giovedì 13 febbraio 2014

Il sionismo ideologia dell’imperialismo del XXI secolo, di Stefano Zecchinelli



1. L’imperialismo israeliano presenta con i fascismi alcune importanti analogie ma anche fondamentali differenze, differenze che, come vedremo, vanno ad aggravare la posizione di Israele e non a renderla più presentabile agli occhi dei democratici.

L’entità sionista al pari della Germania nazista è uno Stato etnico fondato, prevalentemente, su una violentissima politica militarista; in Israele non c’è una Costituzione democratica ( i sionisti si vantano di ciò ! )e qualsiasi partito che neghi il carattere ebraico dello Stato, per legge, non può partecipare alle elezioni. Le stesse elezioni sono una farsa: laburisti e conservatori vengono soprannominati le colombe ed i falchi e differiscono soltanto per i differenti progetti di espansione neocoloniale. E’ un fatto, e questo dobbiamo ribadirlo, che dalla metà degli anni ’70 i rabbini revisionisti appoggiano i conservatori, i fascisti del Likud, neoliberisti in politica economica ed alleati delle dittature militari filo-statunitensi ( si veda l’amicizia fra Begin e Pinochet ). Questo ha trasformato Israele in un regime dittatoriale molto simile alla Germania degli anni ’30, se non peggio. E’ una sacrosanta verità e va detta senza paura !

La matrice ideologica del fascismo segue lo stesso percorso del sionismo e, dopo una attenta disamina, dobbiamo considerare entrambe queste correnti politiche ( oltretutto entrambe ultra-capitalistiche ), sciovinistiche e nazionalistiche acritiche, figlie del colonialismo ( da un lato ) e della decomposizione capitalistica della prima metà del novecento ( dall’altra parte ).

Roger Garaudy nel suo lavoro su I miti fondatori della politica israeliana ha smentito il ‘mito dell’antifascismo sionista’ ripercorrendo, passo dopo passo, la collaborazione della borghesia sionista con i nazisti.

La Federazione sionistica il 21 giugno del 1933 disse che ( sottolineatura mia ) ‘Nella formazione di un nuovo Stato, che ha proclamato il principio della razza, noi desideriamo adattare la nostra comunità a queste nuove strutture [...] il nostro riconoscimento della nazionalità ebraica ci permette di stabilire relazioni chiare e sincere con il popolo tedesco e le sue realtà nazionali e razziali. Proprio perché non vogliamo sottovalutare questi principi fondamentali, perché anche noi siamo contro i matrimoni misti e per la conservazione della purezza del gruppo ebraico’. Parole eloquenti che nascondono, dietro questa esaltazione dell’eugenetica razzista, un comune progetto di aggressione imperialistica contro i popoli arabi.

Ancora meno noto è il fatto che questa esaltazione del sionismo razzista venne fatta per la prima volta da Winston Churchill con il poco conosciuto articolo Sionismo contro Bolscevismo. Una battaglia per l’animo ebraico.

Da questo punto di vista, di certo, l’imperialismo israeliano attinge dal fascismo: due imperialismi fortemente militaristici contro i paesi confinanti che puntano, in gran parte, sulla immensa macchina burocratico repressiva di cui dispongono.

Israele è un imperialismo atipico: un piccolo paese privo di risorse naturali che per sopravvive come Super-potenza deve fare continue guerre d’aggressione che gli consentano di conquistare – o meglio rubare – territori altrui ( si vedano gli altopiani del Golan o il controllo di Suez e del Sinai ). Questo lo rende particolarmente aggressivo e pericoloso: l’entità sionista ha dalla sua un servizio segreto come il Mossad, il quale, l’ Fbi, al suo tempo, lo schedò come meno affidabile dei servizi segreti della Libia di Gheddafi ( paese nemico degli Usa ).

L’entità sionista dispone di un numero indefinito dalle 200 alle 400 bombe atomiche. Di eserciti di mercenari, narcotrafficanti e gruppi neonazisti operativi in tutto il mondo. In questo è un vero baluardo del colonialismo occidentale di derivazione fascista ( con l’aggravante che ha armi che all’epoca non esistevano ed un po’ di mercenari e sicari in più ).

Il progetto della borghesia ebraica che opera in quel territorio è quello di ( sottolineature mie ) : 

"In quanto struttura centralizzata l'Egitto è già un cadavere, soprattutto se si tiene conto dello scontro sempre più duro tra musulmani e cristiani. La sua divisione in diverse province geografiche deve essere il nostro obiettivo politico per gli anni Ottanta sul fronte occidentale.

"Una volta che l'Egitto sia così dislocato e privato di potere centrale, paesi come la Libia, il Sudan e altri più lontani subiranno lo stesso smembramento. La formazione di uno Stato copto nell'alto Egitto e quella di piccole entità regionali di scarso peso è la chiave di uno sviluppo storico che ora è ritardato dall'accordo di pace, ma che è ineluttabile a lunga scadenza.

