sabato 11 ottobre 2014

Il genocidio israeliano e i suoi complici, di James Petras

Informationclearinghouse.info. Di James Petras. Con l’esclusione di Israele e dei suoi sostenitori, organizzati nelle principali organizzazioni sioniste, l’opinione pubblica mondiale e gli esperti di diritto internazionale considerano l’invasione di Gaza ed i sistematici attacchi sui civili e contro le infrastrutture di base da parte dello stato ebraico, un crimine contro l’umanità.

In questo saggio ci proponiamo quattro obiettivi:

1) Identificare la natura del crimine, il carattere genocida dell’attacco armato e l’escalation che vi ci ha condotto;

2) Identificare esecutori materiali dei crimini di guerra ed individuare i loro complici a livello nazionale ed internazionale;

3) Spiegare i legami che intercorrono tra i leader, coloro che definiscono le politiche da seguire, i propagandisti, i complici e seguaci, includendo le loro ideologie, gli interessi materiali e la struttura organizzativa che non solo ha reso possibili tali crimini, ma che gli ha permesso di rimanere impuniti per lungo tempo;

4) Individuare i più vasti interessi imperiali degli alleati di Israele, insieme agli USA, che rendono l’attacco di Gaza una prova generale.

La “moralità” delle guardie carcerarie in uno stato genocida

Chi stabilisce le politiche nello stato genocida, controlla una società altamente militarizzata in cui cittadini e soldati,  criminali e professionisti, aguzzini  e sociopatici possono esistere, e nei fatti, coesistono nella stessa persona. La fredda razionalità è strettamente legata all’omicidio di massa, la tecnologia alla distruzione di massa, la lingua agli eufemismi, mentre i carnefici si presentano essi stessi come vittime (e vice-versa). I precetti morali sfumano e vengono sostituiti dall’etica dell’omicidio di massa. Moralisti, rabbini e filosofi, tutti si riuniscono per benedire le bombe cadute sugli ospedali, sulle scuole, sulle case e su qualsiasi essere vivente – persino i morti non riposano in pace quando i cimiteri vengono bombardati.

I governanti, permeati da una visione genocida, non vedono che obiettivi militari – non esiste un popolo oppresso – ogni vita umana e qualsiasi istituzione presente nell’area identificata come target deve essere demolita. La distruzione della vita umana e dell’esistenza quotidiana dei palestinesi, sono diventate l’obiettivo finale di questa aberrante operazione. La decisione concreta di sterminare i palestinesi, era cosciente, pianificata ed è stata perseguita con implacabile risoluzione fino in fondo; è stata portata avanti con entusiasmo dall’esercito dei cittadini  israeliani. Il primo passo di questo mortale piano è stata quella che è apparsa come una “generosa” proposta di pace.

Nel 2004 il criminale di guerra israeliano, nonché primo ministro, Ariel Sharon, “concesse” ai palestinesi un auto-governo nella striscia di Gaza e, nell’agosto 2005, ritirò una piccola quantità di coloni ebrei e le truppe di terra. La conseguenza di questo generoso atto: più di 1,4 milioni di palestinesi sarebbero stati rinchiusi nella prigione a cielo aperto più densamente popolata della terra, il più grande ghetto della storia. Una nauseante ombra della retata che i nazisti fecero alle spese degli ebrei polacchi radunandoli nel ghetto di Varsavia dove, anche ad essi, venne concesso un auto-governo. Una volta rimossi i coloni (con conseguenti “risarcimenti” di $300,000 a famiglia), le forze armate israeliane chiusero tutti i possibili accessi a Gaza. Terra, mare e spazio aereo furono bloccati e venne stabilito il controllo totale di qualsiasi ingresso di cibo, medicinali e libri scolastici. Venne inoltre limitata la circolazione dei palestinesi, privati della possibilità di uscire da Gaza  per cure mediche, studi universitari, viaggi ed ogni sorta di commercio. Uno specchio delle politiche naziste nei confronti degli ebrei del ghetto di Varsavia. I contadini palestinesi venivano uccisi mentre si occupavano dei loro campi. Azioni brutali che ricordano il blocco di Leningrado, ridotta alla fame. Allora il mondo inorridiva!

Sia Gaza che il ghetto, furono inizialmente concepite come campi di prigionia a cielo aperto – misure temporanee per mascherare le reali intenzioni. La giovane popolazione di gaza è cresciuta ed ammonta oggi ad 1,8 milioni di esseri umani intrappolati dal 2014. Ovviamente, se gli abitanti della Striscia non possono viaggiare, coltivare, pescare e commerciare nella comune accezione di questi termini, non potranno fare altro che scavare dei tunnel per i rifornimenti e per combattere contro la loro condizione di animali messi in gabbia.

