La storia del ‘900 ci ha dato un insegnamento importante: tutti i
progetti alternativi al capitalismo diventano prima o poi oggetto di una
guerra da parte delle potenze neocoloniali: Questa guerra è nello
stesso tempo, (1) politica, (2) economica e (3) mediatica. Tale aggressività imperialistica – che secondo gli strateghi del Pentagono prende il nome di guerra psicologica
– permise agli Usa di distruggere, nel Cile dei primi anni ’70, il
progetto socialdemocratico e progressista di Salvador Allende. Nello
stesso modo, oggi, l’establishment nordamericano tenta di portare a
termine un silente colpo di Stato contro il Venezuela del socialista
Nicolas Maduro.
Che dire? In Europa scarseggiano sempre di più giornalisti coraggiosi
disposti a denunciare i progetti eversivi delle grandi potenze
colonialiste e imperialiste, e le grandi masse popolari non riescono ad
avere accesso ai mezzi di informazione alternativi. E’ anche per questa
ragione che il senso comune viene plasmato ed egemonizzato dalla
propaganda mediatica made in Usa.
Che cosa gli Usa non perdonano ad Hugo Chavez?
Le risposte sono molteplici ma una cosa in particolare mi preme
sottolineare: Hugo Chavez è stato il primo leader popolare, dal ’91 in
poi, a distruggere il mito statunitense (e capitalista) della ‘fine
della storia’. A differenza della gran parte dei leader
“socialisti’’europei – uno fra tutti, Hollande – che si sono messi al
servizio dei grandi gruppi capitalistici, Chavez ha lanciato un attacco
deciso alle politiche e alle istituzioni neoliberiste.
Il governo venezuelano in quindici anni ha dimostrato che una
economia socializzata può integrarsi all’interno del mercato globale
senza contraccolpi interni. In poche parole – come ha ben detto James
Petras ( che cito ) – ciò che è decisivo è il “carattere di classe del regime” nel gestire la sua posizione nell’economia mondiale”.
Il leader bolivariano ha resistito a diversi tentativi di colpi di
Stato – di cui ricordo la serrata padronale del 2002 – e molteplici
minacce di aggressione esterna. La sua politica era rivolta alla costruzione di un mondo multipolare in un’epoca di evidente offensiva neocoloniale a guida nordamericana.
In virtù di ciò, dal 1999 al 2013 ( anno della prematura scomparsa di
Chavez ) il Venezuela può senza ombra di dubbio essere considerato fra
quegli Stati e quei movimenti che più di altri sono stati di ostacolo
all’offensiva neoliberista e neocolonialista.
James Petras ha conosciuto l’azione politica del Partito Socialista Unificato Venezuelano
molto da vicino, e non ha mai risparmiato – quando era dovuto –
critiche al chavismo. Tuttavia con queste parole sintetizza l’operato
di questo “moderno rivoluzionario”:
“Chavez ha affrontato le pressioni e le minacce della NATO, così
come la sovversione destabilizzante dei suoi oppositori interni, e
coraggiosamente ha ribadito con chiarezza e praticato i più profondi e
significativi principi del marxismo nel ventesimo e nel ventunesimo
secolo: il diritto inviolabile all’autodeterminazione delle nazioni
oppresse e all’opposizione incondizionata alle guerre imperialist”. (
James Petras )
La sinistra occidentale, ormai pervasa da dogmi eurocentrici, non
solo non ha compreso l’originalità della rivoluzione antimperialistica
bolivariana (così come non comprese l’importanza della Rivoluzione
iraniana del ’79, sia pure di tutt’altra natura, ovviamente…) ma, nel
tentativo di imporre ricette pre-confezionatate al PSUV, ha addirittura trasformato il socialismo in una forma di neocolonialismo culturale occidentale. Per fortuna Chavez “aveva
articolato una comprensione molto più profonda dei principi e della
pratica del marxismo, certamente molto di più dei suoi “precettori”
d’oltremare sedicenti marxisti” ( Petras ). Una critica
anticapitalistica profonda quella di Chavez che ha messo a nudo il
carattere bellicoso degli Usa, a tutt’oggi la principale potenza
capitalistica (e imperialista) del mondo.
