1. In questo intervento cercherò di fissare alcune basi teoriche riguardanti lo studio del (neo)imperialismo. Partirò, quindi, dalla analisi classica leninista, mettendo poi a fuoco le nuove forme di sfruttamento capitalistico.
Lenin spiegò (in polemica con Rosa Luxemburg e Bukarin) che ‘’ Monopoli, oligarchia, tendenza al dominio
anziché alla libertà, sfruttamento di un numero sempre maggiore di nazioni
piccole e deboli per opera di un numero sempre maggiore di nazioni più ricche o
potenti: sono le caratteristiche dell'imperialismo, che ne fanno un capitalismo
parassitario e putrescente’’. (Lenin, Imperialismo, Ed. Lotta Comunista)
In questo modo la borghesia imperialistica, da un lato,
deruba i popoli coloniali delle loro risorse impedendogli di autodeterminarsi
con le rivoluzioni democratiche (ed anticoloniali), dall’altro, a causa della
esportazione dei capitali, sfibra il tessuto industriale del proprio Stato
nazionale ponendo le basi per lo smantellamento di questo.
Dal dopoguerra fino ad oggi, in Italia, il Partito
‘’comunista’’ del revisionista Togliatti, ha rappresentato l’anello di
congiuntura fra le borghesie filo-atlantiche italiane (figlie della ideologia
azionista) e le borghesie burocratiche (figlie del fascismo e del capitalismo
monopolistico degli anni ’30).
Questo ha permesso al blocco governativo (filo-americano) di
gestire il conflitto di classe ricorrendo allo Stato sociale, ed alternare politiche
riformistiche socialdemocratiche a grosse concessioni ai capitali privati stranieri
(quindi favorendo i grandi capitalisti anglo-americani).
Da un punto di vista politico e militare, a poco a poco,
tutti i paesi europei sono stati integrati nella NATO, ossia nel sistema di
comando americano e sionista.
Caduto il blocco sovietico la situazione ha subito ulteriori
cambiamenti:
(
11) Gli Stati nazionali sono stati trasformati in cinghie di trasmissione delle direttive sociali ed economiche dell’imperialismo più forte: il duo Usa – Sionismo.
11) Gli Stati nazionali sono stati trasformati in cinghie di trasmissione delle direttive sociali ed economiche dell’imperialismo più forte: il duo Usa – Sionismo.
(2) La politica
degli Stati viene dettata da organizzazioni sopranazionali come il FMI, la BCE,
la Trilaterale, il Rotary, le grandi massonerie anglosassoni e sioniste.
(3) Le borghesie
nazionali partoriscono un personale politico di tecnici totalmente alieno alla
società civile (inteso, in senso borghese, come una amalgama di più classi
sociali).
I meccanismi della riproduzione capitalistica quindi portano: (1) ad una nuova modifica della soprastruttura dello Stato capitalistico; (2) ad una fase ulteriore, più brutale, del neo-colonialismo.
2. Andiamo per ordine: modifica della soprastruttura dello Stato capitalistico.
Le nuove democrazie autoritarie non sono fasciste ma
risolvono in sé elementi propri del fascismo.
Gli organi di rappresentanza popolare (tipici delle
democrazie liberale e sociali, classiche) vengono svuotati, mentre gli
esecutivi, da un lato, centralizzano nelle loro mani un potere immenso in
materia di repressione e sospensione delle libertà civili (e politiche), mentre
in materia economica e sociale ratificano le direttive del FMI (debito
pubblico, liberalizzazioni, investimenti nella industria bellica).
Alla subordinazione militare del capitalismo italiano
all’imperialismo Usa, segue una progressiva militarizzazione della società
civile.
Su questo secondo punto penso che dovrebbero essere distinti
due piani: (1) abolizione delle libertà democratiche da parte dello Stato
imperialistico; (2) guerra psicologica attraverso l’utilizzo dei mass-media.
La privatizzazione delle squadracce (post)fasciste di polizia
(fino ad arrivare – cosa che gli Usa ed Israele già fanno – alla
privatizzazione degli eserciti) rende la politica repressiva sempre più
incontrollata ed arbitraria: questo, necessariamente, è da collegare alle
politiche neo-liberistiche che rendono reiette ampie fasce sociali (distruzione
degli ammortizzatori sociali, dei servizi pubblici, e di qualsiasi forma di
sostegno e sussidio).
La compagna Ulrike Meinhof, al processo di Stammheim, il 21
agosto 1975, così descrive la situazione del proletariato occidentale ‘’il proletariato nelle metropoli
imperialista, organizzato schedato e controllato in tutte le manifestazione
della sua vita, dal capitale attraverso gli apparati ideologici dello Stato,
dei sindacati e dei partiti – non può costituirsi in classe per sé entro un
quadro nazionale’’.
Ed ancora la grande rivoluzionaria tedesca ‘’ ... nella completa compenetrazione di tutti i rapporti
dell'imperialismo attraverso il mercato e del processo di statalizzazione della
società, attraverso gli apparati statali repressivi ed ideologici non esiste
nessun luogo e nessun tempo dove tu potresti dire di qui io parto’’.
