domenica 25 ottobre 2015

HAJ AMIN HUSSEINI - manipolato dalla propaganda sionista

di Giuseppe Zambon, Zambon editore, 23 ottobre 2015
Tanta propaganda sionista ha avvolto Haj Amin Husseini, il mufti di Gerusalemme, in una leggenda nera, assimilandolo all’antisemitismo nazifascista. In effetti il mufti aveva quale unica preoccupazione la ricerca di alleati nella lotta che la popolazione palestinese conduceva con­tro lo spossessamento che quotidianamente il sionismo attuava, con l’aiuto britannico.
In questa breve nota sull’argomento riportiamo una pagina illuminante dello storico francese Henry Laurens, La Question de Palestine. Parigi, 2002, vol. II, pp. 467-68.
“Durante il periodo tra le due guerre Haj Amin Husseini, ha combattuto il sionismo in quanto capo politico e religioso. Era allora persuaso che il fine del sionismo fosse quello di espellere gli arabi di Palestina e di impadronirsi della Spianata delle Moschee per costruirvi il terzo Tempio. Aveva acquisito progressivamente la convinzione che il giudaismo mondiale sostenesse in modo occulto i sionisti ed esercitasse una in­fluenza sulla presa delle decisioni in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Da molti anni aveva la certezza (fondata su fatti reali) che i sionisti cercassero di assassinarlo. Non di meno quando gioca la carta tedesca è per puro pragmatismo, nello stesso modo in cui nel 1938-39 ha fatto delle offerte di servizio alla Francia. Un aneddoto all’inizio del suo soggiorno a Berlino mostra quanto egli è ancora lontano dall’antisemiti­smo nazista. Invitato alla Cancelleria del Reich durante il ricevimento seguito alla dichiara­zione di guerra della Germania agli Stati Uniti all’indomani di Pearl Harbour, Hitler gli spie­ga che il suo odio per gli ebrei gli viene “dalla pugnalata alla schiena” organizzata dagli ebrei, dopo la Dichiarazione Balfour, e che sono responsabili della disfatta tedesca del 1918 […].
Hitler continuò: ‘Sono stati gli ebrei che hanno spinto gli Stati Uniti ad entrare in guerra contro la Germania, nel 1917, e io ho visto, dopo aver fondato il nazionalsocialismo, che i capi degli ebrei continuavano nel loro tentativo di distruzione della Germania, diffondendovi l’anarchia e le idee marxiste. Vi posso citare l’esempio di Karl Liebknecht, capo della rivoluzione comunista di Berlino del 1918-19, quello di Rosa Luxemburg e di Eugene Levy, che si è dichiarato dittatore comunista della Baviera nel 1919. Gli ebrei volevano distruggere dalle fondamenta tutte le speranze di una rinascita della Germania*. È questo che mi ha persuaso che il mio compito primario e di tutti i nazio­nalsocialisti, cioè di tutti i tedeschi, consiste nel perseverare in una lotta senza quartiere contro gli ebrei’. Io gli risposi: “Noi arabi pensiamo che è il sionismo che è all’origine di tutti questi sabotaggi e non gli ebrei”. Hitler replicò: ‘Voi siete un popolo sentimentale. Vi invito a visitare l’Istituto di Studi che io ho fondato al fine di persuadervi del mio punto di vista. Voi vedrete che la nostra convinzione è scientificamente fondata’”.

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