''Le teorie di Milton Friedman gli sono valse il premio Nobel;
al Cile hanno dato il generale Pinochet'' Eduardo Galeano
''Verrà il giorno che ve ne pentirete
beceri che strillate e muti che state zitti!
E se quel giorno non venisse, piangerei oggi per voi
e lo farei solo pensando ai vostri figli'' Bertolt Brecht
''La mia delegazione ed io stesso siamo vestiti dai nostri
tessitori, dai nostri contadini. Non c’è un solo filo che venga d’Europa o
d’America. Non faccio una sfilata di moda ma vorrei semplicemente dire che
dobbiamo accettare di vivere africano. E’ il solo modo di vivere liberi e
degni.
La ringrazio Signor presidente.
Patria o morte, vinceremo !'' Thomas Sankara
1. L’attuale scena politica non solo italiana,
ma europea (se non di più), sembra dominata dal movimento degli indignati.
Questo movimento nasce in Spagna e si è diffuso a macchia d’olio in tutta
Europa. Il 15 ottobre gli indignati sono fra i principali promotori di una
manifestazione politica a Roma, contro le manovre economiche del governo
Berlusconi e contro la
Banca Centrale Europea. Purtroppo non è tutto oro quello che
luccica, e, da antimperialisti, sarebbe bene vedere la reale natura (purtroppo
molto reazionaria) di questo movimento.
Dans ha studiato ‘’formazione aziendale’’ negli Usa, a UCLA ed a
Harvard, e lavora con gruppi finanziari come Barclays, Bank, o Bancacivica.
Niente male come presentazione.
Ha collaborato con Expansion, Cinco Dias, o Libertad Digital,
pubblicando testi sulle economie neocapitaliste.
Il loro (mai dire il nostro, in questi casi) attualmente lavora
per la IE Business
School; alla faccia della giustizia sociale.
Si può trovare di molto meglio in giro su questo lugubre
personaggio, e gli altri promotori del movimento, ma, come introduzione, è
sempre bene preparare lo stomaco del lettore. Cari compagni vi preannuncio che
questa faccenda è davvero molto losca.
3. Terminata nella ‘’sinistra colta’’ la vile
apologia delle ‘’primavere arabe’’, e degli schifosissimi tagliagole di
Bengasi, inizia la glorificazione di un nuovo movimento di massa, questa volta
tutto occidentale.
Anche in questo caso, purtroppo, abbiamo dei minimi comuni
denominatori che vanno ad accomunare tutte le mobilitazioni (siriane e
spagnole, solo per fare due esempi): sono ‘’rivolte’’ che nascono in rete,
attraverso l’utilizzo dei social network, e che chiedono un approfondimento
della democrazia. Quindi il concetto di base da tenere a mente è quello di
‘’democrazia profonda’’.
Molto bene, adesso cercherò di chiarire – in estrema sintesi –
il ruolo di social network come facebook – caratterizzanti (e qui ci vorrebbe
un saggio a parte) il neocapitalismo (con l'astrazione dei rapporti sociali), e
poi ritornerò – dico ritornerò perché ne ho parlato altrove 1 – sul concetto di ‘’democrazia
profonda’’.
4. L’invenzione di facebook ha fatto di Mark
Zuckerberg un multimiliardario. Molti non sanno, però, che la CIA ha investito moltissimo in
questo social network, come dimostrano varie inchieste e qui segnalo quella di
Tom Hodgkinson, pubblicata nel 2008 sul The Guardian (consiglio anche di Ernesto
Carmona ‘’Facebook appartiene alla CIA?’’, reperibile nel sito Sotto le
bandiere del marxismo).
Facebook è un enorme archivio globale che consente di tenere
sotto controllo grandi fette sociali, e, come se questo non bastasse, dal 2006 la CIA l’ha utilizzato per
reclutare nuovi agenti.
Il filosofo che sta dietro questo progetto, al di là del
marketing dietro l’immagine di Zuckerberg, è il filosofo futurista Peter Thiel,
il quale ha buttato giù la bellezza di 500.000 dollari in facebook, di cui
possiede il 7% che consiste in 15 miliardi di dollari.
