sabato 1 ottobre 2011

Thomas Sankara ricorda Ernesto Guevara



Thomas Sankara (1949-1987): Discorso in commemorazione di Ernesto Che Guevara a Ouagadougou (Burkina-Faso, 08 ottobre 1987).

che guevara con un bimbo africano
Qualche settimana fa in queste pagine presentai la figura e le profezie del presidente  del Burkina-Faso Thomas Isidore Noël Sankaraassassinato il 15 ottobre 1987. In conclusione di quella presentazione accennavo  alla necessità di prendere in considerazione il bellissimo discorso pronunciato da Sankara l’8 ottobre 1987 (una settimana prima della sua cruenta morte) in occasione della commemorazione di Ernesto Che Guevara a Ouagadougou Era presente una delegazione cubana a cui faceva parte il figlio del leader latinoamericano Camillo Guevara March. Avevo promesso che avrei pubblicato interamente il commovente discorso che personalemente mi sembra oltre un comiato del leader africano da “Guevara burkinabè, è una indicazione di indicazione politica e culturale per un pensare e un agire tesi ad affermare principi ed ideali legati ai diritti e alla dignità umana anche nei paesi cosiddetti poveri e in “via di sviluppo” (quale sviluppo ora?). Per me afroeuropeo, è importante ripartire nel ricordare i volti, i nomi, gli ideali e gli impegni di tutti i testimoni storici (di ogni orizzonte e terra), l’unica possibilità per farli Rivivere e proseguire la strada in loro compagnia.
 (Jean-Pierre Sourou Piessou)..
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                                                             IL DISCORSO (Ouagadougou, 08 ottobre 1987)
Stamane, in modo modesto e semplice, abbiamo aperto la mostra che cerca di riepilogare la vita e il lavoro del Che.
Vogliamo oggi dire al mondo che per noi Che Guevara non è morto, perché ovunque esistono luoghi in cui i popoli lottano per piu’ libertà, piu’ dignità, piu’ giustizia, piu’ libertà. Ovunque c’è chi lotta contro l’oppressione e il dominio, contro il colonialismo, il neocolonialismo e l’imperialismo e contro lo sfruttamento di classe.
Cari amici, uniamo le nostre voci a quelli che ovunque nel mondo ricordano il giorno in cui un uomo chiamato Guevara, con il cuore pieno di fede, inizio’ la lotta con altri uomini e accese cosi’ la scintilla che tanto ha disturbato le forze della prevaricazione e che ha illuminato una nuova era anche in Burkina-Faso, mettendo in moto una nuova realtà nel nostro paese.
Che Guevara fu tolto di mezzo dalle pallottole imperialistiche sotto il ceilo boliviano. Ma per noi Che Guevara non è morto.
Una delle belle frasi spesso ripetute dai rivoluzionari-dai grandi rivoluzionari cubani è quella ripetuta da Fidel Castro, l’amico del Che, il suo compagno di lotta, suo fratello. La disse un giorno uno degli ufficiali del dittatore Batista che, benché parte di quell’esercito reazionario e oppressore, fu capace di stringere un’ alleanza con le forze che lottavano per il benessere del popolo cubano. I rivoluzionari che avevano appena tentato senza successo un assalto alla caserma del Moncada stavano per essere fucilati dai soldati di Batista. Nell’attimo cruciale, l’ufficiale disse semplicemente: “non sparate, le idee non si possono uccidere”.
E’ vero, le idee non si possono uccidere, le idee non muoiono. Ecco perché Che Guevara, incarnazione delle idee rivoluzionarie e del sacrificio di sé non è morto, e voi siete venuti qui oggi, e noi traiamo ispirazione da voi.
Che Guevara, argentino per nascita, ma cubano per l’impegno e il sangue che egli sparse per il popolo cubano, fu soprattutto cittadino del mondo libero-il mondo libero che insieme vogliamo costruire. Ecco perché Che Guevara è anche africano e burkinabè.
Il suo berretto con stella, che egli chiamava boina è conosciuta in tutta l’Africa e tutta l’Africa da nord a sud lo ricorda.
La gioventu’ senza paura-gioventu’ assettata della dignità, del coraggio, delle idee e della vitalità che egli simboleggia in Africa, si è ispirata a Che Guevars per bere alla sua fonte, quella fonte di vita che l’eredità rivoluzionaria del Che ha rappresentato per il mondo. Alcuni di coloro che ebbero l’opportunità e l’onore di essergli vicini, e che sono ancora in vita, sono qui fra noi oggi.
Il Che è burkinabè, perché partecipa alla nostra lotta; perché le sue idee ci ispirano e sono iscritte nel nostro discorso di orientamento politico; perché la sua stella è nella nostra bandiera; perché una parte del suo pensiero vive in ognuno di noi nella lotta che quotidianamente conduciamo.
Il Che era un uomo, ma un uomo che ha saputo educarci nell’idea che dobbiamo osare avere fiducia in noi stessi, nelle nostre capacità. Il Che è fra noi.
E il Che, per noi, è prima di tutto la convinzione, la convinzione rivoluzionaria, la fede rivoluzionaria…la convinzione che la vittoria è nostra e che la lotta è l’unica nostra risorsa.
Il Che è anche compassione, compassione umana, generosità, sacrificio di sé, che facevano di lui non solo un argentino, un cubano, un combattente internazionalista, ma anche un uomo pieno di calore umano.
Il Che chiese molto a se stesso, con la severità di uno che ebbe la fortuna di nascere in un abbiente famiglia argentina-non abbiamo niente contro le famiglie argentine-ma seppe voltare le spalle a una strada facile e dire no alla tentazione mostrando di essere un uomo che fa causa comune con il popolo e con le sofferenze degli altri. Il carattere “severo” del Che è qualcosa che ci dovrebbe ispirare di piu’.

