domenica 15 febbraio 2015

Lotta di classe contro eversione neofascista in Venezuela, di Stefano Zecchinelli

La storia del ‘900 ci ha dato un insegnamento importante: tutti i progetti alternativi al capitalismo diventano prima o poi oggetto di una guerra da parte delle potenze neocoloniali:  Questa guerra è nello stesso tempo, (1) politica, (2) economica e (3) mediatica. Tale aggressività imperialistica – che secondo gli strateghi del Pentagono prende il nome di guerra psicologica – permise agli Usa di distruggere, nel Cile dei primi anni ’70, il progetto socialdemocratico e progressista di Salvador Allende. Nello stesso modo, oggi, l’establishment  nordamericano tenta di portare a termine un silente colpo di Stato contro il Venezuela del socialista Nicolas Maduro.
Che dire? In Europa scarseggiano sempre di più giornalisti coraggiosi disposti a denunciare i progetti eversivi delle grandi potenze colonialiste e imperialiste, e le grandi masse popolari non riescono ad avere accesso ai mezzi di informazione alternativi. E’ anche per questa ragione che il  senso comune viene plasmato ed egemonizzato dalla propaganda mediatica made in Usa.

Che cosa gli Usa non perdonano ad Hugo Chavez?

Le risposte sono molteplici ma una cosa in particolare mi preme sottolineare: Hugo Chavez è stato il primo leader popolare, dal ’91 in poi, a distruggere il mito statunitense (e capitalista) della ‘fine della storia’. A differenza della gran parte dei leader  “socialisti’’europei – uno fra tutti, Hollande – che si sono messi al servizio dei grandi gruppi capitalistici, Chavez ha lanciato un attacco deciso alle politiche e alle istituzioni neoliberiste.
Il governo venezuelano in quindici anni ha dimostrato che una economia socializzata può integrarsi all’interno del mercato globale senza contraccolpi interni. In poche parole – come ha ben detto James Petras ( che cito ) – ciò che è decisivo è il “carattere di classe del regime” nel gestire la sua posizione nell’economia mondiale”.
Il leader bolivariano ha resistito a diversi tentativi di colpi di Stato – di cui ricordo la serrata padronale del 2002 – e molteplici minacce di aggressione esterna. La sua politica era rivolta alla costruzione di un mondo multipolare in un’epoca di evidente offensiva neocoloniale a guida nordamericana.
In virtù di ciò, dal 1999 al 2013 ( anno della prematura scomparsa di Chavez ) il  Venezuela può senza ombra di dubbio essere considerato fra quegli Stati e quei movimenti che più di altri sono stati di ostacolo all’offensiva neoliberista e neocolonialista.
James Petras ha conosciuto l’azione politica del Partito Socialista Unificato Venezuelano molto da vicino, e non ha mai risparmiato – quando era dovuto – critiche al chavismo. Tuttavia con queste parole  sintetizza l’operato di questo “moderno rivoluzionario”:
“Chavez ha affrontato le pressioni e le minacce della NATO, così come la sovversione destabilizzante dei suoi oppositori interni, e coraggiosamente ha ribadito con chiarezza e praticato i più profondi e significativi principi del marxismo nel ventesimo e nel ventunesimo secolo: il diritto inviolabile all’autodeterminazione delle nazioni oppresse e all’opposizione incondizionata alle guerre imperialist”. ( James Petras )
La sinistra occidentale, ormai pervasa da dogmi eurocentrici, non solo non ha compreso l’originalità della rivoluzione antimperialistica bolivariana (così come non comprese l’importanza della Rivoluzione iraniana del ’79, sia pure di tutt’altra natura, ovviamente…)  ma, nel tentativo di imporre ricette pre-confezionatate al PSUV, ha addirittura trasformato il socialismo in una forma di neocolonialismo culturale occidentale. Per fortuna Chavez “aveva articolato una comprensione molto più profonda dei principi e della pratica del marxismo, certamente molto di più dei suoi “precettori” d’oltremare sedicenti marxisti” ( Petras ). Una critica anticapitalistica profonda quella di Chavez che ha messo a nudo il carattere bellicoso degli Usa, a tutt’oggi la principale potenza capitalistica (e imperialista) del mondo.
I dati parlano chiaro del resto, e Salim Lamrani (docente e scrittore francese), sempre molto attento ai dati “statistici”, ce ne fornice di interessanti. Leggiamo:
(1) L’universalizzazione dell’accesso all’istruzione instaurata nel 1998 ha avuto risultati eccezionali. Circa un milione e mezzo di venezuelani ha imparato a leggere e scrivere grazie alla campagna di alfabetizzazione denominata Missione Robinson I
(2) Per quanto riguarda la sanità, si è creato il Sistema Pubblico Nazionale (Sistema Público Nacional de Salud) per garantire l’accesso gratuito alle cure mediche a tutti i venezuelani. Fra il 2005 e il 2012 si sono creati 7.873 presidi medici in Venezuela
(3) Il tasso di mortalità infantile è passato dal 19,1 per mille nel 1999 al 10 per mille nel 2012, ovvero una riduzione del 49%
(4) Dal 1999 al 2011 il tasso di povertà è passato dal 42,8% al 26,5%, il tasso di povertà estrema dal 16,6% nel 1999 al 7% nel 2011
(5) Durante la presidenza di Chávez, la spesa sociale è aumentata del 60,6%
(6) Nel 1999, il Venezuela produceva il 51% degli alimenti che consumava. Nel 2012 la produzione è del 71%, mentre il consumo di alimenti è aumentato dell’81% dal 1999. Se il consumo del 2012 fosse simile a quello del 1999, il Venezuela produrrebbe il 140% degli alimenti consumati a livello nazionale
(7) Secondo la FAO, il Venezuela è il paese dell’America Latina e dei Caraibi che più ha avanzato nella lotta per eliminare la fame
(8) La nazionalizzazione del settore dell’elettricità e di quello delle telecomunicazioni (CANTV e Electricidad de Caracas) ha permesso di porre fine a situazioni di monopolio e di universalizzare l’accesso a questi servizi
(9) Il debito pubblico è passato dal 45% del PIL nel 1998 al 20% nel 2011. Il Venezuela si è ritirato dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale, rimborsando con anticipo tutti i suoi debiti
(10) Per la prima volta nella sua storia, il Venezuela dispone dei suoi satelliti (Bolívar e Miranda) ed ha ora la sovranità nel campo della tecnologia spaziale. Internet e le telecomunicazioni coprono tutto il territorio
http://www.resistenze.org/sito/te/po/ve/povedc11-012461.htm
Cosa dire? (1) Analfabetismo depennato, (2) istruzione e sanità pubblici, (3) fine della fame nei paesi dell’unità latinoamericana, quindi pieno sviluppo delle risorse umane.
Hugo Chavez, con le sue innegabili contraddizioni, è stato un rivoluzionario socialista e tale certamente resta nell’immaginario sudamericano. La sinistra occidentale va altrove? Peggio per lei, del resto i suoi risultati non sembrano essere dei migliori.

