1. La contrapposizione valoriale fra la destra e la sinistra
resta, per quanto ne dicano i ‘sovranisti’ ed i cultori della geopolitica, al
centro della lotta politica e sociale.
Destra e sinistra esprimono due visioni del mondo
contrapposte: la destra è gerarchica e predilige le politiche da ‘grande
potenza’; la sinistra si fonda su una visione del mondo egalitaria, lottando
per il diritto dei popoli ad autodeterminarsi e delle classi lavoratrici ad
emanciparsi. Il pensiero di destra – anche culturalmente – nasce come reazione
ai grandi movimenti rivoluzionari che hanno rovesciato le classi dirigenti e
sfruttatrici.
La formazione di una classe capitalistica trasnazionale, che
sta facendo a pezzi anche alcuni settori delle vecchie borghesie nazionali,
sembra aver portato sullo stesso terreno gli anticapitalisti ed i cultori del
‘sovranismo’ europeo. La cultura di destra nella accezione europeista e
tradizionalista ( in contrapposizione alla nuova destra atlantica ) sta, lentamente,
penetrando a sinistra. Molti compagni dicono ‘dobbiamo coalizzarci contro
l’imperialismo americano quindi è bene fare un fronte ampio’, oppure ‘bisogna
rivalutare il patriottismo di personaggi come De Gaulle ed Enrico Mattei’.
Mettendo in chiaro che la strategia dell’ENI – anche in
rapporto alla delocalizzazione dei capitali nei paesi dell’est Europa – era
chiaramente imperialistica ( l’imperialismo italiano si ritagliava nuovi
margini di manovra stringendo alleanze con i regimi nazionalisti arabi ),
voglio riportare uno stralcio da un documento di archivio declassificato riguardante
la figura di Enrico Mattei in modo che tutti possano capire che razza di
personaggio era questo capitano d’industria.
Nei primi anni cinquanta, a Roma, ci fu in Congresso dei
partigiani cattolici presieduto dall’ingegnere Mattei il quale dà un suo
personale contributo alla strategia anticomunista in Italia:
(1) Sorvegliare nelle fabbriche e negli uffici
ogni nucleo promotore della disobbedienza, che è un larvato sabotaggio, degli
attentati alla libertà di associazione e di lavoro, delle minacce contro
l’efficienza e la produttività delle imprese.
(2) Sorvegliare e segnalare tutte le fonti di
finanziamento dell’avversario e prendere misure adeguate in merito.
(3) Opporsi all’avvelenamento sistematico delle
coscienze e impedire che i più deboli soggiacciano alla propaganda avversaria,
specialmente se accompagnata da forme di coercizione.
(4) Ostacolare la scalata comunista ai posti e
alle posizioni di comando e di responsabilità. (Piero Manni, Luci sulle stragi,
Ed. Lupetti )
In questa circostanza Mattei si propose, al potere
capitalistico italiano, come bastione dell’anti-bolscevismo proponendo
addirittura di fare delle milizie civili contro la sinistra.
I sovranisti di destra non capiscono che le classi dominanti
non sono blocchi monolitici ma hanno conflitti interni che potremmo definire
intra-capitalistici. Il conflitto fra l’ENI e la borghesia privata ( Agnelli,
Pirelli e Berlusconi ) è interna alla storia del capitalismo italiano e quindi
anche del suo regime di sfruttamento neocoloniale.
Si può dire ‘recuperiamo la sovranità nazionae ed avviamo un
processo di modernizzazione capitalistico autonomo’ ( venendo poi schiacciati
dagli altri imperialismi dato che l’imperialismo italiano è straccione )
oppure, come dico io da SINISTRA, ‘la sovranità nazionale, anticamera della
sovranità popolare, può essere recuperata solo con una grande SOLLEVAZIONE
POPOLARE, dopo di che è necessario avviare delle politiche ( di CLASSE ) volte
a liberare i lavoratori dalla espansione neocoloniale di stampo angloamericano
ma anche dallo sfruttamento borghese in Italia’. C’è una bella differenza vero
?
Tutti i grandi comunisti, da Lenin a Mao, da Connolly ad
Ernesto Guevara, hanno sempre distinto il
patriottismo dei popoli coloniali,
legittimo ed auspicabile, dal patriottismo borghese delle grandi potenze
capitalistiche. In Italia qualsiasi richiamo alla patria ( patria
imperialistica ? ) è fuorviante per il semplice motivo che la borghesia, oramai
fradicia e corrotta, non può risolvere da un punto di vista capitalistico il
problema dell’indipendenza nazionale.
