martedì 14 agosto 2012

Fronte di Liberazione Naziunale di a Corsica (Dichiarazione storica)


[Trent’anni fa, il 19 giugno 1979, mentre era in atto a Parigi il primo grande processo al Fronte di Liberazione Nazionale della Corsica (FLNC, fondato tre anni prima), gli imputati diedero lettura del documento che presentiamo, diviso in quattro parti per via della lunghezza. Sebbene oggi se ne parli poco, il FLNC, pur indebolito da numerose scissioni, è ancora attivo, tanto da essere stato inserito nell’elenco occidentale delle “organizzazioni terroristiche”. Le due tendenze principali si chiamano FLNC – Unione dei Combattenti e FLNC – 22 ottobre. Certo il FLNC gode di pessima fama: c’è chi lo giudica assimilato alla malavita, e interpreta la “tassa rivoluzionaria” imposta ai residenti francesi o comunque stranieri come un “pizzo” appena mascherato. Può essere vero, oppure potrebbe trattarsi di un riflesso dei tradizionali pregiudizi francesi contro i corsi. Non lo sappiamo. Sta di fatto che il FLNC gode ancora, in Corsica, di un buon consenso popolare, ha un mensile – U Ribombu  – ritenuto a torto o a ragione “fiancheggiatore” e il suo inno ufficioso, “Bella ciao” risuona nell’isola un po’ dappertutto. Di fronte a fenomeni tanto poco conosciuti, conviene, per cercare di capire origini e intenzioni, rifarsi ai documenti.] (V.E.)
"Non riconoscere mai i Francesi come padroni!" 
Chi parlava così era un nazionalista corso che doveva più tardi tradire il suo paese, Si tratta di Napoleone Bonaparte. che si esprimeva in questo modo in un manoscritto rimasto inedito. 
Se noi ci richiamiamo alla sua testimonianza è per situare bene la data dell'aggressione francese in Corsica. e per mostrare che la realtà dello Stato nazionale corso è molto prossima a noi nel tempo. 
La Storia, falsificata dall'occupante francese, è stata riscritta in modo da occultare la conquista francese; fino a fare di quest'ultima un'autentica liberazione. I Corsi, passando dalla tirannia genovese alla felicità della cittadinanza francese... Cosa che era stata loro desiderio profondo da tempo immemorabile. dicono gli storici al soldo del potere colonialista. 
La realtà storica è tutt'altra: . 
- La Corsica è una nazione; 
- La Corsica è un paese occupato da più di due secoli dalle truppe francesi; 
- Il Popolo corso, dopo una storta multisecolare fatta di resistenza a tutti gli invasori, dalle misteriose statue di Fìlìtosa. passando per la conquista romana poi per i lunghi secoli di lotta contro la Repubblica di Genova, ha forgiato la propria unità e si è costituito in Nazione nel XIV secolo; 
- li suo scopo è sempre stato, da quell'epoca: l'Indipendenza Nazionale. 
Questa aspirazione profonda è stata realizzata nel XVIII secolo con la creazione di uno Stato indipendente. La nostra Repubblica ha servito da modello ai rivoluzionari europei e pers¬no americani, i cui popoli erano ancora in schiavitù sotto i governi di diritto divino. 
Nessun legame da vassallo a sovrano è mai esistito da noi verso i signori francesi o i Re di Francia!
Noi non abbiamo partecipato alla costruzione della Nazione francese! Noi siamo un paese occupato. 
Dal 1768 al 1820 abbiamo resistito con le armi in pugno all'invasore francese. Si considerino bene queste due date: 
- 1768: vent'anni prima della grande Rivoluzione francese che doveva creare la Francia moderna. noi avevamo uno Stato sovrano 
- 1794: cinque anni dopo quella stessa rivoluzione noi spezzavamo le catene coloniali cacciando le forze di occupazione e proclamando di nuovo l'indipendenza. 
