venerdì 10 agosto 2012

Lettera aperta alla stampa italiana (sulla crisi nella ex-Jugoslavia della prima metà degli anni '90), di Hosea Jaffe

Tutti i vostri giornali, da quelli di cosiddetta “sinistra” a quelli di “destra”, hanno favorito la guerra in Jugoslavia nel momento stesso in cui, nel 1991, hanno appoggiato la dichiarazione d’indipendenza di Slovenia, Croazia e Bosnia, benedetta dalla Germania, dal Vaticano e dalla CEE/UE, in nome dell’”autodeterminazione” – un principio che è valido solo se applicato contro le nazioni imperialiste, come i membri del G7, della NATO e della UE, ma che l’imperialismo e i suoi surrogati “fondamentalisti” e di “sinistra” hanno usato per smembrare dapprima la povera Etiopia e poi la Jugoslavia socista.
Quando i Serbi di Croazia e di Bosnia reagirono combattendo contro questa espropriazione dei loro diritti e della loro nazionalità jugoslavi – goduti quali cittadini delle repubbliche di Croazia e Bosnia -, e la loro giusta resistenza si scontrò con la violenza croata e bosniaca, armata con armi pagate dai poteri NATO e fornite dai loro intermediari turchi, iraniani, sauditi e fondamentalisti di altre provenienze, nonché con armi rubate alla Federazione Jugoslava, voi “democratici” avete appreso da Hitler che tanto più grande è la menzogna tanto più essa sarà creduta. E allora voi avete scritto la vostra prima Grande Menzogna: che si trattava di una “guerra etnica”. Non avete scritto la verità, che pur conoscevate: che la Bosnia non ha una storia radicata di guerre etniche, che le sue sole guerre sono state contro gli oppressori austriaco, ottomano e tedesco, e che anche questa volta la causa era la stessa che nella Prima e Seconda Guerra Mondiale: il Drang nach Osten tedesco, potenziato dal progetto storico americano ed europeo di distruzione della Jugoslavia socialista.
Ma usare la guerra per mandare in pezzi il paese non era che la continuazione, secondo Clausewitz, dell’azione per smembrare tramite l’economia, iniziata dopo la rottura di Tito con Stalin. La Germania era stata alla guida di questa guerra economica. Nel 1990 la Jugoslavia si trovò intrappolata in un debito di 50 miliardi di marchi tedeschi, i cui interessi le costavano annualmente 6 miliardi di marchi. Il deficit commerciale con la sola Germania, per il 1981 e il 1982 era stato di 96 miliardi di dinari – 3 miliardi di marchi – in cambio di automobili socialmente inutili, la maggior esportazione della Volkswagen e dei suoi concorrenti. La Germania, seguita dall’Italia, sfruttò in modo sistematico la politica della “porta aperta”, utilizzando lo scambio ineguale e quello strumento a doppio taglio che sono gli “aiuti” nella forma dei prestiti su contratto (grazie al quale la Jugoslavia ha rimborsato prestiti che hanno arricchito i suoi fornitori tedeschi). La Germania e l’Italia infiammarono la protesta dei loro maggiori partner commerciali – Slovenia e Croazia – contro la legge federale jugoslava del 1982 che imponeva loro di vendere allo Stato una parte della disponibilità in valute forti e di far rientrare entro 60 giorni i loro ricavi in valute forti, in luogo dei precedenti 90 giorni. Questa guerra economica fu accompagnata dall’erosione culturale e politica prodotta da un massiccio afflusso turistico tedesco e italiano e da un’inflazione del 300% nel solo periodo 1975-82. Nel 1986 la guerra economica contro la Jugoslavia socialista aveva provocato la ribellione del Kossovo, scatenata da “musulmani” anti-comunisti fuggiti dall’Albania di Hoxha. Il barbarico embargo triennale dell’ONU contro la Serbia (ripreso contro l’Iraq) è la continuazione di questa guerra economica.
Negli anni ’80 più volte, nelle conferenze di Cavtat, presso Dubrovnik, il sottoscritto ha messo in guardia la stessa presidenza dal fatto che “insetti e germi” provenienti dall’Europa capitalistica attraverso le “porte aperte” della Jugoslavia avrebbero potuto causare la spaccatura della Federazione tramite una guerra nelle e tra le sue repubbliche. Ma voi, che disponevate di una quantità d’informazioni ben maggiore di quella disponibile ad un esule dal Sudafrica dell’apartheid (un paese che aveva ed ha l’Italia come suo primo partner commerciale), voi, “libera stampa”, avete lodato la guerra economica contro la Jugoslavia.
