lunedì 5 dicembre 2011

La missione di Oriana. Americanizzare tutti, di Massimo Fini

di Massimo Fini, lunedì, 12 aprile 2004

L'altra sera su Rai Due, nella trasmissione condotta da Antonio Socci, si dibatteva del neolibro della Fallaci "La forza della ragione". C'erano il filosofo Gianni Vattimo, alcuni politici, Alessandra Mussolini, Maria Prodi, Mario Borghezio, l'ex ambasciatore Scialoia, fattosi musulmano, e, "coup de theatre", Adriano Sofri direttamente dal carcere di Pisa. Che competenza abbia in materia Adriano Sofri, che, a parte un paio di opuscoli di autodifese giudiziarie, non ha mai scritto un libro in vita sua, tantomeno sui rapporti fra Occidente e Islam, non saprei...
Conferma però quello che dico ai ragazzi quando, dopo una lezione sul giornalismo tenuta all'università, nei licei, nelle scuole specializzate, mi si affollano attorno e mi chiedono come si fa a entrare nel nostro
mestiere: assassinate un commissario di polizia e diventerete "opinion maker" senza dovervi sobbarcare la fastidiosa fatica di trent'anni di tirocinio e di lavoro.
Ma non è di questo che voglio parlare, bensì del libro della Fallaci. Anche se è difficile parlare di un libro che è una lunga invettiva contro l'Islam, in toto, e un'esaltazione, in toto, dell'America e, soprattutto, della Fallaci ipsa, unico vero, stoico, eroico baluardo della libertà occidentale contro le orde dei figli di Allah. L'invettiva, com'è noto, non è un argomento. E nemmeno l'entusiasmo. Comunque dovendo estrapolare dalla retorica e dallo stile ridondante, barocco, marinesco della Fallaci (che si crede Malaparte, ma è solo la solita Oriana, la sgangherata Oriana dell'ultimo quarto di secolo) si può dire che emergono due tesi. 
Prima tesi. Gli islamici stanno invadendo l'Europa per soggiogarci e convertirci. Ora, gli islamici, come gli altri immigrati del Terzo Mondo, non vengono da noi per conquistarci. Ci vengono per necessità. A nessuno piace lasciare i propri luoghi d'origine, le proprie case, le proprie famiglie, le proprie abitudini. Ed è stata proprio la pervasività del modello occidentale a devastare l'habitat, economico e sociale, in cui vivevano questi immigrati dal Terzo Mondo, soprattutto dal Nord e dal Centro Africa, riducendoli, spesso, alla fame e costringendoli a venire nei nostri Paesi a cercarvi una vita dopo che gliela abbiamo distrutta.
A questa prima, inaudita, violenza se ne vorrebbe ora aggiungere un'altra, forse ancora più grave, che costituisce la seconda tesi della Fallaci e che Cesare De Carlo, un estimatore della scrittrice, traduce così: questi immigrati, questi cani figli di cani, questi figli di Allah "una volta sbarcati fra noi non hanno alcuna intenzione di integrarsi, di uniformarsi ai nostri costumi, alla nostra mentalità, alla nostra cultura, ma mantengono i loro oltraggiando i nostri". Insomma se voglio vivere fra noi devono pensare e comportarsi come noi. Dopo aver tolto a questa gente habitat e cibo, vogliamo prenderle anche l'anima.
Gli islamici che vengono da noi devono, come tutti, rispettare le nostre leggi. Per il resto sono liberi, sacrosantemente liberi di restare quello che sono, di mantenere la propria mentalità, i propri costumi, le proprie usanze.
Nessuno oggi pretenderebbe, credo, che un ebreo non segua il Talmud, non pratichi la circoncisione, non sia se stesso. Chi in passato ha preteso di farlo è stato chiamato nazista. Oggi i nazisti sono altri
e la cosa spaventosa è che non se ne rendono conto. Fra cinquant'anni libri come "La forza della ragione" verranno guardati con lo stesso orrore con cui oggi si guarda il "Mein Kampf" e ci si chiederà come sia stato possibile.

Massimo Fini
Venerdì, 9 Aprile 2004
tratta da "Il Gazzettino"

http://www.kelebekler.com/occ/fallaci02.htm

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