mercoledì 23 maggio 2012

Il Sionismo cristiano. Una delle maggiori influenze nell'evangelicalismo contemporaneo


Sono molti, oggi, gli evangelicali per i quali il moderno Stato di Israele, nella sua forma politica, acquista valenza biblica e che quindi lo sostengono acriticamente ed incondizionatamente. Per molti, questo è diventato tratto determinante e distintivo, come pure primario strumento apologetico ed evangelistico. Tutto questo, però, si basa su un equivoco di fondo, non solo su interpretazioni errate della Bibbia, ma su un’ideologia che pregiudica gravemente l’Evangelo della grazia predicato dal Nuovo Testamento. Il movimento sionista cristiano è diventato così forte da determinare esso stesso la moderna politica internazionale e produrre gli avvenimenti che crede di vedere profetizzati nella Bibbia. Si tratta di un movimento pericoloso ed eretico da cui i credenti evangelici devono dissociarsi il prima possibile.
 Questo articolo, pubblicato su Evangelicals Now del gennaio 2005 riproduce le conclusioni a cui giunge Stephen Sizer nel libro: “Christian Zionism: A Road Map to Armageddon?” pubblicato dall’InterVarsity Press.

Lo sviluppo del Sionismo cristiano

E’ possibile fare sette osservazioni al riguardo dello sviluppo ed il significato che assume oggi il Sionismo cristiano:
1. Il Sionismo cristiano, attraverso l’appoggio che dà, attivo e pubblico, alla Restaurazione ebraica in Palestina, è anteriore di almeno 60 anni all’insorgere del Sionismo ebraico.
2. Le sue origini risalgono al settarismo premillenarista britannico del 19mo secolo. Nella prima parte del 20mo secolo, diventa un movimento dispensazionalista prevalentemente americano all’interno delle maggiori denominazioni evangelicali.
3. Il valore strategico di una patria ebraica in Palestina fu un fattore significativo della politica estera britannica del 19mo secolo, ma diventa una caratteristica dominante della politica estera americana al termine del 20mo secolo.
4. Senza l’iniziativa e l’impegno dei cristiani delle isole britanniche (pastori, politici e uomini di stato) durante il 19mo secolo, è discutibile che il sogno sionista ebraico di una patria nazionale in Palestina, sarebbe mai stato realizzato.
5. Senza il continuo sostegno politico dei Sionisti cristiani in America, e un appoggio economico significativo del governo degli USA, è poco probabile che lo Stato di Israele fosse sopravvissuto dal 1948 o che continuasse ad occupare la West Bank dal 1967.
6. Valutazioni anche moderate suggeriscono come il movimento sionista cristiano sia almeno dieci volte più grande del movimento sionista ebraico e sia diventata la lobby più potente della politica americana contemporanea.
7. Alla base del Sionismo cristiani sta un sistema teologico di tipo nuovo che si basa su una lettura ultra-letteralista e futurista della Bibbia, le cui origini, benché risalgano in qualche modo alla Riforma ed al Puritanesimo, sono essenzialmente il prodotto del settarismo millenarista della prima parte del 19mo secolo.

