martedì 25 marzo 2014

I fantocci dei sionisti al potere in Egitto e la Resistenza palestinese, di Stefano Zecchinelli



1. Il colpo di Stato militare di El Sisi in Egitto, dato il governo catastrofico della Fratellanza Musulmana, è stato frainteso da molti antimperialisti che ne hanno visto un duro colpo all’Occidente ed ai regimi suoi clienti.
Nulla di più falso e, cercando di fare una degna controinformazione, non posso che riportare le analisi di James Petras a riguardo, analisi che mi sembrano chiarificatrici ( sottolineature mie ):

In Egitto, Bandar ha sviluppato, in coordinamento con Israele (ma per motivi diversi), una strategia per minare il relativamente indipendente e democraticamente eletto regime dei Fratelli Musulmani di Mohammed Morsi. Bandar e la dittatura saudita hanno finanziato il colpo di stato militare e la dittatura del generale Sisi. La strategia USA di accordo per la condivisione del potere tra i Fratelli Musulmani e il regime militare, che unisce la legittimità elettorale popolare e i militari filo-Israele e filo-NATO, è stata sabotata. Con un pacchetto di aiuti pari a 15 miliardi di dollari, con la promessa di aumentarli, Bandar ha fornito all'esercito egiziano un'ancora di salvataggio finanziaria e l'immunità economica da eventuali rappresaglie finanziarie internazionali. Non c'è stata ripercussione alcuna. I militari hanno schiacciato la Fratellanza, imprigionato e minacciato di perseguire i suoi leader eletti. Messo fuorilegge settori dell'opposizione liberale e di sinistra che avevano usato come carne da cannone per giustificare la loro presa del potere. Nel sostenere il golpe militare, Bandar ha eliminato un regime islamico rivale, democraticamente eletto, che si trovava in contrasto con il dispotismo saudita. Ha assicurato un regime dittatoriale in un paese arabo chiave, anche se i governanti militari sono più laici, filo-occidentali e israeliani e meno anti-Assad rispetto al regime della Fratellanza. Il successo di Bandar ottenuto ungendo le ruote del colpo di stato egiziano gli ha assicurato un alleato politico, costringendolo però ad affrontare un futuro incerto ( James Petras, Arabia Saudita: una retrograda dittatura della rendita e del terrorismo globale, Marx XXI )

Direi che gli studi di Petras, come sempre, sono fra i migliori nel campo della Sinistra rivoluzionaria. Tutti quelli che lottano per la sconfitta dell’imperialismo globale devono confrontarsi con esse e così fa l’Osservatorio anticapitalista.

Mi soffermo sulla frase evidenziata usando una analogia storica; Petras prende in esame il conflitto fra gli Usa e l’Arabia Saudita appoggiata da Israele, sottolineando lo strapotere di Bandar, un criminale, capace di mettere in piedi un sistema di spionaggio analogo a quello delle grandi potenze imperialistiche. Ma come leggere il colpo di Stato di El Sisi ? Abbozziamo una tesi interpretativa.

Il controllo del Medio Oriente arabo passa attraverso il controllo dell’Egitto; nel 1956, gli Usa, fermarono gli anglo-francesi a Suez sostituendosi all’imperialismo britannico e prendendo il controllo della regione, salvo poi essere ostacolati dal nazionalismo arabo. Oggi il discorso si inverte: gli Usa sono una forza in declino ed il Super-imperialismo israeliano alza il tiro contro il vecchio alleato. L’instaurazione di una dittatura militare filo-israeliana, con l’appoggio saudita, è una garanzia per Tel Aviv contro il progetto di Obama di rimodellare il Medio Oriente poggiandosi sull’Islam moderato.

Molti sottovalutano Israele, considerando l’entità sionista, uno Stato vassallo degli Usa, ma questa tesi si è rivelata errata.

Risentiamo Petras ( sottolineature mie ):


Israele è sicuramente una potenza colonialista, in possesso del quarto o quinto arsenale nucleare più fornito, ed è il secondo più rilevante esportatore di armi nel mondo.
Comunque, il suo tipo di popolazione, la sua espansione territoriale e la sua economia sono sparute rispetto alle potenze imperiali e alle potenze imperiali di recente emergenti. Malgrado queste limitazioni, Israele esercita un potere supremo nell'influenzare la direzione della politica di guerra degli Stati Uniti in Medio Oriente attraverso un potente apparato politico Sionista, che permea lo Stato, i mezzi di informazione di massa, i settori delle elites economiche e la società civile. (3a) Attraverso l'influenza politica diretta di Israele nella produzione della politica estera degli USA, come pure attraverso la sua collaborazione militare esterna con i regimi dittatoriali vassalli dell'impero, Israele può essere considerata parte della configurazione delle potenze imperiali, malgrado i suoi limiti demografici, la quasi universalistica condizione di paria della sua diplomazia, e la sua economia sostenuta dall'esterno. ( James Petras, Analisi sull’impero: Gerarchie; Architetture; Clientele, Sottolebandieredelmarxismo )

La configurazione del potere sionista poggia su tre pilastri:

(1)  Il controllo del sistema (dis)informativo occidentale.
(2)  La capacità della lobby sionista di comprare il Congresso statunitense indirizzando il governo yankee dalla parte di Israele contro gli interessi nazionali nord-americani. Petras in ulteriori saggi ha parlato di tirannia di Israele verso gli Usa.
(3)  La penetrazione dei capitali ebraici in Occidente.

