1. Le grandi
mobilitazioni popolari che stanno mettendo in discussione il governo ‘progressista’
del PT brasiliano segnano la fine di un esperimento capitalistico basato sulla
attività di estrazione e di sfruttamento delle risorse, da parte delle grandi
imprese pubbliche e private, ai danni delle popolazioni indigene e delle classi
lavoratrici di quel paese.
Tramonta l’ipotesi di un ‘capitalismo serio ‘ ( usando le
parole balorde di Cristina Kirchner ) ed emergono tutte le contraddizioni di
uno dei paesi BRICS che, da un punto di vista capitalistico, voleva rompere con
l’egemonia americana nei mercati mondiali puntando su alleanze geopolitiche
orientate in una diversa prospettiva.
In realtà il PT brasiliano non solo ha accettato il debito
pubblico imposto dal Fondo Monetario Internazionale ( cosa che non hanno fatto
Ecuador e Venezuela ! ), ma continua ad avere rapporti politici stretti con la
Colombia che proprio di recente – a spregio del processo di pace con le FARC,
Cuba ed il Venezuela – ha dichiarato la sua volontà di entrare nella NATO,
dimostrandosi fino all’ultimo la Israele del Sud America.
Nulla di nuovo; per chi ha studiato processi politici
complessi come il peronismo e la sua parabola filo-fascista, la fine di un
processo nazionalistico borghese non suscita nessun stupore ma anzi è nell’ordine
delle cose.
Nestor Kohan (
intellettuale militante sostenitore della guerriglia rivoluzionaria delle FARC
) ha recentemente spiegato ( proprio a seguito di alcune minacce ricevuto ad
opera dei servizi segreti argentini ) che nei paesi ‘post-coloniali’, a meno
che non ci sia una rottura rivoluzionaria, gli apparati burocratici restano in
mano all’imperialismo ed alla destra oligarchica. L’impotenza della borghesia
autoctona la spinge ad asservirsi al capitale finanziario e quindi le leve
principali della macchina statale ( che in un processo rivoluzionario deve
essere spezzata, come disse Marx ) rimangono all’imperialismo.
Proprio sull’Argentina – che come potenza d’area ha una
situazione molto simile al Brasile – Kohan dice ( la sottolineatura è mia ! ): ‘’ L’apparato dei servizi e quello repressivo
dello Stato operano per varie vie. Si può utilmente consultare al riguardo il
libro di G. Yung, SIDE, L’Argentina segreta (Planeta, Buenos Aires, 2006), in cui figura
la descrizione del modo di operare dell’apparato del servizio segreto argentino
(direttamente guidato ed equipaggiato dalla CIA statunitense e dal MOSSAD
israeliano) nei confronti del movimento popolare, dei suoi militanti e
intellettuali. Uno dei tanti
dipartimenti della centrale investigativa argentina è dedicato, naturalmente,
all’informatica. Usano tecnologie di punta, in larga misura provenienti da
Israele. Da lì intercettano messaggi, ascoltano, osservano e, perché no?,
armano siti e blog sul web’’.
Le politiche redistributive del PT hanno (1) in una prima fase tolto il Brasile
dalla bolgia del colonialismo dando aria ai ceti sociali subalterni ( si pensi
a misure keynesiane di redistribuzione della ricchezza come la Bolsa Familia )
ed (2), in una seconda fase, creato
una borghesia nazionalistica piena di iniziativa che ora cerca nuovi margini di
manovra.
2. L’alleanza del
PC del Brasile con il PT segna la realizzazione del sogno di Prestas che voleva
la collaborazione di governo fra il PC ed i laburisti guidati nel 1964 da Joao
Goulart, ipotesi fallita miseramente. Vediamo i motivi !