I dati parlano chiaro del resto, e Salim Lamrani (docente e scrittore
francese), sempre molto attento ai dati “statistici”, ce ne fornice di
interessanti. Leggiamo:
(1) L’universalizzazione dell’accesso all’istruzione instaurata
nel 1998 ha avuto risultati eccezionali. Circa un milione e mezzo di
venezuelani ha imparato a leggere e scrivere grazie alla campagna di
alfabetizzazione denominata Missione Robinson I
(2) Per quanto riguarda la sanità, si è creato il Sistema Pubblico
Nazionale (Sistema Público Nacional de Salud) per garantire l’accesso
gratuito alle cure mediche a tutti i venezuelani. Fra il 2005 e il 2012
si sono creati 7.873 presidi medici in Venezuela
(3) Il tasso di mortalità infantile è passato dal 19,1 per mille nel 1999 al 10 per mille nel 2012, ovvero una riduzione del 49%
(4) Dal 1999 al 2011 il tasso di povertà è passato dal 42,8% al
26,5%, il tasso di povertà estrema dal 16,6% nel 1999 al 7% nel 2011
(5) Durante la presidenza di Chávez, la spesa sociale è aumentata del 60,6%
(6) Nel 1999, il Venezuela produceva il 51% degli alimenti che
consumava. Nel 2012 la produzione è del 71%, mentre il consumo di
alimenti è aumentato dell’81% dal 1999. Se il consumo del 2012 fosse
simile a quello del 1999, il Venezuela produrrebbe il 140% degli
alimenti consumati a livello nazionale
(7) Secondo la FAO, il Venezuela è il paese dell’America Latina e
dei Caraibi che più ha avanzato nella lotta per eliminare la fame
(8) La nazionalizzazione del settore dell’elettricità e di quello
delle telecomunicazioni (CANTV e Electricidad de Caracas) ha permesso di
porre fine a situazioni di monopolio e di universalizzare l’accesso a
questi servizi
(9) Il debito pubblico è passato dal 45% del PIL nel 1998 al 20%
nel 2011. Il Venezuela si è ritirato dal Fondo Monetario Internazionale e
dalla Banca Mondiale, rimborsando con anticipo tutti i suoi debiti
(10) Per la prima volta nella sua storia, il Venezuela dispone dei
suoi satelliti (Bolívar e Miranda) ed ha ora la sovranità nel campo
della tecnologia spaziale. Internet e le telecomunicazioni coprono tutto
il territorio
http://www.resistenze.org/sito/te/po/ve/povedc11-012461.htm
Cosa dire? (1) Analfabetismo depennato, (2) istruzione e sanità pubblici, (3) fine della fame nei paesi dell’unità latinoamericana, quindi pieno sviluppo delle risorse umane.
Hugo Chavez, con le sue innegabili contraddizioni, è stato un
rivoluzionario socialista e tale certamente resta nell’immaginario
sudamericano. La sinistra occidentale va altrove? Peggio per lei, del
resto i suoi risultati non sembrano essere dei migliori.
Da Chavez a Maduro: l’imperialismo alza il tiro
Il presidente Hugo Chavez è venuto a mancare nel marzo del 2013, dopo
una lunga battaglia contro il cancro. Quello che gli Usa non sono
riusciti a fare tramite i suoi alleati/complici golpisti di estrema
destra, è stato realizzato da questa terribile malattia.
Gli Stati Unti hanno incentivato, tramite l’USAID ed il NED,
i finanziamenti ai gruppi eversivi di estrema destra e neofascisti che
mirano a distruggere le istituzioni democratiche e popolari chaviste e
colpiscono i leader dei movimenti operai e contadini che sostengono il PSUV; nel loro mirino anche gli ospedali e le scuole posti sotto il controllo pubblico da Chavez.
Inoltre, la destra venezuelana si fa promotrice di un vero e proprio
boicottaggio alimentare impedendo la diffusione dei beni consumo di
massa soprattutto preso i magazzini popolari. I gruppi neofascisti –
come ha sottolineato Petras – hanno due santuari: Bogota e Miami.
E’ quindi evidente come il Venezuela sia oggetto di una vera e
propria aggressione neofascista. Anche in questo caso l’analista
marxista James Petras, con queste parole, chiarissime come sempre, ha
smentito gli intellettuali occidentali che considerano il termine
“fascista” errato per il contesto venezuelano:
“Gli accademici puristi possono ben dire, senza essere smentiti,
che i fascisti venezuelani non sono portatori dell’ideologia razzista e
nazionalista dei loro predecessori tedeschi, italiani, spagnoli e
portoghesi. Nonostante ciò corrisponda a verità, è anche vero che questo
tipo di affermazione è del tutto irrilevante. Il marchio venezuelano
del fascismo dipende profondamente dall’imperialismo degli USA e dai
suoi alleati colombiani che agiscono come lacchè. In un certo qual modo
il razzismo del fascismo venezuelano è rivolto contro le classi
lavoratrici e contadine venezuelane afro-amerinde multirazziali –
secondo quanto dimostrato dal loro razzismo pernicioso nei confronti del
defunto presidente Hugo Chávez.
http://albainformazione.com/2014/04/18/venezuela-sconfiggere-il-fasc/
La destra venezuelana nell’immaginario dei mass media veste il volto
sorridente di Capriles, un ex gigolò (come hanno provato recenti
inchieste governative) affiliato alla paramassoneria di Tradizione, Famiglia e Proprietà,
che si affida alle pistole dei narcotrafficanti e a quella delinquenza
di strada che i gruppi sociali e politici filostatunitensi hanno cullato
e alimentato da sempre.
