1. Gli accordi fra l’imperialismo Usa e l’Iran vengono visti da
alcuni analisti ( qui cito il più preparato, Thierry Meyssan ) come una
vittoria del fronte antimperialista contro l’occidente capitalistico, questa
posizione, in realtà, è molto riduttiva e debole.
I nord-americani sanno bene che, per ora, non possono
entrare in rotta di collisione con la Russia – la quale si riposizione come
grande potenza capitalistica – e quindi perseguono una strategia imperialistica
denominata ‘imperialismo intelligente’.
La diplomazia diventa (1)
un mezzo di penetrazione politico ( oltre che economico ) degli occidentali i
quali (2) riescono, così, a spostare
progressivamente a destra l’asse dei governi non allineati.
In quanto a Rohani, qualche mese fa, scrivevo: ‘Rohani dovrà
abbandonare il forte antimperialismo di Ahmadinejad perché la modernizzazione
industriale richiede l’abbraccio delle teorie sulla coesistenza pacifica ( con
imperialismo e sionismo ), ma non potrà fare molte concessioni, né agli Usa e
né ad Israele, ne vale il futuro della potenza ( capitalistica ) iraniana. Ciò che cambieranno saranno le politiche
interne: Ahmadinejad fece riforme strutturali di tipo semi-socialista (
nazionalizzazioni e politiche anti-borghesi ), mentre Rohani darà ossigeno ai
ceti medi ed alla piccola borghesia filo-occidentale che, nel 2009, animò l’onda
verde, protesta reazionaria ( non di massa ! ) per molti aspetti simile alle rivoluzioni
colorate pilotate dalle CIA’.
La mia analisi, nel verso
finale, mancava di dire ( per questo è stata parzialmente debole ) che dando
ossigeno a ceti sociali borghesi e reazionari si finisce, in modo
inequivocabile, per abbandonare l’antimperialismo finendo fra le braccia della
potenza imperialistica più forte.
Insomma, l’asse del mio discorso
cade e Rohani sta riconciliano l’Iran con gli Usa in modo pericoloso, non tanto
per la Siria baathista che ha respinto i mercenari neo-liberisti sul terreno della
lotta armata, ma per la Resistenza palestinese e per l’eroica guerriglia degli
Hezbollah. Solo la Resistenza armata può vincere l’entità sionista ma il ricco
sceicco islamico si è avviato sulla strada della coesistenza pacifica.
I geopoliticisti vedono l’accordo
Usa ed Iran in modo favorevole ma, privi di un serio metodo di analisi,
dimenticano che l’imperialismo resta criminale anche quando poggia il fucile
sulla spalla sinistra.
2. Nello stesso articolo
ricordavo che Ahmadinejad: ‘viene dagli apparati
militari ( i Pasdaran di ferro che si sono formati durante la guerra contro
l’Irak, intrisi di un forte sentimento anti-americano ), e, perseguendo una
politica interna di ‘statalismo sociale’, ed estera contrassegnata
dall’anti-sionismo e dall’anti-americanismo, è entrato in rotta di collisione
con il mondo capitalistico occidentale. Il blocco storico ( usando delle categorie
gramsciane ) che reggeva Ahmadinejad era sicuramente nazional-popolare, con un
appoggio particolarmente importante delle classi lavoratrici concentrate non
nelle metropoli come Teheran ma nelle periferie. L’ex presidente
iraniano, pressato dall’imperialismo e sostenuto dalle classi sociali
subalterne, non ha potuto che perseguire una sorta di ‘via venezuelana
all’antimperialismo’, forte del suo messianesimo anti-clericale che lo avvicina
molto all’Islam Rosso di Ali Shariati’.
Appena Obama ha teso la mani a
Rohani, la mano del presidente statunitense è sporca di sangue, lo sceicco ha
risposto accettando il dialogo; quando, l’Hitler di Washington, provò a fare lo
stesso con Ahmadinejad, l’ex presidente, in modo estremamente coraggioso, mise
in dubbio la versione ufficiale sui fatti dell’11 settembre 2001.
Ahmadinejad si è dimostrato un
lottatore antimperialista: (1) ha
stretto forti legami con Chavez ed il nazionalismo progressista
latino-americano aprendo alla Rivoluzione cubana e dimostrando stima ed
ammirazione per Fidel Castro; (2) ha
disconosciuto Israele, permettendo alla Resistenza libanese di respingere gli
assassini sionisti nel 2006, e mettendo, Hamas, nelle condizioni di
fronteggiare l’aggressione neo-coloniale sionista del 2008; (3) non ha fatto nessuna concessione a forze
borghesi riprendendo gli ideali della rivolta antimperialistica del 1979.