"Nonostante le apparenze, il fronte occidentale presenta meno problemi di quello orientale. La divisione del Libano in cinque province [...] prefigura quanto accadrà nell'insieme del mondo arabo. La scomposizione della Siria e dell'Iraq in regioni organizzate sulla base dei criteri etnici o religiosi dovrà essere a lungo termine lo scopo prioritario per Israele, la prima tappa verso la distruzione del potere militare di questi Stati.

"Le strutture etniche della Siria la espongono a uno smantellamento che potrà portare alla creazione di uno Stato sciita lungo la costa, di uno Stato sunnita nella regione di Aleppo, di un altro a Damasco e di una entità drusa, che potrà aspirare alla costituzione di un proprio Stato forse sul nostro Golan , in tutti i casi con l'Hauran e il nord della Giordania [...]. Un simile Stato sarebbe, a lungo andare, una garanzia di pace e di sicurezza per la regione. È un obiettivo che è già alla nostra portata.

"Ricco di petrolio e in preda a lotte intestine, l'Iraq si trova sulla linea di tiro israeliana. Il suo smembramento sarà per noi più importante di quello della Siria, perché è l'Iraq che rappresenta, a breve scadenza, la minaccia più seria per Israele".

Fonte: "Kivunim", Gerusalemme, n. 14, febbraio 1982, pp. 49-59
(Il testo integrale è riprodotto nel mio libro Palestine, terre des messages divins, Parigi, Albatros, 1986, in ebraico alle pp. 377-387 e in traduzione francese a partire da p. 315).

La borghesia imperialistica israeliana mira a distruggere gli Stati arabi indipendenti ( così come hanno fatto con Irak e Libia e cercano di fare ora con la Siria ), dando, poi, manforte alla sua burocrazia militare intenta a realizzare la Grande Israele. Questo vile motivo sta portando Israele a proteggere i mercenari islamisti che stanno insanguinando, con la complicità degli Usa, la Siria baathista, cuore della nazione araba. Il progetto israeliano, gli analisti più preparati, lo compresero già dal lontano 1956, data in cui ci fu l’aggressione all’Egitto di Nasser, unico paese in grado di realizzare in quel momento l’unità araba, per il controllo del Canale di Suez.

Lo Stato di Israele quindi : (1) riflette gli interessi di quelle fazioni della borghesia ebraica che mirano al controllo completo del Medio Oriente. Vecchi progetti colonialistici ebraico sionisti si spingerebbero addirittura fino all’Africa, giusto per sottolineare quando sia violenta questa borghesia militare. (2) l’Occidente lo considera un laboratorio in cui sperimentare soluzione estreme in termini di pulizia etnica e l’utilizzo di armi di distruzione di massa. (3) l’entità sionista è un rifugio sicuro per mafiosi e bancarottieri di origine ebraica come è appurato da numerosi scandali giudiziari.

Questo è tutto ( come se non bastasse ! ) ? Purtroppo no. Vediamo cos’altro dobbiamo sapere.

2. In questa seconda parte del mio articolo voglio dire qualcosa, facendo opportuni riferimenti, sulla criminale lobby sionista – dico senza problemi che chi nega questa realtà lavora per Israele, magari in modo indiretto, ma porta acqua a quel mulino come disse a suo tempo il compianto Mauro Manno – e sulla penetrazione dei capitali ebraici in occidente.

La mia analisi manterrà un approccio metodico assolutamente marxista quindi cercherò di impostare scientificamente la questione senza cadere nella trappola del ‘complotto’, che, per cultura politica, di certo non appartiene a me.

Roger Garaudy spiegò che ‘Per la realizzazione di questo vasto programma i dirigenti israeliani disponevano dell'aiuto senza limiti degli Stati Uniti. Sui 507 aerei di cui disponevano alla vigilia dell'invasione del Libano, 457 provenivano dagli Stati Uniti grazie alle donazioni e ai prestiti di Washington. La lobby americana si incaricò di ottenere i mezzi necessari, foss'anche andando contro gli interessi nazionali’.

Praticamente gli Usa si sono messi al servizio delle politiche di guerre israeliane. La domanda da porci è questa : come Israele poteva realizzare tutto questo senza un forte gruppo di pressione ? Fonti statunitensi ( su cui hanno lavorato studiosi del calibro di James Petras, ex consulente del governo Allende ) ci dicono che ‘È difficile sopravvalutare l'influenza politica dell'American Israeli Public Affairs Committee (AIPAC) che dispone di un budget quadruplicato tra il 1982 e il 1988 (1.600.000 dollari nel 1982, 6.900.000 dollari nel 1988)’ ( Fonte: "Wall Street Journal", 24 giugno 1987 )

I sionisti continuano ad accusare, con la vigliaccheria che gli è solita, di antisemitismo chiunque sollevi questo problema ma Garaudy ha potuto anche citare le pesanti affermazioni di Ben Gurion che affermò ‘Quando un ebreo, in America o in Africa del Sud, parla ai suoi compagni ebrei del "nostro" governo, intende il governo d'Israele’.