La
lotta contro il capitalismo neo-liberista inizia nelle metropoli capitalistiche
nazionali ma deve mirare a creare delle reti su scala internazionale. Reti
antimperialistiche nei paesi a capitalismo maturo e comitati di sostegno alle
lotte di liberazione nazionale.
Nella
‘’zona di tempesta’’ del mondo arabo si sono articolate importanti resistenze
antimperialistiche che potrebbero colpire Israele, un anello importantissimo
della catena di comando imperialistica.
Le
priorità sono:
(1) Il sostegno incondizionato alla Resistenza palestinese ed alla Resistenza libanese contro lo Stato nazista di Israele (che deve essere distrutto).
(2) La difesa incondizionata della Siria baathista e
dell’Iran (soprattutto con il governo socialdemocratico dell’antisionista
Ahmadinejad) dalle minacce degli imperialismi occidentali.
(3) Il sostegno alle Resistenze afghana ed irakena. La
creazione di comitati di sostegno per la Resistenza libica in funzione
antiamericana ed anti-sionista.
Per ciò che riguarda l’Europa, procedono le eroiche resistenze del Fln corso e del Fln bretone contro il vile capitalismo francese: appoggiare le rivendicazioni del popolo corso e del popolo bretone, significa dare un colpo mortale ad una delle principali forze capitalistiche del vecchio continente.
La stessa cosa vale per l’Eta basca (che negli anni ’70 ha
colpito mortalmente i vertici dello Stato franchista) e l’Ira (i cui militanti,
in passato, hanno quasi messo con le spalle al muro l’esercito inglese). Le
lotte armate per l’indipendenza nazionale, in questa fase, non posso che
trascendere verso formazioni economico sociali anticapitalistiche.
3. Israele rappresenta una Forma Atipica di Stato Imperialistico. Personalmente considero l’entità sionista uno Stato Post-Nazista, Neo-Militaristico. Definirò, seppur brevemente, questi tre concetti (Imperialismo Atipico, Post-Nazista, Neo-Militaristico).
Israele è un IMPERIALISMO ATIPICO perché – come dice
giustamente James Petras – la sua estensione territoriale e la sua economia
sono ridotte rispetto ad una potenza imperiale che dispone dalle 200 alle 400
bombe atomiche, inoltre la lobby ebraica condiziona fortemente le politiche
imperiali degli Usa.
La lobby sionista è riuscita a sottomettere le elite dei
tecnici di importanti Stati capitalistici (Francia, Italia, Germania). Ha condizionato
le relazioni estere di questi Stati, e creato gravi disagi a livello interno
(condizionamento del sistema mass-mediatico, prima di tutto).
Israele è uno STATO (POST)NAZISTA perché rappresenta
un ulteriore passo in avanti rispetto alla repressione (etnica, classista, e
sessista) attuata nella Germania hitleriana.
Le parole del rabbino Yossef Ovadia superano la perversione
di un Himmler ‘’ Possa il Nome Divino diffondere il castigo sulla testa degli Arabi, e
far disperdere la loro semenza e annichilirli definitivamente! È proibito avere
pietà di loro! Noi dobbiamo scagliare loro addosso dei missili e sterminarli
con gioia. Sono malefici e dannati!’’, ed ancora ‘’ Il sangue ebraico e il sangue dei
goys (non-ebrei) non è lo stesso sangue,” e che “ammazzare non è un crimine se le vittime non sono ebrei’’.
In questo lo Stato Sionista è
una Ideocrazia: la Germania nazista aveva delle forti e coraggiose dissidenze
(di matrice comunista, socialista, ed anarchica) che lottavano contro di essa; Israele,
invece, è riuscita ad ‘’hitlerizzare’’ (o meglio sionizzare) gran parte della
sua popolazione civile.
Il 42% degli Israeliani si rifiuta di abitare nello stesso edificio con Arabi israeliani e non vuole che i propri figli vadano a scuola con i bambini di origine araba.
Il 33% vorrebbe che lo
Stato introducesse una legge per vietare ai cittadini arabi di votare alle
elezioni legislative.
Il 69% si opporrebbe
all’idea del diritto di voto per i Palestinesi, una qual volta Israele
annettesse la Cisgiordania.
Il 74% è a favore di
strade separate per Israeliani e Palestinesi in Cisgiordania
Il 58% è a conoscenza
del regime di apartheid in vigore contro gli Arabi, ma comunque lo approva.
(Fonte: Rudi Barnet)
Le caratteristiche del
regime sionista sono la (1) militarizzazione educativa e la (2) sistematizzazione
ideologica di un messianesimo colonialistico.
Per finire il NEO-MILITARISMO
SIONISTA riprende il progetto originario di Cecil Rhodes (fondatore
della Rhodesia) di conquista del continente africano. Su questo punto le
pressioni del Mossad sull’imperialismo Usa sono molto forti.