Da Chavez a Maduro: l’imperialismo alza il tiro

Il presidente Hugo Chavez è venuto a mancare nel marzo del 2013, dopo una lunga battaglia contro il cancro. Quello che gli Usa non sono riusciti a fare tramite i suoi alleati/complici golpisti di estrema destra, è stato realizzato da questa terribile malattia.
Gli Stati Unti hanno incentivato, tramite l’USAID ed il NED, i finanziamenti ai gruppi eversivi di estrema destra e neofascisti che  mirano  a distruggere le istituzioni democratiche e popolari chaviste e colpiscono i leader dei movimenti operai e contadini che sostengono il PSUV;  nel loro  mirino anche gli ospedali e le scuole posti sotto il controllo pubblico da Chavez.
Inoltre, la destra venezuelana si fa promotrice di un vero e proprio boicottaggio alimentare impedendo la diffusione dei beni consumo di massa soprattutto preso i magazzini popolari. I gruppi neofascisti – come ha sottolineato Petras – hanno due santuari: Bogota e Miami.
E’ quindi evidente come il Venezuela sia oggetto di una vera e propria aggressione neofascista. Anche in questo caso l’analista marxista James Petras, con queste parole, chiarissime come sempre, ha smentito gli intellettuali occidentali che considerano il termine “fascista” errato per il contesto venezuelano:
“Gli accademici puristi possono ben dire, senza essere smentiti, che i fascisti venezuelani non sono portatori dell’ideologia razzista e nazionalista dei loro predecessori tedeschi, italiani, spagnoli e portoghesi. Nonostante ciò corrisponda a verità, è anche vero che questo tipo di affermazione è del tutto irrilevante. Il marchio venezuelano del fascismo dipende profondamente dall’imperialismo degli USA e dai suoi alleati colombiani che agiscono come lacchè. In un certo qual modo il razzismo del fascismo venezuelano è rivolto contro le classi lavoratrici e contadine venezuelane afro-amerinde multirazziali – secondo quanto dimostrato dal loro razzismo pernicioso nei confronti del defunto presidente Hugo Chávez.
http://albainformazione.com/2014/04/18/venezuela-sconfiggere-il-fasc/
La destra venezuelana nell’immaginario dei mass media veste il volto sorridente di Capriles, un ex gigolò (come hanno provato recenti inchieste governative) affiliato alla paramassoneria di Tradizione, Famiglia e Proprietà, che si affida alle pistole dei narcotrafficanti e a quella delinquenza di strada che i gruppi sociali e politici filostatunitensi hanno cullato e alimentato da sempre.
Un chiaro segnale in tal senso è stato l’assassinio del parlamentare Robert Serra, un giovane socialista di 27 anni ucciso da neofascisti forse provenienti dalla Colombia. Negli ultimi mesi la destra ha ancor più intensificato la violenza di strada. Tutto ciò non è casuale e risponde ad un progetto.

