venerdì 13 gennaio 2012

Deng Xiaoping: il fantoccio dei neoconservatori americani, di Stefano Zecchinelli

’La Rivoluzione d’Ottobre ha inaugurato un’epoca nuova per la rivoluzione delle nazioni oppresse. Il suo trionfo ha gettato un ponte tra la rivoluzione socialista proletaria d’Occidente e la rivoluzione nazionale e democratica dei paesi coloniali e semicoloniali d’Oriente. E la rivoluzione cinese ha dato una risposta decisiva al problema del rapporto tra rivoluzione nazionale e democratica e rivoluzione socialista dei paesi coloniali e semicoloniali’’ Lin Biao


1. La struttura economica e sociale della Cina di oggi è un argomento molto dibattuto fra i marxisti, in Italia e all’estero. La Cina, certamente, è un importante (insieme alla Russia) contrappeso allo strapotere Usa nel mondo, però questo non deve spingere gli antimperialisti a farsi illusioni sulla sua natura sociale. La difesa del gigante asiatico dalle minacce dell’imperialismo non implica una astensione a criticare, anche ferocemente, il carattere autoritario del Partito comunista (ops, capitalista!) cinese. In questo articolo cercherò di mettere a fuoco il momento in cui la Cina abbandona la lotta antimperialista (e l’abbandona volutamente facendo delle abiette scelte di campo) e si avvia lungo la strada del capitalismo di stato. Quindi mi soffermerò sul denghismo, chiarendo, per sommi capi (dati gli spazi) le sue caratteristiche principali. Bene, fatta questa introduzione, inizio ad argomentare.

2. Il 13 settembre 1971 morì un importante dirigente del Partito comunista cinese: Lin Biao. La sua morte venne ufficializzata soltanto il 5 novembre; la versione ufficiale è che Lin Biao perse la vita in un incidente aereo, mentre in realtà pare che fosse stato fucilato, per aver tramato un complotto contro Mao Tse Tung.
Lin Biao capeggiava l’ala più radicale del Partito marxista al potere in Cina, a sinistra di Mao e contrapposta allo stalinismo di Liu Shaoqui. Secondo questo grande rivoluzionario gli Usa e la dirigenza revisionista del Partito comunista sovietico stavano tramando, insieme, contro i popoli rivoluzionari del Terzo Mondo. In realtà la dirigenza yankee ha sempre cercato di tenere divisi Urss e Cina, facendo leva sulle correnti di destra: quella capeggiata da Cruscev in Urss e, poi, quella di Deng in Cina. Questa strategia è stata utilissima per congelare il conflitto fra burocrazia e classe operaia nei regimi a ‘’socialismo di Stato’’ (quindi ha favorito l’ascesa di movimenti reazionari) e per, cosa rilevantissima, evitare un appoggio compatto del blocco dell'Est ai Paesi coloniali che reclamavano la loro indipendenza dalle metropoli..
Lin Biao aveva capito molto bene l’obiettivo strategico degli Stati Uniti: dichiarare una guerra permanente ai popoli del Terzo Mondo, da un lato, e dall’altro, spingere per il ripristino del capitalismo in Urss. Insomma, la storia gli ha dato ampiamente ragione.
La contraddizione fra i popoli africani, asiatici, latino-americani e la metropoli imperialista è la principale contraddizione del nostro tempo. Le lotte anti-coloniali, dice ‘’il nostro’’, sarebbero avanzate ininterrottamente, travolgendo le borghesie compradore e accerchiando la principale potenza imperialistica: gli Stati Uniti. Peccato che la dirigenza cinese aveva ben altri obiettivi. Quando Lin Biao morì erano già in corso i preparativi per l’incontro di Mao con Nixon e Kissinger. Incontro vergognosissimo, inutile girarci intorno; Mao buttò all’aria la sua stessa lotta contro le borghesie nazionali, avviata con la ‘’rivoluzione culturale’’ e scrisse una delle pagini più tristi della sua storia. Questo compromesso non solo accelerò il ripristino del capitalismo in Urss, isolando la potenza sovietica (che era, comunque, un socialismo di Stato e non un social-imperialismo come riteneva la scuola maoista) ma diede un colpo micidiale alle lotte anti-coloniali, sia di matrice nazionalista che di matrice socialista. Mao Tse Tung fu il secondo capo di Stato a riconosce, nel 1973, il fantoccio della CIA Pinochet, voltando le spalle ai socialisti cileni. Purtroppo, la politica del compromesso ha portato a questa catastrofe. Aspetto rilevante su cui ritornerò alla fine dell’articolo. Arriviamo adesso a Deng, un personaggio davvero losco.

