lunedì 27 agosto 2012

La risposta di ETA a Marcos. 1° gennaio 2003. Traduzione Comitato Chiapas “Maribel“, Bergamo da La Jornada del 6.1.2003.


Euskadi Ta Askatasuna (Patria Basca e Libertà) all’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. Rispetto. Solidarietà. Agur t’erdi!
Rispondiamo alla lettera che ci avete fatto avere attraverso il quotidiano messicano “La Jornada” lo scorso 9 dicembre.
Ai bambini dell’EZLN
Una lingua può essere solo un mezzo per comunicare. Ma, è anche un mezzo per ferire ed umiliare. Ci sono colpi che fanno male e ci sono parole che fanno ancora più male. Ci sono colpi che offendono e parole che uccidono.
La nostra lingua (non questa che stiamo utilizzando per comunicare con voi che state leggendo questa missiva) è la lingua basca, il basco, la lingua navarra. E’ una lingua vecchia e giovane. Quando il latino ed il greco, ora lingue morte, erano lingue potenti come lo sono ora l’inglese e lo spagnolo, la nostra lingua, il basco, era usata da tempi immemorabili per dire “Montagna” e “Fiume”: Mendia”, “Ibaia”.
"Acqua" si dice "Ur"
"Terra" si dice "Lur"
"Neve" si dice "Elur"
Quando incontriamo qualcuno, diciamo "Kaixo", "Agur" (e, paradossale, quest’ultima parola serve anche per dire "Adiós").
Sicuramente, nel vostro vocabolario zapatista potete aggiungere che “Dignità” in basco si traduce con "Duintasuna".
“Euskal Herria” è il Paese dei baschi. Noi, che lottiamo con tutte le armi di cui disponiamo per la libertà del nostro popolo, preferiamo dire che Euskal Herria è il Paese dell’Euskara, la nostra lingua. La nostra lingua nella nostra terra. Libera.
I nostri bambini e bambine ci vedono lottare. Spesso senza vederci (nelle galere spagnole e francesi, in clandestinità, nella vita normale della nostra società consumista). Ma capiscono tutto senza bisogno di parole. Certamente come voi, bambini e bambine dell’EZLN.
Agli anziani dell’EZLN
Il nostro popolo è un popolo antico. Viviamo in una terra aperta, protetta solo dalle sue montagne e dalle sue valli e dai suoi abitanti che rifiutano di vivere soggiogati, che vogliono decidere da soli senza nessuno che li comandi.
Il nostro popolo ha radici piantate molto profondamente nella Storia. Tanto profondamente che, siamo quasi sicuri, nelle viscere della Terra le nostre radici accarezzano le radici del popolo chiapaneco.
Da qui nasce il rispetto per il vostro popolo che voi avete mantenuto vivo. Perché nelle sue mani callose, nei suoi occhi stanchi, nei suoi capelli bianchi, vediamo le mani, gli occhi ed i capelli dei nostri padri e nonni e dei loro antenati.
Sappiamo che non sempre ebbero successo, che ci furono momenti difficili in cui la decisione presa fu quella sbagliata, che lottarono con tutta la loro volontà, anche contro le proprie paure… E che furono sconfitti più di una volta. Ma, soprattutto sappiamo che:
Izan zirelako dira eta garelako izango dira. Che ci dicono qualcosa come: poichè furono, siamo; e poichè siamo, saranno. E questo ci induce rispetto.
“Rispetto” si può tradurre con “Begirunea”.
Siamo di qui, tanto di qui che chiunque venga nella nostra terra, se lo desidera, è uno dei nostri. Non è il colore della pelle che ci rende baschi. Potremmo dire, con una certa ironia, che è la tenacia nella lotta per la libertà che ci mantiene baschi.
Agli uomini e donne dell’EZLN
La dignità di un Popolo in lotta ci suscita sentimenti di rispetto. La nostra organizzazione ha ricevuto l’aiuto solidario e militante di centinaia di migliaia di uomini e donne di tutto il mondo. Uomini e donne che hanno dovuto scavalcare, la maggior parte delle volte, le trincee della disinformazione e dell’insulto per riuscire a comprendere la nostra lotta di liberazione, i nostri metodi, i nostri obiettivi di giustizia e libertà.