Sotto l'Impero abbiamo resistito. Mentre Bonaparte lasciava tracce imperiture nell'organizzazione dello Stato francese, in particolare, il vostro codice civile, il Popolo corso, come il Popolo spagnolo, si batteva contro il nemico imperialista, 
La resistenza è continuata fino al 1820. 
Bisogna ricollocare bene la fine del soffocamento militare della Nazione corsa. in rapporto ad altre conquiste, perché la storiografia al servizio dei Francesi vorrebbe fare della nostra Resistenza un semplice sfogo in un giorno di maggio del 1769. Per di più si trattava di un quiproquo, aggiungono… 
"Gli eserciti di Paoli si battevano contro i francesi credendo che questi lottassero per sottometterli ai Genovesi; ma una volta chiarito l'equivoco fu la "felicità" nella Pace francese..." 
No, signori Francesi, vi ci sono voluti cinquant'anni di guerra per spezzare la nostra Resistenza. Il 1820 non è molto lontano nel tempo. la conquista dell'Algeria risale al 1830. 
Noi proclamiamo in faccia al Mondo, e davanti a voi. Magistrati dello Stato francese, che noi non siamo francesi 
- né per geografia 
- né per lingua 
- né per cultura 
- né per costumi 
- né per comunità spirituale 
- né per interessi comuni, tanto economici che strategici. 
E soprattutto non lo siamo per storia...
Noi non siamo una minoranza nazionale anacronistica in uno stato unificato, ma un paese occupato la cui organizzazione statale sovrana è stata distrutta dalle vostre armate. 
Tracceremo rapidamente i due secoli di Resistenza del Popolo corso all'occupazione francese, poiché, per la prima volta dal XVIII secolo, dei nazionalisti corsi possono disporre di una tribuna che avrà risonanza internazionale.
LO STATO NAZIONALE CORSO (1755-1769)

Nel XVIII secolo, in questo periodo di Monarchia assoluta, il Governo corso era essenzialmente popolare. 
- La sovranità veniva esercitata dall'Assemblea Nazionale (la ''consulta''), che si riuniva tutti gli anni e disponeva del Potere legislativo. I rappresentanti del Popolo erano eletti a suffragio universale dall'assieme dei cittadini. Le donne avevano diritto di voto. 
- L'Esecutivo era responsabile davanti all'Assemblea e aveva alla sua testa il Generale della Nazione. 
- Una Costituzione garantiva la Libertà Pubblica. 
- La Giustizia era popolare e indipendente dall'Esecutivo. Il Diritto corso era basato sulla dignità dell'Uomo e su una lunga tradizione comunitaria, che stabiliva un larghissimo possesso collettivo dei mezzi di produzione e di sfruttamento. 
- Il nostro Stato disponeva di tutti gli attributi moderni della Sovranità: legiferava, riscuoteva le imposte, batteva moneta; esso disponeva di un'armata regolare e popolare: di un commercio organizzato e di una marina da guerra. 
- Il nostro Paese era dotato di un insegnamento pubblico gratuito e di un'Università di alto livello. 
- Il Governo informava tutti i cittadini per mezzo del "Giornale Ufficiale". 
L'opera del Governo nazionale fu immensa. In pochi anni sviluppò l'agricoltura, il commercio e gettò le basi di un'industria. L'opera notevole della Rivoluzione corsa fu annientata dalla conquista francese.

LA CONQUISTA FRANCESE

Il 15 Maggio de1 1768 lo Stato francese acquistava i pretesi diritti dalla Repubblica di Genova sulla Corsica. Il diritto dei popoli a disporre di se stessi non era stato all'epoca ancora formulato (anche se non è che sia tanto più rispettato ai giorni nostri). E tuttavia numerosi paesi protestarono contro quello che i nativi corsi chiamarono un "vile mercato", consistente nel trattare un Popolo libero e sovrano come un volgare gregge di montoni. Voltaìre, Rousseau scrissero dei violenti libelli per gridare la loro indignazione contro l'invasione della giovane repubblica mediterranea. Ma la loro eco fu soffocata dal frastuono delle armi. 
