Borotba, nella foto su postata, rende omaggio ai Capi dell'Armata Rossa. Foto molto interessante che testimonia l'apertura di questo movimento marxista alla figura di Leon Trotsky.
Molto di recente mi è capitato di leggere in alcuni siti di controinformazione - ricordo principalmente il sito Movimento Operaio curato dallo storico Antonio Moscato - vari articoli - autori: Antonio Moscato, Jacopo Custodi, Andrea Ferrario - in cui si demonizza la Resistenza del Donbass forzando su alcune contraddizioni interne al movimento e paragonando questo ai movimenti tradizionali ( neofascisti ) europei.
http://antoniomoscato.altervista.org/
http://jacopocustodi.wordpress.com/about/
http://crisiglobale.wordpress.com/
Ho riportato per correttezza i link dei siti curati dagli analisti da me contestati per permettere ai lettori di poter fare un opportuno confronto. La mia è una contestazione di metodo come è ben chiaro, non contesto le fonti giornalistiche da loro elencate – inoltre potrei dire che travisano notizie importanti ed interpretano malissimo delle stesse fonti per loro fondamentali – quindi, per questo, non mi sono premurato di citare direttamente i loro scritti nel mio elaborato. Oltretutto, scorrendo quegli articoli, non c’è nessuna analisi di classe, siamo davanti dei dossier molto incompleti ed allora confutare il dossieraggio con un mero contro-dossieraggio lo ritengo poco serio. Il lettore comunque legga i loro studi e poi faccia gli opportuni confronti.
Io credo che tali posizioni siano non solo fortemente antidialettiche ma anche pericolose data la gravità del conflitto che investe quella regione, perciò meritano una breve nota con alcuni spunti critici. Preciso che il mio intervento non è giornalistico ma pone una complessiva valutazione di metodo su come porsi davanti la questione della Novorossia.
I problemi sollevati e su cui voglio fare rapidamente chiarezza sono: (1) la presunta presenza di neofascisti nel Donbass. (2) la natura sociale di quel movimento. (3) le possibili analogie storiche per meglio capire la questione. La nota è breve e non metterò, come si dice solitamente, molta carne a cuocere. Procedo per punti.
1. In paesi extra-europei ( fra cui anche la Russia ) il fascismo non viene comunemente considerato un 'un movimento reazionario di massa' o 'una particolare offensiva del complesso militar-industriale dei paesi colonialistici centro-europei' ma si considera 'fascista' tutto ciò che dall'esterno turba la 'comunità nazionale' nella sua interezza. E' chiaro che il movimento tradizionalista del Donbass fa leva sul concetto di 'popolo' che, come ben sappiamo, è dato da una amalgama di più classi sociali e non sul 'potere operaio'. E' quindi una organizzazione di massa che agisce in un contesto ben preciso e con una composizione sociale eterogenea.
Detto questo è chiaro come la maggiore organizzazione comunista combattente, Borotba ( La lotta ) abbia cercato delle analogie col fascismo storico citando il celebre Rapporto Dimitrov:
"Il fascismo al potere (…) è la dittatura terroristica aperta degli elementi più reazionari, più sciovinisti e più imperialisti del capitale finanziario. (…) Il fascismo non è né un potere al di sopra delle classi, né il potere della piccola borghesia o del sottoproletariato sul capitale finanziario. Il fascismo è il potere dello stesso capitale finanziario. È la organizzazione della repressione terroristica contro la classe operaia e contro la parte rivoluzionaria dei contadini e degli intellettuali. Il fascismo, in politica estera, è lo sciovinismo nella sua forma più rozza, lo sciovinismo che coltiva l'odio bestiale contro gli altri popoli’’.
http://www.resistenze.org/sito/te/po/uc/poucee20-014524.htm
Ed aggiungendo a ciò questo:
‘’Non è un caso che i sostenitori di Maidan abbiano demolito i monumenti di Lenin, mentre i loro oppositori li proteggevano. In questo senso c'è un profondo divario di classe. E se siete alla ricerca dei semi del socialismo da qualche parte in Ucraina, è ai movimenti del sud-est che dovete guardare’’
In seguito Trotsky aggiunse altri elementi importanti alla analisi citata ma la base della ‘concezione’ marxista rivoluzionaria del fascismo è questa, diciamo che Borotba parte da una definizione basica. Certamente è a sud che gli antimperialisti guardano, appoggiando Borotba e mettendo la Resistenza del Donbass sullo stesso piano di tutte altre lotte di liberazione nazionali nel mondo. Come è possibile che dei presunti marxisti, tipo Moscato, Custodi e Ferrario possano guardare ai neonazisti di Kiev o agli anarchici finanziati da Soros, per me, è una domanda irrisolta. E’ una cosa davvero fuori da ogni logica.
