lunedì 19 marzo 2012

La strada insaguinata per Damasco: La guerra della Triplice Alleanza contro uno Stato Sovrano, di James Petras

Ci sono prove chiare e schiaccianti che la rivolta per rovesciare il presidente Assad della Siria, sia un violento golpe guidato da combattenti stranieri che hanno ucciso e ferito migliaia di soldati, civili, poliziotti, partigiani del governo e oppositori pacifici siriani.
18 marzo 2012

L’indignazione espressa dai politici occidentali e del Golfo nei mass media, per ‘l’uccisione di pacifici cittadini siriani che denunciavano le ingiustizie’, è cinicamente volta a coprire i rapporti documentati sull’occupazione violenta di quartieri, villaggi e città da parte di bande armate che brandiscono mitragliatrici e piantano bombe sui cigli delle strade.

L’assalto contro la Siria è sostenuto da elementi finanziati, armati e addestrati dall’estero. A causa della mancanza del sostegno interno, tuttavia, per avere successo, sarà necessario un diretto intervento militare straniero. Per questo motivo una massiccia campagna di propaganda e diplomatica viene montata per demonizzare il legittimo governo siriano. L’obiettivo è imporre un regime fantoccio e rafforzare il controllo imperiale occidentale sul Medio Oriente. Nel breve periodo, ciò isolerà ancor di più l’Iran, in preparazione di un attacco militare di Israele e Stati Uniti e, nel lungo periodo, elimina un altro regime laico e indipendente amichevole verso Cina e Russia.

Al fine di mobilitare il sostegno mondiale a questo golpe finanziato dalle potenze occidentali, Israele e dagli stati del Golfo, diversi stratagemmi propagandistici sono stati utilizzati per giustificare un’altra palese violazione della sovranità di un paese, dopo la distruzione dei governi secolari di Iraq e Libia.

Il contesto più ampio: Aggressione Seriale

L’attuale campagna occidentale contro il regime indipendente di Assad in Siria, è parte di una serie di attacchi contro i movimenti democratici e i regimi indipendenti dal Nord Africa al Golfo Persico. La risposta imperiale-militarista al movimento per la democrazia egiziano, che ha rovesciato la dittatura di Mubarak, è stato sostenere l’occupazione del potere della giunta militare e la sua campagna di incarcerazione, tortura e assassinio di oltre 10.000 manifestanti pro-democrazia.

Di fronte a una simile massa di movimenti democratici nel mondo arabo, i dittatori autocratici filo-occidentali del Golfo hanno schiacciato le rispettive rivolte in Bahrain, Yemen e Arabia Saudita. Gli assalti estesi al governo secolare della Libia, dove le potenze della NATO hanno lanciato massicci bombardamenti aerei e navali a sostegno delle bande armate di mercenari, distruggendo l’economia e la società civile della Libia. Lo scatenarsi dei gangster armati, guidati dai mercenari, ha portato al feroce attacco della vita urbana e alla devastazione delle campagne in Libia. Le potenze della NATO hanno eliminato il regime laico del colonnello Gheddafi, ucciso e mutilato con lui dai loro mercenari. La NATO ha supervisionato il ferimento, l’incarcerazione, la tortura e l’eliminazione di decine di migliaia di civili sostenitori di Gheddafi e di dipendenti pubblici. Il regime fantoccio sostenuto dalla NATO ha intrapreso un sanguinoso pogrom contro i cittadini libici originari dell’Africa sub-sahariana, nonché dei lavoratori immigrati africani sub-sahariani – i gruppi che hanno beneficiato dei generosi programmi sociali di Gheddafi. La politica imperiale di rovina e dominio in Libia serve quale “modello” per la Siria: creare le condizioni per una rivolta di massa guidata dai fondamentalisti islamici, finanziati e addestrati dai mercenari occidentali e degli Stati del Golfo.