Penso che sia interessante
notare come, oggi, l’antimperialismo si pone prevalentemente sul terreno politico
militare anche se in forme diverse: in Venezuela, Chavez, veniva dall’esercito
( essendo, nei paesi coloniali, la carriera militare anche un modo per sfuggire
dalla povertà ) e, nella versione radicale, le FARC sono una organizzazione
militare marxista-leninista che mantiene gli appoggi principali nella Cuba
castrista e nel Venezuela chavista. In Medio Oriente si ripete un processo
simile: i Pasdaran al potere hanno ostacolato il clero filo-capitalista, mentre,
anche qui, nella versione radicale, gli Hezbollah libanesi ( appoggiati dall’Iran
e dalla Siria ) sono una organizzazione guerrigliera.
Questa constatazione fa a pezzi
le teorie della sinistra eurocentrica che sovrappone il concetto di globalizzazione
a quello di imperialismo ( come ha fatto Toni Negri con la errata teoria dell’Impero
) e che riduce i processi sociali al mero fattore economico ( es.
rivendicazioni economiche come i salari, ecc … ).
Ahmadinejad, seppur in una
prospettiva islamica, ha contestato, oltre il neoliberismo, il capitalismo. Gli
intellettuali della sinistra europea hanno fatto spallucce verso di lui ma,
come ricordavo: ‘Nel mondo coloniale e
post-coloniale non sempre la religione è l’oppio dei popoli ( espressione che
Marx, oltretutto, mutua da Balzac ). Dovendosi difendere dal colonialismo
occidentale i popoli coloniali, spesso, sono stati avvallati dal potere
religioso che ha partorito vere e proprie correnti socialiste. Non è un caso
che nel Congresso di Baku del 1920 il Presidente dell’Internazionale Comunista
Zinovev invita i popoli arabi a sventolare la jihad contro l’imperialismo
britannico. Tutte cose che gli pseudo-antimperialisti occidentali, gonfi di
islamofobia, non riescono proprio a farsela entrare nella zucca’.
A differenza di quello che
pensano gli pseudo-marxisti italiani, ‘il nostro’ ( riferito a M.A. ) è il
punto di arrivo della lotta popolare che portò al rovesciamento dello Scià e,
della Resistenza, dei Pasdaran contro l’esercito di Saddam, guerra percepita
dagli iraniani come Resistenza anti-americana dato che Saddam era stato
presentato come un agente degli Usa.
Ahmadinejad ha contestato con
grande coraggio la ‘religione olocaustica’ in quanto mito di fondazione dello
Stato criminale di Israele. Davanti i tentativi, in occidente, di
criminalizzare il dissenso e la ricerca storica penso che i tre quesiti da lui
posti restino attuali.
(1) Perché fra le 60 milioni di vittime che la Seconda Guerra
Mondiale fece solo una piccola minoranza è diventata così potente ?
Di questi 60 milioni solo una minoranza ( di cui ricordiamo i 9 milioni di soldati dell'Armata Rossa morti per salvare il mondo dal nazismo ) apparteneva agli eserciti.
(2) Il termine revisionismo – che non c’entra nulla con il negazionismo
– ha una accezione positiva: si revisiona una teoria introducendo nuove
scoperte, quindi, sicuramente, si migliora. Perché chi pone domande sull’olocausto
viene perseguitato ?
(3) Se l’olocausto è avvenuto in Europa che cosa c’entrano i
palestinesi ?
Perfetto, faccio miei questi
quesiti e li giro ai giornalisti ed agli storici, a volte ignoranti ed a volte
corrotti, di quella che in occidente pretende essere la sinistra, una pretesa
strampalata data la loro incapacità di analisi e di ricerca dei processi reali
che ostacolano il capitalismo e l’imperialismo.
Che dire a questi signori ?
Possono sbattere i piedi dietro le loro cattedre ma, per quanti libri scrivano,
Chavez ed Ahmadinejad hanno dimostrato di conoscere l’imperialismo molto meglio
di loro. Gli antimperialisti stanno con chi mette i guerriglieri libanesi nelle
condizioni di eliminare i soldati sionisti, il resto, non ha importanza ed,
oramai, non è più degno di essere discusso.
Stefano Zecchinelli
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