domenica 26 agosto 2012

La società aperta e i suoi nemici. La storia di Auschwitz, di Gilad Atzmon


"Auschwitz è qui per mantenere il mito della società aperta; è qui per presentare l’illusione di un’identità occidentale liberata. Finché Auschwitz sarà qui, al centro dei nostri discorsi, saremo tutto tranne che liberi. C’è vita dopo Auschwitz e questa vita ci appartiene. Dovremmo farne qualcosa di meglio. Se c’è qualcosa che non dovremmo mai fare, è prendere le vite altrui in nome di Auschwitz."
Sessanta anni dopo la liberazione, Auschwitz è diventato un evento politico internazionale. Non è una coincidenza, e sento che dovremmo prenderci un momento per domandarci: perché ora, perché Auschwitz?
Vivendo in un ambiente scientifico tecnologico, è naturale per la maggioranza dei commentatori giudicare le narrative riflettendo sui loro contenuti positivi, cioè le storie che raccontano, i fatti su cui si basano e il messaggio che trasmettono. Invece, quando si arriva ad Auschwitz, si tratta sempre dei numeri terrificanti, Mengele e la selezione, l’omicidio di massa clinico, le Camere a Gas, i treni, il famoso Arbeit Macht Frei sul cancello principale, la marcia della morte fino alla liberazione ecc. Eppure ritengo che sarebbe almeno altrettanto illuminante esporre quello che la narrativa su Auschwitz è qui per nascondere. Ogni racconto storico può funzionare come una cortina fumogena; le narrazioni sono molto efficaci nell’incoraggiare la cecità collettiva. La narrativa su Auschwitz e l’Olocausto, in questo senso, non sono differenti.
Come sembra, senza impegnarci nelle molte domande riguardo la validità dell’ampiamente accettata narrativa dell’olocausto, possiamo chiederci tranquillamente a cosa serva la Narrativa di Auschwitz. Chi beneficia dal racconto di Auschwitz? Abbiamo il diritto di chiedere perché la narrativa ufficiale dell’olocausto è così ampiamente promossa da differenti e opposte istituzioni politiche. E’ il risultato di una sofisticatissima propaganda orchestrata dagli ebrei? Non ne sarei così sicuro.
In superficie, la risposta a queste domande è semplice, la devastante immagine di Auschwitz e del giudeocidio nazista è un argomento autosufficiente contro nazionalismo, razzismo e totalitarismo. Entro i limiti fissati dall'accettazione della narrativa dell’olocausto, ognuno di questi tre è visto come nemico dell’umanità. Ma si deve ammettere che non sono stati nazionalismo, razzismo, o totalitarismo che hanno ucciso così tanti esseri umani innocenti ad Auschwitz. Le ideologie non uccidono, sono sempre le persone ad uccidere, indipendentemente dalle loro ideologie.
Ma si va oltre, con l’immagine di Auschwitz stampata nelle nostri menti, i nostri pensatori e politici liberali occidentali stanno entusiasticamente raffigurando una visione infantile della nostra realtà sociale, presentandoci una semplicistica visione binaria. Da un lato troviamo la società aperta, dall’altro i suoi molti nemici. Seguendo questa visione del mondo, c’è una sola società aperta, ma molti nemici differenti; e ancora è importante dire che “società aperta” è un significante vuoto, in pratica significa poco, per non dire nulla. Come sembra, per poter diventare un membro dell’esclusivo club aperto, bisogna semplicemente unirsi alle guerre giuste. Il Presidente Bush, un uomo lontano dall’essere eloquente quando sono implicate le capacità verbali, è stato inaspettatamente chiaro nel presentare l’assioma occidentale post Auschwitz: o con noi o contro di noi.