Un chiaro segnale in tal senso è stato l’assassinio del parlamentare
Robert Serra, un giovane socialista di 27 anni ucciso da neofascisti
forse provenienti dalla Colombia. Negli ultimi mesi la destra ha ancor
più intensificato la violenza di strada. Tutto ciò non è casuale e
risponde ad un progetto.
La nuova escalation militarista di Obama
Il Presidente Obama ha da poco reso pubblica la sua Dottrina di Sicurezza Nazionale,
un documento che chiarisce la nuova strategia USA. Che cosa leggiamo ?
Nulla di nuovo, per l’ennesima volta il Venezuela viene definito un
pericolo per la sicurezza degli Stati Uniti. Tutto ciò si traduce in
sanzioni economiche e nell’aumento dei finanziamenti alle opposizioni
neoliberiste e antidemocratiche venezuelane.
Il PSUV , consapevole che a monte di tutto ciò c’è un piano di
destabilizzazione, ha emesso un comunicato di cui riporto soltanto la
parte saliente pubblicata da TeleSur:
“El Gobierno de la República Bolivariana de Venezuela rechaza
categóricamente la mención a Venezuela contenida en el documento
“Estrategia de Seguridad Nacional para 2015”, recién dado a conocer por
la Casa Blanca.
Nada atenta más contra la paz, la democracia y la estabilidad
mundial que el mito de la “excepcionalidad” estadounidense que conduce
al gobierno de esa nación una y otra vez a descalificar países y emitir
pronunciamientos que constituyen un acto de injerencia inaceptable en la
política interna de otros Estados.
Esta mención, nuevamente coloca en evidencia los mensajes
contradictorios de la diplomacia de Estados Unidos y reincide en ejercer
acciones de intervención sistemática que buscan desestabilizar nuestras
instituciones constitucionales y amenazan los derechos humanos en
Venezuela.
Con esta práctica reiterada, el gobierno estadounidense no hace
más que aislarse de América Latina y el Caribe, que en distintos foros
ya ha rechazado su comportamiento anacrónico, signo de una Guerra Fría
hace tiempo superada y da muestra de su ignorancia sobre nuestras
realidades.
El pueblo soberano de Venezuela, digno heredero de El Libertador
Simón Bolívar, es el único legitimado para calificar su sistema
democrático y lo ha hecho legal y repetidamente en los últimos 16 años,
ante los ojos de todo el mundo, depositando su confianza en los
resultados de 19 procesos electorales, así como en las profundas
transformaciones sociales enmarcadas en su Constitución.
El Gobierno de la República Bolivariana de Venezuela exige al
Gobierno de los Estados Unidos de América no interferir en nuestros
asuntos internos y respetar el sistema constitucional que el pueblo
soberano de Venezuela ha construido en paz, libertad e independencia.
http://www.telesurtv.net/news/Venezuela-rechaza-intervencionismo-de-EE.UU.-en-documento-de-Estrategia-de-Seguridad–20150208-0040.html
Dice bene TeleSur: Washington, attraverso questo tentativo di
destabilizzazione che va ad aggiungersi ad altri (appoggio sempre più
crescente ed esplicito alla giunta golpista di Kiev finalizzato, fra le
altre cose, ad isolare la Russia), vuole di fatto ricreare un clima da
guerra fredda.
C’è di più: l’asse Usa – Arabia Saudita ha volutamente provocato un
crollo del prezzo del petrolio che, in modo diretto, nuoce all’economia
della Russia, dell’Iran e ovviamente del Venezuela. Anche questa manovra
fa parte di un progetto pianificato per sabotare il nascente ordine
multipolare. E’ bene sottolineare che i media di regime non si sforzano
neanche più di coprire o camuffare le trame eversive dei loro padroni.
Arroganza imperiale?
Le coincidenze dalle parti di Washington sono troppe: qualche giorno
fa a New York si sono ritrovati due alti ufficiali che avevano
abbandonato l’esercito venezuelano, Antonio Rivero e Leamsy Salazar. Non
è una notizia da sottovalutare dato che una spaccatura all’interno
dell’esercito sarebbe, specie in questa fase, estremamente grave e
pericolosa per il Venezuela. I media occidentali e americani in
particolare hanno naturalmente presentato questi due ex ufficiali
lealisti come dei democratici che cercano l’aiuto di una potenza estera.
