giovedì 1 dicembre 2011

Ma com'è americano quel Maometto!, di Samir Amin


L’intellettuale Samir Amin, noglobal di punta, accusa gli Usa:
«Sono loro ad aver creato l’integralismo islamico che finanziano»

Il terrorismo, il grande alibi

D. All'appello di Washington affinché il mondo firmi un fronte comune  contro il terrorismo si contrappone un'altra opzione: un movimento  mondiale di opposizione alla globalizzazione. Lei critica i leader  occidentali, creatori, a causa della loro non comprensione,  dell'islamismo politico che, adesso, fa loro paura 

 Bisogna essere lucidi: questa  crociata contro il terrorismo guidata da George W Bush è un alibi per  farla finita con questo movimento. 

D. Mi sorprende: lei pare giustificare la violenza dei  fondamentalisti o degli integralisti islamici... 

Non giustifico nulla. Lei sa molto bene che ho passato la mia vita  opponendomi ad essi. Contestualizzo il problema. È diverso. Ora,  prima  di proseguire, c'è un punto che mi urge chiarire: i termini  integralista e fondamentalista sono termini assolutamente erronei, 
utilizzati esclusivamente dall'Occidente. Nei Paesi arabi, nessuno li  usa, perché il discorso islamico che cerca di fornire un'alternativa  alla modernità capitalistica non ha alcun fondamento teologico. È  meramente politico. È una manifestazione politica del sentimento 
religioso dei popoli musulmani. Per questo parliamo di islamismo  politico e non di fondamentalismo o integralismo. Più grave ancora:  gli occidentali, ed in primo luogo gli Stati Uniti, hanno partecipato  attivamente alla strumentalizzazione di questo islamismo. 

D. Quali erano i rapporti di queste correnti con l'Islam? 

Negli Stati diretti dalla borghesia liberale o dal nazionalismo  populista, i governi diffidavano dell'Islam. Non si trattava di Stati  laici, l'Islam figurava nella Costituzione come religione di Stato,  ma  i governanti lo separavano dalla politica. Quando i loro rispettivi 
progetti sono collassati, l'islamismo si è preso la rivincita. Ha  manipolato in modo abbastanza grossolano il sentimento religioso di  ampi strati della popolazione e ha iniziato ad acquisire un sempre  maggiore ascolto. Questo fenomeno si è acutizzato negli ultimi venti  anni, con l'irruzione brutale del neoliberismo, che ha messo fine a  tutti i benefici che gli strati inferiori della media borghesia  avevano potuto trarre dal nazional populismo. Queste sono le ragioni  "interne" della nascita dell'islamismo politico nei Paesi arabi e 
musulmani. Ma non bisogna sottovalutare il ruolo che ha giocato  l'intervento esterno. 

D. Potrebbe essere un poco più esplicito? 

L'Islam politico è prodotto del fallimento di due grandi correnti che  furono molto attive nel Terzo Mondo, in particolare in Asia e Africa,  per buona parte del XX° Secolo... non mi piace il termine fallimento.  Sarebbe più esatto parlare di impossibilità di superare determinati  limiti. 

D. Quali erano queste correnti? 

Da una parte, quella della borghesia liberale. Si trattava di una  borghesia modernista, non molto democratica, convinta che avrebbe  potuto integrarsi nella globalizzazione capitalista, che non è nata  ieri, e che pensava di poterlo fare negoziando i termini di questa  integrazione nell'ambito di una certa interdipendenza. Accarezzava  l'illusione di non dover obbedire come semplice agente della  colonizzazione. Non vi è riuscita. E ha dovuto sottomettersi alla  volontà imperialista. La seconda corrente è ciò che chiamo il 
"nazionalismo populista", la cui prima manifestazione fu, a mio  giudizio, la Rivoluzione Messicana. Questa corrente si opponeva  all'imperialismo ed alla borghesia locale. Non era per forza  socialista nel senso sovietico della parola, ma la sua ideologia  aveva  un forte contenuto sociale. Nei Paesi arabi, questa corrente, si è  manifestata attraverso il nasserismo in Egitto, il baasismo in Iraq e  Siria, il regime di Boumediene in Algeria, eccetera... Neppure questa  corrente si è imposta. Non è fallita del tutto perché ha generato  grandi trasformazioni nelle società, ma non ha completato la sua  missione. Il fatto che si siano esaurite queste due correnti  concomitanti e successive, a volte antagoniste, ha creato un grande  vuoto che l'islamismo non ha tardato a riempire. 
L'influenza statunitense 
D. Vale a dire? 