Dodicimila Corsi, praticamente disarmati, si opposero a trentamila Francesi che disponevano del più possente esercito dell'Occidente. 
Occorse più di un anno all'esercito francese per vincere l'Armata nazionale corsa. Numerose battaglie ebbero luogo: Pontenovu, che resta la più conosciuta, vide non il crollo dello Stato corso, ma semplicemente la rotta dell'Armata popolare spossata e sprovvista di ogni appoggio esterno. Il fiume Golu, rosso del sangue dei nostri martiri, trasportò per mesi i cadaveri dei soldati corsi. Il potere francese stabiliva la sua tirannia su migliaia di morti. 
Da questa data, 9 maggio 1769, gli storici francesi vorrebbero far credere che la nostra storia sia finita. La realtà è ben diversa. Il Popolo corso organizzò la resistenza e una possente guerriglia prese vita sulle montagne. 
I capi della spedizione coloniale ordinarono di bruciare tutto, di distruggere tutto e di impiccare i resistenti senza processo. Da quest'epoca, la feccia della nazione francese sfrutta vergognosamente il Popolo corso. Questa espressione non è dovuta a noi, ma a degli osservatori contemporanei. 
In quello stesso momento i martiri della Libertà resistevano alla macchia. I supplizi e i massacri proseguivano a ritmo infernale. 
Cìrcìnellu, Pace Maria Falconetti, Acquaviva, Zampaglinu, Bonelli, Nicomedu Pasqualini erano i capi della resistenza.
LA RESISTENZA

Questa resistenza sbocca nel 1774 nell'Insurrezione generale. 
La repressione fu terribile: villaggi bruciati, patrioti impiccati, donne violentate. Nemmeno i bambini furono risparmiati! 
Gli Oradour sur GIane furono legioni! 
La Civiltà francese progrediva a passi da gigante. Essa estendeva sulla Corsica il suo velo di morte e di orrore. 
Sì, signori magistrati dello Stato francese, e voi, signori ufficiali superiori di questo Tribunale militare, i nomi dei vostri generali erano esecrati dai Corsi: 
- Marbeuf, Devaux, i massacratori di Pontenovu. 
- Sionville, il macellaio del Nioluche riconosceva al primo colpo d'occhio quale ramo avrebbe potuto sorreggere numerosi impiccati... 
- Rivière, 11 criminale di guerra del Fiumorbu. 
- e tutti gli altri torturatori, Norbonne, Vaubois, Lafont... , 
Sapete che un generale francese elaborò il dolce progetto di deportare tutti gli uomini nelle vostre ex colonie d'America? 
Dei veri campi di morte lenta furono aperti a Tolone e a Embrun, dove migliaia di patrioti corsi morirono di tortura, di epidemia o di fame! 
La lotta proseguì fino alla Rivoluzione francese. Paoli a Londra era già il capo di un Governo in esilio. Animava la resistenza e cercava appoggi per riconquistare la libertà. 
La Rivoluzione francese serve anch'essa da alibi a certi storici per travestire la storia. Poiché non vogliono giustificare la presenza francese in Corsica con la conquista, si servono di un preteso consenso corso di adesione alla Francia concretizzatosi nel decreto del 30 novembre 1789. Decreto votato dall'Assemblea costituente corsa per incorporare la Corsica all'Impero francese. 
Si tratta dell'interpretazione fallace di un fenomeno che fu generale in Europa: la Rivoluzione francese fu bene accolta in Corsica come lo fu in Italia e in Germania. Le coccarde tricolori che ornarono il petto di certi rivoluzionari corsi erano segno di adesione a un principio rivoluzionario: quello del diritto dei popoli a disporre di se stessi. 
Principio che, si credeva, sarebbe stato adottato dai nuovi dirigenti francesi. In nessun caso si trattò, da noi, di partecipare alle lotte della borghesia francese in cerca del potere politico. Tutto quello che era e tutto quello che è francese ci è totalmente estraneo. Solo alcuni traditori, vili intriganti al soldo dell'occupante, fecero votare il decreto in questione: il Popolo non ne fu nemmeno informato. D'altronde, adottando il termine di "integrazione all'Impero francese", non si trattava di proclamarsi francesi, perché in quel caso si sarebbe dovuto 
usare il termine "Monarchia francese". . 
