venerdì 18 marzo 2016

DI CHE PARTE SIETE? di Kemal Okuyan (membro del Comitato Centrale del Partito Comunista)

Ci dicono “scegliete il vostro fronte, o state con noi oppure siete i nostri nemici.”

Colui che sta al Palazzo ci dice “io rappresento la volontà nazionale, sono stato eletto, pertanto posso fare ciò che voglio. Posso arrestare i giornalisti, dire alle donne di stare a casa, dichiarare coprifuochi per reprimere il popolo, vendere il Paese ai paesi più potenti, combattere i deboli, convertire le scuole laiche in scuole islamiche, nominare i preti alle istituzioni statali, fare il ‘curdo’ prima di dichiarare i curdi i miei nemici, fare dei negoziati prima di sparare, picchiare gli operai e gli studenti, insultare il popolo... nessuno mi può vincolare.”

Colui che grida dalle montagne (il PKK), dall’altro lato, ci dice “io sono la liberazione nazionale, lotto per l’autodeterminazione dei curdi, posso fare ciò che voglio. Quando è opportuno diffamo quelli che si oppongono alle mie trattative con Erdoğan e poi dichiaro Erdoğan un fascista. Quando è opportuno salvo Erdoğan dalle masse a Gezi Park e poi posso dire di rappresentare ‘lo spirito di Gezi’. Posso fare il partner strategico degli Stati Uniti mentre parlo dei piani imperialistici. Posso offrire una coalizione, se non mi accettano posso minacciare i dissidenti. Posso chiedervi di essere sensibili al massacro dei curdi mentre io massacro i civili turchi. Mi posso vantare del fatto che ho salvato Erdoğan mentre giuro di continuare a lottare contro Erdoğan. Dovete stare con me.”

Quelli che “non si schierano” saranno i nemici di entrambe le parti, questo èovvio. Lo dice il governo, e il PKK lo ripete.

Allora, in che base dobbiamo decidere?

I “turchi” e i “curdi” sono davvero le “due parti” di questa guerra? E se noi non volessimo una “soluzione” in base alle identità etniche? E se noi non fossimo turchi o curdi?

Ci sono davvero un campo “filo-USA” e un campo “anti-USA”? Infatti, mentre Erdoğan si vantava di essere il “co-presidente” del Progetto “Greater Middle East”,diceva ai paesi arabi e latinoamericani che vorrebbe “silenziare” l’espansionismo statiunitense. E nel quadro attuale, mentre si lamenta dell’aiuto NATO ai nazionalisti curdi, chiede allo stesso NATO di proteggere i confini della Turchia dalla Russia! Dall’altro lato, i nazionalisti curdi difendono una linea che era partita da “non siamo i nemici degli USA” ed è attualmente arrivata a “possiamo servire meglio agli interessi degli USA”. E poi dicono di essere “rivoluzionari”! No, non c’è uno “scontro” neanche qui.

E uno scontro tra i “laici” da una parte e i “reazionari” dall’altra? Sì, quelli che governano il Paese sono reazionari, non vi è dubbio qui. Tuttavia, non sono laici o “progressisti” neanche quelli che si dichiarano “oppositori”. Infatti questi “oppositori” sono così reazionari da difendere un controrivoluzionario come lo Sceicco Said e affermare che il laicismo sia una sorta di “elitismo kemalista”.

Per quanto riguarda l’essenza delle cose, e cioè lo scontro tra il capitale e il lavoro... le parti si contrappongono in questo quadro? Chiaramente no.

E ora perché si lotta?

“Per la libertà del popolo curdo e l’eguaglianza tra i popoli.”

Nessun comunista si può opporre ad una richiesta genuina di eguaglianza di un popolo. Tuttavia si può dibattere su come ottenere questa eguaglianza.

Fino ad ieri si parlava di una vita “insieme, fraterna e libera”. Ma che tipo di libertà ci poteva essere negando l’esistenza del “fratello curdo”? Come si può unire il paese senza rispondere alla domanda “quale Turchia”? La risposta potrebbe essere “se i curdi si liberano, si libereranno anche i turchi”? Non credo.

Siamo arrivati a questo punto morto in cui due parti concorrono per decidere chi è più violento, proprio perché non siamo riusciti a dare una risposta alla domanda “quale Turchia?”. E man mano si sta arrivando ad uno scontro tra turchi e curdi.

O noi comunisti non esistiamo, oppure questi “scontri” non esistono.

Non ci importa se i capitalisti, i rappresentanti della dittatura borghese o il dittatore attuale ci chiamano “traditoooooooori!”

Dall’altro lato non stiamo con quelli che dicono “noi siamo gli unici rappresentanti di un popolo oppresso, ci dovete sostenere senza se, senza ma”.

Va saputo che quelli che non vogliono uno scontro etnico diventano sempre più numerosi. L’attentato ad Ankara ha accelerato questa reazione popolare. Il popolo non sta né con il governo, né con quelli che cercano “atti di vendetta”!

Sì, ci vuole uno scontro nell’ambito di questa reazione popolare, ed è l’unico scontro di cui abbiamo bisogno.



Fonte: http://haber.sol.org.tr/yazarlar/kemal-okuyan/tarafinizi-secin-149341

Traduzione a cura di / Tercüme: Ârif Hikmet Dede





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