Fin dalla sua nascita, l'islamismo politico si è inquadrato  perfettamente nel piano di egemonia statunitense. Non metteva in  questione il capitalismo, oggi non mette in questione il  neoliberismo. 
Nel suo discorso non critica la globalizzazione economica, attacca  solo quella culturale. Non analizza le contraddizioni sociali né  cerca  di lottare contro di esse. Rinchiude la gente nel comunitarismo,  nella  sottomissione e nella passività. 

D. Lei vuoi dire che gli Stati Uniti hanno assistito compiaciuti alla  nascita dell'islamismo politico. 

Non si sono limitati a questo. Appena percepiti i primi frutti  dell'islamismo, gli Stati Uniti sono entrati nel gioco e hanno  iniziato a trarre vantaggi dal problema. Ancora una volta bisogna  tornare alla storia. Nel 1955 si è celebrata la Conferenza di  Bandung,  un avvenimento importantissimo, che affermava la solidarietà  antimperialista dei popoli di Asia ed Africa. Questo ha provocato il  panico a Washington. Tre anni dopo fu creato il Congresso Islamico  Mondiale. 

D. Chi lo ha creato? 

Arabia Saudita e Pakistan hanno finanziato tutto. Ma dietro ad essi  vi  erano gli Stati Uniti. Quando se ne accorse, Nasser si infuriò. Me lo  ricordo ancora che gridava: cos'è questo Congresso Islamico Mondiale?  Chi ne ha bisogno, se già abbiamo la Conferenza di Bandung? È un  colpo  dei Nordamericani! Nasser non ha detto è un colpo dei Pakistani o dei  Sauditi. Ha detto dei Nordamericani. Ha capito subito che Washington  cercava di rompere l'unità e la solidarietà asiatico - africana... 

D. Per questo, all'inizio, lei parlava della strumentalizzazione  dell'islamismo da parte degli Stati Uniti. 

Ovviamente. Lo fanno da quarant'anni. Lo so anche troppo bene. L'ho  vissuto. Ogni volta che noi, gli avversari dell'islamismo politico,  ci  siamo battuti contro di esso, abbiamo cozzato contro gli Occidentali,  soprattutto contro gli Statunitensi. Negli ultimi decenni, 
l'Occidente  in generale ed essenzialmente gli Stati Uniti, hanno appoggiato  questo 
islamismo. Hanno mosso milioni di dollari per farlo. Grazie all'aiuto  degli Stati Uniti, di loro alleati in Arabia Saudita e negli Emirati  Arabi Uniti, l'islamismo politico ha potuto dotarsi di scuole e di  centri medici e di assistenza ai più sfavoriti, il che permette loro  di disporre, ora, di una vasta base sociale. Vuole un esempio fra i  mille possibili? Secondo lei, chi riceve il 90% degli aiuti che  Washington fornisce all'Egitto? Ebbene, le organizzazioni islamiste  di  questo Paese... 

D. Ma non passa giorno senza che le autorità nord americane denuncino  queste organizzazioni di beneficenza islamiche come pericolosi brodi  di cultura del terrorismo... 