La nuova escalation militarista di Obama

Il Presidente Obama ha da poco reso pubblica la sua Dottrina di Sicurezza Nazionale, un documento che chiarisce la nuova strategia USA. Che cosa leggiamo ? Nulla di nuovo, per l’ennesima volta il Venezuela viene definito un pericolo per la sicurezza degli Stati Uniti. Tutto ciò si traduce in sanzioni economiche e nell’aumento dei finanziamenti alle opposizioni neoliberiste e antidemocratiche venezuelane.
Il PSUV , consapevole che a monte di tutto ciò c’è un piano di destabilizzazione, ha emesso un comunicato di cui riporto soltanto la parte saliente pubblicata da TeleSur:
“El Gobierno de la República Bolivariana de Venezuela rechaza categóricamente la mención a Venezuela contenida en el documento “Estrategia de Seguridad Nacional para 2015”, recién dado a conocer por la Casa Blanca.
Nada atenta más contra la paz, la democracia y la estabilidad mundial que el mito de la “excepcionalidad” estadounidense que conduce al gobierno de esa nación una y otra vez a descalificar países y emitir pronunciamientos que constituyen un acto de injerencia inaceptable en la política interna de otros Estados.
Esta mención, nuevamente coloca en evidencia los mensajes contradictorios de la diplomacia de Estados Unidos y reincide en ejercer acciones de intervención sistemática que buscan desestabilizar nuestras instituciones constitucionales y amenazan los derechos humanos en Venezuela.
Con esta práctica reiterada, el gobierno estadounidense no hace más que aislarse de América Latina y el Caribe, que en distintos foros ya ha rechazado su comportamiento anacrónico, signo de una Guerra Fría hace tiempo superada y da muestra de su ignorancia sobre nuestras realidades.
El pueblo soberano de Venezuela, digno heredero de El Libertador Simón Bolívar, es el único legitimado para calificar su sistema democrático y lo ha hecho legal y repetidamente en los últimos 16 años, ante los ojos de todo el mundo, depositando su confianza en los resultados de 19 procesos electorales, así como en las profundas transformaciones sociales enmarcadas en su Constitución.
El Gobierno de la República Bolivariana de Venezuela exige al Gobierno de los Estados Unidos de América no interferir en nuestros asuntos internos y respetar el sistema constitucional que el pueblo soberano de Venezuela ha construido en paz, libertad e independencia.
http://www.telesurtv.net/news/Venezuela-rechaza-intervencionismo-de-EE.UU.-en-documento-de-Estrategia-de-Seguridad–20150208-0040.html
Dice bene TeleSur: Washington, attraverso questo tentativo di destabilizzazione che va ad aggiungersi ad altri (appoggio sempre più crescente ed esplicito alla giunta golpista di Kiev finalizzato, fra le altre cose, ad isolare la Russia), vuole di fatto ricreare un clima da guerra fredda.
C’è di più: l’asse Usa – Arabia Saudita ha volutamente provocato un crollo del prezzo del petrolio che, in modo diretto, nuoce all’economia della Russia, dell’Iran e ovviamente del Venezuela. Anche questa manovra fa parte di un progetto pianificato per sabotare il nascente ordine multipolare. E’ bene sottolineare che i media di regime non si sforzano neanche più di coprire o camuffare le trame eversive dei loro padroni. Arroganza imperiale?
Le coincidenze dalle parti di Washington sono troppe: qualche giorno fa a New York si sono ritrovati due alti ufficiali che avevano abbandonato l’esercito venezuelano, Antonio Rivero e Leamsy Salazar. Non è una notizia da sottovalutare dato che una spaccatura all’interno  dell’esercito sarebbe, specie in questa fase, estremamente grave e pericolosa per il Venezuela. I media occidentali e americani in particolare hanno naturalmente presentato questi due ex ufficiali lealisti come dei democratici che cercano l’aiuto di una potenza estera. Una falsificazione delle cose che è stata così commentata da Eva Golinger:
“Questi esempi sono soltanto “istantanee” di una copertura crescente, sistematicamente negativa e distorta delle vicende venezuelane sui media statunitensi, che dipingono un quadro esageratamente fosco dell’attuale situazione del paese e che rappresentano il governo come incompetente, dittatoriale e criminale. Mentre questo tipo di campagna mediatica coordinata contro il Venezuela non è nuovo – i media rappresentavano costantemente l’ex presidente venezuelano Hugo Chávez, eletto quattro volte presidente da una maggioranza schiacciante, come un dittatore tirannico che distruggeva il paese – e si sta chiaramente intensificando a un ritmo rapido e preoccupante”
http://www.lacittafutura.it/mondo/america/venezuela-il-colpo-di-stato-in-tempo-reale.html
Il New York Times ha rincarato la dose pubblicando una serie di articoli (non è certo il primo, il NYT è da sempre in prima fila in questo genere di operazioni…) in cui il Presidente Maduro viene scientemente e sistematicamente ridicolizzato.
Maduro stesso si è rivolto ad Obama chiedendogli di far cessare la provocazione e la CELAC (Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños ) ha solidarizzato con lui.

