domenica 6 novembre 2011

Lettera di una figlia dall'esilio messicano, di Valentina López


Lettera molto dolorosa di una figlia dell’esilio messicano
 
Agli amici dei miei genitori
Ai miei amici
A tutti coloro che una volta trovarono rifugio in Messico
A chi è interessato
 
Vi scrivo questa lettera con le lacrime agli occhi, con la vita piena di proteste, di indignazione, collera, rabbia  e tristezza assai profonda che ogni volta penetra sempre più nella quotidianità dei nostri giorni.
Come alcuni sanno, sono figlia di esiliati, i miei genitori, come molti di voi, trovarono una volta in Messico, non solo il rapido rifugio di cui necessitavano con urgenza vitale, ma pure un popolo solidale, l’amabile sorriso e l’appoggio di cui tanto avevano bisogno per cominciare a rinnovarsi e a rimettersi per continuare a lottare.
Oggi è il 2 novembre, il giorno dei morti, una festa tanto bella e popolare per noi, però quest’anno è diverso... quest’anno non abbiamo più posto sugli altari per collocarvi i 50 mila assassinati.
Non so come dirlo e spiegarlo... ma la verità è che abbiamo paura, paura che l’odio e l’atrocità finiscano col divorare assolutamente tutto, compresa la nostra esistenza.
Questo paese trasuda sangue e paura dovunque. Non potrei enumerare tutte le cose brutali che fanno di questa affermazione un fatto, ma – credetemi – noi messicani viviamo oggi l’orrore di molte delle dittature che i vostri paesi hanno conosciuto. Abbiamo paura dell’oblio, dell’ingiustizia.... qui non ci sono leggi che valgano, ormai. Il governo si comporta esattamente come i narcotrafficanti, anche perché in molte occasioni agiscono insieme, e neppure si vede la differenza.
Ci stanno uccidendo, facendo sparire, c’è un gran numero di detenuti politici,  di testimonianze di tortura, di irruzioni illegali nelle abitazioni in piena notte con distruzione totale, essere donna è un pericolo, essere giovane o studente pure, essere giornalista, operaio, essere capace di pensare, critico, dire semplicemente “basta”, è un rischio quotidiano.
Vi scrivo oggi perché sono disperata (e so che  lo sono anche molti altri). Alcuni anni fa dicevo che non volevo ripetere la storia dei miei genitori e dei miei nonni, non volevo lasciare il mio paese per poter dire quello che penso, per amarlo e trasformarlo perché sia giusto e degno, per salvare la vita. No, per queste ragioni ... e malgrado ciò oggi credo di non aver avuto idea delle dimensioni di quello che dicevo, perché nulla di quello che potevo immaginare anche soltanto si avvicinava alla barbarie in cui hanno ridotto questo paese.
Vi scrivo perché sappiate, ma anche perché non ci lasciate soli, non ci dimentichiate, perché respingiate i rappresentanti del nostro governo dovunque vadano, sono tutti assassini, sono genocidi del proprio popolo, sono le bestie che ci divorano un pezzo ogni giorno... non lasciateli tranquilli, non lasciateci soli.
Tutto quel che dico è poco in confronto a quello che succede, che si sente, che viviamo, tuttavia confido che comprendiate perfettamente.
Valentina López
2 novembre 2011, Messico Distretto federale
Riproducete queste informazioni, fate circolare attraverso i media a vostra disposizione. Mandatene una copia ai vostri amici. Il terrore si basa sulla mancanza di comunicazione. Rompete l’isolamento. Tornate a provare la soddisfazione di un atto di libertà. Sconfiggete il terrore. Fate circolare queste informazioni.

Nessun commento:

Posta un commento