Parla monsignor Atallah Hanna - Intervista di Rana Ismail
Domanda: Eminenza, cosa pensa dell’alleanza Siria-Russia-Iran-Iraq contro il terrorismo e fino a qual punto, secondo lei, l’intervento russo nei cieli siriani ha seminato confusione nel campo dei nemici della Siria?
Risposta: Mi permetta di approfittare di questa domanda per indirizzare ai nostri fratelli siriani saluti di cuore dalla Palestina, da Gerusalemme, in nome del nostro popolo e di quel che abbiamo di più sacro, insieme ai nostri auguri che la Siria possa prevalere sui suoi nemici; quegli stessi nemici che complottano per la liquidazione della questione palestinese e della città santa, serbando un silenzio assoluto sulla rivolta dei nostri giovani contro l’occupazione.
Questo, perché difendiamo una stessa causa, perché il nostro nemico è comune, e perché la vittoria della Siria sui suoi nemici è la vittoria della Palestina, così come la vittoria della Palestina sui suoi nemici è la vittoria della Siria.
Io che vado in giro per il mondo, posso dirvi che la Siria ha molti amici: gli Stati che ha appena citato, ma anche i popoli che credono nella libertà e nella democrazia e che cominciano a capire che quanto è avvenuto in Siria, nel corso degli ultimi quattro anni e mezzo, non ha niente a che vedere coi valori e le aspirazioni del popolo siriano.
Oggi la situazione è più chiara ed è diventato evidente che si è trattato di un complotto ordito da molti Stati per distruggere lo Stato siriano. Dico questo in modo tanto più dispiaciuto e triste, in quanto anche taluni Stati arabi sono complici, finanziano e appoggiano un piano che mira a sfasciare la Siria.
Ma pensiamo che sia anche del tutto evidente che il conto alla rovescia era cominciato già prima dell’intervento della Russia, per merito della combattività dell’Esercito regolare siriano, della saggezza del governo siriano e del coraggio del popolo siriano. Sono questi elementi riuniti che hanno fatto sì che il piano nemico si avviasse al fallimento e che l’intervento russo, richiesto dalle autorità siriane, non fosse né una aggressione, né una invasione, né una occupazione, ma un aiuto della Russia amica alla Siria amica perché essa resti forte e solidale.
Molti ci hanno attaccato, e io sono stato personalmente criticato, quando abbiamo dichiarato la nostra approvazione per l’intervento russo in Siria. Ma quelli che ci hanno rimproverato, noi non li abbiamo mai sentiti criticare le ingerenze degli Stati Uniti, della Francia e di tutti gli altri Stati nemici della Siria. La Russia è intervenuta perché lo Stato siriano glielo ha chiesto e noi siamo convinti che il suo aiuto accelererà la soluzione politica in Siria.
D: Condivide l’opinione di quelli che ritengono che gli Stati Uniti e l’Occidente sostengono il terrorismo nella nostra regione fin dal 1948 e che il loro appoggio attuale alle organizzazioni terroriste, che pure affermano di combattere, non differisce in alcun modo da quello verso Israele, verso la sua repressione e i suoi tentativi di giudaizzazione di Gerusalemme e della moschea di Al-Aqsa?
R. Io ho sostenuto a più riprese che il sionismo e Daech sono le due facce di una stessa medaglia, e quando dico Daech mi riferisco a tutte le organizzazioni terroriste barbare e sanguinarie che siamo convinti essere una creazione statunitense-israeliana per eccellenza, con lo scopo principale di distruggere la patria araba a profitto di Israele.
Essi vogliono distruggere tutto quanto esiste come civiltà, umanità, bellezza. A chi giovano tutti questi massacri e migrazioni di popolazioni? A chi giovano le distruzioni dei musei, di Palmira, delle moschee e delle chiese storiche? A chi giova la fuga dei cristiani arabi? E ancor più, a chi giova lo svuotamento delle patrie arabe di tutte le loro componenti vive, non limitandosi l’esodo ai soli cristiani?
Vogliono che il mondo arabo sia nelle mani unicamente di Daech e dell’estremismo. Vogliono distruggere il mondo arabo imponendoci il nemico che ci hanno fabbricato e vogliono che noi dimentichiamo in tal modo chi è il nostro vero nemico e smettiamo di combatterlo (,,,)
Gli Stati Uniti approfittano di Daech e l’occupante israeliano approfitta delle tragedie che colpiscono la regione, per incrementare le sue politiche di giudaizzazione delle nostre terre e dei nostri luoghi santi, scagliandosi contro i nostri giovani, ragazzi e ragazze, che resistono loro a torso nudo.
Oggi la Palestina è in ebollizione, la Palestina si solleva. La Palestina dice NO all’occupazione e al razzismo. Le esecuzioni pubbliche nelle strade, gli attacchi contro la moschea santa di Al-Aqsa, la confisca dei beni dei mussulmani e dei cristiani… tutto questo, è vero, prosegue ininterrottamente dal 1948. E tuttavia dopo l’inizio di quello che è stato in termini menzogneri definita la primavera araba, che in realtà è una primavera israeliana e dei nemici della nazione araba, noi assistiamo ad una escalation delle politiche di appropriazione e di giudaizzazione di Gerusalemme, col fine di espellervi il popolo palestinese.