Il problema è questo: i fascisti, tanto in America Latina, quanto nei paesi dell'est, vengono comunemente definiti i 'vendi-patria' cioè coloro che per conto delle centrali imperialistiche occidentali svolgono un ruolo di destabilizzazione interna. Non agiscono in nome dell’espansione neocoloniale del loro Stato nazione, me per conto di potenze estere: principalmente gli Usa ed Israele. L’esempio più eloquente – questo Moscato di certo lo sa bene – è la Colombia vero cavallo di Troia dell’imperialismo yankee contro il Venezuela bolivariano e progressista.
Prendiamo le due definizione basiche del fascismo: (a) movimento reazionario di massa. (b) offensiva imperialistica. Anche un ceco capisce che tali definizioni sono molto aderenti al regime di Kiev e quindi rifiuta immediatamente la formula dello scontro 'intra-imperialistico' o 'intra-fascista' degli articolisti da me citati ( Moscato, Custodi, Ferrario ).
2. In contesti post-coloniali in varie circostanze ( chi studia la storia questo lo deve sapere ) la presenza dei comunisti si è accompagnata a quella di forze tradizionaliste.
L'America Latina ci offre vari esempi: l'integralismo brasiliano ( da cui venne il Teologo della liberazione Helder Camara ); l'aprismo; il peronismo; il 'socialismo militare' fondato da Velasco Alvarado. Tutte esperienze contraddittorie e populistiche ( borghesi ) ma che, in contrasto con l'imperialismo Usa, andavano analizzate a mente lucida. Esempio: in caso di una guerra fra il Perù di Alvarado ed il Cile di Pinochet, anche se il Perù avesse attaccato per primo, ogni onesto antimperialista avrebbe appoggiato il governo di Alvarado contro il neoliberista Pinochet un generale golpista al servizio della CIA quindi un fellone. Elementare, no ?
Leggendo gli articolisti in questione - che dovrebbero essere di area trotskista anche se il loro metodo non rende giustizia alla nobile figura di Leon Trotsky - si occulta l'eterogeneità del movimento del Donbass - a cui aderisce anche un movimento di classe, per nulla stalinista ( anzi mi sembra con delle componenti trotskiste interne ), come Borotba - e la sua risolutezza nel combattere l'imperialismo della NATO.
C'è questo problema: la triade in questione dice 'tale movimento ha dietro l'imperialismo russo'. Sicuramente è vero ( ammesso che la Russia possa essere definita imperialista, cosa che io non credo affatto ), ma fermarsi su questo significa dimenticare una cosa importante: l'imperialismo Usa è l'imperialismo più forte, capace di intervenire militarmente in qualsiasi angolo del mondo quindi è il principale gendarme mondiale. Posso dubitare della buona fede di chi dimentica questo ?
L'analisi di Moscato, la quale comprende molti articoli, non mi risulta molto aderente a ciò che Trotsky scrisse negli anni '30: il Bronstein, ricordo molto bene, in un passo di 'In difesa del marxismo' ritenne che se i nazisti ( i nazisti non il populista Putin, attenzione ! ) avessero armato i patrioti indiani ( ovviamente era solo una ipotesi remota ), gli operai, avrebbero dovuto prendere le armi e non boicottare i rifornimenti tedeschi. Perchè questo ? Semplice, perchè la Gran Bretagna era la principale potenza imperialista di allora. Cacciamo la Gran Bretagna e mettiamo gli Stati Uniti d'America ed il discorso è ancora più che valido. Che dire ? Quello dei miei interlocutori è un metodo discutibile che occulta le responsabilità della CIA, i legami di Kiev con l'oligarchia sionista, la presenza di veri macellai nazisti nel movimento di Piazza Maidan. Il fatto per cui la triaede di articolisti è tanto impegnata ad occultare le responsabilità degli Usa mi è sconosciuta ma io, di marxista, in tutto questo vedo ben poco.