3. Nel 1974 Deng, alle Nazioni Unite, pronunciò il discorso dei ‘’Tre mondi’’ secondo cui, per avere una globalizzazione progressiva, era necessario che il Terzo ed il Secondo Mondo, si alleassero contro il Primo. Insomma, scompare la lotta di classe e la lotta antimperialista. Ma siamo solo all’inizio. Nel 1976 ‘’il loro’’ aveva ormai il Partito nelle sue mani e nel 1977 inizia la ‘’Primavera di Beijing’’ in cui critica apertamente la ‘’rivoluzione culturale’’. Da quel momento la borghesia nazionale, che Mao aveva cercato di strangolare, riesce a trovare spazio anche all’interno del Partito comunista cinese; una vera catastrofe. Due anni dopo l’incontro con Carter a Washington per elaborare una comune strategia anti-sovietica e, a solo un anno di distanza, ci sarà un evento cruciale per l’emergente borghesia cinese.
Deng Xiaoping, l’uomo del ‘’socialismo di mercato’’, invitò in Cina, niente poco di meno che Milton Friedman, per tenere dei corsi sulla economia neo-liberista. Il consigliere di Pinochet ricordò come le economie capitalistiche fossero migliori di quelle comuniste portando come esempio virtuoso (esempio che piacque molto a Deng) Hong Kong. Secondo Friedman, Hong Kong, pur non avendo una democrazia, era libera come gli Usa, per via della economia di mercato. Questa concezione della libertà era molto vicino a quella denghista. Deng, voleva aprirsi all’economia capitalistica ed alla ideologia consumistica, mantenendo ben saldo il potere; nulla da dire, pose le basi per un sistema clientelare (altro che socialismo!) in cui gli operai venivano sfruttati nelle fabbrica e i profitti sarebbero stati ridistribuiti ad un numero ristretto di persone. Un mercato controllato, che inizialmente fece aumentare di molto il tenore di vita delle persone, ma che non garantiva nessuna libertà democratica (il problema delle comuni autogestite era centrale nella, tanto ripudiata, ‘’rivoluzione culturale’’); i cittadini credevano di controllare il comunismo ma, in realtà, controllavano il capitalismo.
Nel 1983, ‘’il loro’’ apriva al grande capitale privato straniero, diminuiva le tutele dei lavoratori (in Cina non esiste più il diritto sindacale) e creò una Polizia armata, composta da 400.000 unità, munita (come scrive anche Naomi Klein in ‘’Shock economy’’) di elicotteri e pungoli elettrici per il bestiame, tutte armi provenienti dagli Usa (come mai l’imperialismo yankee riforniva un presunto Stato socialista? Il piano era molto chiaro!). Questo portò alla dissoluzione dello Stato operaio, alla distruzione delle conquiste sociali che il popolo cinese aveva ottenuto con Mao ed, intorno alla fine degli anni ’80, a una profonda crisi economica.
Che cosa fece Deng? Semplice, richiamò Milton Friedman, il quale giunse a Shanghai nel settembre 1988 insieme alla moglie Rosa. L’uomo di punta della destra americana parlò ai vertici del PCC per almeno due ore, consigliandogli di avere fede nei liberi mercati e di insistere con le privatizzazioni. Più tardi Friedman dichiarò di avere dato alla Cina gli stessi consigli dati alla giunta militare cilena; che dire? Deng come Pinochet? Insomma, poco ci manca. Due parole, adesso, su Piazza Tien An Men.

4. Le ricerche di analisti competenti come Thierry Meyssan (si veda di Thierry Meyssan ‘’L’Albert Einstein Institution: La versione CIA della non-violenza’’) dimostrano che quello fu un banco di prova per testare le teorie di Gene Sharp sulle ‘’rivoluzioni colorate’’. Nessuno è così ingenuo da bersi le schifezze della propaganda di regime. Il problema sorge quando non si comprende che la politica estera ed interna degli Stati è influenzata da differenti centri di potere. Caduta l’Urss veniva meno, da un lato, l’alleanza tattica Usa-Cina e quindi la Cina prendeva il posto della potenza sovietica nella lista nera degli yankee; dall’altro lato, invece, nella dirigenza di Washington, la destra dei neoconservatori passava il testimone alla sinistra liberal. Ed alla luce di ciò, che deve essere studiato il tentativo di rovesciare il governo, ormai ideologicamente neo-liberale, cinese, il resto mi sembra un chiacchierare inutile. L’alternativa per gli Usa era (ed è) fra la globalizzazione unipolare (che Samir Amin, teorico di formazione maoista, ha chiamato ''imperialismo collettivo'') e la globalizzazione multipolare, quindi non ci sono dubbi che la potenza egemone opta per la prima opzione, cambiano (e qui si passa dal colpo di Stato violento alla manipolazione delle masse) soltanto, quelle che io chiamo, le ‘’strategie di dominio’’. Per dare una idea di ciò che sto criticando cito un passo di Deng, pubblicato in Italia dal gruppo maoista di ‘’LaNostraLotta’’. Deng dice:

‘’ Noi comprendiamo i problemi che esistono in molti paesi, particolarmente nei paesi del Terzo Mondo. La politica estera della Cina è coerente e può essere riassunta in tre frasi: Primo, ci opponiamo all’egemonismo. Secondo, siamo per la salvaguardia della pace nel mondo. Terzo, siamo determinati a rinforzare l’unità e la cooperazione, o ciò che può essere chiamato “unione e cooperazione” con gli altri paesi del Terzo mondo. La ragione per la quale enfatizzo in modo particolare il Terzo Mondo è che l’opposizione all’egemonismo e la salvaguardia della pace nel mondo rivestono un significato speciale per il Terzo Mondo. Chi sono le vittime dell’egemonismo? Sono forse gli Stati Uniti o l’Unione Sovietica? No, sono proprio gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica che praticano l’egemonismo, quindi non sono loro le vittime. E non lo sono neanche paesi come il Giappone, il Canada, l’Europa occidentale e l’ Oceania: l’Europa dell’est ne soffre un po’. Se cessa la pace mondiale chi per primo ne diverrà vittima? Non c’è mai stata pace fin dalla fine della Seconda guerra mondiale. E sebbene non vi siano state grandi guerre, quelle “minori” hanno continuato a sussistere. Dove si svolgono queste guerre “minori”? Nel Terzo Mondo! Sono le superpotenze che praticano l’egemonismo e seminano discordia. Sono loro, con le loro mani, che agiscono in questa parte del mondo! Per molti anni le superpotenze hanno fomentato conflitti fra paesi del Terzo Mondo per raggiungere i loro scopi. Sebbene il Terzo Mondo debba fronteggiare svariati problemi, sono proprio i paesi del Terzo Mondo e i loro popoli a diventare la vera vittima. Per questa ragione è proprio il Terzo Mondo a rappresentare la principale e più genuina forza per salvaguardare la pace nel mondo e opporsi all’egemonismo, perché il problema riguarda direttamente i paesi del Terzo Mondo’’ (Deng Xiaoping, La politica estera della Cina, 21 agosto 1982).

Quindi, secondo il neo-liberale Deng, un marxista dovrebbe ‘’rendersi conto dei problemi’’ ma non lottare per trasformare la società capitalistica in socialista. Con chi si dovrebbe stipulare la pace? Con le borghesie compradore del Terzo Mondo, con piccoli capitalismi locali, o forse con l’imperialismo americano e quello europeo? Il discorso di Deng mira a fare dei burocratici cinesi dei clienti accettabili per l’imperialismo, ma nulla di più. Insomma, che dire, non mi stupisco che la destra americana abbia guardato con favore ad un personaggio simile, liquidatore di una importante esperienza rivoluzionaria. Un fantoccio cinico, utile per isolare l’Urss e poi, una volta eseguito il suo compito, da togliere di mezzo, come tutti i fantocci del resto. I sostenitori della ‘’Cina grande e socialista’’ dovrebbero, quanto meno, fare i conti con le immagini che ritraggono Deng abbracciato a Ronald Reagan, ma dubito che ciò possa avvenire.

5. Faccio un passo indietro e ritorno al 1972, data dell’incontro di Mao con Nixon. James Petras, in un recente scritto, sul rapporto fra il governo di Chavez e le FARC colombiane (James Petras, Il presidente Chavez e le FARC: Stato e Rivoluzione, 8 luglio 2008) avanza delle spiegazioni morali sulla involuzione nazionalistica (concetto da chiarire) dei governi rivoluzionari.
Vale la pena provare ad applicare – seppur molto brevemente – queste categorie (fissate da Petras) alla Cina del 1972 per riflettere su cosa, in effetti, è successo. Petras dice che i casi favorevoli al movimento rivoluzionario sono questi tre:

‘’ 1. I movimenti rivoluzionari sono in espansione e sembrano sul punto di ottenere un successo, sia nel far cadere governi pro-imperialisti sia nel mettere in moto governi progressivamente favorevoli.

2. Il regime rivoluzionario ha preso il potere, affronta una minaccia militare imminente per il suo consolidamento e il risultato sarà: “tutto o niente”.

3. Il regime rivoluzionario affronta un solido blocco di opposizione, intransigente, guidato da potenze imperialiste che non intendono negoziare un accordo di convenienza, né sono disposte ad assumere alcun compromesso’’.