La strada insanguinata da Damasco a Teheran

Secondo ‘La strada per Teheran passa per Damasco’ del Dipartimento di Stato degli USA, l’obiettivo strategico della NATO è distruggere il principale alleato dell’Iran in Medio Oriente, per le monarchie assolutiste del Golfo lo scopo è sostituire una repubblica laica con una dittatura teocratica vassalla; per il governo turco lo scopo è promuovere un regime riconducibile ai dettami della versione di Ankara del capitalismo islamico, per al-Qaida e gli affini fondamentalisti salafiti e wahabiti, è un regime teocratico sunnita ripulito dai siriani secolari, alawiti e cristiani, che servirà come trampolino per proiettare il proprio potere nel mondo islamico, e per Israele, una Siria divisa e insanguinata garantisce la sua egemonia regionale.
Non era privo di lungimiranza profetica l’ultra-sionista senatore degli Stati Uniti Joseph Lieberman, quando aveva chiesto pochi giorni dopo l’attacco di ‘al-Qaida’ dell’11 settembre 2001: “Prima di andare in Iran, dobbiamo andare in Iraq e Siria” – prima di esaminare gli effettivi autori del fatto.

Le forze anti-siriane riflettono una varietà di prospettive nel conflitto politico, unite solo dall’odio verso l’indipendente regime nazionalista laico che per decenni ha governato la complessa, multi-etnica società siriana. La guerra contro la Siria è il trampolino di lancio per un principio di rinascita del militarismo occidentale che si estende dal Nord Africa al Golfo Persico, rafforzato da una campagna di propaganda sistematica che, a nome del popolo siriano, proclama la missione umanitaria, democratica e di ‘civilizzazione’ della NATO.

La strada per Damasco è lastricata di bugie

Un’analisi obiettiva della composizione politica e sociale dei principi dei combattenti armati in Siria, confuta qualsiasi reclamo secondo cui la rivolta è volta alla ricerca della democrazia per il popolo di quel paese. I combattenti fondamentalisti autoritari costituiscono la spina dorsale della rivolta. Gli Stati del Golfo finanziano questi brutali criminali, in qualità di monarchie assolutiste. L’Occidente, dopo aver imposto al popolo della Libia un brutale regime gangsteristico, non può avanzare alcuna pretesa di ‘intervento umanitario’.

I gruppi armati si infiltrano nei centri abitati e usano la popolazione come scudi con cui lanciare attacchi contro le forze governative. Costringono migliaia di cittadini a lasciare le loro case, negozi e uffici, che poi usano come avamposti militari. La distruzione del quartiere di Bab Amr a Homs, è un classico caso di bande armate che utilizzano i civili come scudi e come propaganda per demonizzare il governo.

Questi mercenari non hanno una credibilità nazionale verso la massa del popolo siriano. Una delle loro principali macchine della propaganda, si trova nel cuore di Londra, il cosiddetto “Osservatorio siriano sui diritti umani”, dove si coordina strettamente con l’intelligence britannica per sfornare storie di atrocità spaventose, volte a scatenare sentimenti a favore di un intervento della NATO. I re e gli emiri degli Stati del Golfo finanziano questi combattenti. La Turchia fornisce le basi militari e controlla il flusso transfrontaliero di armi e i movimenti dei leader del cosiddetto “esercito libero siriano.” Stati Uniti, Francia e Inghilterra forniscono armi, addestramento e copertura diplomatica. I jihadisti fondamentalisti stranieri, tra cui quelli di al-Qaida da Libia, Iraq e Afghanistan, sono entrati nel conflitto.
Questa non è una “guerra civile”. Si tratta di un conflitto internazionale istigato da una diabolica triplice alleanza imperialista di NATO, despoti degli Stati del Golfo e fondamentalisti islamici, nei confronti di un regime laico indipendente e nazionalista.
L’origine straniera delle armi, della propaganda e dei mercenari rivela il sinistro carattere imperiale e ‘multi-nazionale’ del conflitto. In definitiva, la violenta rivolta contro lo Stato siriano rappresenta esattamente una sistematica campagna imperialista per rovesciare un alleato di Iran, Russia e Cina, anche a costo di distruggere l’economia e la società civile della Siria, frammentando il Paese e scatenando perenni guerre settarie di sterminio contro gli alawiti e le minoranze cristiane, così come contro i sostenitori del governo secolare.

