1. Le proteste popolari che hanno scosso la Turchia hanno un chiaro
segno antimperialistico contro un governo interno, sia al progetto criminale
della NATO, e sia al paradigma teorico neo-liberistico.
Il popolo turco è insorto rivendicando, non solo, giustizia
sociale contro una borghesia arrogante ed alleata dell’imperialismo americano
ma anche la fine del crescente militarismo neo-ottomano che minaccia, prima di
tutto, la vicina Siria principale sostegno ( insieme all’Iran ) del movimento
antimperialista degli Hezbollah.
Il sostegno al popolo turco, la difesa militare della Siria
baathista contro le minacce della NATO e dell’imperialismo israeliano, il
sostegno incondizionato alle resistenze libanese e palestinese, sono doverose per
chiunque combatte a fianco dei popoli oppressi, quindi non possiamo che
auspicarci il rovesciamento del governo criminale di Erdogan e l’applicazione
di un programma socialista che, dato il particolare contesto turco dove
convivono diverse etnie, rispetti le diversità culturali.
In questo breve articolo cercherò di riflettere sui
possibili ostacoli che la rivolta antimperialistica turca potrà incontrare,
prendendo brevemente in esame le caratteristiche dello Stato turco e della sua
vile borghesia.
2. L’alleanza fra la Turchia e gli Stati Uniti è una sorta di
alleanza asimmetrica.
Come ci conferma Michel Chossudovsky in Turchia abbiamo dalle
40 alle 90 armi nucleari di proprietà statunitense. La Turchia, come ho già
ricordato, è all’interno della NATO e rientra in un progetto di marca
statunitense che ‘’ Lungi
dal rendere l’Europa un posto più sicuro e dal creare un’Europa meno dipendente
dal nucleare, [la strategia] potrebbe tranquillamente avere come risultato
quello di introdurre più armi nucleari nel continente europeo, frustrando così
alcuni dei tentativi che si stanno compiendo per ottenere un disarmo nucleare
multilaterale” (citazione
dall’ex Segretario Generale della NATO George Robertson su “Global Security”
del 10 febbraio 2010).
Quindi, se da un lato
mantiene una certa indipendenza economica ( si vedano gli accordi commerciali
con la Russia o, in passato, con l’Iran ed il Brasile ) da un punto di vista
militare è del tutto ( o quasi ! ) asservita all’imperialismo americano.
Da questo punto di
vista la posizione della Turchia nel Medio Oriente è molto simile a quella
della Germania in Europa: due potenze imperialistiche con un passato complesso
( di eccedi e massacri coloniali ), ora asservite militarmente agli Stati Uniti
( la Germania ha 160 basi NATO sul suo territorio nazionale ) ma forti
economicamente quindi con forti margini di manovra per ciò che riguarda la
penetrazione dei capitali.
Il giornalista
borghese Ahmet Sik in un suo libro ‘’L’esercito dell’Imam’’ afferma che un
importante uomo d’affari turco, Fethullah Gülen, è riuscito a fare entrare nella polizia turca l’
80% degli aderenti al suo movimento.
Questo uomo d’affari
vive da molti anni negli Stati Uniti, è un sostenitore della politica
imperialistica americana, e un rapporto dei servizi segreti turchi il MIT lo
definisce un agente della CIA che, in passato, ha collaborato con i servizi
segreti statunitensi in Asia infiltrando gli aderenti del suo movimento in
veste di insegnati di inglese. Un personaggio con una bella ‘’fedina penale’’
vicino politicamente ( come se non bastasse ! ) a Soros.
Insomma, a quanto pare,
gli apparati burocratico repressivi turchi sono completamente in mano agli
Stati Uniti od almeno è questa l’impressione che ho per il momento. Questa è la
prima cosa che mi sembra opportuno rilevare.
3. Per ciò che riguarda la questione curda l’alleanza Usa – Turchia dimostra
tutta la sua asimmetria.