4. L’imperialismo
contemporaneo risponde alle necessità dei capitalismi occidentali di de-popolare
vaste aeree della terra.
In questo, il duo Usa –
Israele, crea dei teatri dove sperimentare le sue politiche genocide.
Già Orlando Letelier,
consulente del governo Allende (poi ucciso dalla DINA di Pinochet), accusò
Milton Friedman di essere il responsabile di un vero e proprio genocidio sociale
in Cile. Ma cediamo la parola al nobile dissidente cileno: ‘’ Il piano economico andava imposto, e
nel contesto cileno ciò si poteva fare solo uccidendo migliaia di persone,
costruendo campi di concentramento in tutto il Paese, imprigionando più di
100.000 mila persone in tre anni (…) La regressione per la
maggioranza e la libertà economica per piccoli gruppi privilegiati, sono,
in Cile, due facce della stessa medaglia’’. (cit. da Naomi Klein, Shock
economy, Ed. BUR)
Le stesse accuse si potrebbero lanciare verso l’uomo del Gruppo
Bilberbeng Mario Monti, qui in Italia: se ieri i laboratori dell’impero, per
ciò che riguardava l’applicazione delle misure economiche neo-liberistiche,
erano il Cile e l’Indonesia, oggi questi laboratori si chiamano Italia, Grecia
e Spagna.
La cosa è agghiacciante: Italia e Spagna hanno un passato da potenze
imperialistiche ma ora, il Superimperialismo Usa (con la reggenza del
sionismo), può trattarle al pari del Cile pinochetista (Stato vassallo nelle
mani di Kissinger e dei Chicago boys).
Del resto, nei paesi dell’ ex Unione Sovietica, la distruzione del
sistema sanitario ha causato la morte di dieci milioni di persone. Giusto per
avere una idea di che cosa significa perdere la sovranità nazionale e cadere in
mano al capitale privato finanziario straniero (detto questo non voglio fare
nessuna concessione alle fracide borghesie nazionali).
Nelle periferie invece si procede direttamente con lo sterminio
sistematico (e pianificato) delle popolazioni locali.
Manuel Freytas ci comunica che ‘’ In Sri Lanka, nella fase finale contro il
terrorismo "tamil" come lo ha definito il governo burattino degli USA
e delle potenze occidentali, sonio stati assassinati in sole quattro settimane
più di 20.000 civili, come rivela un'indagine del quotidiano britannico “The
Times” di questa settimana’’. (Manuel Freytas, La soluzione finale: come
funziona lo sterminio militare di massa, pubblicato nel sito come donchisciotte)
Ed ancora: ‘’ Nell’ultima fase della "soluzione
finale" in Sri Lanka 50.000 persone sono rimaste bloccate - come successe
a Gaza - in una piccola fascia di territorio per 24 ore sotto il fuoco
incrociato di batterie terrestri, carri armati ed aeroplani del governo alleato
degli USA e “dell’asse occidentale."’’ (Ibidem)
L’imperialismo procede con
la pratica genocida impunita, mutuando, in nome della esportazione dei
capitali, la teoria della conquista degli spazi vitali di Hitler.
Inoltre questi scenari
possono moltiplicarsi nei prossimi anni, in vista dello scontro del
Superimperialismo Usa contro il blocco capitalistico emergente capeggiato da
Russia e Cina, un futuro poco roseo se le classi lavoratrici, nel nord del
mondo, non si organizzeranno per dare il giusto supporto ai movimenti di
liberazione nazionale ed antimperialistici che operano nelle periferie.
5. Compendierei così questa mia breve analisi:
(1)
La catena di comando imperialistica ha al vertice
il duo Usa – Sionismo: tutte le principali offensive antimperialistiche, di
classe o nazional-popolari, devono prendere di mira, prima di tutto, queste due
potenze.
(2) La democrazia dei paesi occidentali è una inedita forma di
oppressione classista: non siamo più davanti una democrazia borghese classica
che lascia margini di manovra di classe o di riformismo socialdemocratico. La
nuova democrazia autoritaria è totalitaria perché ha alla base quella che
Ulrike Meinhof ha chiamato la statizzazione della società civile.
(3)
Lo scontro fra il Superimperialismo Usa ed il
blocco capitalistico emergente (Russia – Cina) aprirà nuovi margini di azione
per organizzazioni antimperialistiche, nei paesi coloniali, e riaccenderà il
conflitto di classe nei paesi occidentali. In questo i marxisti rivoluzionari
devono stare attenti a non fare concessioni a movimenti neo-populisti che
possano vincolare il fronte antimperialistico alle potenze capitalistiche
emergenti (magari attraverso il ricorso al geopoliticismo).
Il modello capitalistico neo-liberista non
reggerà ancora per molto quindi (1) o le forze di classe si compatteranno per
un governo popolare e socialista, (2) oppure l’alternativa scelta dalle nuove
classi dirigenti sarà il capitalismo di stato e dei rapporti geo-politici
mediati fra est ed ovest. In questo caso sarebbe tutto da rifare.
Stefano Zecchinelli
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