lunedì 31 ottobre 2011

Le iene sul cadavere della Jamahiriya (ed alcune sviste dei ''marxisti di sinistra''), di Stefano Zecchinelli


Le mie ferite sono le mie medaglie Mutassim Gheddafi

1. In questi giorni, a seguito dell’assassinio del leader libico Gheddafi, sono stati scritti alcuni articoli, da parte di due ‘’marxisti di sinistra’’ che, a mio avviso, presentano delle inesattezze.
In questo intervento farò quindi alcune annotazioni critiche all’articolo di Guillermo Almeyra ed ad un articolo recentissimo di Antonio Moscato, sempre sulla Libia, per poi trattare alcuni argomenti ad essi correlati. 
Almeyra fa una analogia storica inappropriata:

‘’ La lista dei “limoni spremuti” è lunga: il panamense Noriega, agente della CIA diventato ingombrante, si salvò dal bombardamento che cercava di assassinarlo a Panama e una volta catturato non è mai stato presentato a un tribunale credibile’’

Questa affermazione è molto bizzarra. Non mi risulta che Gheddafi sia mai stato la marionetta di qualcuno; Gheddafi è stato un nazionalista radicale, che aveva un progetto politico ben preciso (la costruzione dell’Unione Africana) e, come un marxista dovrebbe sapere, nel perseguire ciò si è dato una sua ideologia (il ‘’Libro Verde’’).
Che senso ha paragonarlo ad un sgherro degli yankee come Noriega, un utile idiota tolto di mezzo quando non serviva più? Chi procede in questo modo, purtroppo, dimostra di non avere il senso della storia. Questo lo dico tenendo presente che Almeyra è un grande analista politico che di certo la storia la conosce molto meglio di me. Però è bene rilevare, quando le forze intellettuali me lo consentono, alcuni scivoloni.
Poco più sotto Almeyra dice:

‘’ Saddam Hussein, agente degli Stati Uniti durante la lunga guerra di otto anni contro i curdi e l’Iran, ha avuto sì un processo davanti a un tribunale, che era però composto solo da servitori e da carnefici. Non è stato possibile conoscere qualcosa della sua difesa politica, e alla fine è stato impiccato in modo oltraggioso’’.

Per amor di verità dobbiamo dire che Saddam non è mai stato un agente degli americani e, davanti la miseria umana che mi circonda non posso che riconoscere, a quella figura tanto sputacchiata, un certo valore di combattente antimperialista.
Gli americani per togliere di mezzo l’Irak di Hussein (nemico giurato dell’imperialismo istraeliano) dal 1981 rifornirono l’Iran servendosi del mostro sionista e, dal 1986, si adoperarono direttamente per sostenere il pretume fascista iraniano (vi ricordate dello scandalo Iran-Contra? Spero di sì!). Saddam non ha mai avuto una fionda dagli americani. La propaganda di regime dipinse Saddam come un ‘’assassino di comunisti’’ e come un ‘’assassino di curdi’’. Tutte balle.
Breznev, per evitare che i ‘’partiti comunisti’’ occidentali dessero la loro solidarietà all’Irak aggredito, mise in giro questa sciocchezza. Il Partito democratico curdo uscì dal Ba’th, su disposizione degli americani, il Partito comunista irakeno uscì su disposizione dei sovietici; entrambe le basi di militanti (curdi e comunisti) entrarono nel Ba’th.
A dimostrare l’assurda tesi ‘’Saddam uomo degli americani’’ non c’è uno straccio di prova, quindi non è il caso di continuare. Il leader irakeno è stato un combattente antimperialista (riconosciuto da tutte le persone per bene, come Castro e Chavez) e la resistenza nazionale (sì nazionale, come è giusto che sia!) in Irak deve essere sostenuta.
Incredibile come un marxista come Almeyra si beva tutte le balle mediatiche dell’hitlero-americanismo.