Adesso mi intessa fare qualche cenno al Thiel filosofo.
5. Thiel si laurea in filosofia a Stanford nel
1998, scrivendo un libro ‘’Il mito della diversità’’, dove afferma che il multiculturalismo
porta alla perdita delle libertà individuali.
‘’Il loro’’ (riferito a Thiel) fa parte di TheVanguard.Org, un
gruppo neoconservatore che definisce le sue teorie ‘’Reaganite/Thatcherite’’.
Il riferimento filosofico di Thiel è Renè Girard che manda
avanti una teoria filosofica chiamata ‘’desiderio mimetico’’. Per Girard le
persone tendono a copiarsi, e Thiel trasferisce questa dottrina al campo
virtuale. Molto bene, ben venuti in facebook il regno vuoto della sostanza.
Chi ama l’imperialismo (pardon, la globalizzazione!) ama anche
la cultura digitale che non conosce confini nazionali: si può fare ‘’amicizia’’
con una persona che vive dall’altra parte del mondo (magari senza sforzarsi di
conoscere il vicino di camera), come si possono creare paradisi fiscali in
isole sconosciute.
Thiel fa anche parte del ‘’Singularity Institute for Artificial
Intelligence’’ (si può consultare il sito), che mira, attraverso l’uso delle
alte tecnologie, a costruire un cervello virtuale più elevato di quello umano.
Insomma, i dominanti hanno creato questo strumento per, da una
parte, togliere le persone dalla strada (in Inghilterra hanno già coniato il
nome ‘’attivisti da tastiera’’), e dall’altra, per far identificare migliaia di
persone con movimenti fasulli, una identificazione emotiva, dove dietro si cela
il marketing politico del gran capitale (vedi i tagliagole di Bengasi che
vestono Nike!). E’ tutto chiaro, come disse Orwell ‘’il Grande Fratello ti
guarda’’.
6. Sulla ‘’democrazia profonda’’ ho già scritto
tanto quindi adesso farò un piccolo riassunto, e rimanderò i lettori ai saggi
dove approfondisco questo argomento.
In un tanto sputacchiato, dalla ‘’sinistra colta’’, saggio sui
neoconservatori (‘’I tentacoli dei neoconservatori: da Hilter a Obama’’) ho
affrontato questo problema parlando di Peter Eigen (su cui sono tornato in
altri testi, di cui uno recentissimo), e Gene Sharp.
Il primo è il fondatore di Transparency International
(principale fonte del giornale neo-liberista ‘’Il Fatto’’), il secondo dell’Istituto
Albert Einstin. Rivediamo (in poche parole) di che si tratta.
I marxisti che hanno chiara la categoria gramsciana di ‘’blocco
storico’’ sicuramente sanno leggere gli avvenimenti della futura politica
italiano (soprattutto in rapporto al nascente imperialismo europeo), e colgono,
anche qui, la distinzione fra capitale nazionale e capitale internazionale.
Insomma, per chi ha un metodo valido (come il materialismo
storico), questi ideologi della borghesia si sciolgono come neve al sole. Vado
avanti.
Per ciò che riguarda Sharp segnalo soltanto il testo ‘’Come
abbattere un regime’’ da poco pubblicato dalla Casa Editrice Chiare Lettere
(vicina a ‘’Il Fatto’’ e ‘’Repubblica’’), che ha ispirato il fenomeno delle
‘’rivoluzioni colorate’’.
Ciò che di importante constato è come l’imperialismo crei
movimenti di massa, interclassisti e quindi violentemente antioperai
(brevemente dirò in cosa consiste il loro carattere antioperaio), per mandare
avanti la sua eterna guerra a chi non privatizza.
