Informationclearinghouse.info. Di James Petras. Con
l’esclusione di Israele e dei suoi sostenitori, organizzati nelle
principali organizzazioni sioniste, l’opinione pubblica mondiale e gli
esperti di diritto internazionale considerano l’invasione di Gaza ed i
sistematici attacchi sui civili e contro le infrastrutture di base da
parte dello stato ebraico, un crimine contro l’umanità.
In questo saggio ci proponiamo quattro obiettivi:
1) Identificare la natura del crimine, il carattere genocida dell’attacco armato e l’escalation che vi ci ha condotto;
2) Identificare esecutori materiali dei crimini di guerra ed individuare i loro complici a livello nazionale ed internazionale;
3) Spiegare i legami che intercorrono tra i leader, coloro che
definiscono le politiche da seguire, i propagandisti, i complici e
seguaci, includendo le loro ideologie, gli interessi materiali e la
struttura organizzativa che non solo ha reso possibili tali crimini, ma
che gli ha permesso di rimanere impuniti per lungo tempo;
4) Individuare i più vasti interessi imperiali degli alleati di
Israele, insieme agli USA, che rendono l’attacco di Gaza una prova
generale.
La “moralità” delle guardie carcerarie in uno stato genocida
Chi stabilisce le politiche nello stato genocida, controlla una
società altamente militarizzata in cui cittadini e soldati, criminali e
professionisti, aguzzini e sociopatici possono esistere, e nei fatti,
coesistono nella stessa persona. La fredda razionalità è strettamente
legata all’omicidio di massa, la tecnologia alla distruzione di massa,
la lingua agli eufemismi, mentre i carnefici si presentano essi stessi
come vittime (e vice-versa). I precetti morali sfumano e vengono
sostituiti dall’etica dell’omicidio di massa. Moralisti, rabbini e
filosofi, tutti si riuniscono per benedire le bombe cadute sugli
ospedali, sulle scuole, sulle case e su qualsiasi essere vivente –
persino i morti non riposano in pace quando i cimiteri vengono
bombardati.
I governanti, permeati da una visione genocida, non vedono che
obiettivi militari – non esiste un popolo oppresso – ogni vita umana e
qualsiasi istituzione presente nell’area identificata come target deve
essere demolita. La distruzione della vita umana e dell’esistenza
quotidiana dei palestinesi, sono diventate l’obiettivo finale di questa
aberrante operazione. La decisione concreta di sterminare i palestinesi,
era cosciente, pianificata ed è stata perseguita con implacabile
risoluzione fino in fondo; è stata portata avanti con entusiasmo
dall’esercito dei cittadini israeliani. Il primo passo di questo
mortale piano è stata quella che è apparsa come una “generosa” proposta
di pace.
Nel 2004 il criminale di guerra israeliano, nonché primo ministro,
Ariel Sharon, “concesse” ai palestinesi un auto-governo nella striscia
di Gaza e, nell’agosto 2005, ritirò una piccola quantità di coloni ebrei
e le truppe di terra. La conseguenza di questo generoso atto: più di
1,4 milioni di palestinesi sarebbero stati rinchiusi nella prigione a
cielo aperto più densamente popolata della terra, il più grande ghetto
della storia. Una nauseante ombra della retata che i nazisti fecero alle
spese degli ebrei polacchi radunandoli nel ghetto di Varsavia dove,
anche ad essi, venne concesso un auto-governo. Una volta rimossi i
coloni (con conseguenti “risarcimenti” di $300,000 a famiglia), le forze
armate israeliane chiusero tutti i possibili accessi a Gaza. Terra,
mare e spazio aereo furono bloccati e venne stabilito il controllo
totale di qualsiasi ingresso di cibo, medicinali e libri scolastici.
Venne inoltre limitata la circolazione dei palestinesi, privati della
possibilità di uscire da Gaza per cure mediche, studi universitari,
viaggi ed ogni sorta di commercio. Uno specchio delle politiche naziste
nei confronti degli ebrei del ghetto di Varsavia. I contadini
palestinesi venivano uccisi mentre si occupavano dei loro campi. Azioni
brutali che ricordano il blocco di Leningrado, ridotta alla fame. Allora
il mondo inorridiva!
Sia Gaza che il ghetto, furono inizialmente concepite come campi di
prigionia a cielo aperto – misure temporanee per mascherare le reali
intenzioni. La giovane popolazione di gaza è cresciuta ed ammonta oggi
ad 1,8 milioni di esseri umani intrappolati dal 2014. Ovviamente, se gli
abitanti della Striscia non possono viaggiare, coltivare, pescare e
commerciare nella comune accezione di questi termini, non potranno fare
altro che scavare dei tunnel per i rifornimenti e per combattere contro
la loro condizione di animali messi in gabbia.
