1. Il colpo di Stato militare di El Sisi
in Egitto, dato il governo catastrofico della Fratellanza Musulmana, è stato
frainteso da molti antimperialisti che ne hanno visto un duro colpo all’Occidente
ed ai regimi suoi clienti.
Nulla di più
falso e, cercando di fare una degna controinformazione, non posso che riportare
le analisi di James Petras a riguardo, analisi che mi sembrano chiarificatrici
( sottolineature mie ):
In Egitto, Bandar ha sviluppato, in coordinamento con
Israele (ma per motivi diversi), una strategia per minare il relativamente
indipendente e democraticamente eletto regime dei Fratelli Musulmani di
Mohammed Morsi. Bandar e la dittatura saudita hanno finanziato il colpo di
stato militare e la dittatura del generale Sisi. La strategia USA di accordo per la condivisione del potere tra i
Fratelli Musulmani e il regime militare, che unisce la legittimità elettorale
popolare e i militari filo-Israele e filo-NATO, è stata sabotata. Con un
pacchetto di aiuti pari a 15 miliardi di dollari, con la promessa di
aumentarli, Bandar ha fornito all'esercito egiziano un'ancora di salvataggio
finanziaria e l'immunità economica da eventuali rappresaglie finanziarie
internazionali. Non c'è stata ripercussione alcuna. I militari hanno
schiacciato la Fratellanza, imprigionato e minacciato di perseguire i suoi
leader eletti. Messo fuorilegge settori dell'opposizione liberale e di sinistra
che avevano usato come carne da cannone per giustificare la loro presa del
potere. Nel sostenere il golpe militare, Bandar ha eliminato un regime islamico
rivale, democraticamente eletto, che si trovava in contrasto con il dispotismo
saudita. Ha assicurato un regime dittatoriale in un paese arabo chiave, anche
se i governanti militari sono più laici, filo-occidentali e israeliani e meno
anti-Assad rispetto al regime della Fratellanza. Il successo di Bandar ottenuto
ungendo le ruote del colpo di stato egiziano gli ha assicurato un alleato
politico, costringendolo però ad affrontare un futuro incerto ( James Petras,
Arabia Saudita: una retrograda dittatura della rendita e del terrorismo
globale, Marx XXI )
Direi che
gli studi di Petras, come sempre, sono fra i migliori nel campo della Sinistra
rivoluzionaria. Tutti quelli che lottano per la sconfitta dell’imperialismo
globale devono confrontarsi con esse e così fa l’Osservatorio anticapitalista.
Mi soffermo
sulla frase evidenziata usando una analogia storica; Petras prende in esame il conflitto
fra gli Usa e l’Arabia Saudita appoggiata da Israele, sottolineando lo
strapotere di Bandar, un criminale, capace di mettere in piedi un sistema di
spionaggio analogo a quello delle grandi potenze imperialistiche. Ma come
leggere il colpo di Stato di El Sisi ? Abbozziamo una tesi interpretativa.
Il controllo
del Medio Oriente arabo passa attraverso il controllo dell’Egitto; nel 1956,
gli Usa, fermarono gli anglo-francesi a Suez sostituendosi all’imperialismo
britannico e prendendo il controllo della regione, salvo poi essere ostacolati
dal nazionalismo arabo. Oggi il discorso si inverte: gli Usa sono una forza in
declino ed il Super-imperialismo israeliano alza il tiro contro il vecchio
alleato. L’instaurazione di una dittatura militare filo-israeliana, con l’appoggio
saudita, è una garanzia per Tel Aviv contro il progetto di Obama di rimodellare
il Medio Oriente poggiandosi sull’Islam moderato.
Molti
sottovalutano Israele, considerando l’entità sionista, uno Stato vassallo degli
Usa, ma questa tesi si è rivelata errata.
Risentiamo
Petras ( sottolineature mie ):
Israele è sicuramente una potenza
colonialista, in possesso del quarto o quinto arsenale nucleare più fornito, ed
è il secondo più rilevante esportatore di armi nel mondo.
