giovedì 19 gennaio 2012

Com'è santa la nazione, com'è bella la costituzione!, di Michele Basso

In guerra, la borghesia proclama ‘l’union sacrée’, e guai a chi non vi si conforma. I militanti e i lavoratori più coscienti, però, hanno sempre combattuto contro le guerre imperialistiche, perché il proletariato in esse ha tutto da perdere e hanno tenuto presente la consegna di Karl Liebknecht: il nemico principale è in casa nostra, è la nostra borghesia. Oggi ci troviamo di fronte ad una guerra finanziaria, gli Stati Uniti cercano di scaricare i loro problemi sull’Europa, e in Europa ogni paese cerca di farli ricadere sull’altro. La diplomatica ipocrisia di Obama, Sarkozy, Merkel, Monti e compagnia cantante non riesce più a celare i contrasti crescenti e le fratture interimperialistiche.

In questi frangenti, la borghesia cerca di orientare contro un bersaglio straniero il malcontento, la guerra finanziaria somiglia molto alla guerra reale, a cominciare dalle menzogne, dalla disinformazione, che non hanno in questo caso lo scopo di ingannare l’avversario, ma di rincitrullire ancora di più l’opinione pubblica nazionale.

Tutti i guai dell’Italia sono attribuiti alla Germania, e qui la retorica nazionale può sbizzarrirsi, tirando in ballo Hitler, Guglielmone, o ripetendo con Sarkozy che i tedeschi non sono cambiati. Eppure il ‘vergine’ imperialismo italiano ha da poco gratificato le popolazioni libiche con 710 tra bombe e missili teleguidati.

In questo coro di amanti dell’Italia spicca Bersani, il nuovo alleato di Berlusconi.

“Prima di tutto l'Italia”. E ha la faccia di dire che “non c'è nessuna maggioranza politica”, perché, quando si andrà alle elezioni, “i campi saranno ancora diversi” (Unità.it 16-1 2012) Il PD ha votato con PDL, UDC, finiani, ecc. provvedimenti vergognosi contro i lavoratori e nega di essere alleato, complice. Non a caso, nello stesso numero dell’Unità, a Bersani che lancia il tesseramento al PD, molti lettori rispondono per le rime, e alcuni con veri e propri insulti. Riportiamo due risposte: “Dopo il regalo che mi avete fatto con la riforma delle pensioni (sono del 52 con 38 anni di contributi. Mi avete regalato 3 anni di lavoro in più se non mi cacceranno prima). Non vedo l'ora di iscrivermi al PD.” E un altro: “rispondiamo in coro: non abbiamo soldi per il tesseramento, dobbiamo ricostruire l'Italia!”. Berlusconi, Bersani, Casini, Fini sono alleati finché si tratta di far trangugiare ai lavoratori il tossico delle cosiddette riforme, divisi quando si tratta di interessi di bottega, come l’assegnazione delle poltrone parlamentari.

I cataclismi finanziari, come i terremoti, squarciando il suolo della politica, riportano alla luce fossili di altre ere, come l’ex ministro Rino Formica, anche lui per difendere l’Italia: “Mario Draghi? Chiedetevi chi l’ha messo là dov’è: la Germania, cioè il più pericoloso competitore dell’Italia, il paese interessato ad assorbire il nostro sistema bancario, che sostiene la temibile manifattura italiana, seconda in Europa dopo quella tedesca.” Rievocando il piano stabilito sul panfilo Britannia, in cui finanzieri anglo-sassoni s’incontrarono con i vertici dell’industria e della finanza italiana, “per mettere le mani sulle banche, sull’Enel, sulla telefonia e sui ‘gioielli di casa’”, teme che oggi, a comprare Eni, Enel e Finmeccanica, sarebbero i finanzieri internazionali: “I francesi e gli anglo-americani sono interessati all’energia e a Finmeccanica, basti pensare alla guerra per accaparrarsi contratti in Libia o gli accordi con la Russia che tanto hanno irritato Washington” . “I tedeschi, invece, puntano alle banche italiane.” La Merkel candidò Draghi perché era “prima tedesco e poi italiano”.(1)

E’ vero che la finanza internazionale vuole approfittare della crisi per ingoiare i ‘gioielli di famiglia’ italiani, e una parte della borghesia sollecita l’aiuto di tutto il popolo, quindi anche dei lavoratori. Ma è bene che i proletari italiani corrano in soccorso della propria borghesia contro quelle estere concorrenti?

