1. L’Accordo fra l’ ANP e Hamas è stato analizzato in un precedente articolo
pubblicato su questo giornale come un tentativo da parte di alcune
fazioni della classe dirigente israeliana, particolarmente legata al duo
Obama – Kerry, di trasformare Hamas – un tempo movimento di Resistenza
islamico – in uno “scagnozzo” di Israele. Tuttavia l’argomento, per la
sua ampiezza e complessità, necessita di alcune precisazioni, anche alla
luce dei recenti avvenimenti.
E’ importante come prima cosa chiarire
un punto: non tutta Hamas deve essere considerata come corrotta o
subordinata alle logiche geopolitiche e imperialiste che vedono
protagonisti gli USA, Israele, il Qatar e gli stati arabi cosiddetti
“moderati”.
Le Brigate Al Qassam – ala militare di
Hamas – hanno ribadito più volte che il denaro arabo non è riuscito a
liberare un solo centimetro della Palestina e che è necessario
continuare sulla strada della Resistenza, insieme all’Iran e agli
Hezbollah libanesi.
Queste organizzazioni combattenti
restano un problema per Abu Mazen che qualche giorno fa ha ceduto ( come
riporta il giornale israeliano Haaretz ) alle pressioni di Israele che
chiede lo smantellamento delle Brigate Al Qassam. Un vero e proprio
colpo alla Resistenza palestinese, data l’importanza di questa
organizzazione ed il prestigio che sul campo di battaglia ha guadagnato
agli occhi delle masse arabe e mussulmane.
E’ bene citare un fatto di recentissima cronaca ( 11/06/2014 ) riportato dalla rivista online infopal: l’ ANP reprime una manifestazione di Hamas in sostegno dei prigionieri politici palestinesi ( a cui Israele non riconosce nessun diritto ) a Ramallah. Il fatto è molto grave e infatti su infopal leggiamo:
E’ bene citare un fatto di recentissima cronaca ( 11/06/2014 ) riportato dalla rivista online infopal: l’ ANP reprime una manifestazione di Hamas in sostegno dei prigionieri politici palestinesi ( a cui Israele non riconosce nessun diritto ) a Ramallah. Il fatto è molto grave e infatti su infopal leggiamo:
“Hamas ha dichiarato di aver organizzato
una protesta a supporto dei prigionieri palestinesi in sciopero della
fame e che le forze dell’Anp, che cercavano di impedire la
manifestazione, hanno assalito, tra gli altri, anche il leader di Hamas,
Hassan Yousef”.
In questa situazione, già di per se
estremamente complessa, si è aperta un’altra problematica che rischia di
alimentare ancor più la tensione all’interno della società civile
palestinese, che riguarda la controversia fra ANP e Hamas relativa al
pagamento dei salari dei dipendenti del servizio pubblico.
Citiamo ancora da Infopal: “Gli
impiegati del precedente governo considerano responsabilità di Ramallah
il pagamento dei loro stipendi, un punto controverso, ancora da
risolvere per il nuovo governo. Tuttavia, un portavoce di Fatah ha
affermato che dovrebbe essere Hamas a retribuire gli impiegati del
governo costituito di recente”.
Saranno davvero pagati questi salari
oppure proprio all’interno dei servizi pubblici inizieranno una serie di
licenziamenti di massa ? Il prossimo governo tecnico palestinese, oltre
ad essere collaborazionista con Israele, sarà anche neoliberista ed
anti-popolare? Si tratta di questioni molto importanti che potrebbero
condizionare pesantemente il quadro generale.
Il Piano Kerry prevede la creazione di
uno Stato colonizzato palestinese dipendente dall’imperialismo
israeliano. E’ quindi evidente come una “rivoluzione amministrativa”,
proprio nel settore del pubblico impiego”, non può che essere un
preludio alla formazione di un governo con una forte impronta liberista e
di destra, sia in politica estera ( collaborazione con gli Usa e
Israele ), quanto in politica interna ( neo-liberismo ). Sembra proprio
che il “Premio Nobel per la guerra”, cioè il Presidente americano Obama,
stia di fatto lavorando per far precipitare la situazione.
Che fare? In questa fase non si può che ribadire la solidarietà e l’ appoggio alle Brigate Al Qassam.