Questo significa che non bisogna occuparsi di questioni
interne ? Assolutamente no, anzi è il contrario noi dobbiamo risolvere i
problemi nazionali con decisione, mantenendo, però, una prospettiva
internazionalistica. L’uscita dalla NATO, la smilitarizzazione del paese, la
democratizzazione dell’esercito, l’adozione di una moneta nazionale/popolare (
contro l’Euro che è un METODO DI GOVERNO ) sono obiettivi di grande importanza.
L’Italia è un paese commissariato politicamente per il volere dell’imperialismo
americano quindi lottare – ad esempio – contro il capitalismo casinò e lo
strozzinaggio della BCE ( che è in mano ad azionisti inglesi che riscuotono i
profitti da signoraggio ) significa spezzare dei lacci che partono direttamente
da Washington.
Insomma, il sovranismo di destra, per capirci, finisce per
diventare l’ultimo rifugio per i dominanti italiani che, nell’epoca del mondo
unipolare, cercano di ritagliarsi deboli margini di manovra. Per questo si
danno un programma socialisteggiante – si legga la rivista Stato e Potenza – e
predicano nuove alleanze geopolitiche eludendo il problema della lotta di
classe nel mondo.
2. Se da un punto di vista interno la fine della dicotomia
‘destra/sinistra’ si manifesta con il sovranismo, a livello internazionale il
suo approdo è il geopoliticismo.
In estrema sintesi penso che i caratteri del geopoliticismo
siano questi: (1) sovrapposizione del
concetto di STATO NAZIONALE al concetto di CLASSE; (2) il nemico da combattere è solo il capitalismo americano mentre
abbiamo l’esaltazione del modello capitalistico russo; (3) la NAZIONE non viene più definita sulla base dei RAPPORTI
SOCIALI DI PRODUZIONE ma sono elementi sovrastrutturali – come la religione,
l’ideologia di stato o l’ordinamento giuridico – a renderla ‘nemica o amica’; (4) la LOTTA DI CLASSE viene sostituita
con la TEORIA BORGHESE DEL COMPLOTTO; (5)
disprezzo per le masse ed esaltazione dell’uomo forte, l’uomo della provvidenza
con il pugno di ferro che prende in mano la situazione.
I geopoliticisti esaltano ideologie anticoloniali ( ma anche
anti-marxiste ) come il baathismo ed il kemalismo. Gli antimperialisti sono
amici della Siria anti-sionista ed anti-americana e, seguendo le posizioni
della principale organizzazione della sinistra palestinese il Fronte popolare
di liberazione della Palestina, appoggiano l’esercito baathista contro i
criminali islamisti filo-occidentali e contro qualsiasi aggressione imperialistica.
Un coerente antimperialista dice di più: la Siria baathista ha il
diritto di difendersi e di contrattaccare l’occidente colpendo anche l’Italia (
in quanto paese NATO ) e mettendo a repentaglio anche l’integrità nazionale
delle nazione italiana.
Detto questo è necessario anche vedere i limiti della Siria
nel campo dell’anticapitalismo: dopo la caduta dell’Urss questo paese, da un
punto di vista interno, ha adottato misure economiche neoliberali spostandosi
decisamente a destra. Inoltre non possiamo dimenticarci del massacro, proprio
contro la Resistenza palestinese, di Tel Al Zaatar o dei comunisti filo-cinesi
( maoisti ) morti nelle carceri di Hafez Al Assad. La Resistenza ha le sue
contraddizioni ma chi riduce i processi sociali ad intrighi e complotti di
certo non può capirlo.
Per i geopoliticisti paesi come Russia e Siria sono
socialisti. Noi sappiamo che un paese va verso il socialismo quando, prima di
tutto, ha la proprietà statale dei mezzi
di produzione e la pianificazione economica. Queste condizioni sono presenti in
Siria ed in Russia ? Stendiamo un velo pietoso !
La Russia ostacola l’imperialismo americano e questo è un
fattore positivo perché, essendoci un contrappeso geopolitico, gli Stati non
allineati ed i movimenti di liberazione nazionale hanno maggiori margini di
manovra, però non dobbiamo farci illusioni sul ruolo di Putin; la classe
dirigente russa è intrisa di ideologia sciovinista, aspira a diventare, in un
prossimo futuro, imperialistica, e nel suo DNA ha il compromesso con gli occidentali.
