mercoledì 30 gennaio 2013

Le infamie del marxismo razzista ed eurocentrico italiano e l’aggressione imperialistica al Mali, di Stefano Zecchinelli



1.  La Francia è una potenza coloniale con alle spalle massacri e crimini che tengono testa al militarismo hitleriano: dall’Algeria all’Indocina, questa potenza coloniale si è distinta per la brutalità dei massacri sistematici rivolti verso le popolazioni indigene.
Già Marx, nel 1825, descriveva come i coloni francesi dessero la ‘’caccia all’arabo’’ durante la spoliazione dell’Algeria e documenti recentemente classificati dimostrano che, quella prassi genocida, ha ispirato l’imperialismo americano in Vietnam.
Il social-imperialista Hollande, del tutto genuflesso a Washington ed alle lobby sioniste, è il simbolo della degenerazione della socialdemocrazia nei paesi a capitalismo maturo. Nulla di cui stupirsi, non a caso Trotsky scriveva nel 1924 che ‘’ poiché la socialdemocrazia, che era l’agenzia della borghesia, nella sua degenerazione politica, doveva fatalmente diventare l’agenzia della borghesia più forte, della più potente, della borghesia di tutte le borghesie, cioè della borghesia americana’’. (Leon Trotsky, Le prospettive di una evoluzione mondiale, 1924)
L’analisi di Trotsky stupisce ancora oggi per lucidità e stupisce ancora di più se, continuando a leggere il documento, vediamo come il costruttore dell’Armata Rossa avesse previsto con grande lungimiranza la subordinazione degli imperialismi europei agli Stati Uniti.
‘’ Che cosa vuole il capitale americano? A cosa tende? Esso cerca, si dice, la stabilità. Vuole ristabilire il mercato europeo nel suo interesse, vuole restituire all’Europa la sua capacità di acquisto. In che modo? Con quali limitazioni? In realtà, il capitale americano non può volersi creare un concorrente nell’Europa. Esso non può ammettere che l’Inghilterra e, a maggior ragione, la Germania e la Francia recuperino i loro mercati mondiali, perché esso stesso vi sta stretto, poiché esporta prodotti ed esporta se stesso. Esso mira al dominio del mondo, vuole instaurare la supremazia dell’America sul nostro pianeta. Che cosa deve fare verso l’Europa? Deve pacificarla, dice. Come? Sotto la sua egemonia. Che cosa significa? Che esso deve permettere all’Europa di risollevarsi, ma entro limiti ben determinati, accordarle settori determinati, ristretti del mercato mondiale. Il capitale americano ora comanda ai diplomatici. Si prepara a comandare anche alle banche e ai trusts europei, a tutta la borghesia europea. A questo tende. Assegnerà ai finanzieri e agli industriali europei determinati settori del mercato. Regolerà le loro attività. In una parola, vuole ridurre l’Europa capitalistica al proprio servizio; in altre parole, indicarle quante tonnellate, litri o chilogrammi di questa o quell’altra materia ha il diritto di comprare o di vendere. Già nelle tesi per il terzo congresso dell’Internazionale comunista, scrivemmo che l’Europa è balcanizzata. Questa balcanizzazione oggi continua. Gli Stati balcanici hanno sempre avuto dei protettori, nella persona della Russia zarista o dell’Austria-Ungheria, che imponevano il cambiamento della loro politica, dei loro governanti, o addirittura delle loro dinastie (Serbia). Attualmente, l’Europa si trova in una situazione analoga nei confronti degli Stati Uniti e, in parte, della Gran Bretagna. Man mano che si svilupperanno i loro antagonismi, i governi europei andranno a cercare aiuto e protezione a Washington e a Londra; il cambiamento dei partiti e dei governi sarà determinato, in ultima analisi, dalla volontà del capitale americano, che indicherà all’Europa quanto deve bere e mangiare ... Il razionamento, lo sappiamo per esperienza, non è mai troppo piacevole. Ora, la razione strettamente limitata che stabiliranno gli americani per i popoli europei verrà applicata anche alle classi dominanti non solo della Germania e della Francia, ma anche della Gran Bretagna. L’Inghilterra deve considerare questa eventualità. Ma attualmente, dicono, l’America sta con l’Inghilterra; si è formato un blocco anglosassone, esiste un capitale anglosassone, una politica anglosassone; il principale antagonismo del mondo è quello che divide l’America e il Giappone. Parlare in questo modo, significa dimostrare la propria incomprensione della situazione. L’antagonismo fondamentale del mondo è l’antagonismo angloamericano. È ciò che il futuro dimostrerà sempre più chiaramente’’
Oggi gli stalinisti del Partito comunista francese approvano la guerra su procura che Hollande fa per conto degli Usa e di Israele, al pari dei neofascisti del Fronte nazionale. Anche in queste cose si vede il fallimento storico dello stalinismo e dei suoi folcloristici epigoni.
2. L’imperialismo italiano, come è nella sua tradizione, piega la testa al potente alleato mettendo a disposizione aerei e basi militari.
Quali vantaggi per Italia, Francia, ed Inghilterra ? Pochi se le condizioni sono quelle dettate dagli americani, del resto già in Libia questi imperialismi hanno avuto bisogno della protezione Usa e degli assassinii mirati del Mossad, e nonostante questo non riescono ancora a venire a capo della eroica resistenza che il popolo libico sta opponendo agli occupanti.
Arrivati a questi punto penso che sorgano una serie di problemi che, la così detta sinistra ‘’marxista’’ ( in realtà si tratta di una sinistra pseudo-marxista pronta ad ululare insieme ai lupi colonialisti ), ha affrontato in modo scialbo facendo pericolose concessioni all’imperialismo.