In altri termini, Israele tenta oggi di portare a compimento tutto ciò che non è riuscita a fare dal 1967, tentando di mettere le mani sulla moschea di Al-Aqsa, di appropriarsi di Gerusalemme e dei luoghi santi e di cacciarvi i suoi veri abitanti arabi palestinesi.
Consideri che non abbiamo inteso alcuna dichiarazioni ufficiale o ufficiosa da parte degli Stati Arabi, a parte qualche manifestazione popolare qui e là. Un silenzio assordante, come se avessero abbandonato la causa palestinese, come a se taluni Stati arabi, per non generalizzare, fosse stato intimato di disinteressarsi della Palestina e di non difenderla più. Cosa che si accorda perfettamente col complotto ordito contro la Siria (…)
D: Ma perché allora Israele sembra tanto allarmata dalla sollevazione dei giovani palestinesi, dal momento che è purtroppo vero che gli Stati arabi sono assenti e che, se alcuni di essi decidessero di muoversi, lo farebbero nell’interesse di Israele piuttosto che in favore del popolo palestinese?
R: La verità è che io vorrei che restassero assenti ma che cessassero di complottare. Io scommetto sul popolo palestinese e sui suoi giovani, perché contrariamente a quello che diceva Golda Meir “Gli adulti finiranno col morire e i loro figli dimenticheranno”, questi giovani che oggi manifestano non sono meno determinati e attaccati alla loro identità dei loro genitori e nonni.
Non si può pretendere che i Palestinesi restino a braccia conserte dinanzi ad un simile complotto contro la loro causa e la loro terra. Non si può pretendere che i Palestinesi diano prova di moderazione dinanzi alle aggressioni e al razzismo dell’occupazione. Li si vede manifestare a Gerusalemme, ma anche a Akka, Haifa, Nassira (Nazareth), Sakhnine, Al-Ramla, Al-Lod e dovunque in Palestina; con la bandiera siriana che ventola insieme a quelle palestinesi.
Manifestazione a Ramallah (ottobre 2015): una bandiera siriana sventola tra quelle palestinesi
I giovani palestinesi scendono in piazza per dire: “Non ci sottometteremo a Israele, quali che siano i complotti e per quanto forti siano le pressioni. Chiunque tenti di liquidare la nostra causa, essa resterà quella di un popolo che ama la libertà e aspira alla propria dignità”. Ed è su questi giovani che puntiamo, giovani sani che non hanno altra agenda, altra causa, che non sia quella della Palestina.
Noi puntiamo sui nostri giovani, non sulla Lega araba che non ha più nulla a che vedere con l’arabità, da quando la Siria non ne fa più parte.
Noi puntiamo sulla gente onesta della nazione araba e sugli uomini liberi di questo mondo, non sui regimi arabi.
Noi puntiamo più particolarmente sulla vittoria della Siria, perché la Palestina è la posta strategica della vicenda siriana e la Siria è la posta strategica della Palestina.
Non rivelo certo un segreto se dico che quelli che criticano l’intervento russo in Siria vorrebbero che la crisi siriana si prolungasse nel tempo e nel sangue, per riuscire a realizzare i loro piani di smembramento, fino a cancellare la Siria dalla carta geografica, come tentano di cancellare la Palestina. Ma, come ho già detto, noi pensiamo che l’Esercito regolare siriano, con l’aiuto della Russia, si avvii verso una vittoria che sarà la vittoria di noi tutti (…)
D: In queste condizioni di abbandono della questione palestinese da parte di coloro che dovrebbero invece difenderla, fino a dove si potrà spingere la ribellione die giovani palestinesi?
R: Io non sono di quelli che ritengono che l’intifada non sia mai cessata in Palestina. Ma c’è un sentimento permanente che si manifesta in modi diversi. La Resistenza vi sarà fino a quando vi saranno l’occupazione e il razzismo. La Resistenza non cesserà ed è nostro diritto di Palestinesi lottare per liberare i nostri luoghi sacri e Gerusalemme. Non cederemo a Israele.
Israele pensa che le repressioni ed una occupazione sempre più selvaggia terrorizzeranno il popolo palestinese. E’ vero il contrario, perché i giovani palestinesi sono giunti alla conclusione che non possono contare che su se stessi. Sono questi giovani la nostra speranza ed è quella dalla quale emergeranno i dirigenti del futuro che ci guideranno verso la libertà.
Monsignor Atallah Hanna è l’arcivescovo greco-ortodosso del Patriarcato di Gerusalemme
Fonte: Video Al-Ikhbariya [Syrie] Mons. Atallah è intervistato da Rana Ismaïl
da Ossin
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