Che fare? In questa fase non si può che ribadire la solidarietà e l’ appoggio alle Brigate Al Qassam.
Le Brigate Al Qassam sono una parte
importante della Resistenza palestinese che è legittima e ha il diritto
di combattere per liberare la propria terra da un’occupazione
neocolonialista che dura da decenni. E’ importante altresì denunciare il
gioco politico che Abu Mazen sta portando avanti in sostanziale
sintonia con ilo governo israeliano ( insieme a quei settori di Hamas
legati al Qatar e alla Fratellanza Musulmana ). Se il popolo palestinese
vuole continuare, legittimamente, a lottare per la propria libertà ed
autodeterminazione contro ogni forma di imperialismo, non può
prescindere dalla sua unità politica e militare.
2. Le forze sostanzialmente
collaborazioniste di Israele (al di là degli sproloqui belligeranti del
partito semi-fascista israeliano Likud), hanno ovviamente approfittato
di questa situazione per attaccare i marxisti del Fronte popolare di
liberazione palestinese che ha denunciato la collusione fra il governo
presieduto da Abu Mazen con lo stato sionista in materia di repressione
dei movimenti popolari. Su Palestina Rossa leggiamo:
“Il coordinamento sulla sicurezza è un
vergognoso peccato: non solo non ha portato nulla alla conquista dei
diritti del popolo palestinese, ma rappresenta una componente strategica
nella tragica divisione in seno al popolo palestinese. Aiuta l’esercito
di occupazione ed i servizi di intelligence sionisti nella loro
strategia di reprimere e sconfiggere la resistenza. Unità nazionale
reale significa unire le forze per la fine del coordinamento sulla
sicurezza, rifiutare i negoziati, sostenere la resistenza e la fermezza
del popolo palestinese”.
Per Abu Mazen, invece, questo
coordinamento “è sacro” (parole testuali di Abu Mazen pronunciate
durante una manifestazione a Ramallah).
Cosa se ne deduce?
La politica statunitense ha come
obiettivo quello di creare degli stati vassalli e collaborazionisti, non
solo da un punto di vista economico ( apertura ai capitali privati), ma
anche e soprattutto in materia di repressione interna ed esterna.
Per capire questo, spostiamo
l’attenzione sull’Egitto anche perchè le due questioni
(israelo-palestinese ed egiziana) sono strettamente collegate.
L’asse Abu Mazen – Israele – Kerry può
essere ricollegata, in qualche modo, alla elezione, con una astensione
altissima, di El Sisi nel suo paese ? Il quesito è senz’altro
pertinente.
James Petras ci comunica che in Egitto:
“A partire da aprile 2014, oltre 16.000 prigionieri politici sono
incarcerati e la maggior parte è stata torturata. I processi farsa dei
tribunali fantoccio hanno comminato condanne a morte per centinaia di
persone e lunghe pene detentive per la maggior parte di esse. Il regime
di Obama si è rifiutato di chiamare “colpo di stato” il rovesciamento
militare del governo – democraticamente eletto – di Morsi, al fine di
continuare a fornire aiuti militari alla giunta”; (James Petras, Obama:
‘’Trasformare il Medio Oriente’’. Il gulag americano, infopal).
Domanda: l’occidente, apparentemente,
non ha ben visto El Sisi, però Israele, che si è affrettato a
proclamarlo eroe, guarda di buon occhio alla sua elezione nonostante il
parere, come ripeto, solo apparentemente negativo nei suoi confronti da
parte dell’opinione pubblica e dei media occidentali. Perchè?
E’ assai probabile che si stia
procedendo alla costruzione di un nuovo coordinamento repressivo in
Medio Oriente di cui Abu Mazen, che si è offerto di collaborare
attivamente con gli Stati Uniti, è una delle pedine. Nulla di nuovo, se
vogliamo, da un certo punto di vista, però, se si vuol fare un puntuale
lavoro di controinformazione, è importante analizzare quello che accade
passo dopo passo .
Tutti questi elementi lasciano intendere che le reali intenzioni
degli USA e di Israele siano quelle di trasformare il Medio Oriente in
una sorta di gigantesco “lager”.Stefano Zecchinelli
http://www.linterferenza.info/esteri/un-bantustan-medio-orientale-targato-usa-con-lappoggio-di-abu-mazen/
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