Comunque, il suo tipo di popolazione, la sua espansione territoriale e la sua economia sono sparute rispetto alle potenze imperiali e alle potenze imperiali di recente emergenti. Malgrado queste limitazioni, Israele esercita un potere supremo nell'influenzare la direzione della politica di guerra degli Stati Uniti in Medio Oriente attraverso un potente apparato politico Sionista, che permea lo Stato, i mezzi di informazione di massa, i settori delle elites economiche e la società civile. (3a) Attraverso l'influenza politica diretta di Israele nella produzione della politica estera degli USA, come pure attraverso la sua collaborazione militare esterna con i regimi dittatoriali vassalli dell'impero, Israele può essere considerata parte della configurazione delle potenze imperiali, malgrado i suoi limiti demografici, la quasi universalistica condizione di paria della sua diplomazia, e la sua economia sostenuta dall'esterno. ( James Petras, Analisi sull’impero: Gerarchie; Architetture; Clientele, Sottolebandieredelmarxismo )
Comunque, il suo tipo di popolazione, la sua espansione territoriale e la sua economia sono sparute rispetto alle potenze imperiali e alle potenze imperiali di recente emergenti. Malgrado queste limitazioni, Israele esercita un potere supremo nell'influenzare la direzione della politica di guerra degli Stati Uniti in Medio Oriente attraverso un potente apparato politico Sionista, che permea lo Stato, i mezzi di informazione di massa, i settori delle elites economiche e la società civile. (3a) Attraverso l'influenza politica diretta di Israele nella produzione della politica estera degli USA, come pure attraverso la sua collaborazione militare esterna con i regimi dittatoriali vassalli dell'impero, Israele può essere considerata parte della configurazione delle potenze imperiali, malgrado i suoi limiti demografici, la quasi universalistica condizione di paria della sua diplomazia, e la sua economia sostenuta dall'esterno. ( James Petras, Analisi sull’impero: Gerarchie; Architetture; Clientele, Sottolebandieredelmarxismo )
La configurazione
del potere sionista poggia su tre pilastri:
(1) Il controllo del sistema
(dis)informativo occidentale.
(2) La capacità della lobby sionista di
comprare il Congresso statunitense indirizzando il governo yankee dalla parte
di Israele contro gli interessi nazionali nord-americani. Petras in ulteriori
saggi ha parlato di tirannia di Israele verso gli Usa.
(3) La penetrazione dei capitali ebraici
in Occidente.
Questi tre
pilastri rendono oggi, Israele, la principale potenza imperialista al pari
degli Stati Uniti. Intellettuali come Chomsky che parlano di Israele come ‘portaerei
degli Usa’ dicono cose del tutto fuori luogo.
Sul controllo
del sistema informativo da parte dell’entità sionista e dei grandi capitalisti
ebrei ricordo le analisi di Manuel Freytas:
Le tre catene televisive
principali degli USA (CNN, ABC, NBC e Fox), i tre giornali principali (Wall
Street Journal, New York Times e Washington Post) sono controllati e guidati
(attraverso il pacchetto azionario o di famiglie) da gruppi lobbisti ebrei,
principalmente newyorkesi.
Allo stesso modo come le
tre più influenti riviste (Newsweek, Time e New Yorker) e consorzi egemonici
d’Internet come la Time-Warner (unitasi con America online) o Yahoo!, sono
controllati da direttori e capitale ebraico che opera a livello delle reti e
conglomerati allacciati ad altre aziende.
Colossi del cinema di
Hollywood e dello spettacolo come Walt Disney Company, Warner Brothers,
Comlumbia Pictures, Paramouth, 20th Century Fox, tra gli altri, formano parte
di questa rete interattiva del capitale sionista imperialista. ( Manuel
Freytas, Il potere occulto: da dove nasce l’impunità di Israele ?, Rete
Voltaire )
Il
potere sionista, quindi, si estende su scala planetaria ed è in grado di
instaurare regimi fantoccio anche contro gli interessi statunitensi. L’Egitto è
un esempio di tutto ciò !