A proposito dei nazisti di Kiev, Moscato e consorti, si leggano questo saggio di Matteo Luca Andriola sugli assassini di Pravy Sector e poi, per onestà intellettuale, iniziassero a ritrattare la loro idea del fascismo che è ben vivo a Kiev con tanto di complicità di forze anarchiche che si sono dimostrate molto servizievoli verso la reazione capitalistica. http://www.linterferenza.info/esteri/i-macellai-di-pravy-sektor-e-i-mercenari-neofascisti-italiani-allombra-dei-servizi/
Io non posso non concordare con il preparato Andriola ( che ha da poco pubblicato uno studio molto completo sulla Nuova Destra ) quando denuncia la collusione fra il neofascismo italiano e la destra ucraina:
La notizia che questa settimana, sempre dalla giovane Repubblica Popolare di Donetsk, ha acceso gli animi è stata la scoperta dell’esistenza di mercenari provenienti dal nostro Bel Paese e da vari paesi d’Europa, tutti di provata fede neofascista, che hanno partecipato alla mattanza descritta sopra, confermato da vari video. Lo “scoop” è del giornalista Franco Fracassi per il Popoff Globalist, che riprende le rivelazioni pubblicate da Alessandro Lattanzio sul suo sito di informazione geopolitica Aurora. Fracassi ha rivelato che vi sono «Volontari italiani [che] combattono in Ucraina inquadrati nelle file degli squadroni paramilitari di Pravy Sektor», e uno di questi, secondo il giornalista, sarebbe Francesco Saverio Fontana, alias François Xavier Fontaine, nome di battaglia “Stan”. Massiccio, con indosso una felpa di CasaPound Italia (CPI) – nonostante questi neghi categoricamente di esserne un militante – e la tuta mimetica e il l’avambraccio tatuato dalla scritta, che è tutto un programma, «Si vis pacem para bellum» (“Se vuoi la pace prepara la guerra”), Fontana ammette di esser stato coinvolto negli scontri del 2 maggio: «Sono ad Odessa da ieri dove ho recuperato Ivan di SNA su richiesta di Kiev quando ci sparavano. Adesso lo accompagno su richiesta Svaraslog», scrive il neofascista, anche se non si capisce distintamente se si riferisca agli scontri in piazza o allo scempio al Palazzo dei Sindacati. Una cosa è certa: Fontana è amico sia di Gabriele Adinolfi, intellettuale neofascista fondatore negli anni ’70 del gruppo nazional-rivoluzionario Terza posizione, rifugiatosi in Francia dopo il blitz del 28 agosto 1980 a seguito dell’accusa di coinvolgimento nella strage di Bologna del 2 agosto dello stesso anno e punto di riferimento per CasaPound, che di Stefano Delle Chiaie, fondatore di Avanguardia nazionale ed ex braccio destro del principe golpista Junio Valerio Borghese, ex leader del Fronte nazionale e della X Mas. Secondo il sito Aurora, Fontana sarebbe protetto dal nostro servizio segreto estero (Aise).
Siamo davanti un film già visto: una Internazionale nera che opera sotto lo stretto controllo degli Stati Uniti e di Israele. Altro che mobilitazione popolare a Kiev, non scherziamo. Moscato, Custodi e Ferrario presi dalla loro foga russofoba hanno appoggiato un movimento reazionario di massa simil-fascista. E’ bene dirlo e criticarli con forza !
