereo dell’asse USA/UE/CCG (Consiglio di Cooperazione del Golfo, alleanza che raggruppa le 6 petromonarchie del Golfo) è stato avivistato nel cielo siriano di Idlib o di Busra al Cham.
Come rivela il dispaccio della Reuters
del 23 marzo scorso, firmato da Tom Perry, gli eserciti occidentali
hanno addirittura intensificato le loro consegne di armi ad Al Qaeda sul
Fronte Sud. È dalla frontiera giordanosiriana che queste armi, per la
maggior parte offerte attraverso l'Arabia Saudita (il più grande
importatore di armi al mondo), giungono alla coalizione antiAssad del
Fronte Sud. Nemmeno Israele è esente da questo gioco poiché, ormai,
anche le fonti ufficiali riconoscono la fornitura da parte loro di aiuti
alle forze antiAssad, anche quelle vicine ad Al Qaeda, nel Monte
Bental sull’altopiano del Golan (Yaroslav Trofimov, Wall Street Journal,
12 marzo 2015).
Così, dunque, le nostre ''anime belle''
occidentali, così innamorate dell’arte e della raffinatezza, quelle
stesse che si lamentano delle distruzioni dei musei e del patrimonio
dell’Oriente da parte dei jihadisti dell’ISIS, hanno offerto ad Al Qaeda
l'antica città di Busra al Cham, classificata come patrimonio mondiale
dall’UNESCO.
In Iraq, gli USA sentono che stanno
perdendo terreno nel controllo della resistenza contro l’ISIS. Forze
curde, sciite e persino sunnite, sostenute dal vicino iraniano, sono
riuscite a formare un’alleanza antiterroristica che sta portando dei
frutti. Parecchie città e villaggi delle province di Salah ad Din ed Al
Anbar sono state liberate così dalle presenze terroristiche. Temendo
questa unità interetnica ed interconfessionale, l’aviazione USA ha
bombardato questa notte le posizioni dell’ISIS nella città di Tikrit per
timore di perdere terreno in questo Paese diventato alleato dell’Iran.
Questo intervento USA a Tikrit è stato schernito dalle milizie sciite
che rifiutano ogni forma di alleanza con Washington. Alcuni miliziani
legati all’Esercito del Mahdi di Moqtada al Sadr ed alle Brigate
dell’Hezbollah iracheno hanno deciso anche di ritirarsi dai
combattimenti.
Sul fronte di Tikrit non sembra esserci, dunque, collaborazione, come lasciano intendere numerosi analisti mainstream,
ma piuttosto concorrenza tra l’Iran e gli USA, a mò di quella che
esisteva tra l’esercito sovietico e le truppe del generale Patton di
fronte all’impero hitleriano.
Per ostilità atavica verso l’Iran, i
Sauditi foraggiano da molto tempo l’ISIS. Oggi la dinastia wahhabita
coltiva l’attendismo con un timore crescente di fronte al prestigio
accumulato da Tehran tra le popolazioni di Siria ed Iraq che vivono
sotto il giogo dell’ISIS. Per questo alla fine è nello Yemen, il loro
''cortiletto'' di casa, che i Sauditi hanno deciso di lanciare i loro
bombardieri contro la resistenza antiISIS. Una volta terreno di scontro
tra marxisti e panarabi, da una parte, e forze reazionarie filoSaudite
dall’altra, lo Yemen è oggi il teatro di una guerra delle milizie
houthiste di ispirazione sciita.
In questi ultimi giorni, le milizie
houthiste di Ansar Allah hanno condotto un’avanzata travolgente verso
Aden, la grande città del Sud dello Yemen dove si è rifugiato il
presidente decaduto, nonchè uomo saudita, Abd Rabbo Mansour Hadi.
Contrariamente a ciò che affermano i media occidentali, le milizie
houthiste non conducono una politica principalmente “confessionnalista”,
ma piuttosto una missione “patriottica”. Malgrado la loro identità
apertamente confessionale, infatti, coltivano una visione panislamica e
panaraba, guadagnandosi così le simpatie di una larga frangia
dell’esercito nazionale yemenita, compresa la Guardia Nazionale e
numerose tribù sunnite; cosa che spiega la loro progressione
inarrestabile.
Mentre l’ISIS ha massacrato, lo scorso
venerdì, circa 200 sciiti in un quadruplo attacco kamikaze che ha preso
di mira le moschee e nel frattempo che Al Qaeda compie continui massacri
nella Penisola Arabica, il regime wahhabita ha lanciato un’operazione
militare aerea contro le forze ribelli dello Yemen. Non sono il Ministro
Saudita della Difesa il principe Mohammed Bin Salman o il Re
dell’Arabia Saudita Salman Ben Abdel Aziz che hanno annunciato l’entrata
in guerra del loro Paese contro la sovranità dello Yemen, bensì
l’ambasciatore saudita a Washington. La sceneggiatura è degna di un film
arabo di serie B. Per ora, i media arabi, in particolare a Al Mayadeen,
parlano di una ventina di civili yemeniti massacrati dai bombardamenti
saudita.
Ai tempi dell’eroe terzomondista
egiziano Jamal Abdel Nasser, il regime collaborazionista e decadente dei
Sauditi combatteva le forze della sinistra araba (marxisti,
nazionalisti, panarabi) con l’appoggio USA. Dopo avere distrutto le
ultime presenze del socialismo arabo, i Sauditi se la prendono con le
uniche forze della resistenza panaraba ancora in piedi ora, dagli
Hezbollah libanesi ad Ansar Allah yemenita, passando per il Baath
siriano. In un articolo allarmistico apparso sul Washington Post del 23
novembre 2012, la segretaria di Stato USA dell’era Bush, Condoleezza
Rice, qualificava l’Iran addirittura come il '' Karl Marx di oggi''.
Se l’Iran equivale a Marx, come afferma
il falco dell’imperialismo USA, allora il regime dei Sauditi incarna,
dall'epoca della sua creazione nel 1744, la controrivoluzione e la
tirannide di d’Adolphe Tiers, il becchino della Comune di Parigi.
Traduzione a cura della redazione.
Fonte: http://www.michelcollon.info/LesUSAetlesSaoudausecoursde.html?lang=fr
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