giovedì 16 maggio 2013

La 'sinistra imperiale' porta nella democrazia blindata, di Stefano Zecchinelli



1. La differenza fra le democrazie totalitarie occidentali e le dittature militari latino-americane riguarda, solo ed esclusivamente, la materia delle repressione.

Nelle dittature latino-americane le oligarchie prima procedevano con una militarizzazione forzata della società civile, distruggendo i diritti e le libertà democratiche, e poi applicavano le politiche neo-liberiste.

Nelle democrazie totalitarie, invece, la distruzione del Welfare State causa reazioni popolari e proteste di massa, nei confronti delle quali le oligarchie rispondono con la repressione e la fascistizzazione del sistema giuridico.

L’imperialismo ha bisogno di mantenere l’involucro della democrazia quindi poggia su vari diversivi strategici: (1) la nuova ‘sinistra imperialiste’, (2) l’americanizzazione dei movimenti sociali, (3) le rivoluzioni colorate.

L’utilizzo di queste strategie consente all’imperialismo di passare da meccanismi di coercizione tardo-nazisti al soft power, un potere morbido che salva la facciata della democrazia.

2. Gli Stati nazionali, come abbiamo già visto, perdono le loro funzioni politiche e socio-economiche mentre concentrano nelle proprie mani soltanto funzioni burocratiche e repressive.

Gli Stati esistono come sistemi di repressione, dove, come è ben visibile, la polizia assume sempre di più i compiti degli eserciti.

Nel 1982, la Thatcher, presentò la guerra contro l’Argentina per il controllo delle Falkland, come una guerra contro il nemico esterno. Il realtà con una campagna mediatica imperialistica riuscì ad ottenere, sull’onda di quella guerra neo-coloniale, la vittoria alle successive elezioni passando dal 25% dei voti al 59% dei voti.

In questo caso, portò avanti una guerra psicologica contro un nemico immaginario per la sua base elettorale, l’Argentina, che l’inglese medio non saprebbe trovare nemmeno sulla cartina geografica.

Nel 1984 quando i minatori delle miniere del carbone andarono in sciopero la Thatcher usò la stessa retorica militaristica e disse ’Nelle Falkland abbiamo dovuto combattere il nemico esterno, e ora dobbiamo affrontare il nemico interno, che è molto più difficile ma altrettanto pericoloso per la libertà’’.

Dopo aver definito la classe operaia nemico interno la lady di ferro mandò contro i lavoratori 8000 poliziotti in squadra antisommossa provocando 700 feriti.

Dalla guerra imperialistica esterna, si passa alla guerra di classe interna utilizzando lo strumento mediatico come ponte dal soft power ( situazione pre-elettorale ) alla repressione tardo-nazista ( legittimazione democratica ottenuta ).

In questo la Thatcher ha posto le basi per una nuova forma di democrazia blindata che trova i suoi due pilastri (1) nello strapotere del complesso militare ed industriale americano, (2) nelle lobby sioniste come baricentri del capitalismo transnazionale e della esportazione del terrorismo neo-fascista in tutto il mondo.

3. Nelle fasi in cui le oligarchie devono passare dalla repressione tardo-nazista al soft power, utilizzano – come abbiamo già detto – dei diversivi strategici.

La ‘sinistra imperiale’, in Italia, ha provato ad attirare su di se l’attenzione elettorale giocando la carta della concessione della cittadinanza tramite lo Ius Soli.

Questa concessione – interna ad un sistema economico dominato dall’imperialismo globalizzato a guida statunitense – si è dimostrata ( per come è stata posta ) subito ambigua, provocando una risposta demagogica e razzista da parte del M5S, l’equivalente italiano degli Indignati spagnoli.

E’ noto che l’imperialismo è un sistema di dominio basato (1) sulla spoliazione delle sovranità nazionali, (2) la guerra permanente fra paesi imperialistici e paesi coloniali, semi-coloniali ed indipendenti, (3) la capacità di attrarre verso le metropoli grandi quantità di forza lavoro quindi – come disse Lenin per la Svizzera – di portarsi le colonie a casa.