E’ vero che a volte sembriamo un popolo egoista. “In piena Europa lottano armati! Ma che cosa vogliono ancora?” può esclamare più di qualcuno mentre gode del livello di vita Europeo grazie alla spoliazione dei popoli del mondo.
Vogliamo la libertà. Semplicemente e pienamente. La libertà di decidere per contro nostro come popolo. Come organizzarci, come vivere, come risolvere anche le terribili ingiustizie che commettono gli Stati europei…
La nostra solidarietà con la lotta del popolo chiapaneco è incondizionata. Mai diremo loro come e che cosa fare (a meno che non ce lo chiedano). Faremo sempre quanto ci è possibile per aiutarli nella loro lotta.
“Solidarietà” si dice "Elkartasuna".
Ai bambini, agli anziani, agli uomini e alle donne dell’EZLN
Saprete che recentemente un membro del vostro Esercito, precisamente il subcomandante Marcos, ci ha scritto una lettera (veramente si è messo a scrivere ed ha scritto un sacco di cose, ma ci riferiamo a quella che ci ha indirizzato a suo nome); e siccome noi non siamo fanatici di gerarchie militari, rispondiamo direttamente al subcomandante, come segue:
Dopo aver esaminato in dettaglio la lettera indirizzata alla nostra organizzazione e le altre lettere pubblicate nello stesso quotidiano, ETA le comunica quanto segue:
- Nutriamo seri dubbi sulla reale intenzione della proposta di dialogo sull’isola di Lanzarote che lei ha lanciato. Ci pare piuttosto una manovra disperata per attirare l’attenzione internazionale strumentalizzando la risonanza di tutto ciò che ha a che fare con il conflitto basco, in particolare nello Stato spagnolo.
- Il modo pubblico, senza una previa consultazione, con cui lei ha lanciato questa proposta, riflette una profonda mancanza di rispetto verso il popolo basco e verso tutti quelli che dalle loro organizzazioni lottano in un modo o nell’altro per la libertà.
- ETA è sempre disponibile ad ascoltare, parlare e dialogare, rispettando la volontà del popolo basco e delle sue organizzazioni. A dimostrazione di questo, sono le varie iniziative che abbiamo realizzato durante questi anni di lotta. Senza andare molto lontano: i negoziati di Argel nel 1989, proposta dell’Alternativa Democratica nel 1995, iniziativa politica con sospensione delle azioni armate nel 1998-1999…
- Non rinunciamo ad intraprendere ed accompagnare nuove iniziative in futuro. La nostra volontà per una soluzione giusta e globale del conflitto è intatta. Ma devono esserci proposte serie, basate su ampi consensi ed appoggi, legittimati a livello sociale.
- Vogliamo anche dirle chiaramente che non è nei nostri obiettivi far parte di alcun tipo di “pantomima” o “operetta” per ottenere il favore delle prime pagine dei giornali internazionali, dei siti web, od essere il soggetto della prossima maglietta di moda sulla Gran Vía di Madrid.
- Da parte nostra, siamo disponibili a fare tutto il possibile affinché l’EZLN si informi meglio sul conflitto che mette di fronte il Paese Basco con gli Stati francese e spagnolo.
- Se c’è qualcosa da globalizzare in questo mondo, è la giustizia ed il rispetto. E’ qualcosa che devono cominciare a fare tutte le organizzazioni rivoluzionarie o ribelli. ETA ha sempre evitato di immischiarsi in decisioni prese da altre organizzazioni rivoluzionarie o ribelli oltre le nostre frontiere. Abbiamo sempre limitato la nostra azione alla solidarietà totale per, con le loro lotte, arricchirci delle esperienze di queste lotte. Abbiamo sempre guardato con simpatia e dimostrato la nostra solidarietà verso le organizzazioni e le persone che tanto in Messico come nello Stato spagnolo o in altre parti del pianeta Terra, lottano come meglio ritengono per un mondo più giusto e per la libertà di tutti i popoli.
Ora la salutiamo. Un saluto ribelle e rivoluzionario da parte degli indigeni d’Europa. Agur.
Viva Chiapas Libero!
Gora Euskal Herria askatuta!
Euskal Herria,
1 gennaio 2003 (niente è casuale)
Euskadi Ta Askatasuna
E.T.A.

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