I Buttafuoco, i Salìcettì, Arena, Bonaparte non erano il Popolo corso più di quanto lo siano gli attuali servitori dell'occupante che sono Gicobbì, Rocca Serra. Bozzi o Pasquini! Dire che il Popolo corso si è autodeterminato nel 1789, perché alcuni intriganti hanno fatto votare una mozione, è una grottesca manipolazione della Storia. 
L'entusiasmo del nostro Popolo nel 1789 derivava dalla speranza di abbattere il giogo dei Francesi. Francesi che, già allora, occupavano la maggior parte dei posti amministrativi. 
Paoli ritornò dal suo esilio londinese nel 1790, fu acclamato da tutto il Popolo corso e immediatamente messo alla sua testa. Gli intrighi di alcuni traditori pro-francesi furono rapidamente sventati. 
Nel 1793, la lotta armata contro le forze di occupazione francesi riprese: in pochi mesi l'esercito corso, aiutato dagli Inglesi, cacciò le truppe francesi da Bastia, Calvi, San Fiurenzu. 
Tutto il nostro paese fu liberato.
La vera autodeterminazione ebbe luogo i1 15 giugno 1794: quel giorno mille delegati, rappresentanti tutte le pievi dell'isola, proclamarono di nuovo l'indipendenza. 
Da quella data, mai più i rappresentanti sovrani del popolo corso si sono riuniti in Assemblea nazionale! Dal 1796, la Corsica subì un'occupazione ininterrotta. La vostra presenza in Corsica, signori francesi, sono i Tedeschi in Francia, 144 anni prima del giugno 1940! I sedicenti dipartimenti francesi sono come quelli che voi avevate ad Algeri, Orano o Costantina. Con in più. da noi, la distruzione di un vero stato sovrano. 
Bisogna dunque demistificare la storia del nostro Paese, e non estrapolare più dal loro contesto di eventi alcuni segni ingannatori. Sennò bisognerebbe concludere che i rivoluzionari russi, nell'ottobre 1917, quando cantavano la "Marsigliese" volevano essere francesi... 
Sennò si dovrebbe ammettere che gli Ungheresi di Budapest, che brandivano la bandiera americana davanti ai carri armati sovietici, volevano essere annessi agli Stati Uniti! ' 
Nel 1796, il "Diritto dei popoli a disporre di se stessi" era di nuovo deriso. Ma la resistenza all'occupante riprese più forte che mai: 
- 1797: insurrezione del Sud; 
- 1798: insurrezione del Nord; 
- 1800: insurrezione generale. 
I massacri, le impiccagioni si susseguirono ancora una volta. 
I tribunali, già d'eccezione, abilitati a giudicare senza appello, si moltiplicarono.

FLNC2.jpgUn generale corso, peraltro al soldo dei Francesi, scrisse allora: ''La Corsica è felice, vi si fucila almeno un uomo al giorno...''. 
Tutto il periodo dell'Impero fu marcato da una repressione feroce, la Corsica è "fuori costituzione" e ha un Governatore militare il cui solo ricordo fa ancora tremare, alla semplice evocazione del suo nome: era il torturatore Morand. Ci furono ancora deportazioni e massacri, anche nel1808, 1809, 1811. 
La sola misura amministrativa adottata, a parole, a favore della Corsìca, il decreto imperiale del 1811 che sopprimeva le imposte indirette in Corsìca, fu promulgato per mere preoccupazioni economiche: le spese di riscossione superavano le entrate. In una Corsìca sfruttata, esangue, la cupidigia imperiale preferì sopprimere quei tributi. 
Lo stesso vale per la riunificazione dei due dipartimenti già allora esistenti in uno solo. Tutti gli impieghi remunerativi furono riservati ai francesi. 