2. Adesso voglio dire qualche cosa anche sull’articolo di Moscato. Nel suo ultimissimo intervento sulla Libia, lui dice:

‘’ La rivoluzione libica non era armata, come non era stata armata quella iraniana del 1979, che per questo aveva subito terribili perdite per mesi e mesi, prima di provocare con la sua tenace resistenza quella spaccatura nell’esercito che le consentì di cacciare lo Shah. Alcuni compagni, nei dibattiti, hanno teorizzato che quella libica non era una rivoluzione ma una guerra civile. Assurdo. Non si può contrapporre l’una all’altra, soprattutto perché se una rivoluzione ha sempre profonde radici interne, la guerra civile non è un optional, se ci sono abbastanza forze del passato per tentare una rivincita, e potenze esterne che le sostengono. La guerra civile in Russia ha segnato il futuro della rivoluzione d’Ottobre, ma è cominciata almeno sei mesi dopo la vittoria dei soviet, e non era certo nel programma dei bolscevichi, e neppure nelle loro previsioni; tuttavia non hanno potuto evitarla’’.

Anche qui abbiamo una strana analogia storica. Che cosa c’entra la Libia di oggi massacrata dall’imperialismo, con la rivoluzione iraniana del 1979? Cerchiamo di capire cosa successe nell’Iran del 1979 e vediamo se questa analogia è giusta.
La rivoluzione iraniana fu una rivoluzione nazionale fatta da nazionalisti di sinistra e comunisti. Le forze comuniste erano due: il Tudeh (Partito comunista filo-sovietico) e i Mujaheddin (una replica islamica della Teologia della liberazione).
Fu una rivoluzione che coinvolse larghe masse contro lo Scià, fantoccio degli Usa, e che aprì delle prospettive di socialismo. Prospettive aperte ma mai realizzate dato che ha avuto la meglio il pretume nero.
Le condizioni di Iran e Libia sono anche molto diverse: il primo era un grosso centro urbano, la Libia risente ancora di una struttura sociale tribale (circa 2.100 tribù). Insomma una analogia storica sbagliata.
Il lettore può riflettere anche su ciò: in Tripolitania e Fazzer sono concentrate 2.000 tribù, interamente schierate con Gheddafi, mentre la Cirenaica ha, dalla sua, solo 100 tribù ribelli; non è un caso che le spie satellitari russe dicono che la NATO, controlla soltanto le coste mentre gran parte del territorio libico è in mano ai lealisti.
Che dire? Non si capisce perché Moscato, storico molto bravo su altre questioni, tira dentro la Rivoluzione d’ottobre, ma pace. Vorrei brevemente sfidare i sostenitori di questa tesi ad indicarmi un gruppo di estrema sinistra che ha preso parte, in Libia, alla rivolta. Non c’è proprio nessun gruppo di sinistra. I ribelli sono dei razzisti, linciatori di operai neri; assassini e nulla più. Questa è la verità.

3. Purtroppo non c’è nessuna rivoluzione sotto la benedizione degli Stati Uniti e di Al Qaeda (e Gheddafi denunciò questo complotto fin dai primi giorni).
Analisti molto seri e preparati (per l’Italia cito soltanto Fulvio Grimaldi e Manlio Dinucci) hanno detto chi c’è a capo di queste guerriglie criminali. Non tutti forse conoscono il ‘’Gruppo dei combattenti islamico’’ nato in Afghanistan alla fine degli anni ’80. Gli americani, lì, si servirono dei fondamentalisti islamici in funzione anti-sovietica –c’è proprio una direttiva di Reagan, Direttiva 166, che dispone questi finanziamenti- fino alla rottura (questo solo per l’Afghanistan) nel 1996.
L’islamismo radicale per il suo carattere filo-imperialista (ed anti-socialista) ha una precisa ‘’genesi storica’’ ed occuparsi di ciò, comporta una rilettura di eventi storici molto dolorosi.
L’Arabia Saudita è una entità giuridica creata dagli inglesi, contro l’Impero Ottomano durante la Prima Guerra Mondiale (le rivolte arabe filo-britanniche del 1916, non sono una analogia da riprendere? Nessuno ne ha parlato). Da quel momento la monarchia saudita è sempre stata un capo di ponte per la reazione imperialistica contro il Ba’th e il ‘’socialismo arabo’’.
In Egitto Nasser –uno dei padri del panarabismo laico- ha dovuto strozzare la Fratellanza Musulmana (fondata nel 1928 da Al Banna e sponsorizzata, da sempre, dagli inglesi).
La stessa cosa vale per la Siria e la Palestina. In Siria la ‘’Fratellanza Musulmana’’ è fuori-legge dal 1980 e guarda caso mantiene come interlocutore privilegiato Istraele, mentre in Palestina nasce nel 1967, con l’aiuto dei sionisti, contro la sinistra palestinese.
Tutte cose che non possono essere ignorate, soprattutto da chi si reputa marxista.