Prima ho parlato della parabola dello stalinismo filo-colonialista francese, ma, dovendo mettere in risalto delle pericolose falle interne al marxismo rivoluzionario ( con cui questi signori non hanno nulla a che fare ), chiarirò due problemi importanti puntando il dito contro due autori di area anti-stalinista.
Secondo Fabio Damen, massimo teorico della formazione bordighista di Battaglia Comunista, in quell’area si giocherebbe un conflitto strategico contro un presunto imperialismo cinese:
‘’ Gli Usa operano, anche se in maniera poco appariscente nel Sahel, non tanto e non solo per usufruire dell’eventuale sfruttamento delle sue materie prime ma, soprattutto, per ostacolare nell’area l’invadente penetrazione della Cina. Ormai l’imperialismo di Pechino spazia commercialmente e finanziariamente ai quattro angoli del globo’’
A parte che ritenere la Cina un paese imperialistico è una tesi balorda sostenuta dalle centrali di disinformazione imperialistica, questa frase estrapolata dall’articolo di Damen mi dà la possibilità di affrontare un problema importante. La Cina, deve essere chiaro, investe in programmi di sviluppo sociale ed energetico, favorendo in funzione anti-americana programmi di emancipazione sociale: solo un apologeta inconscio del colonialismo può affiancarla agli Usa, applaudendo, magari, una possibile controrivoluzione capitalistica in Cina. Una cosa davvero catastrofica !
Questo ovviamente non toglie che la burocrazia denghista di Pechino faccia gravi compromessi con gli Usa, rifiutandosi di finanziare resistenze armate antimperialistiche, ma, la conservazione dello Stato operaio deformato cinese, spinge il gigante asiatico a svolgere ancora un ruolo progressivo.
L’influenza cinese in Africa deve essere appoggiata negli stessi termini in cui, i marxisti rivoluzionari, appoggiarono l’invasione sovietica dell’Afganistan che fu l’ultimo atto progressivo della burocrazia stalinista di Mosca. Questo, ovviamente, non implica nessun appoggio politico alla dirigenza denghista ma ha alla base la presa d’atto che la Rivoluzione anticoloniale del 1949 ha ancora una spinta propositiva nell’arginare l’imperialismo. Basta questo per promuovere la presenza cinese in Africa.
3. In area pseudo-trotskista, Pier Francesco Zarcone, applaudendo apertamente l’aggressione imperialistica francese si spinge a dire che:
‘’ Il 21 gennaio su La Stampa è comparso un interessante reportage dal Mali in cui si cerca anche di far capire quale sia in questo paese l’atteggiamento popolare verso la presenza dei soldati di Parigi. Che qualche maliano parteggi per i jihadisti è comunque scontato, ma quel che colpisce è la franchezza priva di fronzoli con cui un locale grida ai soldati francesi «Stavolta non limitatevi a cacciarli [i hihadisti], sterminateli tutti». È un atteggiamento assai condiviso anche in Occidente, e non ne sono immuni neppure settori della sinistra, quand’anche qui in parecchi preferiscano dirlo francamente. Tutto questo è ahimè comprensibile di fronte alla realtà del jihadismo, fatto di fanatici sanguinari, incolti altresì in un’ottica islamica, prontissimi a usare omicidio e mutilazione verso quanti la pensano diversamente: un’ennesima dimostrazione di come quando un’ideologia (laica o religiosa che sia) legittima lo sfogo della cattiveria umana sui deboli e gli indifesi, allora certa gente accorre sollecita’’.
La tesi di Zarcone è veramente infame: non si è mai visto un popolo aggredito che applaude i colonizzatori, ed infatti un marxista serio come James Petras ( che non usa come fonte La Stampa, giornale della borghesia imperialistica italiana ) rileva che: ‘’ il governo francese non ha il sostegno della maggioranza del popolo nel Mali per diversi motivi. Soprattutto perché sono invasori con una terribile storia di saccheggi, distruzione e autoritarismo. In secondo luogo, perché la maggior parte delle forze di resistenza è composta di popoli islamici e altri popoli come i Tuareg che hanno lavorato e vissuto in Libia e ora cercano di ristabilirsi nel Mali’’.
Sempre Petras ci ricorda che: ‘’ Le forze di resistenza nel Mali oggi non sono solo islamiste, ma ci sono anche molti neri africani sfollati dalla Libia dalla NATO. Così adesso, quando iniziò la guerra nel Mali, con l'invasione francese, non si tratta solo di una guerra neocoloniale; è una guerra apertamente coloniale. E il ministro della difesa del governo francese che si è dato il nome “socialista” dice: "La Francia deve riconquistare il Mali’’’’.
La resistenza popolare del Mali deve avere pieno appoggio, ed è necessario che si trovi una saldatura con la resistenza libica che sta impegnando l’imperialismo da oltre un anno.
Che cosa dobbiamo fare in Italia ? Semplice, creare comitati di appoggio verso i movimenti di liberazione nazionali, creare coordinamenti che promuovano l’unità fra la resistenza libica e quella del Mali, denunciare le menzogne dei media di regime, prendere d’assalto con manifestazioni e scioperi le basi NATO a spregio dell’imperialismo più forte.
Le chiacchiere dei Damen e Zarcone saranno sbugiardate sul campo di battaglia dai resistenti africani, a spregio della schifosissima cultura colonialistica.

Note:


L’articolo di Zarcone potete leggerlo nel sito di Utopia Rossa:http://utopiarossa.blogspot.it/2013/01/riflettendo-sullaggressione-al-mali-di.html?spref=fb

Stefano Zecchinelli

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