martedì 31 gennaio 2012

Il Cato Institute, l'anarchismo visto dalle multinazionali, dalla Rete Voltaire

Nel 1977, alcuni membri californiani del Partito liberale dettero vita ad un think-tank per promuovere le loro idee: libertà di costumi, pacifismo e smantellamento dello Stato sociale. In ricordo dei celebri pamphlets del XVIII secolo contro il colonialismo e l’ipertrofia governativa, i Cato’s Letters, fu chiamato Cato Institut. Ventotto anni dopo, questa associazione di anarchici di destra è diventata una fiorente associazione a Washington, copiosamente sovvenzionata dalle multinazionali. Essa si vanta d’aver ispirato la riforma delle pensioni assunta come priorità del suo secondo mandato da Gorge W. Bush.

Abbandonando la presidenza del Partiito liberale, Edward H. Crane creò il Cato Institute. Dall’inizio, godette delle sovvenzioni dei fratelli Koch, Charles G. e David H., gli ereditieri del gigante della petrolchimica Koch Industries. David H. Koch fu candidato alla vicepresidenza degli Stati Uniti per il partito liberale nel 1980.

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Edward Crane, fondatore e direttore del Cato Institute

Aldilà del simpatico discorso sulla libertà sessuale, i diritti dei gays, la liberalizzazione della marijuana ed altre rivelazioni new age, il Cato Institute si rivela presto un promotore dell’egoismo sociale. Soprattutto riprende e diffonde le teorie di Charles Murray sulla disuguaglianza delle razze [1].

Nel 1985, l’associazione assume come direttore uno degli anziani consiglieri economici di Ronald Reagan e fondatore del National Tax Limitation Committe (Comitato per le limitazioni delle imposte). Decide di impegnarsi, quindi, sulla distruzione dello Stato sociale ereditato dal New Deal del Presidente Franklin D. Roosvelt: raccomanda la soppressione dell’imposta sulle rendite e la privatizzazione completa delle pensioni (Social Security), della sicurezza sociale (Sanità), e ben presto dell’Educazione.

E’ in vista di questo obiettivo che recluta l’economista cileno José Pinera, vecchio ministro del Lavoro nel governo golpista del generale Augusto Pinochet. Sotto l’influenza dei "Chicago Boys" e del loro maestro, l’economista Milton Friedman, Pinera privatizza brutalmente le pensioni, dispensando lo Stato sociale dalla sua responsabilità più onerosa. In questo modo, alleggerisce considerevolmente i prelievi sociali, ma priva della pensione più di metà della popolazione.

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José Pinera

Secondo il New York Times, citando un rapporto di Lyndon LaRouche, il Progetto sulla scelta delle pensioni (Project on Social Security Choice) di José Pinera sarebbe all’origine del piano di privatizzazione presentato da George W. Bush in occasione del suo discorso del 2005 sullo stato dell’Unione [2].

Innalzando un altare a Friedrich von Hayek [3], profeta dei liberali, ed a Milton Friedman, suo discepolo, il Cato Institute ha organizzato delle conferenze in loro presenza, o a proposito della loro opera economica. Il presidente Edward H. Crane e molteplici responsabili dell’Istituto (Paul Craigs Roberts, James M. Buchanan, ecc…) sono d’altronde membri della Société du Mont-Pélerin, il tempio dei liberali.

Intanto, la rispettabilità di questo think-tank non è stata intaccata solamente a causa del suo razzismo biologico e del suo egoismo sociale, ma anche per il suo livello di corruzione. Raccogliendo milioni di dollari di elargizioni dalla multinazionali, il Cato Institute ha cessato di difendere delle idee per passare a difendere degli interessi. In particolare ha pubblicato diverse ricerche sull’inoffensività del tabacco dopo aver ricevuto significativi finanziamenti dai produttori di Philip Morris; inoltre ha denigrato l’allarmismo degli ecologisti riguardo all’effetto serra, dopo aver ricevuto sovvenzioni da Exxon-Mobil.

L’apporto del Cato Institute all’amministrazione Bush non si limita alla riforma delle pensioni, ma include anche un discorso ecologista paradossale che concede libertà di inquinare alle multinazionali. Bush ha d’altronde affidato il dipartimento dell’Ambiente a Gale Norton, vecchia redattrice dei discorsi elettorali di Clark-Koch [4]. Quest’ultima si è opposta alla ratifica del protocollo di Kyoto, volto a limitare l’effetto serra, e si è battuta per lo sfruttamento petrolifero dell’Alaska malgrado i rischi ambientali.

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Gale Norton

Il Cato Institute ha realizzato una spettacolare penetrazione nei media a partire dal 1998. Non che questa data corrisponda ad un maggiore cambiamento politico, ma semplicemente perché il miliardario Rupert Murdoch, proprietario di Fox News e di numerosi giornali, vi aderisce. Al consiglio di amministrazione, egli siiede al fianco del suo partner in affari, John Malone, il distinto patron dell’operatore di cablaggio Liberty Media (che controlla ormai Discovery e Noos).

In materia di politica internazionale, il Cato Institute raccomanda il ritiro statunitense da tutte le alleanze militari e da tutte le organizzazioni intergovernative. Si è opposto alla NATO – e dunque alle guerre del Kosovo, dell’Afghanistan e dell’Iraq -, come alle istituzioni finanziarie – la Banca Mondiale ed il FMI -.

Lasciando il semplice ambito della contestazione dell’ipertrofia dello Stato, il Cato Institute ha sviluppato la fobia di un possibile riavvicinamento fra Russia, Cina ed India, a suo parere dannoso per gli interessi statunitensi. Così, ha a lungo denunciato la diplomazia condotta da Yevgeny Primakov e la costituzione dell’Organizzazione di cooperazione di Shangai. Simultaneamente, l’Institute ha organizzato dei colloqui in Russia ed in Cina per portarvi il Vangelo del libero mercato.

In definitiva, il Cato Institute è divenuto una potente istituzione, con beni al sole nella capitale federale. Si è trasformato. Da gruppo di contestazione dell’eccesso di Stato, si è convertito in una organizzazione di difesa degli interessi privati e di negazione di qualsiasi responsabilità sociale.E’ per questo motivo che il suo presidente-fondatore, Edward H. Crane, si è impegnato a soppiantare gli hippies californiani del ’68 ed acquisire un costoso seggio sociale a Washington.

















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