Hamas: chi sono e per cosa combattono, di Stefano Zecchinelli
Riflessioni su Hamas e la sinistra palestinese davanti la destabilizzazione di uno Stato Sovrano ed Indipendente: la Siria.
1.
La Siria governata dal Partito Ba’th è, dopo la caduta della Libia di Gheddafi, l’ultimo Stato laico e nazionalista (patriottismo di sinistra) del mondo arabo. Le così dette ‘’primavere arabe’’, in realtà, non hanno fatto altro che riproporre il contrasto fra il panarabismo laico ed il pan-islamismo.
Spicca quindi il ruolo della Fratellanza Musulmana, creatura dell’imperialismo inglese, fondata da Al-Banna nel 1928, che è servita prima agli inglesi e poi agli Usa ed al sionismo per controllare il mondo arabo e contrastare i movimenti di liberazione nazionale.
I Fratelli Musulmani si oppongono alla creazione di Stati nazionali, forti ed indipendenti (come la Siria o come lo fu l’Irak di Saddam), in difesa dalla patria islamica, la Umma.
Davanti la crisi siriana, che – come hanno notato esperti osservatori – ripresenta il ricorso ai Contras sul modello di guerriglia anti-sandinista nicaraguense, è interessante la posizione di Hamas, il movimento di liberazione islamico della Palestina.
Nonostante Damasco abbia ospitato la sede di Hamas ed appoggiato questo movimento (il Ba’th siriano è un baluardo della resistenza palestinese), questa si è schierata a favore dei ‘’nuovi’’ Contras ‘’siriani’’ (in realtà vengono dalle petro-monarchie del golfo e dalla Libia occupata) spostando la sua sede ad Ankara, in Turchia.
In questo articolo mi soffermerò sulla involuzione politica di Hamas (cercando di discutere le ragioni di questa involuzione), e rapporterò ciò (seppur brevemente) a l’attuale conflitto inter-imperialistico.
Prima però è necessaria una precisazione.
2. Con buona pace dei cripto-sionisti europei che parlano di Intifada siriana riporto le posizioni dei principali leader della sinistra palestinese (la Siria gode di ottimi rapporti con i Fronti popolari di liberazione palestinese).
Ahmed Jibril, del Fronte popolare di liberazione palestinese Commando, ha di recente dichiarato che “Il Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), Hezbollah e l’Iran si schiereranno al fianco del regime di Damasco in caso di aggressione ‘esterna’ contro la Siria” (intervista rilasciata alla televisione siriana e pubblicata dal quotidiano al Quds al Arabi).
Secondo Jibril ‘’ il regime siriano è ancora solido all’interno ma deve fare i conti con le vili pressioni provenienti dall’estero’’.
Interessante anche la posizione del Fronte democratico di liberazione palestinese che, in visita a Cuba a fine febbraio, rilascia queste dichiarazioni ‘’ Un fattore molto importante per la soluzione pacifica e negoziata della situazione è la composizione etnico-religiosa della popolazione siriana, che ha quasi 30 milioni di abitanti, in gran parte arabi sunniti, ma anche sciiti, alawiti, drusi e cristiani. Uno scontro armato potrebbe contribuire a destabilizzare il paese e fargli perdere l’armonia e la coerenza che è sempre esistita in questa nazione. Questo potrebbe evolvere in situazioni estremamente violente come quelle che abbiamo visto in Iraq e ora in Egitto’’.
Quindi continua Walid A. Nur ‘’ Per i palestinesi e il Libano, la situazione è molto complessa tenuto conto del numero di persone che vivono in Siria e il supporto che Damasco ha sempre offerto alla giusta causa dei palestinesi’’.
Gli aspetti su cui riflettere sono almeno due: (1) che cosa sarebbe della sinistra palestinese senza la Siria ? Le dichiarazione dei leader in questione non fanno pensare a nulla di buono; (2) gli attori che gli Usa mettono in campo sono, quasi sempre, gli stessi.
Il secondo aspetto (‘’ gli attori che gli Usa mettono in campo sono, quasi sempre, gli stessi’’) deve essere argomentato, cosa che farò con un paragrafo aggiuntivo.
3. Nel gennaio 2011 Robert Ford vola a Damasco accompagnato, niente poco di meno, che da John Negroponte.
John Negroponte creò gli squadroni della morte anti-sandinisti ‘’ operando con il sostegno di Washington, [essi] assassinarono centinaia di oppositori del regime appoggiato dagli USA.” (Vedasi Bill Vann, Bush Nominee linked to Latin American Terrorism, Global Research, novembre 2001)
Nel 2005 Negroponte andò in Irak dove il governo Usa ‘’ stava considerando la creazione di squadre d’assalto di combattenti curdi e sciiti, da indirizzare contro i leader della rivolta irachena, in un cambiamento strategico preso a prestito dalla contro-guerrigliera statunitense in America Centrale di 20 anni fa“. (El Salvador-style ‘death squads’ to be deployed by US against Iraq militants – Times Online, 10 gennaio 2005).