Il PKK ha appoggiato l’invasione
americana dell’Irak ed ha definito il colonialismo americano come ‘’colonialismo
democratico’’.
Gli Usa, dal lato loro,
hanno escluso che la Turchia possa intervenire nell’Irak del nord ( ed i
guerriglieri del PKK vengono riforniti dal ‘’governo autonomo curdo ‘’ ) dando
la priorità alle rivendicazioni territoriali curde.
Insomma, da una parte la
Turchia è un avamposto per la NATO e dall’altra deve subire l’iniziativa del
PKK che è foraggiato dagli Stati Uniti. Una contraddizione molto importante,
dato che, secondo il teorico maoista Dogu Perincek la realizzazione del ‘Grande
Kurdistan’ fa parte di un progetto di balcanizzazione dell’area ( che
comprenderebbe anche la Turchia ! ) dove il Kurdistan diventerebbe uno Stato
satellite di Israele.
Secondo Perincek: ‘’ Oggi,
il piano viene dichiarato più apertamente anche dalla parte dei sionisti: essi
vogliono che Diyarbakır diventi il centro di uno Stato satellite d’Israele;
vogliono che la Turchia, l’Iran, l’Iraq e la Siria vengano divisi e il
“Barzanistan” raggiunga il Mediterraneo. Sono questi i fini della “strada verso
la pace”’’. 1
In questo progetto criminale imperialistico rientra,
indubbiamente, la destabilizzazione dello Stato indipendente siriano che il
popolo turco, con queste manifestazioni, sta cercando di impedire solidarizzando
con il governo baathista.
4. Il partito di Erdogan, il Partito
giustizialista ( AKP, AK Parti ), rappresenta gli interessi della crescente
borghesia nazionalistica ( ed imperialistica ) turca che ha tratto vantaggi
dalle politiche neo-liberiste del suo governo.
A differenza dei suoi predecessori, ed in particolar modo Bulet-Ecevit-Kemal
Dervis, Erdogan si è attenuto alle direttive del FMI non subordinando del tutto
gli interessi nazionali turchi a questa struttura. Ha mantenuto discreti
rapporti con la Russia, ed ha stretto accordi con l’Iran ed alcuni paesi
latino-americani. Ha prediletto la modernizzazione capitalistica, puntando sui
ceti medi rurali e sulle borghesie nazionalistiche, alla subordinazione
economica agli Stati Uniti ed al mantenimento delle borghesie compradore.
Questo spiega le frizioni fra l’imperialismo turco e quello israeliano (
conflitti di carattere inter-imperialistico ), tanto esaltati dai
geopoliticisti nostrani ( ed infatti i geopoliticisti non sono antimperialisti
! ).
L’ideologia dell’AKP mette insieme islamismo e neo-liberismo,
per cui l’iniziativa economica privata è vista con favore ed il successo
commerciale rappresenta la benevolenza di Allah. Secondo i neo-ottomani dell’AKP
la globalizzazione è un bene perché diffonde la religione islamica, del tutto compatibile
con il capitalismo.
Le sinistre hanno combattuto per anni contro il populismo di
questo partito borghese, ed ora hanno la possibilità di rovesciarlo con un
programma di lotte che tenga unite le differenti realtà etniche e culturali
dentro un grande Fronte democratico ed antimperialistico. Indubbiamente le
dinamiche della protesta, e la tradizione della sinistra turca ( soprattutto
delle formazioni che hanno intrapreso la lotta armata ), escludono che l’imperialismo
possa recuperare la situazione come ha fatto in Tunisia ed Egitto, quindi lo
scontro in atto, se si espanderà, potrebbe compromettere seriamente i progetti
imperialisti nell’area, compreso il tentativo di destabilizzare la Siria con
bande armate provenienti dalla Turchia.
Che dire ? Questa volta la posta in gioco è molto alta !
Note:
1) Questione curda in Turchia: i problemi del
separatismo etnico e un programma di fase per i comunisti.
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