4. In Egitto i Sudairi (la famiglia che è al potere in Arabia Saudita) hanno finanziato prima Mubarak e poi la Fratellanza Musulmana.
La contro-rivoluzione egiziana –a discapito di masse davvero vogliose di democrazia- è stata lanciata da una coalizione di liberali filo-Occidentali e fondamentalisti islamici.
L’Islam è stata proclamata religione di Stato –mentre in paesi come la Siria di Assad vige la libertà religiosa- e i F.M. si sono organizzati (con la benedizione degli yankee e dei sionisti) con un Partito politico: il Partito di Libertà e Giustizia.
La mano nera (anzi bruna) dei Sudairi si è allungata anche il Libia. Lì, i monarchi sauditi sono stati in prima fila nell’armare i seguaci di Re Idris.
Oltretutto l’Unione Monarchica (libica), che ha sede a Londra, non ha mai smesso di rivendicare il trono libico, abolito da Gheddafi con una giusta rivoluzione anti-coloniale. Questi delinquenti, hanno sempre trovato il sostegno dei capitalismi occidentali e delle monarchie arabe.
Se il marxismo non fosse stato messo in cantina, molti compagni, avrebbero dovuto ricordare la lezione di Gramsci sulla ‘’guerra di posizione’’ e sulla ‘’rivoluzione passiva’’.
La ‘’guerra di posizione’’ condotta dalla F.M. ha permesso loro di egemonizzare grandi fette della società civile (con particolare riguardo rivolto alle mezze classi) e di convivere –nel mentre- con i fradici apparati statali (di Stati parassitari) messi su da un Mubarak o da un Ben Ali.
Questa analisi è stata fatta in un articolo, molto intelligente, comparso sul Manifesto il 28-06-2011, scritto da Daniel Atzori. Uno saggio breve davvero istruttivo che rimanda alla complessa analogia fra ‘’alienazione religiosa’’ ed ‘’alienazione sociale’’.

5. Antonio Moscato in questi ultimissimi giorni ha pubblicato, anche, un articolo di un dissidente siriano, Khalil Habash, intitolato ‘’Siria calunniata’’.
In questo testo non viene detta una parola sul fatto che Istraele, da almeno quaranta anni, si permette di bombardare la Siria, annettersi qualche suo pezzo (come l’Altopiano del Golan) o di mandarvi sicari ed assassini, Per certi compagni sembra che l’imperialismo e, di contro, gli Stati nazionali non esistano più.
C’è un passaggio abbastanza gustoso, su cui voglio richiamare l’attenzione del lettore:

‘’ L'opposizione siriana ha presentato continuamente un fronte unito contro il rischio di una guerra civile nazionale e confessionale. Gli slogan dei manifestanti come "Tutti siamo siriani, siamo uniti!" sono ripetuti permanentemente durante le manifestazioni e in diverse reti come Facebook o Twitter. In numerose manifestazioni possiamo veder striscioni che affermano: "No al settarismo".

Strano che un comunista faccia passare un simile messaggio. Le rivoluzioni da quando si affidano al marketing politico o ad internet? Eppure la CIA, dal 2006, utilizza facebook per trovare collaboratori.
La teoria politica e sociale di Marx attribuisce le rivolte (senza delineare precise distinzioni fra rivoluzioni e rivolte) a precise condizioni economico-sociali, ma leggendo certi articoli mi sembra che ci sia una mitizzazione delle masse e nulla altro. Da una parte il popolo buono e dall’altra i burocrati cattivi, ma la storia non si analizza così.
Il giornalista francese Thierry Meyssan ha rilevato che questo gruppo facebook il giorno della sua creazione avesse già 80.000 aderenti. Queste sono cose molto strane.
E’ chiaro che gli Usa hanno tutti gli interessi ad eliminare il Ba’th siriano. Togliere di mezzo la Siria dallo scenario geo-politico significa dare un colpo mortale alle resistenze nazionali di Palestina, Libano, ed Irak. Faccio anche notare che un fronte filo-Usa, Turchia-Siria, terrebbe lontana la Russia dal Mediterraneo, rendendo più difficile l’ingresso nel multipolarismo. Insomma, una vera tragedia sociale e geo-politica.
Molti di questi compagni si rifanno alla teoria marxista di Leon Trotsky. Ma Trotsky, costruttore dell’Armata Rossa e grande pensatore politico, ha fatto i conti con le rivolte reazionarie, non pensandoci due volte a schiacciare gli anarchici ucraini o gli anarchici a Kronstadt.
Non fu Lev Davidovic a dire che la dicotomia ‘’democrazia e fascismo’’ è una astrazione? Molti suoi seguaci, e questo mi duole dirlo, sembra che non abbiano il senso della storia.

