lunedì 2 marzo 2015

Imperialismo culturale statunitense, di James Petras


"Stile di vita" della classe media nordamericana imposto come forma di imperialismo culturale dagli USA nel mondo
L'imperialismo culturale nordamericano ha due obiettivi principali, uno di carattere economico ed un altro politico: imbrigliare i mercati per le sue merci culturali e catturare conformando la coscienza popolare. L'esportazione di merci culturali è una delle fonti più importanti di accumulazione del capitale e di profitti globali per il capitalismo nordamericano e ha modificato le esportazioni di beni manufatti.
Nella sfera politica, l'imperialismo culturale svolge un ruolo importantissimo nel processo di dissociazione della popolazione dalle sue radici culturali e dalle sue tradizioni di solidarietà, sostituendole con "necessità" create dai mezzi di comunicazione che cambiano con ogni campagna pubblicitaria. L'effetto politico consiste nell'alienare ai popoli i legami con le loro comunità e classi tradizionali, atomizzare e separare gli individui fra loro. L'imperialismo culturale acutizza la segmentazione della classe operaia ed incoraggia la popolazione lavoratrice a pensare sé stessa come parte di una gerarchia, enfatizzando le piccole differenze di stili di vita con coloro che stanno sotto di lei più che le grandi disuguaglianze che li separano da chi sta sopra.
L'imperialismo non può essere compreso semplicemente come un sistema economico-militare di controllo e sfruttamento. La dominazione culturale è una dimensione integrale per qualunque sistema basato sullo sfruttamento mondiale. L'imperialismo culturale si può definire come invasione e dominazione sistematica della vita culturale delle classi popolari da parte delle classi che governano l'Occidente, con l'obiettivo di ri-orientare le scale di valori, le condotte, le istituzioni e le identità dei paesi oppressi per farli coincidere con gli interessi delle classi imperialiste. L'imperialismo culturale ha forme "tradizionali" e moderne. Nei secoli scorsi la chiesa, il sistema educativo e le autorità pubbliche, svolgevano un ruolo fondamentale, inculcando ai popoli nativi idee di sottomissione e lealtà, in nome di principi divini o assolutisti.
Mentre stavano ancora funzionando quei meccanismi "tradizionali" dell'imperialismo, le nuove mediazioni moderne, radicate nelle istituzioni contemporanee, sono diventate sempre più centrali per la dominazione imperialista: i mezzi di comunicazione, la pubblicità, i presentatori ed i personaggi del mondo dello spettacolo e vecchi intellettuali svolgono oggi questo ruolo principale.
Nel mondo contemporaneo, Hollywood, CNN e Disneyland sono molti più influenti che il Vaticano, la Bibbia o la retorica delle relazioni pubbliche dei politici.
Nuove caratteristiche del colonialismo culturale
Il colonialismo culturale convenzionale (CCC) si distingue dalle pratiche del passato per vari motivi:
1. Mira a catturare un grande pubblico e non solo la conversione delle élites
2. I mezzi di comunicazione di massa, in particolare la televisione, invadono la casa e funzionano da "dentro" e "dal basso" tanto quanto da "fuori" e "dall'alto". Il messaggio è doppiamente alienante: proietta uno stile di vita imperialista e un'atomizzata serie borghese di problemi e situazioni.
3. Il CCC è globale per la sua portata e l'omogeneità del suo impatto: la pretesa di universalità serve per mistificare i simboli, gli obiettivi e interessi del potere imperialista.
4. I mezzi di comunicazione di massa, come strumenti dell'imperialismo culturale, sono oggi "privati" solo nel senso formale: l'assenza di vincoli formali con lo Stato offre una copertura che legittima i media privati proiettando gli interessi dello Stato imperialista come "notizie" o "spettacoli".