Alla caduta dell'Impero, nel 1814, l'Indipendenza fu una volta di più proclamata a Bastia. Un Governo provvisorio fu insediato. Solo la congiuntura internazionale consentì ai Francesi di rimanere.
Il 1816 vide un'autentica guerra di liberazione nel Fiumorbu. Le truppe francesi furono battute, ma lo sfinimento del nostro Popolo non permise di trarre vantaggio dal successo. Concludiamo qui l'interminabile lista dei massacri perpetrati dall'occupante, ma teniamo a dire che non c'è prescrizione per i crimini contro l'umanità nella memoria collettiva dei popoli.

IL SOFFOCAMENTO ECONOMICO, CULTURALE E UMANO (1820-1940)

Dopo il 1820 la resistenza armata si indebolì perché il Popolo era in ginocchio, spossato da più di 50 anni di resistenza. Dal 1829 al 1914 lo Stato francese condurrà una politica di distruzione della Nazione corsa su più piani:
Distruzione sistematica della sua economia: il commercio è rovinato dall'instaurazione di barriere doganali che tassano pesantemente i prodotti corsi esportati, mentre detassano i prodotti francesi importati. Questo sistema doganale sarà mantenuto fino al 1912! 
Il traffico commerciale con l'Italia e con gli altri paesi mediterranei, che erano gli sbocchi naturali dell'economia corsa, viene distrutto. 
L'agricoltura è ostacolata e condotta alla rovina dalle barriere doganali e dalle misure che proibiscono il pascolo libero, base della nostra economia pastorale. 
L'artigianato e l'industria nascente, fortemente penalizzati dalle tasse, vengono schiacciati.
Soffocamento della nostra cultura nazionale: parallelamente alle misure destinate a rovinare l'economia, la grande preoccupazione fu di distruggere la lingua e la cultura corse. L'Università, chiusa nel 1769, non è mai stata riaperta, malgrado le domande incessanti del Popolo corso. 
Fin dai primi decenni della conquista la lingua francese fu imposta come lingua amministrativa. Ma i Corsi la respinsero. Il toscano, che era la lingua scritta, fu mantenuto dagli intellettuali. La lotta culturale permise di resistere efficacemente alla francesizzazione. Numerosi poeti e storici, numerosi scrittori affermarono così la loro identità nazionale.
Oppressione sociale: sul piano amministrativo tutte le misure di liberalizzazione e di progresso sociale applicate in Francia dai governi che seguirono la Restaurazione non furono mai valide per la Corsica. Così il Giuri criminale fu proibito e il porto d'armi interdetto per tutto il XIX secolo. 
Il banditismo prese il posto della resistenza organizzata: esso traduceva lo stato di miseria e di abbandono in cui vegetava il Popolo corso. Era portatore della rivendicazione collettiva di un paese occupato. 
I Corsi non credevano nella giustizia francese, che non era loro allora come non lo è oggi. Non vi si riconoscevano perché questa giustizia è basata sulla protezione della proprietà privata e sulla difesa di tutte le forme di sfruttamento. 
Il nostro Popolo conserva nelle sue istituzioni comunitarie il senso del collettivo, lo spirito di uguaglianza e il senso concreto della Libertà legati a una terra che appartiene alle comunità di villaggio. _ . 
Il banditismo è stato anche una forma di rifiuto e di resistenza all'accaparramento e alla colonizzazione delle nostre terre che ebbero inizio dal 1770. E' il risultato della miseria e della distruzione della comunità nazionale, e si oppone in maniera rudimentale, incosciente e anarchica all'oppressione francese. 
Tutto il XIX e il XX secolo furono segnati dall'invio di commissioni d'inchiesta destinate a promuovere una valorizzazione della Corsica a solo profitto del colono francese: , 
- nel 1883 il rapporto Blanqui pronosticava una valorizzazione intensiva e l'invio di coloni in Corsica; 
- nel 1908 il rapporto Delanney, conosciuto con il nome di "rapporto Clemenceau", definiva il nostro Paese il più arretrato d'Europa: non c'erano né acqua, né elettricità, né strade, il paludismo infìerìva, la speranza di vita non superava i trent'anni e la mortalità infantile toccava tristi record, mortalità infantile che è del resto rimasta ancor oggi superiore alla vostra media nazionale... 