Il passo successivo alla reclusione sarebbe stato sistematico e premeditato: i sionisti, come i nazisti, dichiararono una guerra totale in risposta alle inevitabili azioni di resistenza portate avanti dagli oppressi. Inviarono aerei, carri armati, missili e bombe per demolire le zone popolate, soprattutto i quartieri in cui i giovani combattenti si sollevavano per resistere a questa intollerabile crudeltà. I giovani ed eroici combattenti di Gaza, come i loro predecessori di Varsavia, resistettero più e più volte al loro totalitario nemico. Nel frattempo, la maggioranza degli ebrei israeliani incitava alla devastazione, mentre dichiaravano di essere le vittime, ed i giovani ebrei all’estero si arruolavano come volontari nell’IDF prendendo parte al massacro di palestinesi, proprio come i tedeschi celebrarono, insieme ai tedeschi all’estero, i crimini dei loro leader totalitari. Sebbene con una differente localizzazione spazio-temporale, la loro retorica era quasi identica: il Popolo Eletto e gli ariani di tutto il mondo si sono uniti contro coloro che entrambi hanno definito “terroristi”, affermando che i loro tunnel sarebbero divenuti le loro tombe!

In linea con questa mitologia della razza superiore, la macchina di morte israeliana si è rivelata più efficace nell’uccidere dei civili disarmati – invalidi che non possono correre, medici che restano per curare i feriti, madri e bambini nei loro rifugi – e relativamente inefficiente nello scontro diretto con i combattenti della resistenza, armati e motivati. Come il 6 agosto 2014, quando la Air Force israeliana, la marina e l’artiglieria uccisero 1594 civili palestinesi – con un’azione a distanza altamente tecnologica – rispetto ai 3 civili israeliani uccisi dalla controparte (un beduino, un bracciante tailandese ed un ebreo israeliano). La proporzione è sorprendente: più di 1500 palestinesi per uno degli “Eletti”. Ma negli scontri di terra risultarono 64 i militari israeliani uccisi rispetto alle 281 vittime palestinesi, un rapporto di 1 a 4,4. Nonostante  la copertura aerea e lo scudo protettivo, gli israeliani registrano forti perdite negli scontri di terra, quando si confrontano con partigiani scarsamente equipaggiati, che tuttavia non temono di morire per le loro case e la loro libertà.

Criminali di guerra: chi sono e quali sono i loro crimini

E’ evidente come i comandanti delle forze armate israeliane, la cosiddetta Israel Defense Force, responsabili per gli attacchi terrestri, aerei e marittimi su civili, ospedali, scuole e rifugi di Gaza, siano da considerarsi i primi della lista di chi si è macchiato di crimini di guerra. Insieme ad essi, strateghi militari e policy-maker  che sistematicamente e criminalmente hanno puntato su case, quartieri, impianti di purificazione e di scolo dell’acqua, reti elettriche ed impianti energetici in un deliberato e pianificato tentativo di distruggere qualsiasi possibilità di una normale esistenza quotidiana per circa 2 milioni di palestinesi. Secondo la convenzione di Ginevra e gli standard legali stabiliti a Norimberga, sono stati commessi gravi crimini contro l’umanità. Ci sono testimonianze oculari e documenti che mostrano soldati di basso e medio rango che sparano gratuitamente su alunni, persone al mercato e madri con i loro bambini che fuggono dalle zone di combattimento. I processi per crimini di guerra non posso essere limitati a qualche dozzina di superiori, questi crimini sono stati commessi a tutti i livelli della IDF.

I leader politici, i policy-maker, a partire dal primo ministro Benyamin Netanyahu ed il suo governo, il partito dominante ed i membri della Knesset, che sono stati il principale motore per lanciare il blitz contro Gaza e che, in seguito,  hanno giustificato l’imponente uccisione di civili, ovviamente dovrebbero essere sedere al banco degli imputati  di qualsiasi tribunale internazionale per i crimini di guerra.