5. L'imperialismo culturale nell'era della "democrazia" deve falsificare la realtà nel paese imperialista per giustificare l'aggressione, trasformando le vittime in aggressori e gli aggressori in vittime. A Panama, per esempio, lo Stato imperialista nordamericano e i mezzi di comunicazione di massa proiettarono l'immagine di quel paese come una minaccia del narcotraffico per la gioventù degli Stati Uniti, mentre lanciavano bombe sulle comunità della classe lavoratrice panamense.
6. Il controllo culturale assoluto è la contropartita della separazione totale tra la brutalità del capitalismo reale esistente e le illusorie promesse del mercato libero.
7. Al fine di paralizzare le risposte collettive, il colonialismo culturale cerca di distruggere le identità nazionali. Per rompere la solidarietà promuove il culto della "modernità" come conformità ai simboli esterni.
Mentre le armi imperialiste disarticolano la società civile e le banche saccheggiano l'economia, i mezzi di comunicazione imperialisti modellano gli individui con varie fantasie per fuggire dalla miseria quotidiana.
Mezzi di comunicazione di massa: propaganda e accumulazione di capitale
I mezzi di comunicazione di massa costituiscono una delle principali fonti di salute e potere del capitale nordamericano. Oggi, praticamente uno ogni cinque tra i nordamericani più ricchi trae ricchezza dagli utili nei mezzi di comunicazione, a discapito di altri settori industriali.
I mezzi di comunicazione si sono trasformati in una parte integrante del sistema nordamericano di controllo politico e sociale e in una delle principali fonti di super profitti. Man mano che aumentano i livelli di sfruttamento, disuguaglianza e povertà, i mezzi di comunicazione controllati dagli Stati Uniti agiscono per trasformare un pubblico critico in una massa passiva. Le celebrità dei media e dello spettacolo di massa sono diventati importanti ingredienti nella deviazione di potenziali inquietudini politiche.
Esiste una relazione diretta tra l'incremento del numero di apparecchi televisivi in America Latina, la riduzione dei redditi e la diminuzione delle lotte popolari. Tra il 1980 e il 1990, il numero di televisori per abitante in America è cresciuto del 40%, mentre la media reale dei redditi è scesa del 40% e una moltitudine di candidati politici neoliberali molto dipendenti dall'immagine televisiva, hanno conquistato la presidenza. L'incremento dell'invasione dei mezzi di comunicazione di massa tra le classi più povere, i crescenti investimenti e profitti delle corporazioni nordamericane nei mezzi di comunicazione e l'onnipresente saturazione di messaggi che offrono alla popolazione esperienze di consumo individuale e di avventure rappresentative delle classi medio-alte, definiscono l'attuale fase del colonialismo culturale. Mediante le immagini televisive si stabilisce una falsa intimità ed un vincolo immaginario tra gli individui fortunati che appaiono nei mezzi di comunicazione e gli impoveriti spettatori dei quartieri periferici. Questa relazione offre un canale attraverso il quale diffondere il metodo delle soluzioni individuali ai problemi privati. Il messaggio è chiaro: s'incolpano le vittime della propria povertà, riconducendo il successo allo sforzo individuale.
Imperialismo e politica del linguaggio
La strategia dell'imperialismo culturale consiste nel rendere insensibile il pubblico, per far accettare la massiccia mattanza compiuta dagli stati occidentali come un'attività di routine giornaliera. Per esempio, proponendo i massicci bombardamenti sull'Iraq in forma di videogiochi.
Ponendo enfasi nella modernità delle nuove tecnologie belliche, i mezzi di comunicazione glorificano il potere raggiunto dall'elite: la tecno-guerra dell'occidente. L'imperialismo culturale promuove attualmente reportage "informativi" nei quali le armi di distruzione di massa vengono presentate con attributi umani ("bombe intelligenti") mentre le vittime del Terzo Mondo sono "aggressori-terroristi" senza volto.