Il geopoliticismo considera la difesa delle culture
autoctone l’anticamera del socialismo eppure che dire della religione ortodossa
( tanto amata da Ziuganov, strano comunista vetero brezneviano, che collaborò
con il neofascista Dugin ! ) avversaria storica del sovietismo ?
Secondo queste organizzazioni politiche non esiste un nemico
di classe nazionale ( capitalista, imperialista, ecc … ); il nemico è
l’elemento interno corrotto che si vende a forze esterne e quindi trama contro
il potere statale 1. Questa argomentazione acquista forza perché le borghesie
compradore sono, prima di tutto, vendi-patria ( e gli avversari di Putin, in
Russia, sono oligarchi mafiosi che devono essere giustamente repressi ! ) però
gli antimperilisti sanno che è la debolezza di questi gruppi sociali a legarli
all’imperialismo non la loro infamia ( che c’è ed è anche tanta ) o la loro
formazione culturale anglofila. Il soggettivismo è alla base di questa cultura
di destra che sta inquinando il campo antimperialista.
L’attrazione per l’uomo forte si è vista, in modo
particolare, durante il colpo di stato ( di chiaro stampo sionista ) in Egitto.
Poco dopo il golpe il redattore di Stato e Potenza,
Alessandro Lattanzio, scrisse:
‘’ Difatti, continuare
con la solfa idiota che un generale, casualmente egiziano, avendo fatto sei
mesi di scuola di guerra a Washington, lo trasformi automaticamente in pupazzo
degli USA, dimostra solo malafede ignorante o ignoranza in malafede, visto che
un ‘marxista’ (come si piccano essere in genere tali ‘assaltatori di palazzi
invernali’) dovrebbe ben sapere che esistono le ‘CONTRADDIZIONI’ interne o
internazionali; quindi, invece di dedicarsi a deliqui solipsistici sulle tombe
di chi è morto da decenni, costoro farebbero bene a leggere (non si pretende
che la studino, comprendendone i limiti intellettuali), la disprezzata
Geopolitica, guadagnerebbe maggior lucidità prima di sparare sentenze gratuite
su cose che interpreta come se leggesse un dazebao del, per fortuna, sepolto
periodo della Rivoluzione Culturale di non si sa cosa’’. 2
Lattanzio non sa nemmeno di che cosa parla, non a caso, già
qualche tempo fa avevo segnalato gli articoli di Manlio Dinucci in cui si
chiariva che El Sisi è ‘Uomo di fiducia del Pentagono,
perfezionatosi allo US Army War College di Carlisle (accademia militare della
Pennsylvania), già capo dei servizi segreti militari, principale interlocutore
di Israele, nominato meno di un anno fa dal presidente Morsi capo di stato
maggiore e ministro della difesa’. El Sisi collabora da moltissimi anni
con il Mossad, è stato acclamato da Israele come eroe e, per prima cosa, ha
fatto distruggere i collegamenti dell’Egitto con Gaza.
Lattanzio parla in modo curioso di ‘contraddizioni interne o
internazionali’; non sa Lattanzio che l’esercito egiziano è integrato nel
complesso militar-industriale occidentale quindi risponde direttamente
all’imperialismo delle sue azioni ? Non sa il geopoliticista Lattanzio ( e
tutta la cricca ‘nasseriana’ di Stato e Potenza ) che l’esercito, in Egitto, è
una ‘azienda armata’ corresponsabile delle misure economiche neoliberiste
mandate avanti anche da Morsi ? Sì, lo sanno, ma la loro assenza di metodo
nelle analisi degli avvenimenti internazionali li ha spinti a credere che,
siccome il golpe era contro la Fratellanza Musulmana ( effettivamente strumento
provocatorio dell’imperialismo ), El Sisi avrebbe ripreso il vecchio
nazionalismo arabo. Tutte sciocchezze !
Conta la provenienza di classe degli attori politici ed i
loro legami interni ed esteri, non le proiezioni ideologiche dei gruppetti in
questione. Come poteva una persona che ha da sempre collaborato con Israele
sganciare l’Egitto dalla catena di comando occidentale ? La cosa non si spiega
ma i geopoliticisti sovrappongono i loro schiamazzi fuori tempo alle analisi
concrete.
Il concetto di Stato nazionale non è sovrapponibile al
concetto di classe – a parte alcune circostanze dove la lotta di popolo è
imprescindibilmente classista per il carattere ‘vendipatria’ delle borghesie –
e la teoria della ‘coesistenza pacifica’ è una mera utopia. Come ben diceva Mao
Tse Tung: ‘’Non può esservi coesistenza pacifica internazionale e lotta di classe
nei singoli paesi non ancora socialisti; questa tesi, in pratica, porta alla
coesistenza pacifica anche fra le classi nei singoli paesi’’.