 Quando questa guerra economica fece esplodere l’economia jugoslava e aprì fessure tra le repubbliche autonome, era aperta la strada alla guerra tedesca per delega attraverso la Croazia e la Bosnia “musulmana”. Per giustificare l’invasione da parte di quelle macchine del G7 e dell’Unione Europea chiamate ONU e NATO, voi avete scritto la vostra seconda Grande Menzogna: questa invasione non era una violazione del suolo e della nazione jugoslava, ma un’azione “umanitaria” (ben provata in Somalia!).
 La vostra terza Grande Menzogna fu rendere i Serbi capri espiatori dei crimini dei bombardieri ONU-NATO e dei loro intermediari croati e “musulmani”. Può essere un caso che il giudice supremo della “corte” (sic!) per i “crimini di guerra” sia il giudice Goldstone, appartenente a suo tempo al sistema dell’apartheid? Avete subito oscurato sugli schermi televisivi le prime immagini delle atrocità compiute dai Croati contro i Serbi nella battaglia della Krajina. Ma è stata instancabile la vostra propaganda dopo le vittorie dell’esercito di liberazione serbo-bosniaco a Srebrenica e Žepa in luglio. Nessuna delle “atrocità” denunciate ha avuto l’avallo di una prova visiva o documentaria, come ammesso dalla stessa CIA.
   Voi “esperti” non avete detto ai vostri lettori e ascoltatori che i Croati che hanno rapito la Croazia alla Jugoslavia sono figli di quegli ustascia fascisti della Repubblica Croata filotedesca che nella Seconda Guerra Mondiale compirono in Jugoslavia il lavoro omicida di Hitler, né che i “musulmani” che eseguono gli ordini tedeschi sono i discendenti della brigata musulmana SS Handzar, creata da Himmler per combattere i partigiani di Tito. Nel luglio del 1995, quando la vostra stampa italiana invocò l’”intervento” voi non avete ricordato l’interventismo fascista di D’Annunzio in Istria (a ragione ripresa all’Italia da Tito nel 1945, purtroppo senza la citta sloveno-croata di Trieste, storicamente non italiana). Così come non era stata detta in passato la verità su Trieste che, nel nono secolo, aveva combattuto e guadagnato la sua indipendenza dal re d’Italia e imperatore del Sacro Romano Impero, il franco Lotario I, e nel 1382, per liberarsi dal potere di Venezia, aveva sollecitato la protezione dell'Austria, di cui fece parte come regione slava fino a quando l'Inghilterra e la Francia non l'assegnarono segretamente all'Italia, come bottino di guerra in ricompensa per la sua partecipazione al loro fianco nella guerra contro la Germania e l'Austria del 1914-18. Né avete ricordato l'invasione italiana della Jugoslavia e dell'Albania nella guerra del 1939-45, brutale e razzista.
   Quando il generale serbo Mladić offri condizioni ragionevoli ai "musulmani" di Žepa, compresa quella di considerare tutti gli uomini dai 18 ai 65 anni prigionieri di guerra, voi avete gridato all'"atrocità". Avete inventato stupri e deportazioni forzate come avete fatto quando, con l'aiuto delle truppe britanniche ed australiane, l'Italia rubo Trieste a Tito con il trattato di Osimo del 1954. Allora tutti i partiti, dai "comunisti" (sic!) di Togliatti ai fascisti di Almirante si opposero alle giuste richieste jugoslave per Trieste, una città che, dopo tutto, era in Istria. Forse questo è stato il peccato originale della politica italiana nei confronti della Jugoslavia di oggi.
   Come scrisse Ignazio silone in Pane e vino, la Grande Menzogna è il maggior sacrificio che uno può fare, poiché sacrifica un principio, in questo caso la Verità.


Hosea Jaffe
14 luglio 1995,
giorno di Srebrenica e della Bastiglia



Hosea Jaffe, Via dall'azienda mondo. Dove Destra e Sinistra stanno dalla stessa parte, Jaca Book 1995, p. 73



L’Europa germanica nei Balcani: il caso jugoslavo
http://www.facebook.com/notes/maria-cristina-%C5%9Ferban/leuropa-germanica-nei-balcani-il-caso-jugoslavo/10150628643450953

Da Maria-Cristina Serban

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