La manipolazione culturale mondiale si sostenta nella corruzione del linguaggio della politica. Una delle maggiori "innovazioni" recenti dell'imperialismo culturale è l'appropriazione del linguaggio della sinistra e il suo uso per razionalizzare pratiche e politiche profondamente reazionarie. Questa è una politica di "disinformazione" che ruba alla sinistra il linguaggio e i concetti utilizzati per attaccare la dominazione della classe capitalista.
Terrorismo culturale: la tirannia del liberalismo
Il terrorismo culturale è responsabile della liquidazione fisica degli artisti e delle attività culturali locali. Proietta nuove immagini di "mobilità" e "libertà di espressione", distruggendo gli antichi vincoli comunitari. Gli attacchi contro le restrizioni e i vincoli tradizionali costituiscono un meccanismo per il quale il mercato e lo Stato capitalista si trasformano nel centro essenziale del potere esclusivo.
In nome della "auto-espressione", l'imperialismo culturale opprime le popolazioni del Terzo Mondo che temono di essere considerate come "tradizionali", seducendole e manipolandole mediante false immagini di "modernità" senza classi. I popoli del Terzo Mondo ricevono divertimento, coazioni e stimoli per essere "moderni": si arrendono davanti al moderno rifiutando i propri confortevoli e tradizionali capi d'abbigliamento larghi, per rimpiazzarli con jeans stretti e scomodi.
La nordamericanizzazione e il mito della "cultura internazionale"
E' diventato di moda evocare termini come "globalizzazione" e "internazionalizzazione" per giustificare gli attacchi contro qualsiasi forma di solidarietà, comunità e/o valori sociali. Sotto il travestimento dell'"internazionalismo", Europa e Stati Uniti si sono trasformati negli esportatori dominanti di forme culturali più efficaci di depoliticizzazione e banalizzazione dell'esistenza quotidiana. Le immagini di mobilità individuale, di self-made person, l'enfasi nella "esistenza autocentrata" (prodotta e distribuita massicciamente dall'industria nordamericana dei mezzi di comunicazione) si sono trasformati in importanti strumenti di dominazione del Terzo Mondo.
I nuovi modelli culturali - predominio del privato sul pubblico, dell'individuale sul sociale, del sensazionalismo e della violenza sulle lotte quotidiane e le realtà sociali - contribuiscono ad inculcare con precisione valori egocentrici e a minare l'azione collettiva. Questa cultura delle immagini, delle esperienze transitorie, della conquista sessuale, agiscono contro la riflessione, il compromesso e i sentimenti condivisi di affetto e solidarietà. La nordamericanizzazione della cultura significa focalizzare l'attenzione popolare sulle celebrità, sul personalismo e sui pettegolezzi privati e non sulle profondità sociali, le questioni economiche sostanziali, nella condizione umana.
La cultura che glorifica il "provvisorio" riflette lo sradicamento del capitalismo nordamericano. Il suo potere di contrattare e licenziare, di muovere capitali senza considerazione alcuna per le comunità. Il mito della "libertà di movimento" riflette l'incapacità della popolazione di stabilire e consolidare le proprie radici comunitarie prima dei cambiamenti che esige il capitale. La cultura nordamericana glorifica le relazioni fugaci e impersonali come "libertà", quando in realtà quelle condizioni riflettono l'anomia e la subordinazione burocratica di una massa di individui al potere del capitale transnazionale.
La nuova tirannia culturale è attecchita nell'onnipresente, ripetitivo e semplice discorso del mercato, di una cultura omogeneizzata del consumo, in un sistema elettorale degradato. La nuova tirannia mediatica si orienta in parallelo alla gerarchizzazione statale e delle istituzioni economiche. Il segreto del successo dell'aggressione culturale nordamericana è la sua capacità di modellare fantasie per fuggire dalla miseria. Gli ingredienti essenziali del nuovo imperialismo culturale sono la fusione della commercialità-sessualità-conservatorismo, ognuno di questi presentati come espressioni idealizzate delle necessità private, un'autorealizzazione individuale.