Ed, al contrario, i casi sfavorevoli sono questi:

‘’ 1. Le possibilità di mantenere i rapporti diplomatici e commerciali, scambi ed investimenti con i regimi capitalisti non siano definitive.

2. I movimenti radicali siano in declino e perdano i loro appoggi, oppure siano eclissati da partiti elettorali che promettono il riconoscimento e migliori relazioni.

3. Gli scambi socioeconomici nello stato rivoluzionario si evolvano verso un accordo con gli investitori locali o stranieri emergenti, e la cui futura crescita dipenda dall’associarsi con le élite imprenditoriali straniere e da un dissociarsi delle forze anticapitaliste radicali’’.

Per ciò che riguarda gli elementi a favore direi che erano presenti sia la prima che la seconda condizione. I movimenti rivoluzionari stavano riportando importanti vittorie (dalla resistenza in Vietnam ai governi progressisti in America Latina) e il pericolo di una aggressione imperialistica, contro questi successi, si è sempre rivelata immediata (la lezione del Cile contro il socialdemocratico antimperialista Allende insegna). Questo Lin Biao e Mao lo sapevano benissimo, purtroppo hanno dato soluzioni differenti (e uno scontro fra linee politiche non per forza è uno scontro per il potere). Per ciò che riguarda il terzo punto, cavalcando il conflitto sino-sovietico, gli Usa sono scesi, come tutti ormai sanno, a trattative.
Da qui, possiamo passare a rileggere gli elementi a sfavore, ed è facile per noi individuare l’elemento caratterizzante la politica dei Deng, nel terzo punto. Lo ripropongo:

‘’3. Gli scambi socioeconomici nello stato rivoluzionario si evolvano verso un accordo con gli investitori locali o stranieri emergenti, e la cui futura crescita dipenda dall’associarsi con le élite imprenditoriali straniere e da un dissociarsi delle forze anticapitaliste radicali’’.

Deng, così, nel giro di dieci anni circa, non fece altro che passare da una economia a forte partecipazione statale (socialismo di Stato con alcuni elementi di radicalismo rispetto all'Urss), ad un regime socio in affari con l’imperialismo, cosa che è confermata, adesso, anche da maoisti della prima ora come Samir Amin.
Una situazione politica ben definita ‘’o tutto, o niente’’, ma due (forse tre) linee politiche contrapposte. Lin Biao aveva perso e Deng Xiaoping, in modo vile, aveva vinto. Ancora una volta la vittoria della destra reazionaria spezzò le gambe al movimento rivoluzionario, non solo in un singolo Paese, ma in tutto il mondo.

Note:

Sulla figura di Lin Biao consiglio questo saggio di Moreno Pasquinelli pubblicato, in due parti, nel sito del Campo Antimperialista:

1) http://www.antimperialista.it/index.php?option=com_content&view=article&id=794%3Alin-biao&catid=1%3Avisioni-del-mondo-cat&Itemid=5
2) http://www.antimperialista.it/index.php?option=com_content&view=article&id=797%3Ail-contributo-di-lin-biao-alla-teoria-della-rivoluzione-proletaria-mondiale&catid=162%3Astrategia-rivoluzionaria&Itemid=172


Stefano Zecchinelli

2 commenti:

  1. E' completamente sbagliata questa versione su Deng. Innanzitutto la Teoria dei Tre Mondi fu teorizatta da mao zedong e non sosteneva una globalizzazione progressiva, ma il tentativo strategico di portare il Terzo Mondo alle condizioni del primo. Fu dunque l'idea di un'ascesa strategica antimperialista sociale ed economica, che facesse della Cina l'avanguardia socialrivoluzionaria del Terzo Mondo. Progetto attuato da Deng. I Brics non sono forse il Terzo Mondo che diventa Primo? Quanto al liberalismo denghista, è talmente fallace la teoria che non meriterebbe risposta. Il termine esatto è Socialismo di Mercato, quella Denghista fu una nuova Nep alla luce dei fallimenti economici maoisti fu mao a richiamare Deng al potere, per Deng la nuova NEP fu semplicemente una strategia economica di conquista graduale socialepolitica dell'Occidente dall'interno (si vedano scritti miliati Degnhisti, commenti a Sun Tzu). Deng Xiaoping è rimasto sempre Socialista, Rivoluzionario, Antimperialista e soprattutto patriota Han fino all'ultimo dei giorni.

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  2. Se non si conosce la tradizione taoista, la tradizione spirituale confuciana, la stessa tradizione motzuista e quella legista che tanta influenza ebbero su mao nn si capisce nulla nemmeno del comunismo cinese. Vincere l'avversario con le sue armi è una caraterristica che nessuno possiede spiritualmente come i Cinesi....Deng in particolare, se si sono letti i suoi scritti militari, va visto in questa prospettiva

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