Essere con noi, essere cioè tra gli "aperti", significa credere che siamo stati noi a liberare l’Europa, che siamo stati noi a liberare Auschwitz, che siamo stati noi a liberare gli ebrei, e che siamo sempre noi che portiamo la nozione di democrazia negli angoli più remoti di questo ribollente pianeta. Essere con noi significa accettare il fatto che noi siamo la voce del mondo libero. Significa anche sapere di essere incondizionatamente liberi. E’ la base per una nuova forma di tautologia: sei libero anche se non lo sei. Eseere con noi significa credere che il mondo stia muovendo verso una grande divisione, uno scontro di civiltà, nella quale tu sei un buon innocente essere Giudaicocristiano illuminato, e tutti gli altri sono oscuri esseri fondamentalmente o almeno potenzialmente malvagi. Essere con noi significa che non devi fare troppe domande riguardo la nostra condotta immorale. Per esempio, non devi chiedere perché il bombardiere Harris e gli altri abbiano ucciso 850.000 civili tedeschi, mirando alle città tedesche piuttosto che alle infrastrutture industriali naziste.
Essere un essere libero in una società aperta significa che non si devono mai porre domande riguardo Hiroshima. Nel caso fossi abbastanza stupido da sollevare la questione, dovresti essere abbastanza intelligente da accettare la menzogna ufficiale: era la miglior maniera per portare quell’orribile guerra alla conclusione. Essendo un essere libero non solleverai perplessità riguardo la moralità di aver lasciato 2.000.000 di morti civili in Vietnam. Essere con noi significa che non devi chiedere tutte queste stupide noiose cose perché Auschwitz è il massimo della malvagità. Auschwitz è il fondo della malvagità umana e non devi mai dimenticare che siamo stati noi a porvi fine.
Mettiamo in chiaro le cose. Auschwitz era aldilà di ogni dubbio un posto orribile, ma sfortunatamente non era l’apice della malvagità, proprio perché il male non ha né limite né scale di misurazione. Ma, a voler essere storicamente accurati, non siamo neppure stati noi a liberare Auschwitz. Come sembra, è stato Stalin, l’altro malvagio. E’ stato Stalin che ha dato a così tanti ebrei, prigionieri di guerra, prigionieri politici, zingari e carcerati la possibilità di vedere la luce del giorno. Ma ancora, essendo un essere umano libero in una società aperta non devi davvero fare attenzione a questi dettagli storici minori.
Auschwitz sembra essenziale nella nostra virtuosa percezione occidentale di noi stessa. Quando c’è richiesta di petrolio iracheno, il presidente americano equipara Saddam con Hitler. Dopo impareremo che il popolo iracheno deve essere liberato dalla sua “Auschwitz”. Conosciamo già le inevitabili conseguenze.
Da quando Auschwitz è così cruciale per gli esecutori della politica americana, non sorprende che non lontano dalla residenza del presidente americano ci sia un grande Museo dell’Olocausto dedicato alla memoria del popolo ebraico e dei suoi eroici liberatori. Questo museo non parla della gente, e nemmeno dei crimini contro l’umanità, il suo scopo è il mantenimento dell’illusione della società aperta. Riguarda il mantenimento di una specifica narrativa. Riguarda come noi abbiamo ragione, e loro, chiunque essi siano, hanno categoricamente torto.
Questo museo non è affatto sulla sofferenza ebraica. Presumo che ci siano delle notizie basilari che il museo non voglia condividere coi suoi visitatori: per esempio, non dirà alla folla di passaggio che il governo americano adottò una politica immigratoria fortemente restrittiva, che non fu mai modificata tra gli anni 1933-1944, per bloccare l’immigrazione ebraica.
Eviterà di parlare del fatto che il governo americano respinse o ostacolò le offerte tedesche di aprire negoziati per rimuovere gli ebrei dai territori controllati dai nazisti. Più importante, nasconderà il fatto che alla forza aerea statunitense non era stato dato l’ordine di distruggere la macchina assassina nazista. Nemmeno le ferrovie per Auschwitz, né Auschwitz stessa, furono mai bombardate né dalla RAF né dall’American Air Force. Sembra che vi sia stata una vera negligenza omicida nelle decisioni americane in merito. Per esempio, il 20 agosto 1944, 127 fortezze volanti scortate da un centinaio di Mustang combattenti sganciarono con successo le loro bombe su una fabbrica a meno di cinque miglia da Auschwitz. Non un singolo aeroplano fu mandato ad attaccare il campo di morte.
