lunedì 24 settembre 2012

Il confine di Saddam, di Israel Shamir


- Accendi la TV - mia moglie, allertata da una telefonata, gridò dalla cucina. Sullo schermo vi era la foto del volto inebetito di George W. Bush, con un sottotitolo che diceva: "Bush: l'ex dittatore e' stato arrestato".

Non posso negare che si sia trattato di un momento di grande euforia. Il signor Bush meritava davvero di essere arrestato e processato - a causa delle invasioni di due paesi sovrani, l'Afghanistan e l'Iraq, delle migliaia di persone uccise e torturate da quando ha dichiarato  Guerra all'Islam, del suo supporto per la ENRON e per il ruolo dubbio avuto nell'11 settembre. Alla luce del Patriot Act che ha conferito al governo maggiore potere di sorveglianza ed ha eroso le tradizionali libertà americane, e per il modo incostituzionale con cui e' arrivato alla Casa Bianca, Bush può davvero essere chiamato "dittatore". Ma "l'ex"? Forse che il popolo americano di e' improvvisamente accorto di essere il legittimo erede di George Washington e di Thomas Jefferson e, armi alla mano, ha rimosso il tiranno?
Ahimé non si trattava di questa benedizione. L'ex dittatore a cui la didascalia si riferiva era il deposto presidente iracheno Saddam Hussein. Che anticlimax! Le immagini dell'umiliato Hussein, barbuto, stanco, confuso, trattato come una tigre catturata allo zoo, si ripetono senza fine. Viene costretto ad aprire la bocca, e noi a guardarci dentro. Sembra umano e fragile; troppo umano, e quella barba folta e gli occhi spauriti lo rendono simile a Leo Tolstoj o Alexander Solzhenitsin. In verità, se nel dicembre 1941 l'esercito di Hitler non fosse stato fermato dalle 39 Guardie Rosse di Panfilov alla periferia di Mosca, questo sarebbe stato il destino di Giuseppe Stalin; essere portato in una gabbia d'acciaio a Berlino e presentato come "il sanguinario dittatore catturato". E sarebbe stato anche il destino di Mao Zedong, se i soldati cinesi non avessero fermato le orde del generale Macarthur sulle rive del fiume Yalu, nel 1950. Guai ai vinti, vae victis, specie se vinti da un nemico arrogante e senza scrupoli.
Attraverso la strada di un caffè palestinese, in cui gli  artisti e gli insegnanti di Gerusalemme si mescolano ai paesani in visita d'affari alla grande città, dinanzi a backgammon e caffè al cardamomo. La tristezza cala sui tavolini, come una nuvola di pioggia nell'aria di dicembre. I palestinesi sono preoccupati e parlano sottovoce. I loro migliori sentimenti sono rimasti colpiti dalla disonorevole esposizione del presidente catturato. Perché, piaccia o meno Saddam, si trattava del legittimo presidente di una grande nazione araba, e la sua umiliazione e' l'umiliazione di tutti gli arabi.
Non si tratta del primo presidente catturato nella lunga e sanguinosa storia del mondo. Più di 800 anni fa, i principi crociati del grande occidente europeo furono catturati da un esercito arabo vittorioso. Allora il comandante arabo, Saladino, trattò i prigionieri con gentilezza. Non li espose dinanzi alle sue truppe con la bocca aperta, dipinta di rosso. Ma la Cavalleria e l'Onore, così care al cuore arabo, non sono virtù americane: gli USA hanno osato attaccare l'Iraq solo dopo dodici anni di sanzioni e un disarmo operato dall'ONU.
I palestinesi hanno buone ragioni per essere preoccupati. L'Iraq era un grande ed indipendente paese arabo. Non era assolutamente un contrappeso per le potenze unite di Israele e Stati Uniti, ma la sua presenza frenava la mano dei sionisti dal compiere azioni particolarmente brutali. Nel 1948, i volontari iracheni impedirono all'esercito israeliano di espellere i residenti palestinesi di Jenin e Nablus e li salvarono dal destino di profughi senza terra. Nel 1973, la presenza irachena impedì ad Israele di arrivare a Damasco. Da allora, gli iracheni hanno supportato i palestinesi, raccogliendo denaro da inviare alle vedove ed agli orfani della resistenza.
Ma il regime di Baghdad appena installato dagli americani e' rabbiosamente anti-palestinese e filo-israeliano. Ahmad Chalabi, il protetto della CIA, ha chiesto di stabilire relazioni amichevoli con Israele, vengono discussi progetti per  inviare petrolio iracheno alle raffinerie di Haifa e le forze d'occupazione hanno espulso i profughi palestinesi dalle loro case temporanee case di Baghdad. Saddam Hussein non poteva fare molto; la sua politica anti-islamica non lo aveva reso caro agli arabi religiosi, ma restava una voce araba indipendente.
Gli israeliani nel vicino pub sono eccitati. Per essi, la cattura di Saddam e' una  buona notizia, politicamente ed economicamente. Dal momento dell'invasione USA, le compagnie israeliane si sono aggressivamente mosse in Iraq. "Tutte le inchieste riguardanti il modo di fare affari in Iraq riportano ad una lista selezionata di intermediari rilasciata dalle autorità americani", mi ha detto un uomo d'affari australiano. "Sono tutti israeliani. In cima alla lista vi e' un'impresa israeliana di cui e' partner Douglas Feith (un dirigente americano-sionista estremista)". Gli ebrei iracheni hanno già presentato dei reclami multi-miliardari per proprietà che essi dichiarano essergli state confiscate. La cattura di Saddam minerà la resistenza irachena e consentirà ad Israele di rimpinguare la sua  porzione di bottino di guerra.
I politici israeliani prevedono un risultato persino migliore. "Al deposto dittatore iracheno Saddam Hussein potrebbe essere offerto uno scambio in cui egli darebbe ai suoi carcerieri informazioni su come abbia trasportato le armi di distruzione di massa in Siria", ha dichiarato l'osservatore militare del quotidiano israeliano Ha'aretz. "In cambio, sarebbe condannato al carcere a vita e non giustiziato per crimini di guerra". Ciò salverebbe la pelle di  George Bush e del primo ministro inglese Tony Blair, dopo le accuse di aver mentito ai loro popoli per giustificare la guerra. Più importante, esso realizzerebbe un vecchio desiderio dei leaders israeliani: che i carri armati americani scivolino a Damasco. Con la conquista della Siria, sarebbe completato un altro tassello verso l'asservimento del Medio Oriente ad Israele e si aprirebbe la strada verso le ricchezze del petrolio saudita.
In breve, la cattura di Hussein non porterà pace all'Iraq ed al Medio Oriente. Più verosimilmente, essa sarà il trampolino di lancio verso una nuova guerra in quella travagliata area.

http://www.arabcomint.com/confine_di_saddam_di_israel_sham.htm

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