sabato 12 settembre 2015

La falsa "crisi dei rifugiati", di Thierry Meyssan

Mentre i media europei alimentano le emozioni nel mostrare le fotografie d’un bimbo annegato e con i servizi sulle folle che attraversano i Balcani a piedi, Thierry Meyssan mostra che queste immagini sono manipolate. Di certo, servono agli interessi del capo del padronato tedesco, Ulrich Grillo, nonché alla NATO. Ma esse non fanno capire il fenomeno nel suo insieme e conducono gli europei a risposte inadatte.
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Il lato sinistro di questa fotografia è stato ampiamente pubblicato dalla stampa atlantista. La vittima, un bambino curdo siriano, Aylan Kurdi, si suppone sia stato respinto dal mare. Tuttavia, il suo corpo è perpendicolare alle onde invece di essere loro parallelo. La presenza sulla parte destra dell’immagine di un fotografo ufficiale turco conferma l’idea di una messa in scena. In lontananza, si distinguono dei bagnanti.
Un’ondata di emozioni ha brutalmente sommerso le persone che vivono nello spazio della NATO. Improvvisamente si sono rese conto del dramma dei profughi nel Mediterraneo; una tragedia che durava da anni nella loro indifferenza permanente.
Questa inversione è dovuta alla pubblicazione d’una fotografia che mostra un bimbo annegato, derelitto su una spiaggia turca. Non importa che questa immagine sia in sé una montatura grossolana: il mare rigetta i corpi parallelamente alle onde, mai perpendicolarmente. Poco importa che essa sia stata immediatamente riprodotta in prima pagina da quasi tutti i giornali dell’area NATO in meno di due giorni. Vi è stato già detto che la stampa occidentale è libera e pluralista.
Proseguendo sulla stessa falsariga, le televisioni hanno moltiplicato i servizi concernenti l’esodo di migliaia di siriani, a piedi, attraverso i Balcani. Particolare attenzione è stata rivolta alla traversata dell’Ungheria, che dapprima ha costruito un’inutile barriera in filo spinato, poi ha moltiplicato delle decisioni contraddittorie di modo che si potesse riprendere delle moltitudini marciare lungo le ferrovie e prendere d’assalto i treni.
"Reagendo" all’emozione che hanno causato presso i loro concittadini, i dirigenti europei "sorpresi" e addolorati si tormentano su come portare aiuto a questi rifugiati. Antonio Guterres, ex presidente dell’Internazionale socialista e attuale Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, s’invita al loro dibattito perorando «la partecipazione obbligatoria di tutti gli Stati membri dell’UE. Secondo le stime preliminari, i paesi europei hanno una potenziale necessità di accrescere le opportunità di reinsediamento a 200mila posti», dichiara.
Qual è il problema reale, chi lo strumentalizza e per quale scopo?

I rifugiati del Mediterraneo

Sin dalla "primavera araba" nel 2011, il numero di persone che cercano di attraversare il Mediterraneo e di entrare nell’Unione europea è aumentato considerevolmente. È più che raddoppiato e si è innalzato nel 2014 fino a 626mila unità.
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Flusso di migranti verso l’Unione europea (in centinaia di migliaia)
Fonte: Eurostat
Tuttavia, contrariamente a un diffuso luogo comune, non si tratta di un’onda nuova e ingestibile. Nel 1992, quando l’Unione comprendeva solo 15 dei 28 stati attuali, ne riceveva ancora di più: 672mila per 380 milioni di abitanti. Vi è quindi un notevole margine prima che i migranti possano destabilizzare l’economia europea e i suoi attuali 508 milioni di abitanti.
Questi migranti sono per più di due terzi uomini. Secondo le loro dichiarazioni, più della metà di loro sono tra i 18 ei 34 anni. In generale, non si tratta quindi di famiglie.
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Percentuale di uomini tra i migranti entrati nell’Unione europea nel 2014.
Fonte: Eurostat
Contrariamente all’idea attualmente diffusa dai media, solo meno di un terzo sono rifugiati in fuga dalle zone di guerra: il 20% sono siriani, il 7%afghani e il 3% iracheni.
Gli altri due terzi non provengono da paesi in guerra e sono principalmente migranti economici.
In altre parole, il fenomeno delle migrazioni è solo marginalmente legato alla "primavera araba" e alle guerre. I poveri lasciano il proprio paese e cercano fortuna nei paesi ricchi in virtù dell’ordine post-coloniale e della globalizzazione. Questo fenomeno, dopo il calo avutosi nel periodo 1992-2006, ha ripreso e sta aumentando progressivamente. Attualmente rappresenta solo lo 0,12% annuo della popolazione dell’UE, ovvero - se viene gestito correttamente - non rappresenta alcun pericolo a breve termine per l’Unione.
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Il presidente della Federazione dell’industria tedesca, Ulrich Grillo, auspica ulteriori 800mila lavoratori stranieri in Germania. Poiché gli accordi europei lo vietano e l’opinione pubblica è ostile a ciò, ha partecipato alla messa in scena della "crisi dei rifugiati" per far evolvere il quadro delle regole.

I migranti rappresentano un problema?