Forme varianti di Sionismo cristiano

E possibile distinguere quattro correnti di Sionismo cristiano nell’ambito dell’evangelicalismo cristiano sulla base della loro comprensione teologica del rapporto fra Israele e la Chiesa, il restaurazionismo, l’Erets Israele e gli insediamenti ebraici, Gerusalemme, il Tempio e Armageddon. Sono: (1) Il Premillenialismo dell’Alleanza, (2) il Dispensazionalismo messianico, (3) il Dispensazionalismo apocalittico, e (4) il Dispensazionalismo politico[1].
Il Premillenialismo dell’Alleanza ed il Dispensazionalismo messianico condividono l’impegno di evangelizzare il popolo giudaico prima del Secondo Avvento. Il Dispensazionalismo messianico, in virtù delle sue due teologie dell’Alleanza, vede pure con favore e promuove il ristabilimento del culto ebraico, incluse le pratiche del Tempio. Con il Dispensazionalismo apocalittico condivide una forte enfasi sulle profezie circa la fine dei tempi, come pure pessimismo al riguardo della pace in Medio Oriente. Il Dispensazionalismo apocalittico condivide pure con il Dispensazionalismo politico l’impegno a conservare una forte presenza militare americana e legami politici con Israele. Il Dispensazionalismo politico può essere distinto per la sua rinuncia all’evangelizzazione, la sua escatologia ottimista e la sua reinterpretazione dell’Evangelo cristiano. Per il Dispensazionalismo politico, scopo della Chiesa ü quello di sostenere e benedire Israele, dato che gli Ebrei sono accolti da Dio sulla base del loro proprio Patto, e che riconosceranno il Messia, quando ritornerà. Se il Premillenarismo dell’Alleanza può essere considerato come la forma di Sionismo cristiano più ortodossa e benigna, il Dispensazionalismo politico appare il più problematico.
Lo schema seguente riassume i caratteri distintivi di ciascuna variante:
Tipo di Sionismo cristiano                     Elementi distintivi
1. Premillenialismo dell’Alleanza                  Evangelizzazione e restaurazionismo
2. Dispensazionalismo messianico               Evangelizzazione e Tempio giudaico
3. Dispensazionalismo apocalittico              Profezia ed Armageddon
4. Dispensazionalismo politico                     Difendere e benedire Israele