Per essere sintetico e dare una idea di dove andasse a
parare la sinistra brasiliana è bene che riporti una citazione eloquente da
Prestas ( citazione interessante perché dà una idea complessiva della prassi
politica sbagliata dei PC filo-sovietici, non ha caso l’ho usata anche altre
volte ! ). Dice il dirigente brasiliano ( la sottolineatura è mia ): ‘’La
contraddizione che sempre più si accentuava, era quella che opponeva la nazione
brasiliana all’imperialismo nordamericano e ai suoi ricatti. Questa contraddizione era arrivata
ad essere la principale e dominante ( … ) si accumulavano fattori che
conducevano alla formazione di un fronte unico contro l’imperialismo americano
e i suoi agenti interni, fronte che può riunire il proletariato, i contadini,
la piccola borghesia urbana, la borghesia, i latifondisti che hanno
contraddizioni con l’imperialismo americano e i capitalisti legati a gruppi
imperialisti rivali dei monopoli nordamericani ( … ) nelle nuove contraddizioni
del paese e del mondo è apparsa la possibilità reale ( … ) dello sviluppo
pacifico ’’.
Per
Prestas il conflitto di classe scompare ed il proletariato può marciare insieme
alla borghesia nazionale in nome di un capitalismo burocratico con i diritti
sociali.
In
realtà, mettendo il proletariato a rimorchio della borghesia nazionale, si
statizza il movimento operaio rendendolo dipendente dalle politiche di governo
e spesso – essendo in atto un conflitto inter-imperialistico che indebolisce
all’interno il fronte borghese di ‘sinistra’ – disarmandolo davanti misure
anti-popolari ed anti-operaie.
Strano
che Prestas dica queste cose ignorando del tutto, non solo il ruolo della
Rivoluzione cubana, ma anche il fallimento del governo riformista di Jacobo
Arbentz in Guatemala, oppure la sconfitta dei populismi ‘antimperialisti’ di
Vargas e Peron. Oltretutto sulle borghesie nazionali, negli stessi anni, Ernesto
Guevara scrisse queste parole durissime: ‘’ Esse dimostrano di temere di più la rivoluzione popolare delle
sofferenze sotto l’oppressione e il dominio dell’imperialismo, che soffoca la
nazionalità, umilia il sentimento patriottico e colonizza l’economia’’. (cit. da Roberto Massari, Ernesto Guevara. Pensiero e
politica dell’utopia, pag. 292).
Il Che indubbiamente aveva ragione ! La borghesia
nazionalistica, da un lato,non può in nessun modo risolvere il problema dell’indipendenza
nazionale, dall’altro lato, non è nemmeno in grado di costituirsi come
borghesia imperialistica essendoci ancora troppo squilibrio fra gli sciovinismi
dei paesi BRICS ( esclusa la Cina ! ) e l’imperialismo americano.
I tentativi della destra di strumentalizzare queste proteste
facendo leva sulla corruzione che ha colpito il PT ( quando, in realtà, i
partiti di destra sono molto più corrotti ! ) ha il suo punto di forza sociale
nei ceti medi, da sempre labili e condizionati dalla ideologia della borghesia
più forte che è la borghesia americana.
Lula e la Roussef hanno incorporato i movimenti popolari –
esclusi i movimenti indigeni colpiti da una repressione brutale – nelle dinamiche
statali propinando un modello di vita consumistico. La loro prospettiva ? Un
capitalismo di stato con i diritti sociali. E’ il fallimento di questa
prospettiva borghese e l’arretratezza della sinistra che si è posta sul terreno
della collaborazione di classe a dare forza alla destra fascista, non la
presunta inattualità di un progetto rivoluzionario in America Latina.
Gruppi di matrice ‘geopoliticista’ già urlano alla ‘rivoluzione
colorata’ come se la storia non fosse storia di conflitti sociali ma fosse –
seguendo loro logica distorta – storia di intrighi e strategie diplomatiche.
Nessuna organizzazione della sinistra guevarista ha dato solidarietà al governo
della Roussef e nel sito del Movimento dei senza terra ci sono moltissime
denunce riguardanti assassinii mirati contro militanti del movimento indigeno.
I rivoluzionari possono anche subire delle sconfitte, ma,
anche in questo caso, l’unico progetto ad uscire definitivamente distrutto è
quello di un capitalismo dal volto umano.
Stefano Zecchinelli
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