La sconfitta di misura, 51% contro 49%, al referendum su 69 emendamenti progressisti alla Costituzione venezuelana, referendum tenutosi il primo fine settimana di dicembre, è stata un male per il Venezuela, per il socialismo e per lo stesso Presidente Hugo Chávez. Solo il campo imperialista USA-UE poteva gioire alle parole di Chávez riportate dall’United
Press International secondo le quali il Venezuela probabilmente non è pronto ad accettare il socialismo. Giovedì 29 novembre la stampa occidentale scriveva che 160.000 antichavisti avevano riempito le strade della capitale, Caracas. Leopoldo Lopez, E. Matta e altri “leader dell’opposizione” filo USA urlavano: “Non può esistere un Venezuela comunista!”
Secondo me, come ho già detto nei miei interventi alla Conferenza Internazionale degli Economisti de L’Avana, sia nel 2005 sia nel 2006, il pericolo maggiore per il Presidente Chávez viene –come infatti è accaduto il 1° e il 2 dicembre 2007- non direttamente dal governo imperialista degli Stati Uniti, ma dai coloni della classe media e della classe operaia filo-USA, discendenti dei “creoli” spagnoli, italiani, ebrei e di altri paesi europei. Non tutti i coloni naturalmente, certo non quelli che solidarizzano con gli aborigeni, i nativi e gli ex-africani oppressi.
Questo pericolo è tenuto occultato dalla falsa pretesa che il popolo del Venezuela e quelli di altre semi-colonie del sud e del centro America siano “Latinoamericani”. Questa falsità ignora gli aborigeni, i nativi e gli ex-africani che sono non-latini e anti-America (quella di Vespucci) e che, insieme a quanti dall’apartheid vengono classificati “meticci” e “mulatti”, sono la maggioranza delle popolazioni del sud e centro America. La mia tesi anti-coloni è dura da accettare per gli europei (sia in Europa sia in America), ma Chávez può ben dire che la ignorano a loro rischio e pericolo.
L’ANTIMPERIALISMO DI CHAVEZ
Hugo Chávez (nato il 28 luglio 1954 in una capanna di fango vicino Sabaneta, Barinas, Venezuela) è una miscela di discendenza indio-afrospagnola. Al termine della scuola superiore, a 17 anni, si iscrisse all’Accademia venezuelana delle Scienze, laureandosi nel 1975. All’università Simon Bolivar di Caracas sudiò Bolivar (che Marx, allora non avendo specifiche conoscenze in merito, aveva definito colonialista in Bolivar y Ponte in NEW American Cyclopaedia, Vol. III, 1858), Marx, Lenin e Trotsky. Nel 1983 fondò l’anticolonialista Movimento bolivariano rivoluzionario- 200 (MBR-200). Dopo il fallito colpo di Stato del 1992, fondò il movimento socialista Quinta Repubblica sostenuto dai poveri non-coloni, è stato eletto Presidente nel 1998 e rieletto nel 2000 e nel 2006. Ha unito ad una politica internazionale contro l’imperialismo USA-UE e Nato, una politica interna portata avanti dalle Missioni Bolivariane lanciate nel 2003 per allargare al massimo le riforme antipovertà e relative all’istruzione (Mission Robinson, Mission Ribas, Mission Sucre), all’elettorato e riforma costituente, all’ambiente (Mission Energia), e poi gli alimenti (Mission Mercal), la salute (Mission Barrio Adentro), le abitazioni (Mission Habitat), i diritti degli indigeni (Mission Guaicaipuro), la ridistribuzione delle terre (Mission Zamora), lo sviluppo rurale (Mission Vuelta al Campo e Arbol), Scienza (Mission Ciencia), la trasformazione socio-economica e la milizia civica.
Il 30 gennaio 2005, al World Social Forum di Porto Alegre in Brasile, Chávez auspicò “un nuovo tipo di socialismo, umano, che metta avanti a tutto gli esseri umani e non le macchine o lo Stato”. Lo ha ripetuto il 26 febbraio 2005 al 4° vertice tenutosi a Caracas. Ha risposto alle accuse di “dittatura” poste dai coloni, dagli Stati imperialisti e dal Vaticano, dicendo che i venezuelani dovevano scegliere tra “capitalismo, cioè la strada verso l’inferno, o socialismo, per chi vuole costruire il
regno di Dio qui sulla Terra”.
IL PETROLIO FINANZA LE RIFORME PER QUANTO TEMPO?