Le uccisioni e le fughe in massa dei rifugiati non sono il risultato della violenza gratuita dello stato siriano assetato di sangue. Le milizie sostenute dagli occidentali hanno sequestrato dei quartieri con la forza delle armi, hanno distrutto oleodotti, sabotato i trasporti e bombardato edifici governativi. Nel corso dei loro attacchi hanno distrutto i servizi critici di base per il popolo siriano, quali l’istruzione, l’accesso a cure mediche, sicurezza, acqua, elettricità e trasporti. Così, essi hanno la maggior parte delle responsabilità di questa “catastrofe umanitaria”, (mentre i loro alleati imperiali e i funzionari delle Nazioni Unite ne danno la colpa alle Forze Armate e di sicurezza siriane). Le forze di sicurezza siriane stanno lottando per preservare l’indipendenza nazionale di uno Stato laico, mentre l’opposizione armata commette violenze in nome dei suoi padroni stranieri – di Washington, Riyadh, Tel Aviv, Ankara e Londra.

Conclusioni

Il referendum del regime di Assad del mese scorso, ha attirato milioni di elettori siriani a dispetto delle minacce imperialiste occidentali e degli appelli al boicottaggio dei terroristi. Questo ha chiaramente indicato che la maggioranza dei siriani preferisce una soluzione pacifica e negoziata e respinge le violenze dei mercenari. Il Consiglio nazionale siriano – “Esercito libero siriano”, sostenuto dall’Occidente, dai turchi e dagli Stati del Golfo hanno seccamente rifiutato gli appelli russo e cinese a un dialogo aperto e a dei negoziati che il regime di Assad aveva accettato. La NATO e le dittature degli Stati del Golfo spingono i loro fantocci a proseguire il loro violento “cambio di regime”, una politica che ha già causato la morte di migliaia di siriani. Le sanzioni economiche statunitensi ed europee sono state progettate per rovinare l’economia siriana, nell’idea che la privazione acuta spingerà una popolazione impoverita nelle braccia dei loro violenti fantocci. In una ripetizione dello scenario libico, la NATO propone di “liberare” il popolo siriano distruggendone l’economia, la società civile e lo Stato laico.

Una vittoria militare occidentale in Siria non farà che alimentare la crescente frenesia del militarismo. Incoraggerà l’occidente, Riyadh e Israele a provocare una nuova guerra civile in Libano. Dopo la demolizione della Siria, l’asse Washington-UE-Riyadh-Tel Aviv passerà ad un confronto molto più sanguinoso con l’Iran.

La terribile distruzione dell’Iraq, seguito dal terrificante crollo post-bellico della Libia, forniscono un modello di ciò che è in serbo per il popolo della Siria: Un precipitoso collasso del tenore di vita, la frammentazione del Paese, la pulizia etnica, il dominio delle bande settarie e fondamentaliste, la totale insicurezza per la vita e le proprietà.

Come ieri i “progressisti” di “sinistra” definirono il feroce attacco brutale alla Libia una “lotta rivoluzionaria degli insorti democratici”, per poi andarsene, lavandosene le mani insanguinate delle conseguenze delle violenze etniche contro i libici neri, oggi ripetono lo stesso appello all’intervento militare contro la Siria. Gli stessi liberali, progressisti, socialisti e marxisti che chiedono all’Occidente di intervenire nella “crisi umanitaria” in Siria, dai loro bar e uffici, a Manhattan e a Parigi, perderanno ogni interesse per l’orgia sanguinaria dei loro mercenari vittoriosi dopo che Damasco, Aleppo e le altre città siriane saranno bombardate dalla NATO fino alla resa.

James Petras
Information Clearing House, 10 marzo 2012.

http://www.silviacattori.net/article2988.html

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