1. La Siria baathista sotto attacco da oltre due anni è
riuscita ad invertire i rapporti di forza a suo favore, non per merito della
diplomazia russa, ma grazie alla straordinaria resistenza del popolo siriano
che, in modo spontaneo, ha organizzato Comitati popolari resistenti contro gli
islamisti al soldo delle potenze neoliberali dell’occidente.
2. L’incerta diplomazia statunitense riflette in pieno le
divisioni interne alla borghesia imperialistica nord-americana: (1) da un lato abbiamo i sostenitori
dell’ ‘imperialismo intelligente’ che ruotano attorno al duo Obama –
Brzenzinski i quali puntano alla destabilizzazione dei ‘paesi non allineati’
tramite il finanziamento delle opposizioni neoliberali, attraverso le pressioni
esercitate dai mass media e, nel peggiore delle ipotesi, scatenando ‘rivoluzioni
colorate’ come quella del 2009 contro la rielezione di Ahmadinejad in Iran; (2) a questi si contrappongono i
sionisti interni al Partito democratico come Kerry od il gruppo vicino alla
Clinton. La loro strategia, dettata dalla lobby sionista AIPAC e dalla lobby
cristiano-sionista La Famiglia, è la stessa della destra repubblicana e mira,
senza mezzi termini, alla aggressione militare alla Siria per poi arrivare all’Iran.
3. La Siria aderirà alla Convenzione sulla proibizione delle
armi chimiche e, come è ampiamente dimostrato, non ha utilizzato nessuna di
queste armi proibite dalle convenzioni internazionali nel conflitto in corso.
Israele, invece, si macchia giornalmente di crimini inumani contro la
popolazione di Gaza ed inoltre come dice Thierry Meyssan ( sottolineatura mia )
‘In questa prospettiva coloniale, dal
1985 al 1994, Israele finanziò segretamente le ricerche del dottor Wouter
Basson presso il laboratorio Roodeplaat (Sud Africa). Il suo alleato, il regime dell’apartheid, cercava di mettere a punto
delle sostanze, chimiche e soprattutto biologiche, che avrebbero ucciso solo
gli individui secondo le loro "caratteristiche razziali" (sic), che
si trattasse dei palestinesi in particolare e degli arabi in generale, o
persone dalla pelle nera’ ( Thierry Meyssan, Il segreto dei gas israeliani,
Rete Voltaire ). In questo la Siria baathista si dimostra una democrazia di
gran lunga superiore a qualsiasi paese occidentale, superiore per ciò che
riguarda il rispetto del diritto internazionale, il rispetto dei diritti
politici e civili interni e superiore per ciò che riguarda il mantenimento di
uno Stato sociale forte.
Nonostante ciò i dubbi restano: l’accordo Usa – Russia decreta
la fine del colonialismo francese, rappresenta una nuova Yalta, oppure è un
modo per debilitare la Siria ? La Siria baathista gode dell’appoggio dei
movimenti di resistenza arabi ed il suo esercito regolare può mettere il seria
difficoltà l’entità sionista eppure, l’ONU, più di una volta si è dimostrato
una perfetta arma dell’imperialismo.
La situazione resta complessa, per ora rileviamo che i
mercenari siriani hanno accolto male l’accordo Usa – Russia e che l’esercito
baathista può continuare a liberare il paese dai jihadisti filo-sionisti.
Inoltre cambiano gli equilibri internazionali e la Russia si va a riposizionare
come grande potenza a discapito di vecchi imperialismi come quello inglese e
francese e gettando un punto verso la potenza tedesca.
Ammettiamo che le armi chimiche siriane, in quanto vecchi
armamenti nocivi per la sicurezza interna dello stesso paese, andavano
eliminate ugualmente, questo segnerebbe una vittoria della Siria non solo sul
piano militare ma anche sul piano politico e diplomatico. Ovviamente tutti noi
ci auguriamo che le cose siano così e che la Siria baathista, scampato il
pericolo della aggressione neocoloniale, possa riposizionarsi nello scacchiere
dei paesi antimperialisti puntando al muro contro muro verso la ignobile entità
sionista. Del resto le tappe del conflitto hanno fatto intravedere proprio
questa ultima ed auspicabile prospettiva; il presidente siriano Bashar Al Assad
ha più volte detto ai vertici dell’esercito di attaccare Israele se i mercenari
avessero attentato alla sua vita. Una sconfitta diplomatica degli Usa
indebolirebbe l’imperialismo israeliano, diminuirebbe la sua influenza politica
e lo isolerebbe verso le resistenze arabe.
4. Secondo alcuni analisti come Thierry Meyssan la fine del
colonialismo francese e l’indebolimento di Israele porterà alla pace duratura.
Le cose non stanno così: l’imperialismo deve essere sconfitto tramite la
resistenza non con la diplomazia ed Israele in Egitto, a dispetto di quello che
scrisse Meyssan, ha da poco piazzato un suo agente.
L’esercito egiziano collabora con Israele nel massacro della
popolazione di Gaza ed ha da poco stretto accordi con l’ANP di Mister CIA Abu
Mazen, altro che ritorno del nasserismo.
Inoltre apprendiamo che
‘Lo zio di Al-Sisi, Uri Sibagh (avolte scritto come
Sabbagh) ha prestato servizio nella Lega per la Difesa ebraica (Hamagein)dal
1948 al1950, ha fatto il suo aliyah in Israele, ed è diventato un pezzogrosso
nel partito di Ben Gurion, che ha servito come segretario del PartitoLaburista
israeliano a Beersheba , dal 1968 al 1981. La sorella di Uri - madredi al-Sisi
– è emigrata in Egitto presumibilmente per una missione del Mossad.Tale
missione è culminata quando il Mossad ha rovesciato il presidente Morsi
einstallato il suo agente al-Sisi, nel colpo di Stato del 3 Luglio 2013’ (
"Al Sisi è ebreo e quasi certamente è un agente
del Mossad", lo rivela Veteran's Today, di
Barbara Maffione ). Che dire ? Se la
vittoria del popolo siriano indebolisce il sionismo, da questo lato il progetto
imperiale israeliano ha trovato un ottimo alleato ed El Sisi si prepara a fare
il cane da guardia degli occidentali al pari dello Scià Reza Pahlavi.
La situazione è complessa e
sicuramente ci sono delle analogie con l’aggressione anglo-francese, nel ’56,
all’Egitto nasseriano. Assad oggi ha un ruolo simile a quello di Nasser nel ’56
? Difficile dirlo dato che viviamo un’epoca unipolare e lo stesso nazionalismo
arabo non è più quello degli anni ’60 essendo, quasi, un ciclo storico esaurito.
Ancora un appunto: dopo il 1956
Francia ed Inghilterra non hanno messo da parte le loro spinte imperialistiche,
quindi, seppur indebolita non penso che lo farà Israele oggi, come non lo farà
la Francia e gli stessi Usa, cambieranno strategia, forse proprio obiettivi, ma
non metteranno da parte il loro progetto criminale di conquistare l’Eurasia.
L’imperialismo, a dispetto di
quello che pensano i geopoliticisti, si sconfigge sul terreno della lotta di
classe e delle resistenze anticoloniali non su quello della diplomazia,
infatti, penso che l’opposizione della Siria baathista al neocolonialismo
conferma tutto questo pienamente.
Stefano Zecchinelli
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