giovedì 13 settembre 2012

Israele: un ingranaggio della controrivoluzione mondiale, di Marco Sacchi


Dopo l’assalto alla flottiglia pacifista  dobbiamo interrogarci sul reale ruolo di Israele, sui rapporti tra Stati Uniti e Israele e sull’interconnessione tra il complesso industriale-militare americano e il suo omologo israeliano. Per esempio: la General Dynamics, uno dei grandi produttori mondiali di armi degli Stati Uniti è proprietaria del 25% dell’Elbit che è il secondo produttore di armi israeliane.
   Israele non è solo l’oppressore del popolo palestinese,  è un ingranaggio della controrivoluzione mondiale. Questo aspetto assume forme diverse:
1)    vendita di materiale di guerra o di sorveglianza poliziesca o di spionaggio;
2)    addestramento di personale addetto alla lotta contro la guerriglia;
3)    inquadramento di milizie paramilitari nei paesi dove il regime al potere è minacciato da rivolte popolari.
   Vediamo alcuni esempi:
1)    Colombia: le competenze israeliane sono state messe al servizio del presidente Uribe per aiutarlo a distruggere le FARC, è ben noto lo sporco compito del colonnello Yair Klein per quanto riguarda vendita di armi e addestramento dei paramilitari colombiani;
2)    Georgia: i consiglieri Israeliani hanno addestrato l’esercito georgiano per l’attacco all’Ossezia del sud e hanno contribuito all’installazione delle basi missilistiche che possono attentare la sicurezza dell’Iran;
3)    Sri Lanka: i consiglieri Israeliani hanno aiutato il governo di Colombo nella lotta di sterminio contro i ribelli Tamil;
4)    USA: la sorveglianza del muro di 3500 Km che separa gli USA dal Messico è assicurata da materiale Israeliano.
   Non è la prima volta che Israele si assume il compito di fare il lavoro sporco, di vendere armi ai controrivoluzionari quando l’imperialismo USA vuole “mantenersi le mani pulite”. Basta ricordare l’Iringate, dove gli intermediari Israeliani fornirono armi all’Iran e con il ricavato di questa intermediazione fornirono armi alla controrivoluzione nicaraguense.
   Israele è stato dagli anni ’60 e ’70 un subappaltatore del lavoro sporco degli Stati Uniti. In America Latina, in Africa e in Asia, Israele, prima come Stato e in seguito con le aziende private, svolse questo compito e contemporaneamente fece pure i suoi interessi.

