1. La differenza fra le democrazie totalitarie occidentali e le
dittature militari latino-americane riguarda, solo ed esclusivamente, la
materia delle repressione.
Nelle dittature latino-americane le oligarchie prima
procedevano con una militarizzazione forzata della società civile, distruggendo
i diritti e le libertà democratiche, e poi applicavano le politiche
neo-liberiste.
Nelle democrazie totalitarie, invece, la distruzione del
Welfare State causa reazioni popolari e proteste di massa, nei confronti delle
quali le oligarchie rispondono con la repressione e la fascistizzazione del
sistema giuridico.
L’imperialismo ha bisogno di mantenere l’involucro della
democrazia quindi poggia su vari diversivi strategici: (1) la nuova ‘sinistra imperialiste’, (2) l’americanizzazione dei movimenti sociali, (3) le rivoluzioni colorate.
L’utilizzo di queste strategie consente all’imperialismo di
passare da meccanismi di coercizione
tardo-nazisti al soft power, un
potere morbido che salva la facciata della democrazia.
2. Gli Stati nazionali, come abbiamo già visto, perdono le loro
funzioni politiche e socio-economiche mentre concentrano nelle proprie mani
soltanto funzioni burocratiche e repressive.
Gli Stati esistono come sistemi di repressione, dove, come è
ben visibile, la polizia assume sempre di più i compiti degli eserciti.
Nel 1982, la Thatcher, presentò la guerra contro l’Argentina
per il controllo delle Falkland, come una guerra contro il nemico esterno. Il realtà con una campagna mediatica imperialistica
riuscì ad ottenere, sull’onda di quella guerra neo-coloniale, la vittoria alle
successive elezioni passando dal 25% dei voti al 59% dei voti.
In questo caso, portò avanti una guerra psicologica contro un nemico immaginario per la sua base
elettorale, l’Argentina, che l’inglese medio non saprebbe trovare nemmeno sulla
cartina geografica.
Nel 1984 quando i minatori delle miniere del carbone
andarono in sciopero la Thatcher usò la stessa retorica militaristica e disse ‘’Nelle
Falkland abbiamo dovuto combattere il nemico esterno, e ora dobbiamo affrontare
il nemico interno, che è molto più difficile ma altrettanto pericoloso per la
libertà’’.
Dopo aver definito la classe operaia nemico interno la lady
di ferro mandò contro i lavoratori 8000 poliziotti in squadra antisommossa
provocando 700 feriti.
Dalla guerra
imperialistica esterna, si passa alla guerra
di classe interna utilizzando lo strumento mediatico come ponte dal soft power ( situazione pre-elettorale )
alla repressione tardo-nazista (
legittimazione democratica ottenuta ).
In questo la Thatcher ha posto le basi per una nuova forma
di democrazia blindata che trova i
suoi due pilastri (1) nello
strapotere del complesso militare ed
industriale americano, (2) nelle lobby sioniste come baricentri del
capitalismo transnazionale e della esportazione del terrorismo neo-fascista in
tutto il mondo.
3. Nelle fasi in cui le oligarchie devono passare dalla repressione tardo-nazista al soft power, utilizzano – come abbiamo
già detto – dei diversivi strategici.
La ‘sinistra imperiale’,
in Italia, ha provato ad attirare su di se l’attenzione elettorale giocando la
carta della concessione della cittadinanza tramite lo Ius Soli.
Questa concessione – interna ad un sistema economico
dominato dall’imperialismo globalizzato a
guida statunitense – si è dimostrata ( per come è stata posta ) subito ambigua,
provocando una risposta demagogica e razzista da parte del M5S, l’equivalente italiano degli Indignati spagnoli.
E’ noto che l’imperialismo è un sistema di dominio basato (1) sulla spoliazione delle sovranità
nazionali, (2) la guerra permanente
fra paesi imperialistici e paesi coloniali, semi-coloniali ed indipendenti, (3) la capacità di attrarre verso le
metropoli grandi quantità di forza lavoro quindi – come disse Lenin per la
Svizzera – di portarsi le colonie a casa.