3. Mi si chiederà: ma il movimento del Donbass è anticapitalista ?
Rispondo: no, non è anticapitalista ma sicuramente, per la battaglia che conduce, è antimperialista. Bisogna fare delle analisi oggettive e non ragionare sulla base di proiezioni ideologiche: la Repubblica popolare del Donbass è molto vicina alla revisionista Costituzione brezneviana del 1977, una Costituzione interclassista sulla base però – leggasi: struttura economico-sociale - di uno Stato operaio degenerato ( la mia definizione è quella di Trotsky che per me resta la migliore in assoluto ), di certo non socialista. Detto questo chi accusa la Repubblica popolare del Donbass di essere, in tale contesto, regressiva e di destra compie una operazione alquanto ambigua. Di certo fa un favore agli Usa e questo è, oggi giorno, un biglietto da visita pessimo. La Resistenza del Donbass è progressista ed eroica, gli antimperialisti la sostengono e Borotba precisa che:
Naturalmente, la Repubblica popolare di Donetsk e Lugansk non sarà socialista. E' probabile che una parte delle grandi e medie imprese manterranno le loro posizioni. Nel tentativo di prenderle le corporation russe saranno etichettate come cattive. Ma in fondo, la creazione di repubbliche popolari, l'esperienza della lotta di massa anti-fascista, antimperialista e anti-oligarchica, ha indubbiamente spostato a sinistra non solo l'Ucraina sud-orientale, ma l'intero spazio post-sovietico
I compagni di Borotba sono molto precisi ed onesti ma io aggiungo che in una situazione di conflitto fra uno Stato indipendente come la Repubblica popolare del Donbass e l’imperialismo, la lotta democratica può ‘trascendere’ il lotta per il socialismo arrivando alla completa espropriazione della borghesia, in primis quella compradora filo-statunitense e vergognosamente sionista. Non è questo quello che diceva Trotsky nel ‘Programma di transizione’ del 1938 ? Io ritengo che sostenere la Resistenza del Donbass è molto più aderente alla Rivoluzione permanente teorizzata dal Capo dell’Armata Rossa che il dogmatismo di intellettuali russofobi che ignorano i movimenti reali. In questo momento, in nome della solidarietà antifascista ed antimperialista, bisogna dare massimo sostegno alla classe operaia del Donbass, a Borotba ed a tutte le forze che impugnano il fucile contro le forze atlantiche, sembrerò semplicistico ma questa è una verità inoppugnabile per un marxista. Il socialismo passa, ora, tramite un effettivo anti-americanismo di sinistra.
La domanda da porsi è questa: contro chi combatte questo movimento ? Io rispondo così: combatte contro un regime reazionario, quello di Kiev, nato dalla alleanza fra forze neoliberiste e forze neofasciste ( un po’ come il regime di Pinochet ) ed appoggiato dall’imperialismo Usa ed Israele ( paese capitalistico onnipresente quando si tratta di sbranare i popoli ).
Il movimento del Donbass, come tutte le lotte di indipendenza nazionale, riunisce forze con programmi contrastanti: ci sono tradizionalisti e nazionalisti di destra, stalinisti e campisti vari, fino al sindacalismo di classe e piccoli gruppi marxisti rivoluzionari che si rifanno al trotskismo ed al maoismo. Se dovessi fare delle analogie paragonerei tale movimento ( ovviamente con i dovuti accorgimenti di analisi ) all'IRA degli anni '70, oppure ai Montoneros argentini. Un movimento populista ma con una forte base sociale che ne radicalizza gli obiettivi. Tutti noi abbiamo appoggiato Hamas contro l'imperialismo israeliano perchè, ora, non appoggiare la Repubblica del Donbass contro l'imperialismo Usa ?
Ci sono gruppi nazionalisti, anticomunisti, fortemente legati al passato storico della Russia ? Va bene, ma negli anni '60 in Argentina, anche il Movimento Nazionalista Tacuara prese parte alla lotta armata contro la dittatura militare. Questo era un buon motivo per boicottare la guerriglia nella sua interezza ? Non scherziamo.
L'imperialismo americano resta la ‘testa del serpente capitalista’ ( la bella definizione è di Nestor Kohan ), ridurre il conflitto in atto ad uno scontro democrazia/fascismo, invece, non mi sembra il modo migliore per orientarsi. Abbiamo l’egemonia Usa nel mondo, l’imperialismo atipico israeliano, i tentativi di ‘rivoluzioni colorate’ dello speculatore George Soros, il ruolo degli Stati nazionali, i movimenti di classe, uno sviluppo diseguale e combinato del capitalismo che coccia con l’eurocentrismo e, tante volte, con l’italocentrismo. Nel Donbass la partita è aperta: colonizzazione contro emancipazione popolare. Starne fuori è il modo migliore per diventare ambiguo !
Concludo con uno slogan provocatorio che riassume bene contro chi devono rivolgersi gli antimperialisti nel mondo:
Viva la Resistenza del Donbass ! Viva Borotba !
Oggi come ieri, morte all’America !
Ai più può sembrare una semplificazione ma in realtà le cose devono stare proprio così, non vedo alternative valide.
Stefano Zecchinelli
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