lunedì 24 settembre 2012

Islamicamente parlando... di My Zidane El Amrani

ISLAMICAMENTE parlando.....

“The Satanic Verses” di Salman Rushdie era un romanzo modesto del sottogenere “fantastico”, ma la “Fatwa” dell’Ayatollah Khomeini che decretò la condanna a morte dell’autore, nonché la spropositata indignazione 
popolare di certa opinione pubblica musulmana che ne seguirono, scaturirono un grande battage mediatico trasformando paradossalmente il libro in un best seller tradotto in decine di lingue e l’autore in una star mondiale iper-protetta. Il romanzo poteva passare tranquillamente inavvertito, non lo ha mai letto neanche Khomeini stesso, ma la protesta diede vita ad una delle più grandi operazioni marketing dell’editoria contemporanea, a costo zero, ma non in termini di vite umane. Il traduttore milanese dell’edizione italiana venne pugnalato sotto casa sua e si salvò, peggior sorte toccò al traduttore giapponese del romanzo che venne barbaramente assassinato.

Anni dopo, un pastore ultraconservatore della Florida, visibilmente affetto da “nevrosi identitaria” e dall’ossessione islamofoba, bruciò alcune copie del Corano. Reazione: apriti cielo. Le furiose proteste di certa opinione pubblica nostrana gli regalò inconsapevolmente un posto al sole. Divenne famoso, le sue interviste gli resero centinaia di migliaia di dollari ed ha scritto anche un libro. Mentre in Afghanistan almeno 12 persone morirono nella repressione delle proteste. E pensare che, seppur con intenzioni opposte, anche i nostri genitori bruciavano le copie consumate e non più utilizzabili dei nostri Corani scolastici, per non buttarle nella spazzatura e per rispetto verso il sacro contenuto.

Sulla stessa perversa scia, un folcloristico ministro italiano, quasi sconosciuto oltre i fantomatici confini della sua Padania, si esibì con una maglietta raffigurante le improbabili, ma ormai famose, vignette danesi e norvegesi sul profeta Muhammad (pbsl). Puntualmente, la smisurata protesta “islamica”, amplificata ad arte dai media, regalò anche la lui per qualche giorno la visibilità internazionale che non si era mai sognato.

Un egiziano italiano, diventato Cristiano di nome e di fatto, ha scritto libri e fatto dichiarazioni di dubitabile attendibilità letteraria ed intellettuale, ma ritenute lesive da un certo Islam, finirono per assumere il grande valore che non hanno e valsero a lui, oltre alla fama e al seggio parlamentare, una scorta ravvicinata di ben dodici poliziotti, molti più di quelli che garantivano la sicurezza del compianto Giovanni Falcone. Il seguito è storia conosciuta.

Ora, puntualmente, si perpetua lo stesso cliché, con la medesima malsana dinamica di “azione e reazione” e con gli stessi devastanti e disorientanti effetti. Un volgare film-spazzatura del sottogenere Trash, diretto da uno sconosciuto cineasta che si autodefinisce “ebreo israeliano” e finanziato dalle solite lobby sioniste e cristiane oltranziste, non lascia dubbi sull’ennesimo intento di inquinare l’immagine del milione di musulmani americani. Tuttavia, sappiamo che il sedicente film non ha conosciuto alcuna distribuzione nelle sale, eccetto poche proiezioni in teatri americani semivuoti, ma il lancio del suo Trailer sul popolarissimo Youtube ha scatenato l’ennesima spropositata protesta. Come previsto dal collaudato cliché: detto, fatto.

Vista la celebrità mondiale che la protesta sta regalando al film, specie con la barbara uccisione dei diplomatici americani, non mi stupirei se dovessi vederlo distribuito su larga scala.

Di questo passo la collettività musulmana rischia di diventare paradossalmente il più efficace trampolino pubblicitario che regala fama e celebrità a chi diversamente non se le sarebbe mai sognate, facendo il gioco del provocatore. “Al-Qaida”, nella sana accezione araba del termine che vuol dire “Regola” è semplice quanto diabolica: "Offendi l’Islam o il suo profeta e certi musulmani ti rendono ricco e famoso".

Perché molta opinione pubblica musulmana continua puntualmente a cadere in questo tranello della Fabbrica della paura e dell’etnicizzazione del male?

Seppur con minori finanziamenti e maggiori restrizioni e controlli, la società civile musulmana dispone degli stessi strumenti comunicativi e divulgativi di cui dispongono gli anti-islamici, gli islamofobi e quella parte del genere umano a cui la pace provoca il prurito. Usiamoli, queste armi, con la stessa maestria, furbizia e lungimiranza con cui gli usano loro, memori che il nostro sapiente uso del web e dei social network è stato determinante nel successo della nostra Primavera Araba.

Usiamoli per dichiarare, qualora ci fosse bisogno, che l’Islam si difende da solo, non ha bisogno di mani armate e repudia chi assassina il prossimo.

Usiamoli per ricordare, qualora ci fosse bisogno, che malgrado la campagna di persuasione occulta voluta, organizzata e finanziata da grandi lobby internazionali per screditarlo, l’Islam permane la religione monoteista con il più alto trend di crescita e di conversioni al mondo. La fonte non è l’ISTAT talebano, ma l’attento ed attendibile Atlas of Global Christianity 2010.

Usiamoli per sottolineare, qualora ci fosse bisogno, che tutti i film, gli articoli, le vignette, le dichiarazioni e le attitudini cosiddette lesive, ledono l’Islam quanto un topolino riesca a ledere una montagna.

La lesione, se di lesione si può parlare, non viene dalle tempeste esterne, ma nasce dalle viscere della montagna medesima ed è quel magma estremista, oscurantista e e spesso illetterato che si agita minando le fondamenta della montagna.

La montagna dell'Islam rimane e rimarrà intatta nella sua bellezza millenaria e il Libro è protetto dal suo Creatore, ma si sa, la montagna partorisce anche i topolini, a volte con in mano il Kalachnikov.

“O gente, vi abbiamo creato da un maschio ed una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribù, affinché vi conosceste a vicenda. Presso Dio, il più nobile di voi è colui che più Lo teme". (Il Corano 49:13). E Dio si chiama “Salam” perché ama la Pace.

Di My Zidane El Amrani. Settembre 2012.

Nessun commento:

Posta un commento