Una strategia studiata a tavolino che ora culmina con l’Operazione Vulcano in Siria; infatti Thierry Meyssan in un suo recente articolo ha denunciato ‘’ 40-60000 Contras, soprattutto libici, sono arrivati in pochi giorni nel paese, il più delle volte dal confine giordano. La maggior parte di loro sono aggregati all’esercito libero “siriano”, struttura paravento delle operazioni segrete della NATO, posta sotto il comando turco. Alcuni sono affiliati a gruppi di fanatici, tra cui al-Qaida, posti sotto il comando del Qatar o della fazione della famiglia reale saudita dei Sudeiri. Tra l’altro, hanno preso alcuni posti di frontiera, e poi si sono trasferiti nella capitale, dove hanno seminato confusione attaccando dei bersagli casuali che trovavano: gruppi di poliziotti o militari isolati’’ (Thierry Meyssan, La battaglia di Damasco, Rete Voltaire).
La sinistra filo-imperialista europea sarà anche libera di sognare (‘’sognare è la sorte dei deboli’’ diceva Lenin) ma la realtà è molto diversa e l’imperialismo, se studiato con attenzione, ripropone sempre le stesse tattiche.
Passiamo adesso ad Hamas ed al suo voltafaccia politico.
4. La dirigenza Obama-Brzezinski ha aperto all’Islam moderato, accettando di dialogare con la Fratellanza Musulmana, cosa che la destra repubblicana non aveva mai fatto.
In risposta al discorso di El Cairo di Obama, Khaled Meshaal, il leader di Hamas, ha detto ‘’ Il nuovo linguaggio [di Obama] nei confromti di Hamas - ha sottolineato Meshaal - è il primo passo nella giusta direzione verso un dialogo diretto senza condizioni’’.
Meshall ha ribadito i punti cruciali del programma di Hamas: (1) fondazione dello Stato palestinese che abbia come capitale Gerusalemme e ritorno ai confini precedenti il 1967; (2) fine dell’occupazione militare; (3) Diritto al ritorno dei profughi palestinesi.
I dubbi di Hamas, sul dialogo da mantenere con l’imperialismo, sono chiari quando il suo leader dice ‘’ Queste condizioni sono senza fine: quando i negoziatori palestinesi ne accettano una, ne vengono imposte di nuove. Ad esempio, dapprima la condizione era il riconoscimento di Israele, adesso è il riconoscimento dell’ebraicità di Israele. Successivamente, che Gerusalemme sia la sua eterna capitale, che si rinunci al Diritto al Ritorno, che si accetti il permanere dei blocchi di colonie. Poi [i Palestinesi] non solo dovranno abbandonare la resistenza, ma dovranno loro stessi lavorare all’oppressione, alla persecuzione e alla distruzione della resistenza’’.
Per avere più chiara la situazione facciamo un passo indietro ed andiamo al 2006. In una intervista a Silvia Cattori, Moshir Al Masri risponde così ad una domanda: ‘’ Se otterremo la maggioranza nelle elezioni legislative, ci penseremo. Ma, sul piano del dialogo con l'Europa e gli Stati Uniti, Hamas non è ostile verso nessuno, e noi siamo pronti a dialogare con chi vorrà dialogare con noi. Noi abbiamo dialogato con l'Europa, in particolare con dei parlamentari europei, e abbiamo instaurato un dialogo con degli universitari americani a Beirut (ma non si tratta di persone in possesso di qualunque potere esecutivo negli Stati Uniti). Hamas è un movimento aperto a tutto, e certamente non un movimento rigorista né un movimento complessato’’ (Moshir Al Masri, Hamas: chi siamo e per cosa combattiamo, Sotto le bandiere del marxismo).
Hamas è stata presentata per troppo tempo come una organizzazione fondamentalista quando, in realtà, è del tutto sprovvista di un approccio antimperialistico (metodo di analisi dei processi sociale e conseguente azione rivoluzionaria). L’unico problema di questa organizzazione è sempre stato quello di trovare validi interlocutori al di fuori dell’imperialismo israeliano.
Il mio obiettivo è di argomentare in modo eloquente sulle ragioni del filo-imperialismo di Hamas e per farlo risalgo alla nascita di questa organizzazione e segnalo alcuni punti del suo Statuto. Emergono (come il lettore attento adesso vedrà) degli spunti molto interessanti.
5. Hamas nasce nel 1987 dopo che Ariel Sharon liberò 800 islamisti. Il partito della destra israeliana aveva tutte le ragioni di appoggiare un movimento islamista che avrebbe diviso la sinistra palestinese.
La formazione politica in questione, oltretutto, è una costola della Fratellanza Musulmana ed infatti nel suo Statuto (del 1988) si legge all’articolo 2:
‘’ Il Movimento di Resistenza Islamico è una delle branche dei Fratelli Musulmani in Palestina. Il movimento dei Fratelli Musulmani è un’organizzazione mondiale, uno dei più grandi movimenti islamici dell’era moderna. È caratterizzato dalla profonda comprensione, da nozioni precise, e da una totale padronanza di tutti i concetti islamici in tutti i settori della vita: nelle visioni e nelle credenze, in politica e in economia, nell’educazione e nella società, nel diritto e nella legge, nell’apologetica e nella dottrina, nella comunicazione e nell’arte, nelle cose visibili e in quelle invisibili, e comunque in ogni altra sfera della vita’’.