La nuova sinistra
imperiale ha la necessità di inglobare, all’interno delle singole macchine
statali, grosse quantità di forza lavoro, schedarle e poi consegnarle ai
sindacati concertativi.
Non c’è nessuna vera integrazione, né al nord e né al sud
del mondo, per i lavoratori migranti e la sinistra della oligarchia, con la
concessione dello Ius Soli, non fa
niente altro che legalizzare grossi spostamenti di forza lavora su scala pan-planetaria.
Dall’altra parte, seguendo gli umori dei ceti medi in
disfacimento, il M5S ha lanciato una campagna
di discriminazione razzista contro i lavoratori immigrati, campagna di
discriminazione a cui hanno fatto eco gruppi di matrice neo-fascista.
I problemi che vengono elusi sono almeno tre, di cui due di
fondamentale importanza, mentre il terzo lo accenno per completezza: (1) i flussi migratori sono una
conseguenza della ESPANSIONE NEO-COLONIALE,
quindi si tratta di forza lavoro che fugge da paesi che sono stati privati
della loro sovranità. Non si possono fermare i flussi migratori, da sinistra,
se non si abbandona l’imperialismo; (2)
l’abbandono dell’imperialismo necessita l’integrazione dei lavoratori migranti
all’interno dei movimenti di massa anticapitalistici che, il dilagare della
crisi, farà emergere; (3) il 95% dei
reati in Italia sono commessi da italiani. Questo è un fatto di cronaca
inoppugnabile. Il disagio sociale rende reiette grandi fette sociali, e
rifiutarsi di fare una analisi sociologica significa accettare la retorica di
un sistema che è strutturalmente di destra e filo-imperialista.
Nessuno dei due contendenti – come sarà chiaro – si pone la
necessità della alternativa anticapitalista ed antimperialista. Nessuno si pone
la necessità di integrare i lavoratori migranti nel movimento anticapitalista (
da costruirsi, quindi in una ottimistica prospettiva ) italiano, denunciando i
crimini dell’imperialismo italiano in Africa o la complicità dell’Italia con il
terrorismo americano e sionista.
Il movimento antisistemico, in Italia, avrà certo delle
caratteristiche autoctone, ma il M5S concorre,
con la sinistra imperiale, a gestire
un sistema che strutturalmente è di destra, quindi imperialista e
neo-liberista.
Quindi la sinistra
imperiale ed il M5S sono in
contrapposizione ? Certo che no ! L’imperialismo utilizza qui una vecchia
strategia, andando a creare un falso nemico in modo che, in modo preventivo,
non nasca il vero nemico.
In questo modo l’opposizione sociale viene incanalata su un
sentiero pacifico, sempre all’interno della democrazia
blindata controllata da Washington.
I mass media hanno un ruolo fondamentale nel creare nemici immaginari esterni ( guerre
imperialistiche ), ed interni (
guerra fra gruppi sociali ), nascondendo le vere contraddizioni sistemiche,
modellando un nuovo individuo massa uniforme al sistema di comando imperialista.
Mentre neofascisti psicolabili inveivano in rete contro gli
immigrati, il governo Letta – nello stile dei governi sottoposti al controllo
delle potenze colonialistiche – accordava con l’ambasciatore Usa il
trasferimento di grosse unità di marines a Sigonella in prospettiva di nuove
operazioni militari contro la Libia.
Il M5S inveisce
contro i migranti africani, ma nei progetti imperiali Usa c’è l’instaurazione a
breve termine del Commando Africa,
proprio in Libia, e quindi il controllo diretto Usa – Sionismo del continente
africano.
La politica presentata dai mass media è un gioco degli
specchi dove la sinistra imperiale ha
bisogno dei nuovi movimenti colorati per legittimarsi e, viceversa, i movimenti
colorati hanno bisogno dei tecnocrati social-imperialisti per spegnere il
dissenso dentro i dispositivi totalizzanti del neo-capitalismo.
Questa è la facciata, la superficie, dietro ci stanno i
morti ammazzati.
Stefano Zecchinelli
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