Queste storie non appariranno nel Museo Americano dell’Olocausto. Semplicemente stonano con l’immagine eroica e virtuosa che gli americani hanno di se stessi. La storia di Auschwitz è nei fatti la storia di una brutale negligenza angloamericana. La narrativa accettabile su Auschwitz è un mito che è qui per sostenere la pratica espansionistica americana. Auschwitz è il pilastro morale dell’ideologia americana.
Il Museo dell’olocausto è là per dire agli americani cosa potrebbe accadere quando tutto andasse storto. Per quanto triste possa suonare, nell’America contemporanea tutto sta andando male, malgrado il museo. La ragione è semplice, quando all'interno della tua eredità culturale, l’immagine del male viene instillata come qualcosa che si riferisce sempre all'Altro, puoi benissimo diventare cieco al fatto che tu stesso sia già diventato malvagio. Come i loro fratelli israeliani, gli americani hanno dimenticato come guardare a se stessi.
Nel caso dell’America, la narrativa dell’Olocausto serve alla filosofia espansionistica della destra. Per prevenire un’altro Auschwitz, gli americani mandano il loro esercito in Vietnam, Corea, Iraq. Sono sempre liberatori. Fino alla fine della guerra fredda, c’erano i comunisti contro cui combattere, un vero e concreto male; ma ora il male sta diventando sembre più astratto. Infatti, l’unica maniera per materializzare il vago nemico è paragonarla con Hitler.
Il caso europeo è leggermente differente. Per quanto strano possa sembrare, in Europa è la sinistra parlamentare che sta guadagnando su Auschwitz. Finché Auschwitz è così profondamente intecciata col discorso quotidiano, la destra non può alzare la testa. La sinistra europea ufficiale è totalmente dipendente dalla narrativa sull’Olocausto e dalla storia di Auschwitz. Come sembra, Auschwitz è l’ultima barricata della sinistra contro la possibilità di una rinascita della destra. In Europa, ogni senso di aspirazione nazionale, o anche una preoccupazione demografica che possa suonare come xenofobica è immediatamente indicata come risveglio del nazismo. Con questa oppressiva visione del mondo, alle persone non è concesso esprimere affetto verso il proprio paese. Inoltre, essendo politicamente dipendente dall’immagine dell’ebreo vittima innocente, la sinistra europea ufficiale non può mai sostenere completamente la causa palestinese.
Auschwitz è qui come simbolo di un’alleanza tra la sinistra parlamentare europea e la destra espansionista americana. Per entrambe, Auschwitz è un'icona della minaccia contro l’immagine della società aperta. Grazie a questo legame fatale, ogni genuina sinistra europea è destinata ad essere spinta ai margini. Ogni forma di sinistra genuina ispirata dalle aspirazioni rosse è destinata ad essere presentata come un punto di vista sovversivo ed estremista. Nel marzo del 1998, Robin Cook, allora ministro degli esteri britannico, fece una visita diplomatica in Israele. Mentre era lì, Cook rifiutò giustamente di visitare Yad Vashem, sostenendo che fosse più preoccupato del presente che del passato. Non passò molto tempo prima che Cook perdesse il suo lavoro. Il rifiuto di inchinarsi alla storia di Auschwitz costò a Cook il lavoro. Non furono gli ebrei che lo cacciarono dal Ministero degli esteri. Fu il Partito Laburista, un'istituzione parlamentare europea di sinistra.
Quindi, Auschwitz è qui per mantenere il mito della società aperta; è qui per presentare l’illusione di un’identità occidentale liberata. Finché Auschwitz sarà qui, al centro dei nostri discorsi, saremo tutto tranne che liberi. C’è vita dopo Auschwitz e questa vita ci appartiene. Dovremmo farne qualcosa di meglio. Se c’è qualcosa che non dovremmo mai fare, è prendere le vite altrui in nome di Auschwitz. Ed è esattamente ciò che stiamo facendo.
Benvenuti! 

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