Conclusione

La guerra americana contro il Venezuela non è quindi semplicemente la guerra di uno stato imperialista contro uno stato ‘non allineato’ (come ad esempio avviene ora in Ucraina contro la Russia ). Come dicevo prima gli Usa vogliono distruggere tutto ciò che il bolivarismo ha rappresentato, il progetto di organizzazione sociale venezuelano e l’etica socialista che ha permesso a questa nazione indipendente di resistere fino ad ora. La guerra contro il Venezuela è dunque anche una guerra ideologica oltre che politica e geopolitica.
La tenuta e il rafforzamento di questa importantissima esperienza sociale e politica è di fondamentale importanza per i popoli e le classi lavoratrici di tutto il mondo, a dispetto di quello che sostengono molti benpensanti di “sinistra”. Anche a noi il compito di sostenerla e di difenderla.

 http://www.linterferenza.info/esteri/lotta-di-classe-contro-eversione-neofascista-in-venezuela/

2 commenti:

  1. Per curiosità Stefano, e per meglio capire il tuo punto di vista dato che spesso il dibattito sul concetto di "fascismo" è uno dei più fumosi e complicati che si possa intraprendere, posso chiederti di dare una breve definizione del fenomeno in questione? Cioè, se per ipotesi tu dovessi compilare in qualche riga la voce "fascismo" di un ipotetico dizionario storico-politico, cosa scriveresti?
    La domanda può sembrare sciocca ma secondo me non lo è, penso che se si chiedesse a 10 marxisti una definizione in merito si potrebbero avere facilmente 11 opinioni (e lo stesso rivolgendosi a dei non-marxisti).

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  2. Ti rispondo in modo rapido ( per ora ! ).

    In America Latina il termine 'fascismo' viene usato come sinonimo di 'vendipatria', quindi, diventano fascisti anche regimi neoliberisti come quello di Pinochet o quello di Uribe che, a causa delle politiche oligarchiche ed antisociali, poggiano su violenti apparati burocratici repressivi. Quindi non è corretto - anche secondo la terminologia marxista - parlare di fascismo, quello degli antimperialisti sudamericani, come è chiaro, è una forzatura efficace politicamente.

    In Europa il fascismo poggiava su tre fattori: (1) modernizzazione capitalistica con finalità imperiali ( neocolonialistiche ); (2) unità nazionale, perseguimento della collaborazione classista a discapito delle organizzazioni operaie ( distrutte ); (3) razzismo, etnocentrismo e ambizioni pan-imperialistiche. Il nazismo ha accentuato l'elemento militaristico e quello razzista cercando, continuamente, di unirsi al nazionalismo inglese ed al nazionalismo bianco. Da qui il famoso White Power della destra statunitense.

    Di fatto la destra sudamericana ha delle analogie con il fascismo, ma, quest'ultimo, resta un fenomeno europeo, l'utilizzo che qui ne faccio è adente solo a come viene intesa, tale categoria, semplicisticamente, nella latinoamerica. Ossia: fascisti uguale vendipatria.

    Lo so che sono stato riduttivo ma credo che nel blog ci sia abbastanza materiale per poter approfondire l'argomento.

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