mercoledì 2 gennaio 2013

L'antisemitismo è l'anticamera dell'anticomunismo, di Stefano Zecchinelli


Perché ti pregano gli oppressori, tutt'intorno, ma ti accusano gli oppressi?

Gli sfruttati ti mostrano a dito, ma gli sfruttatori lodano il sistema che in casa tua è stato escogitato!

E invece tutti ti vedono celare l'orlo della veste, insanguinato dal sangue del migliore dei tuoi figli (Bertolt Brecht) 



1. La bestialità dell’imperialismo israeliano ha creato (giustamente !) un tale livello di indignazione che molti compagni, giovani e inesperti, potrebbero farsi incantare dal falso radicalismo di organizzazioni politiche, il più delle volte neo-fasciste, che sono certamente funzionali alle necessità storiche del colonialismo e dell’imperialismo.
In questo breve articolo cercherò di affrontare questo argomento (seppur in modo sintetico), facendo cadere alcuni semplificazioni. Insomma, bisogna chiarire che l’antisemitismo (come, del resto, l’anti-islamismo) è l’anticamera dell’anticomunismo e della apologia inconscia del colonialismo.
Scriveva la compagna Ulrike Meinhof ‘’ Se ci fosse bisogno di dimostrare che i popoli stessi vengono strumentalizzati dai governi in guerra, Dresda sarebbe la prova. Che sulla bara di Sir Winston Churchill non ci sia la parola Dresda lascia pensare che sia il popolo a dover continuare ad essere considerato il responsabile di Dresda, quel popolo che invece è stato ingannato’’. C’è una legge fondamentale che conoscono tutte le borghesie imperialistiche: scaricare su un popolo e sulle classi lavoratrici le colpe delle elite dominanti, permette all’imperialismo di mantenere inalterati, sia la struttura economica e sia gli apparati burocratici repressivi, in un determinato paese.
Così fu per la Germania nazista, dove l’imperialismo americano, attraverso il Progetto Paperclip, riciclò ben 20.000 tecnici che avevano avuto la tessera del partito nazista, e così, è ora, per il sionismo e i crimini dello Stato fascista di Israele.
Questa è una introduzione dovuta, adesso verrà il piatto forte.

2. Le questioni che meritano una cruciale importanza sono due:


(1)  Il sionismo è (1), prima di tutto, strettamente legato al colonialismo razzista britannico e (2), in secondo luogo, verrà usato da dopo la Rivoluzione d’ottobre per creare divisioni all’interno del movimento comunista.

Per chiarire meglio questo punto è bene cedere la parola al cripto-fascista Churchill: ‘’ questo movimento fra gli ebrei non è nuovo (l’ubriacone razzista si riferisce al movimento comunista). Dai tempi di Spartacus-Weishaupt a quelli di Karl Marx, e attraverso Trotskij (Russia), Bela Kun (Ungheria), Rosa Luxembourg (Germania) e Emma Goldman (Stati Uniti)... Questa cospirazione mondiale per il rovesciamento della civiltà e per la ricostituzione della società sulle basi di uno sviluppo arrestato, malevolenza invidiosa e impossibile parità, è incessantemente cresciuta. Essi sono diventati praticamente i padroni indiscussi di quell'enorme impero (Russia)’’. 

Il bersaglio Numero Uno di Churchill è il movimento proletario che, in questo caso, viene colpito attraverso il ricorso (da parte dell’imperialismo) ad ideologie di stampo nazionalistico (da non confondere con il patriottismo, che è una cosa ben diversa).
Questo spiega, almeno in parte, gli ottimi rapporti dell’Inghilterra colonialistica con il fascismo italiano (è ormai documentato che il socialista Giacomo Matteotti sia stato ucciso per volere dei britannici), e le forti analogie fra il sionismo ed il nazismo tedesco.