6. Sono i liberali, ormai vittime di una ‘’decadenza ideologica’’ (per dirla con Lukàcs) ad utilizzare categorie mitiche ed ad assolutizzare gli eventi storici. Allora abbiamo i ‘’dittatori sanguinari’’, il ‘’male assoluto’’, la ‘’fine della storia’’ e il ‘’dogma del mercato’’.
I comunisti sanno che gli eventi, invece, non sono mai pienamente irrazionali: quindi respingono la categoria di ‘’totalitarismo’’ (che nasce con Hannah Arendt, ma che è stata fatta propria in modo opportunistico da molto comunisti anti-stalinisti) ed indagano sulle strutture economiche. Che senso ha parlare di ‘’dittature sanguinarie’’ contrapposte alla ‘’democrazia’’? I capitalismi occidentali hanno mantenuto al potere giunte militari e borghesie compradore le quali hanno condotto veri e propri genocidi sociali.
La Fondazione Ford faceva annualmente i complimenti a Videla per l’applicazione delle ricette neo-liberiste. Pinochet era un cocco di Milton Friedman, Premio Nobel per l’economia. Questo solo per citare degli esempi.
Un materialista storico tiene presente che i mezzi di comunicazione sono in mano alla global class (nuova classe dominante) che, partendo dalla egemonia informativa, arriva alla egemonia etica, morale e culturale (vedete che Gramsci serve).

7. Per finire prendo, in estrema sintesi, in esame la figura di Gheddafi. Gheddafi nel 1969 ha fatto una sacrosanta rivoluzione nazionale (e che Dio lo benedica!), ha nazionalizzato i settori strategici dell’industria nazionale (e meno male), si è dato una sua ideologia con il ‘’Libro Verde’’ (tutti i regimi si devono legittimare ideologicamente).
Nessuna apologia e nessun giudizio acritico: il ‘’socialismo islamico’’ aveva forti ambiguità di fondo (a partire del pensiero di Aflaq) e dai primi anni ’90 c’è stata una politica di compromesso con i capitalismi occidentali. Cose gravi, ma che non cancellano l’indiscusso valore (e per me Gheddafi è stato un gigante degli ultimi quaranta anni) di una figura storica (le parole di Fidel Castro significheranno anche qualcosa).
Ora, che dire delle menzogne mediatiche? Le fosse comuni non mancano mai (ma non vi viene qualche dubbio), il popolo inerme (e ora sotto i bombardamenti NATO non c’è un popolo inerme?) e per finire il satrapo arricchito (arciboiata!!!).
I mass media hanno avuto la goffaggine di far passare i beni del Governo Libico (che poi venivano reinvestiti nello Stato sociale) per i beni della famiglia Gheddafi che, in realtà, tutto sommato, conduceva una vita modesta.
Non è un caso che il CNT di Bengasi si è subito dotato di una Banca centrale, cacciando al governo di Tripoli la sovranità monetaria e quindi la sovranità nazionale. Per la serie: come si ammazza una nazione libera e sovrana (dico questo dopo aver esaminato i dati riguardanti l’economia libica).
Tolto di mezzo Gheddafi e il suo progetto di costruzione dell’Unione Africana (con una moneta unica ed autonoma, a discapito del Fondo Monetario Internazionale) cosa resterà della linea anti-Condor di Gheddafi-Castro-Mandela? Difficile fare rosee previsioni soprattutto in assenza di un grande movimento comunista che si metta al fianco delle resistenza anticoloniali.
Problemi più che seri e che mettono in grave imbarazzo i gruppetti comunisti che cercano ovunque rivoluzioni sociali (come se le rivoluzioni fossero qualcosa da cercare!). Mi dispiace ma non posso che rammentare a questi compagni il monito di Brecht ‘’molti non sanno che il nemico marcia sempre alla loro testa’’. Amen!

Siti consultati:

1) Antonio Moscato MOVIMENTO OPERAIO
2) Thierry Meyssan Voltairenet.org

Stefano Zecchinelli



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