israele in america latina
   La lista dei paesi latinoamericani ai quali Israele ha fornito armi, assistenza e formazione di militari e paramilitari è estesa: Argentina, Bolivia, Brasile, Colombia, Costa Rica, Repubblica Dominicana, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Haiti, Honduras, Nicaragua, Panama, Paraguay, Perù e Venezuela.(1)
   Gli Israeliani sono stati attivi nelle guerre sporche che i regimi latinoamericani mettevano in atto contro le loro popolazioni che si ribellavano, mettendo a disposizione dei regimi più brutali le loro esperienze e conoscenze. In  Salvador negli anni ’60 hanno formato la polizia segreta, dove sono nati gli squadroni della morte responsabili di decine di migliaia di vittime, soprattutto civili.
   In Nicaragua hanno fornito armamenti a Somoza. Subito dopo la sua caduta hanno addestrato i Contras che operavano partendo dall’Honduras e dalla Costa Rica seminando il terrore all’interno del Nicaragua e provocando migliaia di vittime civili innocenti.
   In Colombia hanno addestrato le formazioni paramilitari più feroci come l’AUC. Queste formazioni paramilitari hanno beneficiato di un clima d’impunità, fino al gennaio 1989, quando un gruppo di uomini armati guidati dal famigerato narcotrafficante Alonso de Jesùs, si macchiò del crimine dell’uccisione di 11 funzionari del potere giudiziario a La Rochela, che causò un’ondata di proteste internazionali che costrinse l’allora presidente Barco Vargas a “disconoscere” le organizzazioni paramilitari e a decretarne lo “scioglimento”, anche se nessuna misura fu intrapresa realmente per perseguirle, per recidere il loro legame con le forze armate.
   L’inchiesta sul massacro di La Rochela, rivelò che alcuni dei membri del gruppo criminale erano stati addestrati da una ventina di mercenari Israeliani e da cinque ex membri della SAS per le operazioni nella selva.(2)
   Quello di La Rochela non fu l’unico massacro effettuato da uomini addestrati dagli Israeliani. Il 4 marzo 1988, un gruppo di sicari assassinò venti raccoglitori di banane nelle fattorie Honduras e La Negra del distretto di Urabà; il mese successivo lo stesso gruppo paramilitare entrò a Turbo per sterminare un gruppo di lavoratori scampato alla strage di Urabà. Le indagini sui due massacri individuarono tra i mandanti: narcos, proprietari terrieri e ufficiali dell’esercito.
   Il gruppo di addestratori Israeliani era guidato dal famigerato colonnello Yair Klein, già membro delle forze di élite di Israele. Nel 1985, dimessosi dalle forze armate, Klein aveva costituito una società di “consulenza militare” con lo scopo di vendere armi e fornire consiglieri ai paesi terzi. Tra gli affari più grossi che questa società fu la vendita di armi per due milioni di dollari alle milizie falangiste libanesi.
   In Guatemala, Israele sin dagli anni ’70 ha fornito armi, equipaggiamenti militari – compresi aerei – e ha costruito perfino una fabbrica di munizioni. E’ stata implicata in una delle più violente campagne controrivoluzionarie conosciute nell’emisfero occidentale, dove sono morte più di 200.000 persone, in gran parte indios. In questa guerra di sterminio, l’esperienza israeliana è stata molto utile. Come i palestinesi, gli indios sono stati deportati e i loro agglomerati urbani rasi al suolo.
   In un documento del Comitato Centrale del Partito Comunista del Perù dell’aprile 2010 si dice: “Hanno contrattato con consiglieri israeliani, la CIA non è bastata; il Mossad dice: servono per la lotta antisovversiva elicotteri notturni con più potenza di fuoco, questo richiede più soldi dal parlamento, hanno cambiato le funzioni dei giudici nelle zone di emergenza, ora lo fa direttamente la polizia e c’è una nuova legge cosiddetta “dell’impunità” con la quale la polizia è autorizzata a sparare senza rispondere per questo”.(3) Questa legislazione antisovversiva ricorda quella operante nei territori palestinesi occupati.
   Nel caso del golpe honduregno del giugno 2009, il CODEH (Comitato per i Diritti Umani dell’Honduras) denuncia che: “il regime di Micheletti ha addestrato ufficiali dell’esercito honduregno all’uso della violenza contro i manifestanti, compreso l’assassinio selettivo, per instaurare e smantellare la resistenza”,(4) ed informa inoltre che “compagnie di sicurezza private (leggi contractor) sono direttamente coinvolte nella repressione”. Non è un caso che Israele sia stato con Taiwan  l’unico stato a riconoscere ufficialmente i golpisti.
   Uno dei motivi della presenza di Israele in America Latina è il suo ruolo nel conflitto interimperialistico per il controllo dell’America Latina.
   Nell’edizione del 28.10.2010 del Diario del Pueblo si parla della crescita della marina da guerra cinese e in particolare del suo dispiegamento nel Pacifico occidentale. Le relazioni nel Pacifico stanno cambiando, il rafforzamento in atto delle forze navali USA in questa regione è causato dalla scalata militare cinese. Segno evidente che la Cina, giovane potenza capitalista, sta cercando di sostituire anche sul piano militare in America Latina gli USA.
   Nella contesa per il dominio economico e politico per l’America Latina non ci sono solo interventi esterni,  nazioni come il Brasile  stanno cercando di emergere dal punto vista politico, economico e militare. Nel dicembre 2008 il presidente brasiliano Lula ha approvato dei cambiamenti nella strategia della difesa.(5) Varie brigate di fanteria sono in procinto di trasferimento dal Litorale verso la regione centrale di Planoalto con l’obbiettivo ufficiale di difendere l’Amazzonia. In questa regione saranno creati 28 nuovi posti di frontiera che si sommano ai 21 già esistenti. E’ previsto per l’esercito un aumento di 59.000 nuovi effettivi. Sarà focalizzato nella regione amazzonica. Dal 2004 la spesa militare del Brasile è aumentata del 45%, senza contare i recenti acquisti di sottomarini, elicotteri e i 35 caccia di ultima generazione. Secondo un’informazione di O Estado de Sao Paulo del 25 aprile 2010, il Ministero della Difesa brasiliano ha consegnato alla forza armata 12 elicotteri di attacco comprati in Russia. Saranno destinati alla base aerea di Porto Velbo, in Rondonia, stato amazzonico al confine con la Bolivia. Sono i primi elicotteri da attacco che possiede e il primo acquisto militare dalla Russia. Il governo brasiliano ha firmato un accordo con la Francia per costruire 36 caccia Raphale, quasi tutti in Brasile. Questi accordi hanno l’obiettivo di creare un complesso militare industriale autonomo brasiliano.