La convinzione, la compassione umana, il rigore verso se stesso-tutto ha fatto di lui il Che. E tutti coloro i quali sono capaci di combinare in se stessi tali qualità, anch’essi possono ritenersi dei Che, esseri umani fra gli esseri umani, rivoluzionari fra i rivoluzionari.
Queste fotografie cercano di ritrarre al meglio possibileuna parte della vita del Che. Malgrado la forza della loro espressione, esse non riescono a parlare del suo animo, la parte piu’ determinante dell’uomo. Le pallottole dell’imperialismo miravano molto piu’ allo spirito del Che che alla sua immagine. La sua fotografia è conosciuta in tutto il mondo, ma dobbiamo sforzarci di conoscerlo meglio.

Andiamogli piu’ vicino, ma non come ad adorare un Dio o l’immagine posta fuori e al di sopra dell’uomo; bensi’ piuttosto con il sentimento che ci avvicina a un fratello che ci parla e a cui possiamo parlare. Altri rivoluzionari hanno trato ispirazione dallo spirito del Che e anch’essi sono diventati internazionalisti, anch’essi, con altri, hanno compreso come costruire la fede-nella lotta che cambia le cose – e come combattere l’imperialismo e il capitalismo.
 E a te, compagno Camillo Guevara, non ci rivolgiamo come a un figlio orfano. Il Che è di tutti noi. E’ di tutti noi, in eredità a tutti i rivoluzionari. Non puoi sentirti solo e abbandonato, perché trovi in tutti noi dei fratelli e delle sorelle, amici e compagni. Sei come noi un cittadino del Burkina-Faso, perché hai seguito le orme del Che, del Che che è padre di tutti noi.
Ricordiamo quindi il Che semplicemente come questo eterno eroe romantico, di un eroismo giovane, fresco e vitale, e al tempo stesso ricordiamo la lucidità, la saggezza e la dedizione che solo esseri profondi e compassionevoli possono avere. Il Che era la giovinezza del diciassettenne e insieme la saggezza del settantasettenne. Questa combinazione piena di giudizio, dovrebbe essere sempre anche la nostra.
Grazie ai compagni cubani per lo sforzo di essere qui con noi. Grazie a quelli che hanno viaggiato per migliaia di chilometri e attraversato gli oceani per venire in Burkina-Faso a ricordare il Che. Grazie a quelli che con il loro contributo personale faranno in modo che questo giorno non sia una mera giornata di calendario, ma giorni, molti giorni, molti giorni per anni e secoli, durante i quali si griderà che lo spirito del Che è eterno. Compagni , esprimo la mia gioia nell’immortalare l’ideale di Che Guevara qui a Ouagadougou intitolando a lui questa strada.
 Ogni volta  che pensiamo al Che, cerchiamo di essere come lui, di fare vivere ancora quest’uomo, il combattente. E specialmente, ogni volta che cercheremo di agire come lui, con spirito di sacrificio, respingendo gli agi borghesi che tentano di alienarci, rifiutando il cammino facile, educandoci alla rigorosa disciplina della moralità rivoluzionaria, ogni volta che cercheremo di agire cosi, serviremo al meglio le idee del Che e le faremo rivivere.
Patria o morte, vinceremo!

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