2. Un
secondo problema da trattare brevemente riguarda il movimento di Resistenza
islamico palestinese Hamas.
Pongo
una prima domanda : Hamas mira a costruire un emirato islamico ?
Risponde
un importante sostenitore della Resistenza irakena ( sottolineature mie ):
Un regime islamista è il
fine ultimo di Hamas, ma è necessario comprendere che non potrà mai metterlo in
atto. In effetti, sul campo, l’organizzazione è basata su un movimento
patriottico. Bisogna sapere che la
feroce guerra condotta da Israele contro Gaza non ha mobilitato solo le forze
di Hamas ma anche tutte le altre forze patriottiche, comprese quelle di Fatah.
Questa aggressione ha unificato il popolo palestinese. Hamas potrebbe diventare
un movimento più progressista alleandosi con gli altri movimenti? Per
contrastare l’aggressione israeliana, si! L’idea che Hamas possa creare una
società basata su modi di produzione islamisti è un’illusione. E’
semplicemente impossibile. In più aspetti, questa organizzazione assomiglia a
Hebzollah che sostiene: «Il Libano è un paese dotato di una grande diversità
interna, noi non rappresentiamo che una sua parte e il nostro obiettivo è
quello di costruire con tutte le altre forze progressiste libanesi un’economia
nazionale indipendente». Vorrei farvi notare che nessuno solleva questo tipo di
problemi per paesi come l’Arabia Saudita (Come spiegare il successo di Hamas?, Intervista a Mohamed
Hassan di
Grégoire Lalieu e Michel Collon )
Hamas è un
movimento popolare ( quindi comprende al suo interno più classi: dagli operai
alla borghesia nazionale ), anticolonialista ed antisionista ma NON
anticapitalista e di recente, verso la Siria, ha assunto posizioni molto
reazionarie.
Il suo
voltafaccia nei confronti della Siria baathista ( che ho sostenuto contro l’aggressione
nazi-sionista occidentale fin dal primo momento e che continuerò a sostenere )
non si spiega con la categoria morale di tradimento ma con una analisi precisa
dei rapporti di forza dentro il movimento.
Parto da una
precisazione: la religione fuori dal mondo occidentale è un fattore mobilitante
contro il colonialismo. Così è stato per il cristianesimo in Sudamerica ( si
pensi ai Sandinisti ) così è nel mondo arabo.
Hamas ha
assorbito al suo interno diverse classi sociali, allora, la domanda da farsi
davanti una sua svolta a destra è questa: quali forze stanno prendendo il
sopravvento ? Di certo, le forze che hanno decretato il tradimento della Siria,
sono forze borghesi ed anti-popolari. Detto ciò, certamente, è criminale
condannare tutto il movimento sulla base delle scelte fatte dai politicanti
venduti agli squallidi emiri. I martiri di Hamas, a partire dai combattenti
delle Brigate Al Qassam, sono eroici e sono martiri della causa palestinese.
Chi parla della Palestina non può non tenere presente questo, sarebbe un gesto
irresponsabile.
In che modo
si può ricompattare l’Asse della Resistenza ? L’opinione
che qui sosteniamo, in polemica con molti altri compagni, è che dentro le contraddizioni
di Hamas gli antimperialisti devono starci cercando di far prevalere i
rappresentanti dei ceti popolari e proletari.
La lotta
contro il sionismo, che è l’ideologia dell’imperialismo del XXI secolo, si
fonda (1) sull’unità militare e politica di tutte le forze di
sinistra e democratiche non solo palestinesi, (2) sulla vittoria delle
fazioni modernizzatrici dentro l’Islam sunnita e sciita contro il
fondamentalismo islamico.
Il divide
et impera è da sempre un’arma nord-americana, di contro, gli
antimperialisti devono spingere per una Westfalia araba che affronti il problema
della democrazia popolare e del progresso, temi, che da sempre, hanno trovato
consenso nella Sinistra rivoluzionaria. Hamas, che piaccia o no, dentro questo
dibattito deve esserci seppur solo con la sua parte migliore.
Stefano Zecchinelli
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