L’integrazione tra strategie nato e quelle israeliane
   Si è accentuato il processo d’integrazione tra strategie NATO e quelle israeliane.
   Nell’Aprile 2001 Israele firma al quartier generale della Nato a Bruxelles l’accordo di sicurezza, impegnandosi a proteggere le informazioni classificate che riceverà dalla cooperazione militare. Nel giugno 2003 il governo italiano stipula con quello Israeliano un memorandum d’intesa per la cooperazione nel settore militare, che prevede tra l’altro lo sviluppo congiunto di un nuovo sistema di guerra elettronica. Nel febbraio 2005 il segretario generale della Nato compie la prima visita ufficiale in Israele,  incontra le massime autorità Israeliane per “espandere la cooperazione militare”. Nel marzo dello stesso anno si svolge la prima esercitazione navale congiunta Israele - Nato. In giugno, la marina israeliana partecipa a un’esercitazione Nato nel Golfo di Taranto. In luglio le truppe israeliane partecipano a un’esercitazione Nato “antiterrorismo”  in Ucraina. Nell’ottobre del 2006, Nato e Israele concludono un accordo che stabilisce una più stretta collaborazione israeliana col programma Nato “Dialogo mediterraneo” ( nei vertici militari l’umorismo è molto diffuso), il cui scopo è “contribuire alla sicurezza e stabilità della regione”. In tale quadro “Nato e Israele si accordano sulle modalità del contributo israeliano all’operazione marittima Nato Active Endeavour”. Israele è così premiata dalla Nato per l’attacco e l’invasione del Libano. Le forze navali israeliane, che con quelle aeree e terrestri hanno appena martellato il Libano con migliaia di tonnellate di bombe, facendo strage di civili, sono integrate nelle operazioni Nato allo scopo di “combattere il terrorismo nel Mediterraneo”.
   Il 2 dicembre 2008, circa tre settimane prima del criminale attacco a Gaza, la Nato ratifica il “programma di cooperazione individuale” con Israele. Esso comprende il“controterrorismo” e lo scambio di informazioni tra i servizi segreti; connessione di Israele al sistema elettronico Nato; cooperazione nel settore degli armamenti, l’aumento delle esercitazioni congiunte Nato – Israele; l’allargamento della cooperazione contro la proliferazione nucleare (tutto da ridere, perché Israele è l’unica potenza nucleare della regione, e ha sempre respinto ogni tipo trattato di non proliferazione). L’11 gennaio 2009, due settimane dopo l’attacco delle forze armate israeliane a Gaza col massacro di popolazione civile, il segretario generale della Nato, si reca in visita in Israele. Nel suo discorso ribadisce che “Hamas, con i suoi continui attacchi di razzi contro Israele, si è addossato la responsabilità delle tremende sofferenze del popolo che dice di rappresentare”.
   Nell’ambito della cooperazione Nato – Israele, l’Italia è centrale.
   La cooperazione militare Italia – Israele è stabilita dalla legge n. 94 del 17 maggio 2005. La cooperazione tra i ministeri della difesa e le forze armate dei due paesi riguarda l’importazione, l’esportazione e il transito di materiali militari, l’organizzazione delle forze armate, la formazione/addestramento. Sono previste a tale scopo riunioni dei ministri della difesa e dei comandanti in capo dei due paesi, lo scambio di esperienze fra gli esperti, l’organizzazione delle attività di addestramento e delle esercitazioni. In tale quadro, ci fu nel marzo 2005, la prima esercitazione congiunta Nato – Israele nel Mar Rosso. La marina italiana in questa esercitazione aveva una funzione di guida. Chissà se in quell’occasione si esercitarono ad assaltare anche le navi disarmate dei pacifisti.
   In questo quadro di rafforzamento imperialista nel Mediterraneo e nel Medio Oriente,  il 20 gennaio 2009, quando tutti gli occhi dei media sono puntati all’inauguration day di Obama, si inaugura il sistema Nato Ags. Questo sistema, spiega il comunicato ufficiale (6) servirà a sorvegliare non il territorio Nato, ma il “terreno”, fornendo importanti funzioni “prima e durante le operazioni Nato” in altri paesi. Sarà “uno strumento chiave per rendere più incisiva la Forza di risposta della Nato (Nrf)poiché deve fornire il quadro dettagliato del territorio da occupare, permettendo anche di individuare e prendere di mira veicoli in movimento”. Ciò sarà reso possibile da vari tipi di piattaforme aeree e stazioni di controllo terrestri. Si tratta del più sofisticato sistema di spionaggio elettronico, finalizzato non alla difesa del territorio della Nato, ma al potenziamento della sua capacità offensiva “fuori area”, soprattutto in quella mediorientale.
 
