mercoledì 12 settembre 2012

Modello di massa: di cosa si parla su internet?, di Manuel Freytas


Quanti sullo spazio comunicativo più grande (le reti sociali) di Internet parlano della depredazione irrazionale del pianeta da parte di aziende capitaliste che ci stanno portando ad un' Apocalisse ecologica per mancanza di pianificazione razionale dello sfruttamento delle risorse?
Quanti parlano dei conflitti militari intercapitalisti che possono far esplodere il pianeta in qualsiasi momento?
Quanti parlano dei 3 miliardi di poveri o indigenti (quasi la metà della popolazione mondiale) che vivono senza o al di sotto delle risorse basiche per la sopravvivenza?
Quanti parlano del miliardo che non consumano (gli espulsi dal mercato) in un mondo il cui parametro è il valore del consumismo e della concentrazione della ricchezza in poche mani?
Quanti parlano dei fondi che l’ONU usa per “combattere la povertà” nel mondo che equivalgono a solo lo 0,8% della fortuna dei 3 uomini “più ricchi del mondo” nel ranking di Forbes?
Di quale argomento possiamo parlare (almeno con certo criterio logico) se non lo includiamo nel grande agente “socializzatore” e  programmatore di regole di comportamento di massa che è il sistema capitalista livellato come “mondo unico”?
Chi parla del sistema capitalista come “schema di riferimento” e struttura di valori programmati dentro del cervello umano dalla comunicazione orientata a dirigere la condotta di massa?
Chi si domanda perché un cinese, un russo, uno statunitense, un europeo o un abitante del mondo periferico, salvo che per la lingua e la razza, coincidono (sono livellati) negli stessi valori e gusti consumistici?
Chi si chiede in rete da dove provengono le onde del pensiero fashion, la tecnologia interattiva dell’intrattenimento, la conversione dell’essere umano in microchip della società di consumomentre la fame, le malattie, le catastrofi e i massacri militari decimano popolazioni e annichiliscono milioni di esseri umani?
E quanti si chiedono perché, principalmente  nelle reti sociali e negli spazi comunicazionali internet, nessuno riflette su come c’entri il sistema capitalista con le cicatrici economiche, le guerre e le tragedie in massa che colpiscono l’umanità?
Il punto: Siamo nella comunicazione globalizzata da internet, Per cosa?
Se si esclude che l’attore principale, quello che fa il sistema (il capitalismo) totalizzato che guida, misura e codifica la nostra esistenza sociale, di cosa si può discutere?
Quello è il punto del non ritorno, quando la comunicazione perde il suo feedback trasformatore, quando perde il suo senso totalizzatore e si trasforma in un trofeo di slogan consumisti e di una visione esistenziale individualista della vita programmata nel cervello di massa come unica alternativa.
Proprio ciò che serve al sistema capitalista per continuare a regnare sulle ceneri del pensiero critico e la distruzione livellata del cervello umano.
Che viene costituzionalmente preparato per pensare e capire razionalmente il mondo che lo circonda, come punto di partenza, essenziale verso qualsiasi meta di realizzazione collettiva o individuale.
C’è una parolina che definisce come nessuna questo modello di massa di comunicazione che la maggior parte pratica nel cyber spazio e nel mondo reale: Alienazione.
Che non è ignoranza, ma atomizzazione, perdita della visione della totalità a svantaggio della comprensione ragionata.
Qualcosa così come pensare ed essere in vita senza l’esistenza del mondo (il sistema programmatore) che da senso e spiegazione logica a tutti i processi che succedono e si proiettano dalla mente e dalla psicologia dell’umano interagendo con la realtà.
Chi siamo, perché siamo, per cosa siamo e da dove veniamo.
Di questo non si parla nel modello della comunicazione  “normatizzata” ( a norma-automatizzata, penso che sia un unione delle due parole) a scala globale.
Il pensiero riflessivo, critico e totalizzatore, è entrato nel terreno dell’”anormalità” e si è perso nel cyber spazio e negli schermi televisivi del sistema capitalista livellato come “unico mondo” su scala globale.

Chissà perché?

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