La borghesia italiana, una delle più corrotte del mondo, sfrutta bestialmente lavoratori italiani ed immigrati, cercando di metterli gli uni contro gli altri nella classica guerra tra poveri. Assassina ogni anno migliaia di operai con gli incidenti sul lavoro, perché cerca di risparmiare criminalmente sulle misure di prevenzione. Licenzia e quindi affama migliaia di famiglie, aumenta i prezzi con le imposte indirette, giungendo a livelli mai visti per la benzina, che condiziona i prezzi di quasi tutte le merci. Porta in parlamento ladri e amici delle cosche mafiose. Ora che è in affanno perché insidiata da borghesie altrettanto ladre, ma assai più potenti, chiede aiuto alle classi sociali che sfrutta e opprime. I lavoratori devono rispondere “Picche!”.

Il pericolo è che una parte dei salariati cada nella trappola, e ancora una volta, pur detestando i Bersani, Berlusconi, Fini, Casini, pensi che sia necessario “salvare l’Italia”, la sovranità nazionale, sognando di Assemblee Costituenti, fronti popolari, governi popolari. Eppure, oltre 160 anni fa, Marx ed Engels fissarono ne “Il Manifesto del Partito comunista” le linee programmatiche per il proletariato. Vi si diceva “Gli operai non hanno patria. Non si può togliere loro quello che non hanno. Poiché la prima cosa che il proletario deve fare è di conquistarsi il dominio politico, di elevarsi a classe nazionale, di costituire se stesso in nazione, è anch'esso ancora nazionale, seppure non certo nel senso della borghesia.” Non nel senso della borghesia, quindi non con un’assemblea costituente, o con la borghesissima costituzione di cui Bersani è infatuato, ma con un proprio organismo, ispirato a quelli che, in situazioni assai diverse, presero il nome di Comune, Soviet, Consigli.

“La lotta del proletariato contro la borghesia – dice sempre il Manifesto - è in un primo tempo lotta nazionale, anche se non sostanzialmente, certo formalmente. È naturale che il proletariato di ciascun paese debba anzitutto sbrigarsela con la propria borghesia”. Ecco il punto; innanzitutto il proletariato deve abbattere la propria borghesia. Il nemico principale è in casa nostra. Non siamo sulla stessa barca.

Sembra, invece, che l’orologio della storia sia andato indietro. Si è dimenticato che per il marxismo, quando si parla di governo popolare, s’intende un governo borghese. Nel popolo ci sono tutti , compresi gli strati parassitari. Il marxismo ha sempre lottato per distinguere le classi in seno al popolo, perché ci sono anche strati poverissimi, come il sottoproletariato, che possono essere lo strumento della borghesia contro i lavoratori, se organizzati in bande o corpi militari, come si è visto in migliaia di episodi, dalla Francia del 1848 ai pogrom delle centurie nere zariste, alle spedizioni antiproletarie delle squadracce fasciste.

Si ricordi che le più gravi deviazioni dei partiti proletari sorsero proprio perché all’internazionalismo si sostituì la nazione, col socialsciovinismo del 1914 della socialdemocrazia e col “socialismo in un solo paese” dello stalinismo.

Quanto alla piccola borghesia, oscilla continuamente tra borghesia e proletariato, e non seguirà quest’ultimo perché coinvolta in un governo “popolare” a carattere interclassista - che è sempre una fregatura per i lavoratori – ma se si troverà di fronte un partito rigorosamente classista, determinato a difendere con le unghie e con i denti gli interessi dei lavoratori, che non coincidono affatto con “l’interesse dell’Italia”, espressione retorica con cui si vogliono mascherare gli interessi dei finanzieri, industriali, agrari e gli altri sfruttatori.

Michele Basso

17 gennaio 2012

NOTE

1) Formica: Draghi lavora per la Germania, contro l’Italia, 14/11/11, Libre

http://www.webalice.it/mario.gangarossa/sottolebandieredelmarxismo_identita/2012_01_michele-basso_com-e-santa-la-nazione-com-e-bella-la-costituzione.htm

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