Impatto dell'imperialismo culturale
La violenza statale negli anni '70 e inizio '80 produsse un danno psicologico e di sfiducia su larga scala e, rispetto alle iniziative radicali, un sentimento di impotenza davanti all'autorità stabilita, anche se questa stessa autorità era odiata. Il terrore portò la gente "verso il dentro", verso l'ambito privato. Il "terrorismo economico" susseguente la chiusura delle fabbriche, l'abolizione della protezione legale del lavoratore, l'incremento del lavoro temporaneo, la moltiplicazione delle imprese individuali molto mal pagate, aumentarono la frammentazione della classe lavoratrice e delle comunità urbane. In questo contesto di frammentazione, diffidenza e privatizzazione, il messaggio culturale dell'imperialismo trova terreno fertile per esplorare sensibilità di popolazioni vulnerabili, incoraggiando ed approfondendo sempre l'alienazione personale, le attività autocentrate e la competizione individuale per risorse sempre scarse.
L'imperialismo culturale e i valori che promuove hanno svolto un ruolo fondamentale nel prevenire la risposta collettiva degli individui sfruttati al peggioramento delle loro condizioni. La maggiore vittoria dell'imperialismo non è solo l'aver ottenuto profitti, bensì la conquista dello spazio interno della coscienza attraverso i mezzi di comunicazione di massa. La dove sia possibile un risorgimento della politica rivoluzionaria, questa dovrà cominciare con l'aprire un fronte di lotta non solo contro le condizioni di sfruttamento, ma anche contro la cultura che sottomette le sue vittime.
Limiti dell'imperialismo culturale
Contro le pressioni onniscienti del colonialismo culturale vi è un principio di realtà: l'esperienza personale della miseria e dello sfruttamento, realtà quotidiane che non potranno mai essere cambiate dagli evasivi mezzi di comunicazione. Nella coscienza delle popolazioni esiste una lotta costante tra il demonio dell'evasione individuale (coltivata dai media imperialisti) e la conoscenza intuitiva che l'azione collettiva e la responsabilità è l'unica risposta pratica.
La Coca Cola si trasforma in un cocktail esplosivo, la promessa di opulenza si trasforma in un affronto per quelli che perpetuamente rimangono relegati. L'impoverimento prolungato e l'estesa decadenza erodono l'incantesimo e l'attrattiva delle fantasie dei mass media.
Le false promesse dell'imperialismo culturale si trasformano in amare beffe.
In secondo luogo, le risorse dell'imperialismo culturale sono limitate dal perdurare di vincoli di collettivi. Lì dove perdurino i vincoli di classe, etnia, di sesso e dove sono forti le pratiche di azione collettiva, l'influenza dei mezzi di comunicazione di massa è limitata o respinta.
In terzo luogo, dal momento in cui esistono tradizioni e culture preesistenti, queste formano un "circolo chiuso" che integra pratiche sociali e culturali orientate verso il dentro e verso il basso, non verso l'alto e verso il fuori. Lì dove il lavoro, la comunità e la classe convergono con le tradizioni e le pratiche culturali collettive, l'imperialismo culturale retrocede e fa irruzione l'imperialismo militarizzato.
La lotta culturale è radicata nei valori di autonomia, comunità e solidarietà, necessari per creare una coscienza favorevole alle trasformazioni sociali.
Ma soprattutto, la nuova visione deve ispirare la popolazione affinché desideri non solo di essere libera dalla dominazione, ma essere libera di creare una vita personale piena di senso, costituita da relazioni affettive non strumentali, che trascendano il lavoro quotidiano anche quando ispirino la gente a continuare a lottare. L'imperialismo culturale si alimenta delle novità, delle manipolazioni personali e transitorie, ma mai di una visione di autentici e profondi vincoli, basati sull'onestà personale, l'uguaglianza tra i sessi e la solidarietà sociale.

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