Valutazione critica del Sionismo cristiano

La questione fondamentale a cui devono rispondere i Sionisti, è questa: qual è stato il cambiamento che ha prodotto la venuta del Regno di Dio nella Persona di Gesù Cristo per quanto riguarda le speranze tradizionali ebraiche e le aspettative al riguardo della terra e del popolo?
Più speficatamente: è legittimo chiedersi se il Dispensazionalismo sia determinato non tanto dalla Croce di Cristo, ma dal Patto abramitico. Non s’incentra forse più sul regno giudaico che sul Corpo di Cristo? Non interpreta forse il Nuovo Testamento alla luce delle profezie dell’Antico Testamento, invece di interpretare quelle profezie alla luce della rivelazione più completa del Nuovo Testamento?
I Sionisti cristiani credono che la venuta di Gesù Cristo non abbia sostanzialmente cambiato le aspirazioni nazionalistiche e territoriali del Giudaismo del primo secolo. Sembrano leggere l’Antico Testamento allo stesso modo che facevano i primi discepoli di Gesù prima della Pentecoste, credendo che la venuta del Regno di Gesù significasse una posticipazione delle speranze giudaiche di restaurazione, piuttosto che l’adempimento di queste speranze nel Messia e nella Sua nuova ed inclusiva comunità messianica.
Soprattutto nelle sue forme apocalittiche e politiche, il Sionismo cristiano distorce la Bibbia e marginalizza l’imperativo universale del messaggio cristiano di uguale grazia e comune giustizia.
Le implicazioni del suo esclusivismo etnico intrinseco, possono riassumersi in questo modo: Dio ha scelto i Giudei: la terra appartiene loro per diritto divino. Questo decreto non può essere messo in questione o avversato. Questi verdetti, però, provengono infallibilmente da biblicisti cristiani per i quali Israele non può mai errare. Però, potrebbe mai un tale positivismo, questa finalità indiscutibile, essere compatibile con l’integrità dei profeti stessi? Certamente esso non quadra con il concetto integrativo di un solo popolo di Dio che è così cruciale per la fede del Nuovo Testamento. Esso non si riconcilia neanche bene con le esigenze etiche centrali sia della Legge che dell’elezione.
Tali presupposti letteralisti precludono una qualsiasi possibilità d’una lettura alternativa del Nuovo Testamento, della storia o semplicemente di un esito durevole e giusto dei negoziati di pace del Medio Oriente.  Al contrario, il Sionismo cristiano manifesta una tolleranza acritica del Giudaismo rabbinico e sostiene la destra politica israeliana. Al tempo stesso, manifesta un’inescusabile mancanza di compassione per la tragedia dei Palestinesi e per la sorte deila comunità cristiana indigena. Così facendo, sia intenzionalmente che meno, legittima la loro oppressione nel nome dell’Evangelo e destina lo stesso popolo ebreo ad un futuro apocalittico ben più orrendo della Shoah.
Il Sionismo si appoggia su un’ermeneutica letterale e futuristica nella quale antiche promesse veterotestmentarie di benedizione sul popolo ebraico, vengono applicate al contemporaneo stato di Israele. Per fare questo è necessario ignorare o marginalizzare il Nuovo Testamento, il quale reinterpreta, annulla, adempie ed espande queste promesse in ed attraverso Gesù Cristo.
Nel processo della storia della redenzione, si è operato, infatti, un grande movimento dal tipo alla realtà, dall’ombra alla sostanza. La terra che un temo era il luogo dell’opera redentrice di Dio, bene serviva nell’ambito dell’antico patto, come figura di un Paradiso perduto e promesso. Ora, però, nell’era dell’adempimento neotestamentario, quella terra è stata, per così dire, espansa tanto da abbracciare l’intero cosmo. In quest’era di adempimento, quindi, retrocedere alle forme limitate dell’antico patto, non può essere né auspicato né promosso. La realtà non deve cedere il passo all’ombra.
La scelta da farsi, quindi, è fondamentalmente quella fra due teologie, una basata primariamente sulle ombre dell’antico patto, l’altra sulla realtà del nuovo patto. Identificandosi con la prima, il Sionismo cristiano diventa una teologia esclusivista che si focalizza sugli Ebrei nella terra, piuttosto che in una teologia inclusivista che s’incentra su Gesù Cristo, il Salvatore del mondo. Esso fornisce, di conseguenza un sostanziale appoggio alla segregazione razziale, all’apartheid ed alla guerra. E’ così diametralmente opposta alla teologia inclusivista della giustizia, pace e riconciliazione, quella che si pone al cuore stesso del Nuovo Patto.
Suggerire, quindi, che il popolo ebraico continui ad avere, in quanto tale, un rapporto speciale con Dio, indipendentemente dalla fede in Gesù Cristo, od abbia un diritto esclusivo alla terra, ad una città e ad un tempio, si pone automaticamente sotto una sorta di anatema biblico. L’ammonimento che Paolo fa alla chiesa nella Galazia, al riguardo dei cristianib giudaizzanti, nazionalisti e legalisti, che infestavano la chiesa del suo tempo, è forse una descrizione appropriata della risposta da darsi al Sionismo cristiano: “Caccia via la schiava e suo figlio!” (Galati 4:30).
Fondandoci sulla teologia cristiana federale, affermiamo che un approccio biblico al conflitto arabo-israeliano deve essere oggetto delle nostre preghiere e potrà funzionare. E’ necessario pregare per la pace e la sicurezza dei popoli palestinese ed israeliano, perché entrambi sono stati creati ad immagine e somiglianza di Dio con un intrinseco significati, valore e dignità. Esso riconoscerà che sia Ebrei che Palestinesi, come ogni altro popolo, hanno diritto all’autodeterminazione ed a vivere nell’ambito di confini sicuri ed internazionalmente riconosciuti. Esso appoggerà la pace internazionale, ogni sforzo basato sui principi biblici di giustizia e di pace, con mutuo riconoscimento e riconciliazione. A differenza del Sionismo cristiano, la teologia del Patto non ritiene necessario giustificare e sacralizzare lo Stato di Israele attraverso discutibili argomentazioni bibliche e religiose. Esso pure si distanzierà da coloro che cercano di imporre un’agenda predeterminata ed apocalittica sui popoli del Medio Oriente.
Con il ripudio degli elementi distruttivi del Sionismo cristiano, gli Ebrei e gli Arabi, come i figli di Isacco, Giacobbe ed Esaù, potranno essere aiutati dai cristiani a cessare di combattersi per il proprio diritto di primogenitura e cominciare a condividere le loro benedizioni.




[1]Le forme varianti di Sionismo cristiano, in certi movimenti, possono pure sovrapporsi, specialmente per quanto riguarda le loro prospettive teologiche. Inoltre, alcune agenzie sioniste cristiane, sono alquanto prudenti nel definirsi sulla base di argomenti controversi come gli insediamenti ebraici oppure il Tempio.

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