Una falsificazione delle cose che è stata così commentata da Eva
Golinger:
“Questi esempi sono soltanto “istantanee” di una copertura
crescente, sistematicamente negativa e distorta delle vicende
venezuelane sui media statunitensi, che dipingono un quadro
esageratamente fosco dell’attuale situazione del paese e che
rappresentano il governo come incompetente, dittatoriale e criminale.
Mentre questo tipo di campagna mediatica coordinata contro il Venezuela
non è nuovo – i media rappresentavano costantemente l’ex presidente
venezuelano Hugo Chávez, eletto quattro volte presidente da una
maggioranza schiacciante, come un dittatore tirannico che distruggeva il
paese – e si sta chiaramente intensificando a un ritmo rapido e
preoccupante”
http://www.lacittafutura.it/mondo/america/venezuela-il-colpo-di-stato-in-tempo-reale.html
Il New York Times ha rincarato la dose pubblicando una serie
di articoli (non è certo il primo, il NYT è da sempre in prima fila in
questo genere di operazioni…) in cui il Presidente Maduro viene
scientemente e sistematicamente ridicolizzato.
Maduro stesso si è rivolto ad Obama chiedendogli di far cessare la provocazione e la CELAC (Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños ) ha solidarizzato con lui.
Conclusione
La guerra americana contro il Venezuela non è quindi semplicemente la
guerra di uno stato imperialista contro uno stato ‘non allineato’ (come
ad esempio avviene ora in Ucraina contro la Russia ). Come dicevo prima
gli Usa vogliono distruggere tutto ciò che il bolivarismo ha
rappresentato, il progetto di organizzazione sociale venezuelano e
l’etica socialista che ha permesso a questa nazione indipendente di
resistere fino ad ora. La guerra contro il Venezuela è dunque anche una
guerra ideologica oltre che politica e geopolitica.
La tenuta e il rafforzamento di questa importantissima esperienza
sociale e politica è di fondamentale importanza per i popoli e le classi
lavoratrici di tutto il mondo, a dispetto di quello che sostengono
molti benpensanti di “sinistra”. Anche a noi il compito di sostenerla e
di difenderla.
http://www.linterferenza.info/esteri/lotta-di-classe-contro-eversione-neofascista-in-venezuela/
Per curiosità Stefano, e per meglio capire il tuo punto di vista dato che spesso il dibattito sul concetto di "fascismo" è uno dei più fumosi e complicati che si possa intraprendere, posso chiederti di dare una breve definizione del fenomeno in questione? Cioè, se per ipotesi tu dovessi compilare in qualche riga la voce "fascismo" di un ipotetico dizionario storico-politico, cosa scriveresti?
RispondiEliminaLa domanda può sembrare sciocca ma secondo me non lo è, penso che se si chiedesse a 10 marxisti una definizione in merito si potrebbero avere facilmente 11 opinioni (e lo stesso rivolgendosi a dei non-marxisti).
Ti rispondo in modo rapido ( per ora ! ).
RispondiEliminaIn America Latina il termine 'fascismo' viene usato come sinonimo di 'vendipatria', quindi, diventano fascisti anche regimi neoliberisti come quello di Pinochet o quello di Uribe che, a causa delle politiche oligarchiche ed antisociali, poggiano su violenti apparati burocratici repressivi. Quindi non è corretto - anche secondo la terminologia marxista - parlare di fascismo, quello degli antimperialisti sudamericani, come è chiaro, è una forzatura efficace politicamente.
In Europa il fascismo poggiava su tre fattori: (1) modernizzazione capitalistica con finalità imperiali ( neocolonialistiche ); (2) unità nazionale, perseguimento della collaborazione classista a discapito delle organizzazioni operaie ( distrutte ); (3) razzismo, etnocentrismo e ambizioni pan-imperialistiche. Il nazismo ha accentuato l'elemento militaristico e quello razzista cercando, continuamente, di unirsi al nazionalismo inglese ed al nazionalismo bianco. Da qui il famoso White Power della destra statunitense.
Di fatto la destra sudamericana ha delle analogie con il fascismo, ma, quest'ultimo, resta un fenomeno europeo, l'utilizzo che qui ne faccio è adente solo a come viene intesa, tale categoria, semplicisticamente, nella latinoamerica. Ossia: fascisti uguale vendipatria.
Lo so che sono stato riduttivo ma credo che nel blog ci sia abbastanza materiale per poter approfondire l'argomento.