giovedì 4 febbraio 2016

'Famiglia Cristiana', nuova eroina di campisti e rossobruni, abbocca alla propaganda antiraniana, di Stefano Zecchinelli

Il giornalista di Famiglia Cristiana, Fulvio Scaglione, ultimamente molto in voga ‘’a sinistra’’ per il suo (ri)orientamento filorusso, ha pubblicato qualche giorno fa un interessante articolo intitolato: Polemiche su quattro statue silenzio su 1.084 condanne a morte 1. Si tratta di un articolo che avanza tesi molto discutibili: gronda di iranofobia e le semplificazioni sono molteplici. Purtroppo, quello che emerge, è una totale mancanza di conoscenze sulla Repubblica Islamica dell’Iran.

Prima di tutto è bene chiarire che Hassan Rohani non ha affatto avanzato la richiesta di coprire le nudità delle quattro statue presenti in Campidoglio ( qualche musulmano sciita si è mai sognato di definire oscene, per la stessa ragione, le meraviglie di Persepoli ? ), si è trattata – e questo, a quanto pare, pochi l’hanno capito – di una operazione della establishment renziana: facciamo apparire il presidente iraniano come un bigotto sessista – dicono i consiglieri dell’amico di Re Salman – così i giornali parleranno di un nuovo scontro di civiltà. Tutta acqua che va nei mulini di Netanyahu e Casa Saud, adirati per queste, auspicabili, aperture. Nessun atto di ‘subordinazione’, anzi, il discorso dei nostri ‘’propagandisti’’ ( qui alludo all’informazione italiana in generale ), va rovesciato: l’Iran è un paese giovane che ha acquistato la completa indipendenza solo nel 1979. Chi ha imposto al popolo iraniano la dittatura di Reza Pahlevi ? Come al solito l’occidente è maestro nella rimozione del suo crimine maggiore: il colonialismo.

Scaglione imputa ‘’l'assenza di qualunque accenno, riferimento, allusione, battito di ciglia alla considerazione che l'Iran ha per i diritti civili e per i diritti delle minoranze. Quello degli ayatollah (vedi dati di Nessuno tocchi Caino) è tutt'ora il Paese con il più alto tasso di condanne a morte per abitante (1.084 esecuzioni nel 2015, il più sanguinoso degli ultimi 25 anni), il Paese in cui viene tollerato e in qualche caso incentivato dalle autorità un antisionismo sempre ai limiti dell'antisemitismo, il Paese in cui le proteste pacifiche del 2009 vennero stroncate con la violenza’’.

Mi indigna molto che su questo tema non sia stata diffusa la risposta del portavoce del Ministero degli Esteri iraniano Marziyeh Afkham il quale ha duramente respinto queste accuse ‘’L'Onu, purtroppo e' ostaggio delle potenze mondiali ed ha pubblicato un rapporto "pieno di accuse riguardo alla situazione dei diritti umani in Iran, ma chiude gli occhi, ignora o addirittura nasconde le lampanti violazioni che avvengono sul territorio americano e suoi alleati’’. Ed aggiunge ‘’La costituzione iraniana prevede la pena di morte solo per i crimini piu' gravi come il terrorismo e il traffico di droga’ 2’. Una replica da non snobbare dato che perfino Amnesty International ammette come il 69 % di queste, certamente deprecabili, condanne avvengono – espressamente – per reati legati allo spaccio di droga. Domanda: chi sono questi spacciatori e soprattutto da dove vengono ?

L’Iran ospita circa 3 milioni di profughi afghani e, per colpe tutte statunitensi – do un bersaglio preciso, l’ ‘’occidente’’ è spesse volte qualcosa troppo generico – si trova a dover gestire il complesso problema della ‘’droga afghana’’: bande di narcos dediti a frequenti scorribande, non prive di violenza, nel territorio persiano. Alcune fonti, più vicine al governo di Teheran, rilevano che il 76 % della condanne è legato alla droga, rendendo ancora più imbarazzante la posizione dei giornalisti nostrani.

Non tutti i pubblicisti lo dicono ma la stragrande maggioranza delle notizie riguardanti la ‘’lapidazione in Iran’’, successive al 2000, provengono da dubbi ‘’osservatori’’ occidentali cosa che li rende difficilmente verificabili, i dettagli sono sempre pochissimi. In realtà, rileggendo le testimonianze di molti cittadini iraniani, negli ultimi 20 anni circa 600 condanne a morte – date per certe dai media europei – sono state cancellate e sostituite con una pena di altra natura. 

Domanda: quella dei giornalisti ‘’allineati’’ non è, forse, l’ennesima condanna (geo)politica dell’Iran, dettata da motivazioni più ideologiche che di cronaca ? Come mai nessuno ha mai alzato un dito quando Khomeini schiacciava il Tudeh ( Partito comunista iraniano ), protagonista nella lotta anti-Scià e notoriamente filosovietico ? Molto probabilmente per i numerosi nemici di Teheran non tutte le morti sono uguali: mentre applaudono l’assassinio dei militanti comunisti ( gli Usa quanti ne hanno fatti fuori ? ), trovano ipocriti pretesti nella condanna, conforme alle leggi nazionali, di un narcotrafficante.