Il passo successivo alla reclusione sarebbe stato sistematico e
premeditato: i sionisti, come i nazisti, dichiararono una guerra totale
in risposta alle inevitabili azioni di resistenza portate avanti dagli
oppressi. Inviarono aerei, carri armati, missili e bombe per demolire le
zone popolate, soprattutto i quartieri in cui i giovani combattenti si
sollevavano per resistere a questa intollerabile crudeltà. I giovani ed
eroici combattenti di Gaza, come i loro predecessori di Varsavia,
resistettero più e più volte al loro totalitario nemico. Nel frattempo,
la maggioranza degli ebrei israeliani incitava alla devastazione, mentre
dichiaravano di essere le vittime, ed i giovani ebrei all’estero si
arruolavano come volontari nell’IDF prendendo parte al massacro di
palestinesi, proprio come i tedeschi celebrarono, insieme ai tedeschi
all’estero, i crimini dei loro leader totalitari. Sebbene con una
differente localizzazione spazio-temporale, la loro retorica era quasi
identica: il Popolo Eletto e gli ariani di tutto il mondo si sono uniti
contro coloro che entrambi hanno definito “terroristi”, affermando che i
loro tunnel sarebbero divenuti le loro tombe!
In linea con questa mitologia della razza superiore, la macchina di
morte israeliana si è rivelata più efficace nell’uccidere dei civili
disarmati – invalidi che non possono correre, medici che restano per
curare i feriti, madri e bambini nei loro rifugi – e relativamente
inefficiente nello scontro diretto con i combattenti della resistenza,
armati e motivati. Come il 6 agosto 2014, quando la Air Force
israeliana, la marina e l’artiglieria uccisero 1594 civili palestinesi –
con un’azione a distanza altamente tecnologica – rispetto ai 3 civili
israeliani uccisi dalla controparte (un beduino, un bracciante
tailandese ed un ebreo israeliano). La proporzione è sorprendente: più
di 1500 palestinesi per uno degli “Eletti”. Ma negli scontri di terra
risultarono 64 i militari israeliani uccisi rispetto alle 281 vittime
palestinesi, un rapporto di 1 a 4,4. Nonostante la copertura aerea e lo
scudo protettivo, gli israeliani registrano forti perdite negli scontri
di terra, quando si confrontano con partigiani scarsamente
equipaggiati, che tuttavia non temono di morire per le loro case e la
loro libertà.
Criminali di guerra: chi sono e quali sono i loro crimini
E’ evidente come i comandanti delle forze armate israeliane, la
cosiddetta Israel Defense Force, responsabili per gli attacchi
terrestri, aerei e marittimi su civili, ospedali, scuole e rifugi di
Gaza, siano da considerarsi i primi della lista di chi si è macchiato di
crimini di guerra. Insieme ad essi, strateghi militari e policy-maker
che sistematicamente e criminalmente hanno puntato su case, quartieri,
impianti di purificazione e di scolo dell’acqua, reti elettriche ed
impianti energetici in un deliberato e pianificato tentativo di
distruggere qualsiasi possibilità di una normale esistenza quotidiana
per circa 2 milioni di palestinesi. Secondo la convenzione di Ginevra e
gli standard legali stabiliti a Norimberga, sono stati commessi gravi
crimini contro l’umanità. Ci sono testimonianze oculari e documenti che
mostrano soldati di basso e medio rango che sparano gratuitamente su
alunni, persone al mercato e madri con i loro bambini che fuggono dalle
zone di combattimento. I processi per crimini di guerra non posso essere
limitati a qualche dozzina di superiori, questi crimini sono stati
commessi a tutti i livelli della IDF.
I leader politici, i policy-maker, a partire dal primo ministro
Benyamin Netanyahu ed il suo governo, il partito dominante ed i membri
della Knesset, che sono stati il principale motore per lanciare il blitz
contro Gaza e che, in seguito, hanno giustificato l’imponente
uccisione di civili, ovviamente dovrebbero essere sedere al banco degli
imputati di qualsiasi tribunale internazionale per i crimini di guerra.