È tutta una menzogna, ipocrisia pura. Negli ultimi decenni gli Stati  Uniti hanno appoggiato finanziariamente, anche se attraverso Arabia  Saudita ed Emirati, migliaia di islamisti. Li ha protetti sotto  l'aspetto diplomatico e politico. Li ha addestrati. Li ha  organizzati. 
Li ha formati per essere terroristi. Ovviamente, non per essere  terroristi contro gli Stati Uniti, ma contro la Sinistra dei paesi  arabi e contro i regimi moderati di questi Paesi. 
Qual è l'obiettivo del terrorismo, in Egitto? Indebolire il governo  di  Mubarak, del quale io sono tutt'altro che un sostenitore, ed  obbligarlo ad inginocchiarsi di più di fronte agli Stati Uniti e ad  Israele. Qual è l'obiettivo del terrorismo in Algeria? Impedire la  cristallizzazione di una forza democratica che potrebbe essere  un'autentica alternativa alla dittatura corrotta dei generali dell'ex  FLN (Fronte di Liberazione Nazionale). Il principale appoggio che  ricevono i gruppi islamismi armati algerini viene dagli Stati Uniti.
Lei ricorda il primo attentato contro il World Trade Center, nel 1993? 
Fra gli accusati c'erano Egiziani che erano riusciti ad ottenere il  permesso di residenza in quarantotto ore. Un record! Riuscirono a  sfuggire ai servizi di intelligence statunitensi e tornarono in  Egitto. La polizia li arrestò all'aeroporto e li restituì agli Stati  Uniti. Poco tempo dopo, la stampa egiziana pubblicò la lettera che il  capo della polizia aveva inviato alle autorità statunitensi. In  sostanza la lettera diceva: "Vi restituiamo i vostri agenti, che da  tempo abbiamo identificato come terroristi. Vi appartengono. Tocca a 
voi giudicarli." Più chiaro di così... 
Ripeto: dalla creazione del Congresso Islamico Mondiale, gli Stati  Uniti non hanno cessato di appoggiare l'islamismo politico, sia  apertamente sia attraverso la CIA. È un fatto provato. Si veda la  storia di Osama Bin Laden. È emblematica. Washington non ha agito  così  solo nell'ambito della Guerra Fredda, come affermano coloro che  cercano di minimizzare la responsabilità nordamericana rispetto a  questo problema.  

Fini occulti 

D. Come spiega, dunque, gli attentati dell'11 settembre? 

Finché non disporremo dei documenti classificati della CIA -  li avremo  mai? - è impossibile spiegarli. Potremo solo fare ipotesi. Pensi, in  numerosi Paesi arabi e dell' Africa circola, sia nella classe  politica  ed intellettuale che nella stampa seria, non in quella prona al  potere, una tesi che, in Occidente, è assolutamente tabù: quella di 
un  possibile ruolo della CIA e del Mossad (servizi segreti israeliani)  in  questa vicenda. 

D. Se cita queste tesi vuoi dire che non le scarta del tutto, che non  le sembrano tanto assurde... 

Mi fanno pensare. Gli Stati Uniti hanno una strategia egemonica  sistematica. Prima definiscono obiettivi geostrategici e poi si danno  da fare per trovare una situazione che consenta loro di far  progredire  il loro progetto. Ricordi quel che è successo proprio prima della  Guerra del Golfo. Saddam Hussein parlò con l'ambasciatrice degli 
Stati  Uniti e le disse che non ne poteva più del Kuwait, che gli rubava il  petrolio. Le annunciò che si apprestava ad invadere militarmente quel  Paese. L'ambasciatrice gli chiese quarantotto ore. Due giorni dopo  tornarono a parlarsi. L'ambasciatrice spiegò a Hussein che nessun  trattato di mutua assistenza legava gli Stati Uniti ed il Kuwait. 
Hussein suppose che l'ambasciatrice si fosse consultata con  Washington 
ed invase il Kuwait. Cadde nella trappola. 

D. Dunque lei non scarta alcuna macchinazione... 

Infine, che importanza ha che io scarti o no questa o quella ipotesi? 
Chi sa cosa sta dietro gli attentati dell'11 settembre? Il fatto è  che  gli Stati Uniti hanno colto immediatamente questa possibilità per  lanciarsi nella guerra in Asia Centrale. 