Questi tre pilastri rendono oggi, Israele, la principale potenza imperialista al pari degli Stati Uniti. Intellettuali come Chomsky che parlano di Israele come ‘portaerei degli Usa’ dicono cose del tutto fuori luogo.

Sul controllo del sistema informativo da parte dell’entità sionista e dei grandi capitalisti ebrei ricordo le analisi di Manuel Freytas:

Le tre catene televisive principali degli USA (CNN, ABC, NBC e Fox), i tre giornali principali (Wall Street Journal, New York Times e Washington Post) sono controllati e guidati (attraverso il pacchetto azionario o di famiglie) da gruppi lobbisti ebrei, principalmente newyorkesi.

Allo stesso modo come le tre più influenti riviste (Newsweek, Time e New Yorker) e consorzi egemonici d’Internet come la Time-Warner (unitasi con America online) o Yahoo!, sono controllati da direttori e capitale ebraico che opera a livello delle reti e conglomerati allacciati ad altre aziende.

Colossi del cinema di Hollywood e dello spettacolo come Walt Disney Company, Warner Brothers, Comlumbia Pictures, Paramouth, 20th Century Fox, tra gli altri, formano parte di questa rete interattiva del capitale sionista imperialista. ( Manuel Freytas, Il potere occulto: da dove nasce l’impunità di Israele ?, Rete Voltaire )

Il potere sionista, quindi, si estende su scala planetaria ed è in grado di instaurare regimi fantoccio anche contro gli interessi statunitensi. L’Egitto è un esempio di tutto ciò !

2. Un secondo problema da trattare brevemente riguarda il movimento di Resistenza islamico palestinese Hamas.

Pongo una prima domanda : Hamas mira a costruire un emirato islamico ?

Risponde un importante sostenitore della Resistenza irakena ( sottolineature mie ):

 Un regime islamista è il fine ultimo di Hamas, ma è necessario comprendere che non potrà mai metterlo in atto. In effetti, sul campo, l’organizzazione è basata su un movimento patriottico. Bisogna sapere che la feroce guerra condotta da Israele contro Gaza non ha mobilitato solo le forze di Hamas ma anche tutte le altre forze patriottiche, comprese quelle di Fatah. Questa aggressione ha unificato il popolo palestinese. Hamas potrebbe diventare un movimento più progressista alleandosi con gli altri movimenti? Per contrastare l’aggressione israeliana, si! L’idea che Hamas possa creare una società basata su modi di produzione islamisti è un’illusione. E’ semplicemente impossibile. In più aspetti, questa organizzazione assomiglia a Hebzollah che sostiene: «Il Libano è un paese dotato di una grande diversità interna, noi non rappresentiamo che una sua parte e il nostro obiettivo è quello di costruire con tutte le altre forze progressiste libanesi un’economia nazionale indipendente». Vorrei farvi notare che nessuno solleva questo tipo di problemi per paesi come l’Arabia Saudita (Come spiegare il successo di Hamas?, Intervista a Mohamed Hassan di Grégoire Lalieu e Michel Collon )

Hamas è un movimento popolare ( quindi comprende al suo interno più classi: dagli operai alla borghesia nazionale ), anticolonialista ed antisionista ma NON anticapitalista e di recente, verso la Siria, ha assunto posizioni molto reazionarie.

Il suo voltafaccia nei confronti della Siria baathista ( che ho sostenuto contro l’aggressione nazi-sionista occidentale fin dal primo momento e che continuerò a sostenere ) non si spiega con la categoria morale di tradimento ma con una analisi precisa dei rapporti di forza dentro il movimento.

Parto da una precisazione: la religione fuori dal mondo occidentale è un fattore mobilitante contro il colonialismo. Così è stato per il cristianesimo in Sudamerica ( si pensi ai Sandinisti ) così è nel mondo arabo.

Hamas ha assorbito al suo interno diverse classi sociali, allora, la domanda da farsi davanti una sua svolta a destra è questa: quali forze stanno prendendo il sopravvento ? Di certo, le forze che hanno decretato il tradimento della Siria, sono forze borghesi ed anti-popolari. Detto ciò, certamente, è criminale condannare tutto il movimento sulla base delle scelte fatte dai politicanti venduti agli squallidi emiri. I martiri di Hamas, a partire dai combattenti delle Brigate Al Qassam, sono eroici e sono martiri della causa palestinese. Chi parla della Palestina non può non tenere presente questo, sarebbe un gesto irresponsabile.

In che modo si può ricompattare l’Asse della Resistenza ? L’opinione che qui sosteniamo, in polemica con molti altri compagni, è che dentro le contraddizioni di Hamas gli antimperialisti devono starci cercando di far prevalere i rappresentanti dei ceti popolari e proletari.

La lotta contro il sionismo, che è l’ideologia dell’imperialismo del XXI secolo, si fonda (1) sull’unità militare e politica di tutte le forze di sinistra e democratiche non solo palestinesi, (2) sulla vittoria delle fazioni modernizzatrici dentro l’Islam sunnita e sciita contro il fondamentalismo islamico.

Il divide et impera è da sempre un’arma nord-americana, di contro, gli antimperialisti devono spingere per una Westfalia araba che affronti il problema della democrazia popolare e del progresso, temi, che da sempre, hanno trovato consenso nella Sinistra rivoluzionaria. Hamas, che piaccia o no, dentro questo dibattito deve esserci seppur solo con la sua parte migliore.

Stefano Zecchinelli



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