(2) L’ebraicidio (verso il quale è giustissima la libertà di ricerca) deve essere ricollegato alla risoluzione dei problemi dell’imperialismo tedesco: interni (di lotta al movimento operaio), ed esterni (di espansione colonialistica).
Engels definì l’antisemitismo come ‘’ null'altro che una reazione di strati sociali feudali, votati a scomparire, contro la società moderna che si compone essenzialmente di capitalisti e di salariati. Non serve dunque che degli obiettivi reazionari sotto un velo apparentemente socialista’’.
La Germania, a differenza delle grandi potenze imperialistiche, ha sofferto in un modo particolare il periodo che andava dal 1918 al 1929. La borghesia ha dovuto fronteggiare il movimento operaio e, proprio quando stava per cedere, ha reagito facendo ricorso al nazismo.
La crisi del 1929, con la conseguente concentrazione di capitali, portò al fallimento di una parte della piccola e media borghesia che, non potendo finire nel proletariato (investito anche esso dalla disoccupazione), cadde direttamente in uno stato di miseria.
Dunque, come dice un esemplare documento della Sinistra Comunista francese ‘’ La reazione a questa terribile minaccia porta la piccola borghesia a «inventare» l'antisemitismo. Non già, come dicono i metafisici, per spiegare le disgrazie che la colpiscono, quanto tentando di salvarsi scaricandole su uno dei suoi gruppi’’ (Auscwitz, ovvero il grande alibi, Programme comuniste, n. 11, avril-juin 1960).
L’antisemitismo, non è il prodotto di un piano malefico (come pensano i liberali che battono sul folle concetto di ‘’male assoluto’’), ma è stato un prodotto del capitalismo in crisi; nello stesso tempo, il nazismo, ha rappresentato una involuzione, storicamente determinata, del capitalismo monopolistico.
La borghesia imperialistica ha provato anche a riempire la testa degli operai con questa ideologia ‘’ Ma nel proletariato queste tendenze hanno luogo solo nei peggiori momenti di demoralizzazione, e non possono durare’’, mentre le classi medie sono sempre oscillanti e indecise: se il proletariato, attraverso le sue avanguardie di classe, non riesce ad esercitare egemonia, le mezze-classi cadono alla merce ideologica della borghesia. Tutte cose importanti che Trotsky ha spiegato nella sua insuperata analisi marxista del fascismo.
Quello che gli storici revisionisti dell’ olocausto rimuovono – nota bene Domenico Losurdo – è che il maggiore tributo di sangue nella lotta al fascismo è stato pagato dai sovietici. Il passo, che porta dall’antisemitismo negazionista all’anticomunismo, è molto breve: si impone l’antisemitismo negazionista come zoccolo duro dell’antisionismo (pazzia, perché l’antisemitismo, il più delle volte, si rovescia nel suo contrario, il filo-sionismo), per poi negare i numerosi ‘’genocidi politici’’ (dal nazismo, al regime pinochetista della CIA) che i marxisti (e solo i marxisti sono stare vittime di genocidi politici !!!) hanno subito nel mondo.
L’Armata Rossa ha perso dai 27 ai 30 milioni di eroici combattenti nella lotta all’imperialismo tedesco. Inoltre, per i nazisti, ebraismo e bolscevismo erano una unica cosa. Questo per due motivi: (1) la cultura internazionalistica ebraica (da Spinoza a Marx, fino ad arrivare a Rosa Luxemburg e Walter Benjamin) ha dato un grande contributo al movimento operaio (del resto fu lo stesso Marx a mettere in evidenza che esisteva una questione sociale ebraica); (2) Il fascismo era prima di tutto imperialistico, quindi l’espansione ad est dell’hitlerismo richiedeva un costrutto ideologico (e di propaganda) adeguato: il giudeo-bolscevismo.
Aveva pienamente ragione Trotsky a ricordare che la lotta al fascismo era una lotta all’imperialismo (infatti Hitler eredita la teoria degli spazi vitali dai colonialisti americani), ed è in questa ottica che devono essere studiati i vari movimenti di liberazione nazionali che hanno operato dopo lo scoppio della guerra: la lotta dei partigiani jugoslavi, ad esempio, è stata una lotta antimperialista prima che antifascista (infatti la rivoluzione democratica, in quella circostanza, è trascesa in una rivoluzione socialista).
Un intellettuale tedesco, di origine ebrea, Victor Klemperer, annota che la situazione dei comunisti russi, nei campi di sterminio delle bestie naziste, è particolarmente gravosa. Dice questo nobile militante ‘’ Soffrono tanto la fame che le compagne ebree intervengono in loro aiuto. Ciò è proibito; ma si lascia cadere una fetta. Dopo un po’ la russa si piega e poi scompare col pane nel bagno’’. (cit. da Domenico Losurdo)
La situazione dei comunisti era davvero tremenda, per Hitler il nemico di distruggere era il bolscevismo (e in questo concorda con il razzista Churchill), ma la solidarietà fra comunisti russi e comunisti ebrei era forte, e fino a quel momento l’imperialismo non riusciva a romperla in nessun modo. Quando scoppiò la rivolta nel Ghetto di Varsavia, i nazisti trovarono nelle squadracce sioniste il loro maggiore alleato, con la sola finalità di spezzare il legame, forte fino a quel momento, dei lavoratori ebrei con i marxisti internazionalisti.
L’ideologia di regime parlava della minaccia rappresentata dal sotto-uomo bolscevico contro il dominio della razza ariana, e questo – secondo Rosemberg – avrebbe dovuto spingere gli hitleriani a conquistare ‘’spazi vitali’’ verso la Russia socialista. Ma perché il bolscevismo era una minaccia ? Semplice, perché prima ancora del Congresso di Baku, del 1920, alla testa dei programma marxisti rivoluzionari c’era la questione coloniale.
Gli antisemiti – che magari si mascherano da antisionisti – hanno il compito di cancellare tutto questo, ed allora, riprendendo le parole della eroica fondatrice della RAF ‘’ Chi non denuncia i responsabili però, denuncia i popoli’’. Questo, noi, non possiamo permetterlo.

Stefano Zecchinelli

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