D. Vuoi dire in Afghanistan? 

No. Non mi sono sbagliato. Dico intenzionalmente guerra in Asia  Centrale. Negli ultimi dieci anni, celebri esperti statunitensi hanno  pubblicato un'infinità di libri e relazioni per spiegare che gli  Stati  Uniti devono assumere il controllo dell'Asia Centrale ex sovietica e 
del Caucaso. Secondo alcuni, è indispensabile farlo per impadronirsi  del petrolio e del gas del Mar Caspio. Per altri, fra i quali molti  militari, stabilirsi in modo duraturo nel cuore dell'Eurasia è la  chiave che permetterà agli Stati Uniti di stringere in una morsa tre 
Paesi importanti: Russia, Cina ed India. Gli ultimi due e, forse,  domani, la Russia, se riesce ad uscire dal caos nel quale si trova,  hanno la capacità di resistere alla globalizzazione transnazionale  che  Washington vuole imporre sul Pianeta. Ciò ostacola i piani  statunitensi. 
Controllare il petrolio ed il gas dell'Asia Centrale non è solo  redditizio economicamente, ma può risultare un'arma di pressione  poderosa. Cina ed India hanno bisogno di queste risorse energetiche.  Ne dipendono sempre più. Se si mostrano troppo recalcitranti O 
indipendenti, Washington chiuderà i rubinetti del gas e del  petrolio... 
Consolidando il loro insediamento nella regione, Gli Stati Uniti  potranno, inoltre, seminare zizzania fra Cina e Russia o fra India e  Cina, per evitare un eventuale avvicinamento strategico fra quei  Paesi. 
 
L'imperialismo collettivo 

D. Nel suo libro "L'egemonismo degli Stati Uniti e la scomparsa del  progetto europeo", pubblicato due anni fa in Francia e l'anno scorso  in Spagna, lei spiega che, con la Guerra del Golfo, gli Stati Uniti  hanno inaugurato una terza fase di conquista imperialista del
Pianeta... 

La prima si è avuta nei secoli XVII° e XVIII°, con la conquista  dell'America e la tratta dei neri. La seconda si è sviluppata nel  XIX°  Secolo, con la conquista di Africa ed Asia. Poi si è avuta una  controffensiva dei popoli: indipendenza americana, rivoluzione degli  schiavi haitiani, grandi movimenti di liberazione nazionale in Asia  ed  Africa... Ora stiamo entrando nella terza fase, che definisco  "imperialismo collettivo della triade". 

D. Stati Uniti, Europa e Giappone? 

Esattamente. Oggi, ad imporre la sua legge, è il capitale  transnazionale e multinazionale statunitense, europeo e giapponese,  che a volte può avere le sue divergenze mercantili ma che ha  interessi  comuni rispetto al Sud. Questo imperialismo della triade ha bisogno 
di  una punta di lancia, per continuare ad imporsi: è il ruolo che assume  l'egemonismo statunitense. Senza la forza militare degli Stati Uniti,  l'imperialismo della triade non può avanzare. Ho trattato brevemente  la questione nel libro che lei cita ed è il tema centrale di quello  che ho appena terminato.

Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it 


http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=3144

1 commento:

  1. "Oggi, ad imporre la sua legge, è il capitale transnazionale e multinazionale statunitense, europeo e giapponese, che a volte può avere le sue divergenze mercantili ma che ha interessi comuni rispetto al Sud. Questo imperialismo della triade ha bisogno di una punta di lancia, per continuare ad imporsi: è il ruolo che assume l'egemonismo statunitense. Senza la forza militare degli Stati Uniti, l'imperialismo della triade non può avanzare. Ho trattato brevemente la questione nel libro che lei cita ed è il tema centrale di quello che ho appena terminato."

    Verissimo.

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