Nell’articolo 25 l’anti-comunismo di Hamas diventa esplicito:
‘’ Hamas rispetta i movimenti nazionalisti, comprende le condizioni in cui si trovano e i fattori che li influenzano e li circondano. Li sostiene, nella misura in cui essi non si alleano con l’Est comunista o con l’Ovest crociato. Rassicura coloro che ne sono membri o simpatizzanti che il Movimento di Resistenza Islamico è un movimento di jihad morale, responsabile nella sua visione della vita e nelle sue azioni verso gli altri. Ha in orrore l’opportunismo e vuole solo il bene degli altri, che si tratti di individui o di gruppi. Non ricerca il guadagno materiale o la fama personale, né chiede premi per sé al popolo. Si affida alle sue stesse risorse, per quanto siano disponibili, così come è scritto: “Preparate, contro di loro, tutte le forze che potrete” (Corano 8, 60). Tutto è fatto per compiere il proprio dovere e conquistarsi il favore di Allah. Non ha ambizioni al di fuori di questa’’.
Interessante l’articolo 28 dove si legge:
‘’ L’invasione sionista è veramente malvagia. Non esita a prendere ogni strada e a ricorrere ai mezzi più disonorevoli e ripugnanti per compiere i suoi desideri. Nelle sue attività di infiltrazione e spionistiche, si affida ampiamente alle organizzazioni clandestine che ha fondato, come la massoneria, il Rotary Club e i Lions Club, e altri gruppi spionistici. Tutte queste organizzazioni, siano segrete o aperte, operano nell’interesse del sionismo e sotto la sua direzione. Il loro scopo è demolire le società, distruggere i valori, violentare le coscienze, sconfiggere la virtù, e porre nel nulla l’islam. Sostengono il traffico di droga e di alcol di tutti i tipi per facilitare la loro opera di controllo e di espansione’’.
Hamas stessa (al contrario di quello che qui dice di se) è una organizzazione filo-massonica, essendo legata alla Loggia di El Cairo. Inoltre è legata alla società segreta degli Assassini che ha combattuto, insieme ai Templari, i nazionalisti musulmani saraceni durante le Crociate.
Quindi siamo davanti una organizzazione islamista (1), anti-comunista (2). Questo è un giudizio sintetico ma penso che regga alla prova dei fatti.
6. La dirigenza Usa ha una interessante spaccatura all’interno della dirigenza democratica: da una parte c’è il progetto Obama-Brzezinski di dialogo con l’Islam moderato e dall’altra la Clinton appoggiata dalla lobby cristiano-sionista La Famiglia.
Nel novembre del 2010 Sam Stein scrive su Soros, collaboratore di Brzezinski, che ‘’ La nuova battaglia politica di Soros è questa: smascherare e sconfiggere la lobby ebraico-sionista che determina la politica americana in Medio Oriente, che influenza democratici e repubblicani e che soffoca la critica. L’ebreo Soros (ma, precisa, “non sionista”) ha elaborato l’atto d’accusa nei confronti della lobby ebraica sulla New York Review of Books, la rivista della sinistra intellettuale newyorchese che a metà degli anni Settanta è diventata la Bibbia del radical-chicchismo americano’’.
Che dire ? Non ci sarebbe modo migliore per l’imperialismo Usa, di arginare Israele, che appoggiarsi all’imperialismo turco (mettendo i due imperialismi in aperto contrasto fra loro). In questo modo Hamas rientrerebbe, a pieno, nel progetto di islamizzazione dell’area secondo il copione delle rivoluzioni colorate. Questa analisi, devo precisare, è vincolata alla situazione interna negli Stati Uniti d’America ed hai gruppi di potere che lì prenderanno il sopravvento.
7. La cosa più importante, da una prospettiva antimperialistica e di classe, è il sostegno incondizionato di tutte le organizzazioni marxiste ed antimperialista dell’area alla Siria.
Dal Fronte popolare di liberazione palestinese agli Hezbollah, fino al PKK curdo, sono tutte pronte ad impugnare le armi contro una aggressione imperialistica guidata dall’occidente e dai sui stati fantoccio.
La situazione è complessa e di non facile interpretazione, saranno gli avvenimenti successivi a fare chiarezza sul conflitto in atto.
Altri testi consultati:
1) La scelta di Hamas nell’era Obama: riconoscimento o resistenza, Ali Abunimah, Rete Voltaire
2) Chi controlla i Fratelli Mussulmani, Dean Henderson, Sito Aurora
3) Il FDPL respinge ogni ingerenza straniera e chiede che il dialogo risolva i problemi interni, Juan Dufflar Amel, Stato e Potenza
4) La destabilizzazione del mediterraneo e la guerra di Soros contro Israele, Andrea Fais, Strategos
5) L’ ‘’Opzione Salvador’’ del Pentagono: l’invio degli squadroni della morte in Iraq e in Siria, Michel Chossudovsky, Sito Aurora
Stefano Zecchinelli
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