Abbiamo già parlato della hasbarà, cioè le brillanti tecniche pubblicitarie con cui un gruppo di professionisti trasforma la cacciata, l’emarginazione e l’assoggettamento di un popolo in un simbolo di democrazia e di giustizia.
http://kelebeklerblog.com/2006/01/26/hasbara-for-dummy-gays/
Nell’agosto del 2005, ad esempio, l’allegra compagnia di italiani che vedete sotto, composta da "un gruppo di élite con un notevole background giornalistico", ha potuto godere di otto giorni di viaggio a cura dell’Organizzazione Sionista Mondiale (WZO) e del Keren Hayesod Italia, incontrando tra l’altro "i genitori di un soldato caduto" e visitando la radio militare.
Lo scopo? Fornire "informazioni e strumenti per occuparsi di questioni riguardanti lahasbarà in Italia".
Come in ogni tecnica pubblicitaria, la hasbarà evita come la peste i lunghi, noiosi ragionamenti in stile Kelebek, e punta su immagini e racconti ad effetto, privi di qualunque contesto.
E ci riescono. Sentiamo ad esempio Paolo Mieli che sul potente Corriere della Sera scrive:
"Israele è l’unico Paese in tutto il Medio Oriente che non ha leggi contro la sodomia né prevede norme tipo ‘offese contro la religione’ o ‘condotta immorale’ usate di solito per perseguitare i gay, le lesbiche e le persone transessuali. […] Nessun altro Paese di quell’area (a parte Israele) accoglie i gay palestinesi che fuggono dalla persecuzione omofoba nei territori occupati.".
Alzi la mano, infatti, chi non ha sentito dire che i "gay palestinesi che rischiano la morte a casa loro trovano rifugio in Israele". E’ una di quelle cose che "si sa che è così". Per questo motivo, diversi militanti gay italiani hanno deciso di sostenere pubblicamente Israele.
Adesso alzi la mano chi è andato a investigare questa storia. Vedo in fondo alla sala una sola mano, quella del giornalista Stefano Bolognini.
Bolognini – una persona politicamente molto moderata – è andato a vedere da dove nasceva questa storia. E con grande fatica – visto che quasi nessuno gli rispondeva – ha scoperto alcune cose interessanti: invito tutti a leggere la sua inchiesta.
Non esiste la "pena di morte per gli omosessuali" nella zona sotto il parziale controllo dell’Autorità Nazionale Palestinese, e i presunti omicidi di gay di cui di tanto in tanto si parla svaniscono nel nulla quando si cerca di documentarli. In base alla mia esperienza in Egitto, mi posso immaginare che sia considerato assolutamente tabù parlare di omosessualità, mentre la pratica omosessuale crea molto meno problemi che nelle tradizionali società cristiane o ebraiche.
La storia dei "palestinesi omosessuali accolti in Israele", invece, è una sorta di catena di Sant’Antonio che gira in rete e nei media; la fonte ultima sembra essere un articolo di Yossi Klein Halevi, pubblicato sul giornale statunitense di estrema destra New Republic. Piccolo particolare, Yossi Klein Halevi – come dice Bolognini – è autore di un libro dal titolo Memories of a Jewish Extremist.
Haneen Maikey, esponente di un’organizzazione omosessuale a Gerusalemme, spiega che in effetti qualche palestinese gay dei Territori immigrato in Israele c’è. Solo che si tratta di clandestini:
"Nessuno può dire esattamente quanti palestinesi gay siano fuggiti in Israele. La gente parla di circa 50 o 60 giovani. Di solito vivono in condizioni molto difficili, senza lavoro, non parlano ebraico e sono in Israele illegalmente. Poche Ong hanno cercato di sollevare il problema col ministro dell’interno ed hanno sempre ottenuto la stessa risposta. Lo stranissimo assunto dei ministri è che se il governo israeliano concedesse asilo ai gay palestinesi secondo la convenzione internazionale per i rifugiati, ciò aprirebbe la porta ad altri palestinesi, che pretenderebbero di appartenere alla comunità glbt per ottenere lo stesso status da Israele".
Altre fonti indicano che diversi di questi clandestini si arrangiano nella maniera più scontata. Bolognini tira conclusioni molto chiare su tutta la faccenda:
"Il che equivale a dire che l’Italia è una democrazia perché permette a centinaia di marocchini di vivere in clandestinità e di prostituirsi, sotto la costante minaccia di espulsione".
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Temevo che saresti scomparso. Si capiva da quell'intervista di Ganser che apparve e poi scomparve...
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