7. Al di là delle dichiarazioni di facciata,
favorite anche dalla demagogia di un sindacato giallo (signori avete capito
bene, proprio così) come la FIOM ,
lo studentame è violentemente antioperaio, e questo elemento si coglie nella
folle equiparazione studenti uguale operai. Il ’68 ha prodotto il demenziale
slogan ‘’lo studente è un futuro operaio’’ mentre dava alla borghesia i
Giuliano Ferrara e gli Adriano Sofri (che ora urla come un porco ai
bombardamenti NATO); ma ristabiliamo, da marxisti, la verità che poi esce fuori
in pochissime parole (ed io non voglio dilungarmi). Quando lo studentame fa le
sue manifestazioni non blocca la circolazione di plusvalore (a differenza degli
scioperi degli operai) quindi non fa nessun danno al capitalismo nazionale,
cosa che invece viene fatta dagli operai.
Insomma un po’ di analisi marxista è sempre importante per
rimettere a posto le cose.
8. Ritorno agli indignati e dico alcune cose
sul manifesto (che riporterò in fondo all’articolo) dei Giovani Comunisti (i
giovani della Federazione della Sinistra), manifesto promosso come Alternativa
Ribelle.
In questo manifesto non si legge una parola contro il
neo-colonialismo, sullo scontro inter-imperialistico, a sostegno (un sostegno
incondizionato, senza se e senza ma) ai movimenti di liberazione nazionale,
insomma una vera vergogna.
Quello che non viene colto (o non si è voluto cogliere) è il
rapporto diretto fra lo smantellamento dello Stato sociale (e poi, come spiega
molto bene il teorico marxista Amadeo Bordiga nell’articolo ‘’Pubblica utilità
e cuccugna privata’’, il pubblico non è il ‘’bene comune’’) e il gioco
dell’imperialismo in Nord Africa.
Il 15 ottobre 1987 una eroica figura del movimento comunista
africano, Thomas Sankara, veniva ucciso dagli sgherri delle potenze
occidentali. Il 29 luglio dello stesso anno, l’eroico comunista della Burkina
Faso, aveva pronunciato un importante discorso sul debito pubblico. Bene, il
modo attraverso cui bisogna affrontare la questione resta questo (e riporto una
parte del bellissimo discorso), quello del grande Thomas:
‘’ Il debito nella sua forma attuale, controllata e
dominata dall’imperialismo, è una riconquista dell’Africa sapientemente
organizzata, in modo che la sua crescita e il suo sviluppo obbediscano a delle
norme che ci sono completamente estranee. In modo che ognuno di noi diventi
schiavo finanziario, cioè schiavo tout court, di quelli che hanno avuto
l’opportunità, l’intelligenza, la furbizia, di investire da noi con l’obbligo
di rimborso. Ci dicono di rimborsare il debito. Non è un problema morale.
Rimborsare o non rimborsare non è un problema di onore.Signor presidente,
abbiamo prima ascoltato e applaudito il primo ministro della Norvegia
intervenuta qui. Ha detto, lei che è un’europea, che il debito non può essere
rimborsato tutto. Il debito non può essere rimborsato prima di tutto perché se
noi non paghiamo, i nostri finanziatori non moriranno, siamone sicuri. Invece
se paghiamo, saremo noi a morire, ne siamo ugualmente sicuri. Quelli che ci
hanno condotti all’indebitamento hanno giocato come al casinò. Finché
guadagnavano non c’era nessun problema ; ora che perdono al gioco esigono il
rimborso. E si parla di crisi. No, Signor presidente. Hanno giocato, hanno
perduto, è la regola del gioco. E la vita continua.Non possiamo rimborsare il
debito perché non abbiamo di che pagare. Non possiamo rimborsare il debito
perché non siamo responsabili del debito. Non possiamo pagare il debito perché,
al contrario, gli altri ci devono ciò che le più grandi ricchezze non potranno
mai ripagare : il debito del sangue. E’ il nostro sangue che è stato versato.