Sulla base di quanto ho detto che noi dobbiamo considerare
il geopoliticismo come una cultura estranea al campo antimperialista. Molti
geopoliticisti sono sinceramente anti-americani ed anti-sionisti ma è la loro
concezione del mondo ad essere incompatibile con le lotte che solo la Sinistra
rivoluzionaria ( per ciò che storicamente ha rappresentato a dispetto delle sue
degenerazioni politiche ) può mandare avanti.
I geopoliticisti, compresi gli pseudo-socialisti di Stato e
Potenza, oggi appoggiano anticomunisti dichiarati come Orban in Ungheria ed El
Sisi in Egitto. Non dicono nemmeno una parola sugli accordi fatti da Cristina
Kirchner con la Monsanto in Argentina o sui massacri, in Brasile, contro le
minoranze indigene. Si dicono amici della Siria in rapporto alla loro apologia
del Ba’th ( però non parlano degli accordi fra Assad e Bush nel ’91 contro
l’Irak ) e spesso dimostrano atteggiamenti di sufficienza verso la sinistra
marxista palestinese. Esaltano l’India come potenza emergente ( anti-americana
? ) ma si guardano bene dal parlare di come viene repressa la guerriglia
maoista dei naxaliti.
Pochi giorni fa ho scritto della eroica Resistenza del
popolo siriano e del suo esercito contro l’imperialismo ed i suoi mercenari,
ma, non per questo, ho dimenticato la differenza che corre fra il marxismo-leninismo
ed il nazionalismo dei regimi politici ( in riferimento alla genesi storica del
Ba’th ). E’ la sinistra marxista palestinese guidata dal Fronte popolare di
liberazione della Palestina a dare un notevole impulso ai Comitati popolari
anti-islamisti in Siria, come è la Resistenza armata della sinistra curda e del
Fronte popolare di liberazione del Golfo di Alessandretta ad essere una spina
nel fianco per la Turchia. La Resistenza antimperialista parte da sinistra ma i
geopoliticisti questo non possono capirlo perché sono troppo impegnati a
studiare le manovre delle classi dirigenti cercando di aggrapparsi a questa o a
quell’altra borghesia. In quale funzione ? Difficile rispondere; ci sono gruppi
che si sono sganciati dal ‘neofascismo di sinistra’ e spingono per una ripresa
della tradizione imperialistica italiana ( sovranismo di destra più alleanza
geostrategica con la Russia ), altri che davvero potrebbero essere buoni
compagni.
Resta questo problema: il campo antimperialista è debole e
la sinistra – in questo caso faccio riferimento alla sinistra politica quindi
ai delinquenti che vanno dal PD alla Federazione della sinistra –
‘social-imperialista’ è la prima referente dell’imperialismo americano e del
sionismo ( mostro da estirpare ! ). Questo sta favorendo la collusione fra
culture contrapposte e le categorie tipiche di una certa destra stanno
penetrando a sinistra; molti compagni, ad esempio, quando si riferiscono ad
Israele fanno continuo riferimento alle strutture lobbistiche ( che ci sono ed
hanno il potere di fare gli strozzini verso interi Stati ) ma non prendono in
esame il ruolo specifico dell’imperialismo israeliano ( che, per me, è a capo
della catena di comando imperialista ). Va benissimo denunciare le lobby ma
perché rimuovere la categoria di imperialismo che è centrale ? Le lobby
sioniste si ricollegano, sì o no, al folle progetto geopolitico dello Stato
razzista ( e fascista ) di Israele ? Indubbiamente chi perde di vista il metodo
marxista non può che avere torto. E’ poco ? Io non direi che è poco anzi è un
campanello d’allarme ed un problema ( non so ancora quanto grave ! ) da
affrontare con decisione.
Non basta trovarsi dalla stessa parte per una o più lotte
per condividere la stessa prospettiva di trasformazione sociale, ma questo,
penso, che molti geopoliticisti già lo sanno.
Note:
1) Il collettivo Red Militant ha fatto una analisi molto
interessante dell’eurasiatismo http://www.militant-blog.org/?p=7617
2) L’articolo di Alessandro Lattanzio si trova nel sito di
Stato e Potenza http://www.statopotenza.eu
/8533/che-succede-in-egitto
Stefano Zecchinelli
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