La nuova sinistra imperiale ha la necessità di inglobare, all’interno delle singole macchine statali, grosse quantità di forza lavoro, schedarle e poi consegnarle ai sindacati concertativi.

Non c’è nessuna vera integrazione, né al nord e né al sud del mondo, per i lavoratori migranti e la sinistra della oligarchia, con la concessione dello Ius Soli, non fa niente altro che legalizzare grossi spostamenti di forza lavora su scala pan-planetaria.

Dall’altra parte, seguendo gli umori dei ceti medi in disfacimento, il M5S ha lanciato una campagna di discriminazione razzista contro i lavoratori immigrati, campagna di discriminazione a cui hanno fatto eco gruppi di matrice neo-fascista.

I problemi che vengono elusi sono almeno tre, di cui due di fondamentale importanza, mentre il terzo lo accenno per completezza: (1) i flussi migratori sono una conseguenza della ESPANSIONE NEO-COLONIALE, quindi si tratta di forza lavoro che fugge da paesi che sono stati privati della loro sovranità. Non si possono fermare i flussi migratori, da sinistra, se non si abbandona l’imperialismo; (2) l’abbandono dell’imperialismo necessita l’integrazione dei lavoratori migranti all’interno dei movimenti di massa anticapitalistici che, il dilagare della crisi, farà emergere; (3) il 95% dei reati in Italia sono commessi da italiani. Questo è un fatto di cronaca inoppugnabile. Il disagio sociale rende reiette grandi fette sociali, e rifiutarsi di fare una analisi sociologica significa accettare la retorica di un sistema che è strutturalmente di destra e filo-imperialista.

Nessuno dei due contendenti – come sarà chiaro – si pone la necessità della alternativa anticapitalista ed antimperialista. Nessuno si pone la necessità di integrare i lavoratori migranti nel movimento anticapitalista ( da costruirsi, quindi in una ottimistica prospettiva ) italiano, denunciando i crimini dell’imperialismo italiano in Africa o la complicità dell’Italia con il terrorismo americano e sionista.

Il movimento antisistemico, in Italia, avrà certo delle caratteristiche autoctone, ma il M5S concorre, con la sinistra imperiale, a gestire un sistema che strutturalmente è di destra, quindi imperialista e neo-liberista.

Quindi la sinistra imperiale ed il M5S sono in contrapposizione ? Certo che no ! L’imperialismo utilizza qui una vecchia strategia, andando a creare un falso nemico in modo che, in modo preventivo, non nasca il vero nemico.

In questo modo l’opposizione sociale viene incanalata su un sentiero pacifico, sempre all’interno della democrazia blindata controllata da Washington.

I mass media hanno un ruolo fondamentale nel creare nemici immaginari esterni ( guerre imperialistiche ), ed interni ( guerra fra gruppi sociali ), nascondendo le vere contraddizioni sistemiche, modellando un nuovo individuo massa uniforme al sistema di comando imperialista.

Mentre neofascisti psicolabili inveivano in rete contro gli immigrati, il governo Letta – nello stile dei governi sottoposti al controllo delle potenze colonialistiche – accordava con l’ambasciatore Usa il trasferimento di grosse unità di marines a Sigonella in prospettiva di nuove operazioni militari contro la Libia.

Il M5S inveisce contro i migranti africani, ma nei progetti imperiali Usa c’è l’instaurazione a breve termine del Commando Africa, proprio in Libia, e quindi il controllo diretto Usa – Sionismo del continente africano.

La politica presentata dai mass media è un gioco degli specchi dove la sinistra imperiale ha bisogno dei nuovi movimenti colorati per legittimarsi e, viceversa, i movimenti colorati hanno bisogno dei tecnocrati social-imperialisti per spegnere il dissenso dentro i dispositivi totalizzanti del neo-capitalismo.

Questa è la facciata, la superficie, dietro ci stanno i morti ammazzati.

Stefano Zecchinelli

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