E che dire dell’opinione pubblica, la massa degli ebrei israeliani,
che si vedono moralmente al di sopra dell’opinione pubblica mondiale,
nonostante una quasi universale repulsione verso i crimini di guerra
israeliani? Più del 90% degli ebrei israeliani ha offerto il proprio
illimitato sostegno a questo bagno di sangue sapendo e, nei fatti,
esultando ogni giorno dalle tribune erette sulle colline affacciate su
Gaza per le conseguenze criminali del loro appoggio. Anch’essi sono una
parte essenziale di questa impresa criminale. Hanno celebrato la
carneficina e attaccato duramente i pochi israeliani che hanno
apertamente messo in discussione questa “guerra”. Gli israeliani non
hanno diritto “all’innocente ignoranza”; non possono chiamarlo “un
tragico conflitto tra due popoli”. Nessun israeliano può assolversi
facendo appello all’ignoranza della natura dei crimini commessi in suo
nome – e neanche vogliono appellarsi all’ignoranza! La maggioranza degli
israeliani informati ha voluto questa guerra fin dall’inizio, molti
affiancandovi sfilate razziste con striscioni e slogan: “A morte gli
arabi”! Portano il marchio dell’olocausto di Gaza come una medaglia
all’onore. Il 90% dei cittadini ebrei in Israele ha rifiutato qualsiasi
cessate il fuoco a fini umanitari. Giornalisti ed opinionisti della
stampa quotidiana si sono apertamente schierati a difesa dello
sterminio! Coloro che si sono auto-dichiarati criminali di guerra sono
stati acclamati come eroi dai loro correligionari all’estero che si sono
precipitati a sostenere ed anche a prender parte allo sterminio. Nei
più distinti caffè israeliani, i cittadini sputano addosso a Gideon
Levy, l’unico giornalista dissidente di Haaretz, costretto a bere il
caffè in casa.
Cosa si può dire dei “moralisti”,come il celebre rabbino capo, che
non ha nessuno scrupolo nell’incitare, piamente, all’omicidio di massa.
C’è forse una corte suprema dell’autorità religiosa a rendere questi
“uomini santi” responsabili dei loro inviti a commettere crimini di
guerra? E che dire della rete mondiale delle organizzazioni sioniste che
si assicurano miliardi di dollari in partite di armi da parte del vile e
corrotto Congresso americano e dell’Esecutivo? Non sono forse complici
del genocidio, prima e dopo i fatti?
In ogni caso è un’evidente e cosciente menzogna affermare, come
fanno alcuni ipocriti critici di “sinistra”, che “l’America condivide
con Israele” la responsabilità per i crimini commessi a Gaza. Chi ha
chiesto al popolo americano di sostenere questo massacro? Quando il
popolo americano ha organizzato una lobby per comprare i voti del
Congresso? E’ forse stato il popolo americano ad organizzare raccolte di
fondi multi-milionarie nel lussuoso Waldorf-Astoria dove sia i leader
Democratici che quelli Repubblicani si sono impegnati per fornire
un’ulteriore finanziamento di 225 milioni di dollari in missili e carri
armati ad Israele per rimpinguarne l’arsenale depauperato dal lancio di
razzi sui civili di Gaza?
C’è qualche clausola nei procedimenti del tribunale per crimini di
guerra di Norimberga che possa permettere la formulazione di accuse
contro i complici all’estero? Che dire degli illustri accademici di
sinistra e dei giornalisti “progressisti” che forniscono una copertura a
questi complici accusando falsamente l’America (implicando in questo
modo il popolo americano) di questo massacro?
Legami che vincolano
Abbiamo identificato una catena che lega l’élite politica israeliana,
il comando militare e la massa del pubblico israeliano direttamente ai
crimini di guerra ed al genocidio, con la pratica ed attiva complicità
delle organizzazioni sioniste all’estero. Questi agiscono come un’unica
forza coesa che si butta a capofitto nella sanguinosa guerra totale
contro i palestinesi, gli abitanti originari e legittimi proprietari
della terra che viene ora chiamata “Israele”.
Sorgono le seguenti domande: cosa li unisce in questa orribile
impresa? Quale cecità morale li affligge al punto da ignorare scaffali
stipati di libri gli insegnamenti di umanisti come Spinoza, Kant, Babel o
Buber? Questa fedeltà tribale deriva dai racconti di vendetta ed
infanticidio contenuti nel Vecchio Testamento? Sono espressioni di un
fanatismo di matrice etnica e religiosa legato al tentativo di costruire
un impero regionale e di saccheggiare?
Il razzismo e le sue virulente espressioni sia da parte degli alti
uffici che della strada, sono diffusi e palesi. Degradare i palestinesi,
sostenendo di essere una razza superiore al di sopra delle leggi del
resto del mondo, serve a giustificare tutti i crimini contro Gaza.
Proprio questa espressione di “solidarietà ed identità collettiva
ebraica”, basata su di una superiorità etnica e religiosa continuamente
minacciata dal popolo nativo inferiore ed ostile, spiega l’immancabile
sostegno dei magnati di Hollywood, dei professori della Ivy League,
degli intellettuali francesi ed inglesi e dei sostanziosi investimenti
dei banchieri di Wall Street.