- la nostra agricoltura era mantenuta in uno stato arcaico per volontà dell'occupante; 
- l'elettricità non fu installata che con l'arrivo dei coloni; 
- il nostro paese è rimasto sottosviluppato in tutti i campi, fino al 1958.

RESISTENZA POLITICA E CULTURALE

Sul piano politico i patrioti corsi si raggrupparono in società segrete. Verso il 1830 esisteva un potente movimento clandestino, "I Pìnnutì". 
L'assenza di appoggio esterno e la congiuntura internazionale impedirono lo sviluppo della lotta armata. Nel 1835 Pasquale Paoli fu eletto deputato della Corsica, mentre era morto nel 1807! Si trattava di un atto di resistenza e per di più deciso da una assemblea di notabili. che il più delle volte si sono alleati all'occupante per interesse di classe. Tra il Popolo il ricordo del Governo nazionale si mantenne intatto, la memoria di Paoli era venerata. 
Nel 1836 l'attentato del Corso Fieschi al re Luigi Filippo può essere considerato come un gesto dei Pinnuti alleati ai Carbonari, che erano all'epoca il solo appoggio rivoluzionario nel nostro contesto geografico. 
Al processo di Fieschi, il procuratore francese d'allora gridò: "Solo uno straniero è capace di un tale misfatto!"... La maggioranza dei Corsi non parteciperà mai al funzionamento del sistema politico francese. I Corsi creeranno un contropotere corso che, benché dominato dalla borghesia, manterrà la coesione e lo spirito nazionale. Questo contropotere si è in seguito pervertito e corrotto a livello dei dirigenti. Le grandi famiglie che si contendevano i magri favori dell'occupante legarono, dopo 11 1870, le loro sorti a quelle della Repubblica francese. Il Popolo mai! 
Dopo la disfatta francese di Sedan, H. Rochefort chiese all'Assemblea francese l'esclusione della Corsica dallo Stato francese. Nel 1871 Clemenceau, a nome del "club posìtìvìsta'', poneva a sua volta la medesima richiesta. 
In Corsica l'avvocato Santelli reclamò a nome del Popolo corso che l'Assemblea francese rendesse alla Corsica la sua indipendenza nazionale. 
Un'ondata antì-corsa percorse la Francia. Ci furono vere cacce all'uomo contro gli emigrati corsi. Questo razzismo antì-corso si è mantenuto. 
- Sul piano culturale verso il 1870 l'oppressore credette di avere trionfato perché, dopo cento anni di interdizione, il toscano era stato praticamente rimpiazzato dal francese nell'espressione scritta e la giustizia veniva obbligatoriamente amministrata nella lingua di Marbeuf. 
Solo che non si trattava che della vittoria su di un aspetto codificato e superficiale dell'espressione culturale corsa. La cultura corsa, frutto della nostra tragica esistenza di Popolo mediterraneo, è ben più profonda. La nostra civiltà è stata forgiata da secoli di ferro e di sangue, da secoli di lotte. Essa è espressione di un Popolo di ribelli. di un Popolo di pastori e di montanari. 
La nostra lingua, che si è sviluppata a partire da una base latina e in armonia con essa, è una lingua romana a tutto tondo. Essa possiede una ricca letteratura popolare di espressione orale, essa è la lingua del Popolo. 
I Francesi, attaccando la nostra lingua trattata da "dialetto", da "cattivo italiano", da "residuo straniero" inadatto a veicolare un pensiero moderno, hanno voluto distruggere il nostro Essere collettivo. . 
La deportazione in Francia non farà che accentuare il trauma psicologico prodotto dall'imposizione di una lingua straniera. La Corsica è il solo paese del Mediterraneo ad avere subito una colonizzazione culturale e umana così totale. Il nostro Popolo l'espresse perfettamente nella massima "Morta a lingua. mortu u populu". Ecco perché la resistenza linguistica conserverà per un lungo periodo il sentimento nazionale. 