E che dire dell’opinione pubblica, la massa degli ebrei israeliani, che si vedono moralmente al di sopra dell’opinione pubblica mondiale, nonostante una quasi universale repulsione verso i crimini di guerra israeliani? Più del 90% degli ebrei israeliani ha offerto il proprio illimitato sostegno a questo bagno di sangue sapendo e, nei fatti, esultando ogni giorno dalle tribune erette sulle colline affacciate su Gaza per le conseguenze criminali del loro appoggio. Anch’essi sono una parte essenziale di questa impresa criminale. Hanno celebrato la carneficina e attaccato duramente i pochi israeliani che hanno apertamente messo in discussione questa “guerra”. Gli israeliani non hanno diritto “all’innocente ignoranza”; non possono chiamarlo “un tragico conflitto tra due popoli”. Nessun israeliano può assolversi facendo appello all’ignoranza della natura dei crimini commessi in suo nome – e neanche vogliono appellarsi all’ignoranza! La maggioranza degli israeliani informati ha voluto questa guerra fin dall’inizio, molti affiancandovi sfilate razziste con striscioni e slogan: “A morte gli arabi”! Portano il marchio dell’olocausto di Gaza come una medaglia all’onore. Il 90% dei cittadini ebrei in Israele ha rifiutato qualsiasi cessate il fuoco a fini umanitari. Giornalisti ed opinionisti della stampa quotidiana si sono apertamente schierati a difesa dello sterminio! Coloro che si sono auto-dichiarati criminali di guerra sono stati acclamati come eroi dai loro correligionari all’estero che si sono precipitati a sostenere ed anche a prender parte allo sterminio. Nei più distinti caffè israeliani, i cittadini sputano addosso a Gideon Levy, l’unico giornalista dissidente di Haaretz, costretto a  bere il caffè in casa.

Cosa si può dire dei “moralisti”,come  il celebre rabbino capo, che non ha nessuno scrupolo nell’incitare, piamente, all’omicidio di massa. C’è forse una corte suprema  dell’autorità religiosa a rendere questi “uomini santi” responsabili dei loro inviti a commettere crimini di guerra? E che dire della rete mondiale delle organizzazioni sioniste che si assicurano miliardi di dollari in partite di armi da parte del vile e corrotto Congresso americano e dell’Esecutivo? Non sono forse complici del genocidio, prima e dopo i fatti?

In ogni caso è un’evidente e cosciente menzogna  affermare, come fanno alcuni ipocriti critici di “sinistra”, che “l’America condivide con Israele” la responsabilità per i crimini commessi a Gaza. Chi ha chiesto al popolo americano di sostenere questo massacro? Quando il popolo americano ha organizzato una lobby per comprare i voti del Congresso? E’ forse stato il popolo americano ad organizzare raccolte di fondi multi-milionarie nel lussuoso Waldorf-Astoria dove sia i leader Democratici che quelli Repubblicani si sono impegnati per fornire un’ulteriore finanziamento di 225 milioni di dollari in missili e carri armati ad Israele per rimpinguarne l’arsenale depauperato dal lancio di razzi sui civili di Gaza?

C’è qualche clausola nei procedimenti del tribunale per crimini di guerra di Norimberga che possa permettere la formulazione di accuse contro i complici all’estero? Che dire degli illustri accademici di sinistra e dei giornalisti “progressisti” che forniscono una copertura a questi complici accusando falsamente l’America (implicando in questo modo il popolo americano) di questo massacro? 

Legami  che vincolano

Abbiamo identificato una catena che lega l’élite politica israeliana, il comando militare e la massa del pubblico israeliano direttamente ai crimini di guerra ed al genocidio, con la pratica ed attiva complicità delle organizzazioni sioniste all’estero. Questi agiscono come un’unica forza coesa che si butta a capofitto nella sanguinosa guerra totale contro i palestinesi, gli abitanti originari e legittimi proprietari della terra che viene ora chiamata “Israele”.

Sorgono le seguenti domande: cosa li unisce in questa orribile impresa? Quale cecità morale li affligge al punto da ignorare scaffali stipati di libri gli insegnamenti di umanisti come Spinoza, Kant, Babel o Buber? Questa fedeltà tribale deriva dai racconti di vendetta ed infanticidio contenuti nel Vecchio Testamento? Sono espressioni di un fanatismo di matrice etnica e religiosa legato al tentativo di costruire un impero regionale e di saccheggiare?

Il razzismo e le sue virulente espressioni sia da parte degli alti uffici che della strada, sono diffusi e palesi. Degradare i palestinesi, sostenendo di essere una razza superiore al di sopra delle leggi del resto del mondo, serve a giustificare tutti i crimini contro Gaza. Proprio questa espressione di “solidarietà ed identità collettiva ebraica”, basata su di una superiorità etnica e religiosa continuamente minacciata dal popolo nativo inferiore ed ostile, spiega l’immancabile sostegno dei magnati di Hollywood, dei professori della Ivy League, degli intellettuali francesi ed inglesi e dei sostanziosi investimenti dei banchieri di Wall Street.