Tralasciando le affinità ideologiche e la lealtà ad Israele di
matrice etnica e religiosa, molti ebrei israeliani hanno un interesse
più alto e materiale nel derubare ed espellere i palestinesi: sulle
terre confiscate, infatti, vengono edificate nuove ed economiche
abitazioni e piscine per soli ebrei, diventano zone per lo sviluppo
laddove un tempo vi prosperavano gli ulivi ed intere famiglie le avevano
abitate e vi erano morte. Gli ebrei della classe media ed operaia
ottengono alloggi gratuiti, gli speculatori immobiliari scelgono le
proprietà di fronte al mare per farvi condomini di lusso e destinazioni
turistiche. Gli imprenditori edili si assicurano commesse da parte dello
stato. Il saccheggio rappresenta un’importante base materiale per gli
elevati standard di vita israeliani, molto più elevati di quelli
palestinesi, degli israeliani non ebrei e persino degli americani,
costretti a fornire sussidi allo “stato ebraico” da circa 50 anni.
Non da ultimo, l’attacco contro Gaza serve ad Israele per testare le
sue armi di distruzione di massa ed il suo scudo antimissile. In questo
senso, il massacro di Gaza serve come prova generale (e da monito) per
nuove guerre nella regione, insieme agli USA e i suoi clienti. Gli
ultimi documenti di Edward Snowden, analista della NSA, rivelano che
Israele e gli USA lavorano in coppia nel Nord Africa, Medio Oriente,
Golfo Persico, Asia meridionale e nei paesi musulmani, individuando
obiettivi e stilando piani di guerra. Il progetto di un Grande Israele
non è più il folle sogno di ebrei visionari, è già in corso ed il suo
sanguinoso preludio a Gaza lascia prevedere più grandi e sanguinose
guerre contro l’umanità in futuro.
Conclusione
La guerra totale condotta a Gaza da Israele è stata condannata da
milioni di persone in tutto il mondo ed ancora più forte è stata
l’indignazione per i crimini di guerra commessi e la richiesta di
costituire un tribunale internazionale per i crimini di guerra. Se
questo tribunale dovesse essere convocato, bisognerebbe chiedersi quanto
dovrebbero essere strette le maglie della rete: dove tracciare la linea
di confine tra leader, soldati, massa e complici all’estero, tutti
implicati in un modo o nell’altro? Quanti complici intenzionali
dovrebbero essere processati per omicidio di massa?
Il crescente orrore e l’indignazione hanno fatto sì che la maggior
parte dell’umanità, compresi migliaia di ebrei, prendesse le distanze da
Israele, ma hanno anche indurito i suoi leader e risvegliato i suoi
influenti sostenitori, soprattutto negli USA.
Coloro che lo sostengono fino alla fine, nelle loro suite lussuose,
lanciano la controffensiva. I produttori hollywoodiani denunciano gli
attori moralmente indignati che hanno osato criticare i crimini di
guerra commessi a Gaza, etichettandoli come anti-semiti e minacciandoli
con l’esclusione da qualunque progetto cinematografico. Le potenti
organizzazioni sioniste, non solo garantiscono l’opposizione degli USA
ad ogni eventuale condanna del Consiglio di Sicurezza dell’ONU nei
confronti di Israele, ma anche l’unanime sostegno (100%) da parte del
Congresso e della Casa Bianca per uno “stanziamento d’emergenza” di 250
milioni di dollari, prelevati dal gettito fiscale, per rifornire Israele
di bombe e missili. Gli estremisti, che parlano in nome delle 52
principali organizzazioni ebraiche americane, non hanno messo in
discussione il loro supporto alla carneficina nemmeno di fronte a
centinaia di migliaia di persone che hanno manifestato in tutto il mondo
per sostenere i diritti del popolo palestinese; hanno invece sfoggiato
il loro cieco sostegno ai crimini di guerra commessi da Israele.
Questi fanatici, sono convinti che chiunque critichi i crimini
israeliani, cristiano, musulmano, indù, ebreo o ateo, sia un
anti-semita, un pervertito o un terrorista che deve essere censurato e
schiacciato! Nel bunker sionista c’è un tenace rafforzamento della
lealtà a Israele, mentre fuori c’è il piatto flusso della propaganda che
minimizza i crimini di guerra israeliani e la negazione della
complicità estera nel genocidio.
Epilogo: un dialogo tra sionisti
Un sionista di destra dice ad uno di sinistra: “I crimini compiuti
per il Grande Israele diventano virtù”. L’altro risponde: “Sono stati
perpetrati dei crimini, ma l’America ne è responsabile”.
Un anziano ed avveduto astante sionista commenta con approvazione :
“E’ la nostra divisione del lavoro: il sionista di destra difende
Israele, quello di sinistra confonde i suoi critici”.
James Petras, un ex professore di Sociologia dell’Università di
Binghamton, New York, è impegnato da 50 anni nella lotta di classe,è un
consulente per i senza-terra ed i disoccupati in Brasile ed Argentina e
coautore di “ Globalization Unmasked” (Zed Books). E’ raggiungibile al
seguente indirizzo: jpetras@binghamton.edu.http://petras.lahaine.org/
Traduzione di Claudia Campisano
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