Alcune precisazioni
   Bisogna capirsi, perché, quando si parla del ruolo internazionale di Israele e del sionismo, si rischia di scadere nel complottismo più deteriore e reazionario (se non nell’antisemitismo vero e proprio), del tipo i “protocolli dei saggi anziani di Sion” e robacce del genere. Quando dico che Israele è un ingranaggio della controrivoluzione mondiale, non intendo dire che Israele è uno strumento passivo di essa, né tantomeno che l’imperialismo è senza contraddizioni, o addirittura che è Israele a governare la vita politica USA.
   Spesso si parla di Lobbies sioniste che influiscono nella vita politica dei paesi imperialisti (principalmente quello statunitense). Per Lobbies sioniste intendo l’attività di un gruppo di capitalisti di diversi paesi, che hanno in comune l’origine ebraica,  cercano di influenzare l’attività degli USA (come degli altri paesi imperialisti) e  partecipano di fatto attivamente a determinarne l’orientamento.
   Man mano che le difficoltà dell’accumulazione del capitale aumentano, c’è il tentativo da parte di una frazione dell borghesia imperialista mondiale di imporre un’unica disciplina al resto della borghesia imperialista, cercando di costruire attorno agli USA il proprio Stato sovrazionale. Questo tentativo è favorito dal fatto che, dopo la seconda guerra mondiale imperialista, si è formato un vasto strato di borghesia imperialista legata alle multinazionali, con uno strato di personale dirigente cresciuto al suo servizio.
   Sono stati collaudati numerosi organismi sovrazionali (monetari, finanziari, commerciali), che sono un tentativo di gestione collettiva per mediare il contrasto tra il carattere collettivo delle forze produttive con i rapporti di produzione capitalisti. Attraverso questi organismi uno strato di borghesia imperialista cerca di esercitare una vasta egemonia. Parimenti si è formato un personale politico, militare e culturale borghese internazionale. Di conseguenza ci sarebbero potenzialmente le basi materiali per il formarsi di un unico Stato, ma la realizzazione di un processo del genere, quando la crisi economica avanza e si aggrava, difficilmente si può realizzare in maniera pacifica, senza che gli interessi borghesi lesi dal processo si facciano forti di tutte le rivendicazioni nazionali e locali.
   Perciò quella frazione borghese, denominata Lobby sionista, cerca di influenzare la politica USA e per questo entra spesso in conflitto con gli imperialismi rivali (come quelli europei) e con le altre frazioni borghesi interne agli Stati Uniti.
Marco Sacchi
21 luglio 2010

note:
2. Informe Confidencial del Das al Juzgado Segundo de Orden Pùblico del 10 maggio 1989.

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