Il petrolio è stato scoperto nel 1922 e, da allora, rappresenta il 90% delle esportazioni del Venezuela – tra i maggiori esportatori di petrolio del mondo. Già dal 1957 lo stato riceveva più del 50% dei profitti sul petrolio dalle multinazionali imperialiste come Gulf Oil, Royal Dutch Shell, Standard Oil del New Jersey e Texas Oil. Oggi questa industria è stata nazionalizzata. Nel 2006 le riserve di petrolio ammontavano a 75,26 miliardi di barili. Calcolando il livello di produzione del 2005, 3 milioni di barili al giorno, le riserve dureranno 68 anni. Ma se le esportazioni verso gli USA e verso l’Unione Europea aumenteranno, vista l’espansione di automobili e camion arrivati ad un miliardo nel mondo (la causa maggiore dei cambiamenti climatici), il petrolio venezuelano potrebbe durare soltanto 40-45 anni.
Fortunatamente, le riserve di gas naturale di 4,2 trilioni di metri cubi con un consumo annuale di 27 miliardi di metri cubi, potrebbe dare al gas un vita teorica di 150 anni, considerando la popolazione attuale di 26 milioni di abitanti. Ma considerando una crescita della popolazione del 1% annuo, si scenderebbe a 70 anni, cioè quando la maggior parte dei coloni oggi appena nati si avvicineranno al limite della loro aspettativa di vita: 74,5 anni. A capo questi potrebbero temporalmente essere i limiti massimi della coraggiosa politica di Chávez, quella di finanziare la sua “rivoluzione socialista” con i profitti del petrolio. Paradossalmente, questi limiti cadranno quando e se gli antimperialisti come Chávez ridurranno l’attuale percentuale delle esportazioni venezuelane verso gli USA attualmente al 50,9% e le importazioni della nazione da USA+ Canada che rappresentano il 41,6%. Inoltre si sta ben pensando di attuare importanti forme di diversaficazione economicaproduttiva.
Le riforme progettate dal tentativo di Chávez di una “rivoluzione socialista” all’interno del sistema venezuelano sono grandiose. I profitti derivanti dal petrolio e che finanziano le riforme sono arrivati a 25 miliardi di dollari nel 2004. Il governo ha comunicato che nel 2007 ben 18 milioni di persone, cioè circa il 70% della popolazione, sono stati curati gratuitamente negli ambulatori e negli ospedali della Missione Barrio Adentro.
Il governo di Chávez ha costruito ambulatori gratuiti, cura la somministrazione gratuita a prezzo politico di cibo a chi ha menopossibilità economiche, ha creato cooperative gestite dai lavoratori ed ha espropriato e ridistribuito la terra. Tutte queste riforme sono state apprezzate dall’ONU, dall’UNICEF e dal WHO.
La dura resistenza imperialista e dei coloni ha visto anche una serrata dei prodotti di petrolio durante il mandato presidenziale del 1999-2004, che ha causato una caduta del PIL di circa il 2%. In seguito, grazie all’aumento dei consumi da parte dei poveri ed anche grazie all’aumento del prezzo del petrolio, nel 2004 il PIL, secondo quanto dichiarato dal governo, è aumentato del 18%, del 9% nel 2005 e del 9,6% nel 2006.
Lo stesso padronato ha goduto delle riforme ed il settore privato da loro controllato è cresciuto del 10,3% nel 2006. Le entrate provenienti da settori non legati al petrolio sono aumentate di circa il 10%.
Le entrate dei settori popolari sono aumentate, tra il 2003 e il 2005, del 55%. Il presidente dell’azienda di ricerca privata che ha fornito questo dato, ha scritto: “I poveri del Venezuela vivono molto meglio e il loro potere d’acquisto è aumentato... (ma) non sono riusciti a migliorare i loro problemi legati alle abitazioni, non è aumentato il loro livello educativo né la mobilità sociale”. La sua critica non rifletteva la realtà per l’amministrazione Chávez con la forte riduzione è anche fortemente migliorata la sanità e l’istruzione al contempo in continuazione della popolazione al disotto del livello di povertà.
La disoccupazione è scesa, come pochi sanno, e tra quei pochi quelli come Chávez e Castro, la lotta antimperialista non è facile. Ma, come loro dicono sempre “La lotta continua!”
http://www.nuestra-america.org/archivio/na7r/na_0108_3.pdf
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