Insomma, Israele è uno Stato abusivo ma la sua impunità da cosa deriva ? Possiamo rispondere in modo semplicistico (1) dalla forza dell’AIPAC ( lobby ebraica di chiaro orientamento fascista ) e (2) dalla penetrazione dei capitali ebraici, quindi dalla forza dei capitalisti israeliani. Certamente è così ma è bene argomentare ancora meglio.

Il grande Salvador Allende ( guarda caso rovesciato da un colpo di Stato militare appoggiato dai sionisti ), nel 1972, all’ONU, denunciò la struttura politica del mondo sta per essere sconvolta da grandi corporazioni internazionali che agiscono per i loro esclusivi interessi, calpestando gli interessi legittimi della società’.

L’analisi di Allende è di grande attualità dato che le lobby ebraiche sono gruppi di pressione interni a questa nuova classe capitalistica transazionale. All’interno di questo conflitto ogni fazione borghese ( sia quella statunitense che quella israeliana ) gioca la sua partita in modo autonomo. Che dire ? Vincono le fazioni più forti e l’AIPAC si sta aggiudicando questo scontro con un punteggio tennistico.

La mia tesi personale è questa: mentre Israele è una macchina da guerra che riflette gli interessi particolari di quella borghesia ebraica ampiamente radicata nel territorio Medio Orientale, quindi, una borghesia di provenienza prevalentemente militare ( i capi del governo israeliano vengono quasi tutti dall’esercito e Israele stessa è legata alle multinazionali delle armi. Ritenerla, prima di tutto, una borghesia militare credo sia pertinente. ), la lobby rappresenta, salendo di molti gradini, interessi borghesi con finalità ben più elevati. La penetrazione di capitali israeliani, del resto, ho l’idea che sia favorita e spinta avanti dai lascia passare della lobby. Spieghiamo meglio.

Durante la guerra fredda gli Usa hanno guidato una coalizione pan-imperialistica contro le democrazie popolari. Oggi il sionismo transazionale, intendendo con questa definizione i dominanti ebraici interni alla nuova classe capitalistica occidentale, mira a costituire una alleanza pan-imperialistica (1) contro il blocco capitalistico emergente ( Russia, Cina ed Iran ), (2) per realizzare il progetto neocons, progetto folle, della guerra permanente.

Tutto ciò lascia ad intendere che il sionismo può sopravvivere ad Israele e diventa ideologia di Stato nei paesi interni al blocco NATO.

Molti adesso considereranno questa tesi azzardata eppure Petras ritiene che ‘l’SPS ha svolto un ruolo fondamentale nello scatenamento delle principali guerre dei nostri giorni, conflagrazioni che possono provocare nuovi conflitti armati, allora vuol dire che è ormai indispensabile indebolire la capacità della lobby sionista/ebraica nel promuovere ulteriori guerre’. ( James Petras, Perché è così importante condannare Israele e la lobby sionista, TLAXCALA )

E ancora : ‘Nessun altro gruppo politico organizzato o società di pubbliche relazioni che agisca negli interessi degli esiliati cubani o venezuelani, di uno Stato arabo o africano, dello Stato Cinese o di uno degli Stati dell’Unione Europea si avvicina minimamente all’influenza con cui la lobby sionista riesce a plasmare la politica statunitense per servire gli interessi di Israele’.

Israele è uno Stato imperialistico e post-fascista che coinvolge gli Usa nelle sue politiche barbare e genocide. La distruzione di Israele è una prerogativa per raggiungere la pace nel mondo arabo.

Detto questo la lobby ha un progetto ben più ampio: guidare una nuova coalizione imperialistica occidentale. Un progetto che ora prende chiaramente forma ed è facilmente identificabile.

Sulla base di ciò credo che, da sinistra, sia necessario lavorare per la costituzione di un Fronte ampio antisionista; un nuovo Fronte popolare che combatta il sionismo fratello gemello del fascismo, in nome del sacrosanto diritto di autodeterminazione dei popoli.

In questa prospettiva tutti gli antimperialisti sono chiamati a dare il loro contributo; se ieri la parola d’ordine era ‘il fascismo non passerà’, ora dovrà essere il sionismo, in tutte le sue forme, a vedersi rompere le gambe.

Stefano Zecchinelli











1 commento:

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