Questo flusso di migranti riguarda popolazioni europee, ma viene celebrato dal padronato tedesco. Nel dicembre 2014, il "capo dei capi" tedeschi Ulrich Grillo, dichiarava a DPA mascherando ipocritamente i propri interessi dietro buoni sentimenti: «Siamo da molto tempo un paese di immigrazione, e dobbiamo rimanerlo.» «In quanto paese prospero e anche per l’amore cristiano per il prossimo, il nostro paese dovrebbe permettersi di accogliere più rifugiati». E ancora: «Mi distanzio molto chiaramente dai neonazisti e dai razzisti che si radunano a Dresda e altrove.» Più seriamente: «A causa della nostra evoluzione demografica, assicuriamo la crescita e la prosperità con l’immigrazione» [1].
Questo discorso riprende i medesimi argomenti del padronato francese degli anni ’70. Oggi ancora di più, le popolazioni europee sono relativamente istruite e qualificate, mentre la stragrande maggioranza degli immigrati non lo sono e possono facilmente occupare certi tipi di posti di lavoro. A poco a poco, l’arrivo di una forza lavoro non qualificata, nell’accettare condizioni di vita inferiori a quelle degli europei, ha sollevato tensioni nel mercato del lavoro. Il padronato francese spinse a suo tempo al ricongiungimento familiare. La legge del 1976, la sua interpretazione da parte del Consiglio di Stato nel 1977 e la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo hanno largamente destabilizzato la società. Lo stesso fenomeno può essere osservato in Germania, dopo l’adozione delle stesse disposizioni con l’iscrizione, nel 2007, del ricongiungimento familiare nella legge sull’immigrazione.
Contrariamente a un diffuso luogo comune, i migranti economici non pongono alcun problema di identità in Europa, ma mancano ai loro paesi d’origine. Per contro, pongono un problema sociale in Germania, dove, a causa della particolare politica instillata da Ulrich Grillo, la classe operaia è già vittima di uno sfruttamento brutale.
Altrove, non sono i migranti economici, ma il successivo ricongiungimento familiare a porre problemi.

Chi costruisce l’immagine attuale di una "crisi dei rifugiati"?

Dall’inizio dell’anno, il passaggio dalla Turchia all’Ungheria, che costava 10.000 dollari, è sceso a 2.000 dollari a persona. Mentre certi contrabbandieri sono degli schiavisti, molti stanno semplicemente cercando di fornire un servizio a persone in difficoltà. In ogni caso, chi paga la differenza?
Inoltre, se all’inizio della guerra contro la Siria, il Qatar stampava e distribuiva agli jihadisti di al-Qa’ida dei passaporti siriani falsi in modo che potessero convincere i giornalisti atlantisti che erano «ribelli» e non mercenari stranieri, dei falsi passaporti siriani sono ora distribuiti da certi contrabbandieri ai migranti non siriani. I migranti che li accettano pensano a buon titolo che questi documenti falsi faciliteranno la loro accoglienza nella UE. In effetti, poiché gli Stati membri dell’Unione hanno chiuso le loro ambasciate in Siria - tranne la Repubblica Ceca e la Romania -, non è loro possibile verificare l’autenticità di questi passaporti.
Sei mesi fa, mi sorprendevo della cecità dei leader dell’Unione che non comprendevano la volontà degli Stati Uniti di indebolire i loro paesi, anche attraverso la «crisi dei rifugiati» [2].
Il mese scorso, la rivista Info Direkt ha affermato che secondo i servizi segreti austriaci, il passaggio in Europa dei rifugiati siriani è stato organizzato dagli Stati Uniti [3]. Questa imputazione resta da verificare, ma costituisce già un’ipotesi solida.
Inoltre, tutti questi eventi e queste manipolazioni non sarebbero gravi se gli Stati membri dell’Unione europea mettessero un termine al ricongiungimento familiare. L’unico vero problema non sarebbe allora l’ingresso dei migranti, ma il destino di coloro che muoiono lungo la rotta, attraversando il Mediterraneo. L’unica realtà che però non mobilita alcun governante europeo.

Che prepara la NATO?

Attualmente, la NATO, ossia il braccio militare internazionale degli Stati Uniti, non si è tirata indietro. Ma, secondo le sue nuove missioni, l’Alleanza atlantica si riserva la possibilità d’intervenire militarmente quando ci siano migrazioni significative.
Sapendo che solo la NATO è nota per avere la capacità di diffondere un’intossicazione informativa sulla prima pagina di tutti i quotidiani dei suoi Stati membri, è altamente probabile che sia essa a organizzare la campagna in corso. Inoltre, l’assimilazione di tutti i migranti a dei rifugiati che fuggono dalle zone di guerra e l’insistenza sulla presunta origine siriana di questi migranti suggerisce che la NATO stia preparando un’azione pubblica legata alla guerra che essa conduce segretamente contro la Siria.
Traduzione
Matzu Yagi
[1] «Allemagne : le patronat veut plus de réfugiés», AFP, 23 décembre 2014.
[2] “La cecità dell’UnioneEuropea di fronte alla strategia militare degli Stati Uniti”, di Thierry Meyssan, Traduzione Luisa Martini, Megachip-Globalist (Italia), Rete Voltaire, 27 aprile 2015.
[3] “Insider : Die USA bezahlen die Schlepper nach Europa !”, Info Direkt, 5. August 2015. « Les USA accusés de financer l’envoi de réfugiés en Europe», Réseau Voltaire, 13 août 2015.

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