Nel 1896 apparve il primo giornale in lingua corsa, "A Tramuntana" di Santu Casanova. Questo primo tentativo di espressione unicamente corsa raggruppò i patrioti che, unificando e arricchendo la nostra letteratura, aprirono la strada al rinnovamento. Più si sviluppò la francesizzazione, attraverso la proibizione e la punizione del corso nelle scuole, la sua eliminazione dalle chiese, i rifiuti reiterati di riaprire l'Università. più la volontà dei patrioti ne uscì rafforzata. 
Nel 1904-1905 un giornale intitolato "A Corsica " promosse un possente raggruppamento dei Corsi dell'isola e della diaspora. Esso reclamava il riconoscimento della Nazione corsa e il suo motto era "Corsìca farà da sé". 
Nel 1914 Ghjacomu Santu Versini e Saveriu Paoli crearono "A Cispra", rivista nazionalista che pubblicò un manifesto che farà data nella nostra storia: "A Corsica ùn è micca un dìpartimentu francese, ma una nazione vinta chi ha da rinasce". 
Il movimento nascente sarà spezzato dalla guerra del '14. Esso non aveva abbastanza maturità da opporsi alla partenza dei coscritti corsi per il fronte. Lasciò tuttavia un'impronta profonda nel nazionalismo corso. 
Il "grande macello" era iniziato. Il fiore della gioventù corsa sarà sacrificato per difendere gli interessi della borghesia francese. I reggimenti corsi saranno decimati: 40.000 morti! Tale è il pesante tributo pagato dal Popolo corso per difendere gli interessi dell'imperialismo francese. Avevamo perduto il 14% del nostro Popolo: un vero genocidio camuffato. In Francia non ci fu che un 5% di perdite... Queste percentuali dimostrano che si trattò di un vero massacro. I generali francesi avevano ordine dal loro governo di mettere i Corsi, i Marocchini e i Senegalesì in prima linea. 
Della carne da cannone, ecco quel che eravamo per la Francia! 
Questa politica di serbatoio umano da cui l'imperialismo francese attingeva i suoi uomini di truppa e i suoi quadri coloniali, si mantenne fino alla vittoria del Popolo algerino. 
Tutte le guerre francesi furono per noi dei veri bagni di sangue che, combinati ai salassi dell'esilio, giunsero a fare del nostro Paese un deserto umano. 300.000 Corsi saranno deportati in Francia in un secolo. . 
- Sui piani politico e culturale: essi saranno ormai legati, la lotta continuò dopo la guerra. 
Nel 1920 apparve "A Muvra". Questo giornale riprendeva e sviluppava il programma di "A Cispra". Un potente partito politico fu organizzato: "U Partìtu Corsu d'Azzione", che esigeva il riconoscimento dei diritti nazionali del Popolo corso. 
Nel periodo tra le due guerre la nostra lingua riprese vigore, il nostro Popolo riapprese la propria storia e comprese che la Corsìca era una colonia, esattamente come l'Algeria o l'Indocina. . 
Lo Stato francese si allarmò per questa possente rivendicazione nazionale che stava radicandosi profondamente nel Popolo. Esso rifiutò di esaminare la questione corsa. Ci furono numerose manifestazioni, numerosi meetìng politici, e anche due tentativi, nel 1934 e nel 1935, di insediare nuovamente l'antica Assemblea nazionale corsa, con centinaia di rappresentanti della Nazione corsa dell'isola e della diaspora. 
Nel 1931 il potere colonialista, temendo che un giorno il banditismo alla macchia potesse servire da punto d'appoggio a una resistenza armata, come era avvenuto nel 1827 con Tiadoru Paoli e nel 1887 con Leandri, inviò un vero corpo di spedizione per distruggerlo. Villaggi interi furono circondati dalle truppe coloniali, centinaia di Corsi furono imprigionati.

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