Tralasciando le affinità ideologiche e la lealtà ad Israele di matrice etnica e religiosa, molti ebrei israeliani hanno un interesse più alto e materiale nel derubare ed espellere i palestinesi: sulle terre confiscate, infatti, vengono edificate nuove ed economiche abitazioni e piscine per soli ebrei, diventano zone per lo sviluppo laddove un tempo vi prosperavano gli ulivi ed intere famiglie le avevano abitate e vi erano morte. Gli ebrei della classe media ed operaia ottengono alloggi gratuiti, gli speculatori immobiliari scelgono le proprietà di fronte al mare per farvi condomini di lusso e destinazioni turistiche. Gli imprenditori edili si assicurano commesse da parte dello stato. Il saccheggio rappresenta un’importante base materiale per gli elevati standard di vita israeliani, molto più elevati di quelli palestinesi, degli israeliani non ebrei e persino degli americani, costretti a fornire sussidi allo “stato ebraico” da circa 50 anni.

Non da ultimo, l’attacco contro Gaza serve ad Israele per testare le sue armi di distruzione di massa ed il suo scudo antimissile. In questo senso, il massacro di Gaza serve come prova generale (e da monito) per nuove guerre nella regione, insieme agli USA e i suoi clienti. Gli ultimi documenti di Edward Snowden, analista della NSA, rivelano che Israele e gli USA lavorano in coppia nel Nord Africa, Medio Oriente, Golfo Persico, Asia meridionale e nei paesi musulmani, individuando obiettivi e stilando piani di guerra. Il progetto di un Grande Israele non è più il folle sogno di ebrei visionari, è già in corso ed il suo sanguinoso preludio a Gaza lascia prevedere più grandi e sanguinose guerre contro l’umanità in futuro.

Conclusione

La guerra totale condotta a Gaza da Israele è stata condannata da milioni di persone in tutto il mondo ed ancora più forte è stata l’indignazione per i crimini di guerra commessi e la richiesta di costituire un tribunale internazionale per i crimini di guerra. Se questo tribunale dovesse essere convocato, bisognerebbe chiedersi quanto dovrebbero essere strette le maglie della rete: dove tracciare la linea di confine tra leader, soldati, massa e complici all’estero, tutti implicati in un modo o nell’altro? Quanti complici intenzionali  dovrebbero essere processati per omicidio di massa?

Il crescente orrore  e l’indignazione hanno fatto sì che la maggior parte dell’umanità, compresi migliaia di ebrei, prendesse le distanze da Israele, ma hanno anche indurito i suoi leader e risvegliato i suoi influenti sostenitori, soprattutto negli USA.

Coloro che lo sostengono fino alla fine, nelle loro suite lussuose, lanciano la controffensiva. I produttori hollywoodiani denunciano gli attori moralmente indignati che hanno osato criticare i crimini di guerra commessi a Gaza, etichettandoli come anti-semiti e minacciandoli con l’esclusione da qualunque progetto cinematografico. Le potenti organizzazioni sioniste, non solo garantiscono l’opposizione degli USA ad ogni eventuale condanna del Consiglio di Sicurezza dell’ONU nei confronti di Israele, ma anche l’unanime sostegno (100%) da parte del Congresso e della Casa Bianca per uno “stanziamento d’emergenza” di 250 milioni di dollari, prelevati dal gettito fiscale, per rifornire Israele di bombe e missili. Gli estremisti, che parlano in nome delle 52 principali organizzazioni ebraiche americane, non hanno messo in discussione  il loro supporto alla carneficina nemmeno di fronte a centinaia di migliaia di persone che hanno manifestato in tutto il mondo per sostenere i diritti del popolo palestinese; hanno invece sfoggiato il loro cieco sostegno ai crimini di guerra commessi da Israele.

Questi fanatici, sono convinti che chiunque critichi i crimini israeliani, cristiano, musulmano, indù, ebreo o ateo, sia un anti-semita, un pervertito o un terrorista che deve essere censurato e schiacciato! Nel bunker sionista c’è un tenace rafforzamento della lealtà a Israele, mentre fuori c’è il piatto flusso della propaganda che minimizza i crimini di guerra israeliani e la negazione della complicità estera nel genocidio.

Epilogo: un dialogo tra sionisti

Un sionista di destra dice ad uno di sinistra: “I crimini compiuti per il Grande Israele diventano virtù”. L’altro risponde: “Sono stati perpetrati dei crimini, ma l’America ne è responsabile”.

Un anziano ed avveduto astante sionista commenta con approvazione : “E’ la nostra divisione del lavoro: il sionista di destra difende Israele, quello di sinistra confonde i suoi critici”.

James Petras, un ex professore di Sociologia dell’Università di Binghamton, New York,  è impegnato da 50 anni nella lotta di classe,è un consulente per i senza-terra ed i disoccupati in Brasile ed Argentina e coautore di “ Globalization Unmasked” (Zed Books).  E’ raggiungibile al seguente indirizzo: jpetras@binghamton.edu.http://petras.lahaine.org/

Traduzione di Claudia Campisano
 
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 http://www.infopal.it/il-genocidio-israeliano-e-i-suoi-complici/

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