Thierry Meyssan, da sempre controcorrente, ci offre una visione molto diversa dei fatti: ‘’La pena di morte è spesso imposta, ma molto raramente applicata. Il sistema giudiziario pone un periodo di circa cinque anni dalla sentenza all’esecuzione, nella speranza che la famiglia della vittima conceda il perdono al condannato che viene così graziato e subito rilasciato. In pratica, l’esecuzione riguarda principalmente i maggiori trafficanti di droga, terroristi e infanticidi. L’esecuzione è eseguita per impiccagione in pubblico’’ 3. Per gli altri tipi di reati, il perdono dei familiari delle vittime, è sufficiente a bloccare la condanna ( cosa che non succede negli Stati Uniti. Vero Scaglione ? ). Insomma, cosa dire ? Si spera che la Rivoluzione islamica approfondirà il suo processo di democratizzazione fino ad abolire, al più presto, la pena capitale, le sue conquiste sociali – come le sue contraddizioni – sono tante ed un dibattito schietto richiede ben altra obiettività.

Fulvio Scaglione: un articolo povero ed impreciso

Fulvio Scaglione all’inizio del suo pezzo scrive: ‘Smuove il Medio Oriente stesso, che per essere stabilizzato e pacificato ha più che mai bisogno di politiche innovative. Per non parlare dell'incontro con papa Francesco, il secondo di un presidente iraniano dopo quello tra giovanni Paolo II e Khatami nel 1999’’. La realtà è diversa: papa Montini ( Paolo VI non Paolo II ) non aveva nessuna intenzione di incontrare lo Scià, ma si trattò di una evidente forzatura – come sottolinea lo storico Davide Rossi – poi stravolta dai soliti scribacchini ignoranti: ‘’Paolo VI, contrario alla dittatura dello scià, accetta di incontrarlo all’aeroporto di Teheran, cedendo alle pressioni occidentali, ma proprio in ragione della sua distanza dal regime di Reza Palevi rifiuta di compiere una visita nel paese e rifiuta di essere immortalato in fotografie ufficiali con il tiranno’’. Quando si trattano questi argomenti è bene essere precisi, restare sul vago è profondamente errato.

Il nostro parla di un ‘’antisionismo governativo che si avvicina molto all’antisemitismo’’. Mi fa piacere che, almeno in questo caso si tengano separati il doveroso antisionismo – Israele commette un po’ troppi crimini, Famiglia Cristiana prenderà posizione prima o poi ?  – dall’orrendo antisemitismo, ma l’Iran, caro Scaglione, posso assicurarti che è del tutto libera dal bubbone antisemita ( cosa che non possiamo dire degli Usa ). Nel novembre 2015 ricordavo che ‘’In Iran vivono 25 mila ebrei liberi di osservare la propria religione e le proprie tradizioni culturali e popolari. In tutto il territorio nazionale sono presenti ben 76 sinagoghe e 19 associazioni ebraiche, di cui segnalo per importanza: l’Associazione ebraica di Teheran, la Casa dei Giovani Ebrei, l’Associazione delle Donne Ebree d’Iran. La cultura ebraica è parte integrante del patrimonio nazionale dell’Iran, non a caso la casa editrice dell’Associazione degli ebrei dell’Iran è sempre molto attiva. Le scuole ebraiche sono 14 e gli studenti che vi aderiscono sono circa 12 mila. Le festività ebraiche vengono riconosciute dalla legge islamica e celebrate in modo regolare’’, e non solo ‘’Sul piano politico gli ebrei sono rappresentati nel parlamento iraniano: attualmente la comunità ebraica è rappresentata da un membro su un totale di 290 parlamentari, grazie al fatto che la legge prevede che le minoranze religiose debbono essere rappresentate. Se non fosse per questa garanzia legislativa, gli ebrei non avrebbero i numeri per eleggere alcun candidato’’ 4. Domanda: l’iranofobia è o no una forma di razzismo da condannare al pari dell’antisemitismo ? E del razzismo anti-palestinese Famiglia Cristiana che dice ? Un certo tipo di disinformazione – e Scaglione è un ottimo giornalista quindi non mi riferisco direttamente a lui – rende labile il confine fra il ‘’politico’’ e la ‘’discriminazione razzista’’.

In conclusione, Fulvio Scaglione sull’Iran, quanto meno avrebbe dovuto informarsi meglio ( questo è per essere generoso ): mi spiace dirlo ma il suo articolo è degno del ‘’miglior’’ Roberto Saviano, tutte cose di cui il dibattito culturale, in Italia, non ha proprio bisogno.


Stefano Zecchinelli







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