Si parla del Piano Marshall che ha rifatto l’Europa economica. Ma non si parla
mai del Piano africano che ha permesso all’Europa di far fronte alle orde
hitleriane quando la sua economia e la sua stabilità erano minacciate. Chi ha
salvato l’Europa ? E’ stata l’Africa. Se ne parla molto poco. Così poco che noi
non possiamo essere complici di questo silenzio ingrato. Se gli altri non
possono cantare le nostre lodi, noi abbiamo almeno il dovere di dire che i
nostri padri furono coraggiosi e che i nostri combattenti hanno salvato l’Europa
e alla fine hanno permesso al mondo di sbarazzarsi del nazismo.Il debito è
anche conseguenza degli scontri. Quando ci parlano di crisi economica,
dimenticano di dirci che la crisi non è venuta all’improvviso. La crisi è
sempre esistita e si aggraverà ogni volta che le masse popolari diventeranno
più coscienti dei loro diritti di fronte allo sfruttatore. Oggi c’è crisi
perché le masse rifiutano che le ricchezze siano concentrate nelle mani di
pochi individi. C’è crisi perché pochi individui depositano nelle banche estere
delle somme colossali che basterebbero a sviluppare l’Africa intera. C’è crisi
perché di fronte a queste ricchezze individuali che hanno nomi e cognomi, le
masse popolari si rifiutano di vivere nei ghetti e nei bassi fondi. C’è crisi
perché i popoli rifiutano dappertutto di essere dentro una Soweto di fronte a
Johannesburg. C’è quindi lotta, e l’esacerbazione di questa lotta preoccupa chi
ha il potere finanziario’’.
Sankara da leader marxista sapeva molto bene che organi come il
Fondo Monetario Internazionale servivano ai capitalismi occidentali per
mantenere la loro egemonia. E’ importante capire che la libera circolazione dei
capitali richiede degli assestamenti sovrastrutturali, e quindi, di volta in
volta, compaiono strutture come la Banca Mondiale del Commercio, come la BCE , la Nuova Europa di
Lisbona, solo per citarne alcune.
Allora si combatte la
BCE perché si combatte l’imperialismo europeo, e quindi si
devono sostenere i movimenti di emancipazione fuori dal ‘’tardocapitalismo’’ (Ernest
Mandel). Lo capisce questo lo squallido studentame interclassista, la
mafiosissima corporazione universitaria, il circo mediatico televisivo, un
sindacato giallo come la FIOM ,
l’odiosa ‘’sinistra colta’’? Ma lasciamo stare, questi sono i più miserabili
lustra scarpe che George Soros abbia mai avuto.
9. Una delle balle più forti degli indignati
italioti è che il debito pubblico in Italia è stato portato alle stelle dai
governi craxiani degli anni ’80. Certo che il maiale Craxi ci ha messo del suo
per schiacciare i diritti dei lavoratori, dimostrandosi, tutto sommato, un
mediocre ma onesto agente del capitale nazionale (ENI, ENEL, Finmeccanica,
ecc…). Insomma c’era ancora l’imperialismo straccione italiano, e Craxi era un
suo agente, mediocre, molto più simile ad un maiale che ad un essere umano, ma
in fondo, con il capitale nazionale, onesto (e infatti gli yankee l’hanno fatto
saltare con il golpe giudiziario di Mani Pulite).
Il debito pubblico è un problema che riguarda il modo di
produzione capitalistico (e non il politico corrotto), e come condizione
globale del neocapitalismo (quindi bisogna aggiornare certe categorie) ha come
data di riferimento il 1971. Che cosa è successo nel 1971? Nixon, presidente
Usa, chiude la riserva di oro americana, e l’imperialismo Usa inizia a
scaricare le sue crisi interne sugli altri Stati sovrani. Insomma, di
conseguenza, viene adottato il modello neoliberale.
In questa ultima parte del mio intervento accennerò ai passaggi
(anche questi trattati, per alcune parti, da me altrove; e alla fine darò al
lettore tutti i testi di riferimento) che portano alla nascita del modello
neoliberista, e poi dirò qualcosa (da non economista) sull’analisi marxiana del
debito pubblico.
10. Nel 1973 nasce la Commissione Trilaterale
in continuità con il Memorandum di Lewis Powell del 1971. Il 1971 e il 1973
sono due date magiche per le nuove destre economiche. La Commissione Trilaterale
affida a questi tre intellettuali, Huntington, Crozier, e Watanuki, il compito
di scrivere il manifesto delle nuovo neo-imperialismo, ‘’La crisi della
democrazia’’, che poi si perfezionerà con la teoria sullo ‘’scontro di
civiltà’’ di Huntington. Un altro architetto del genocidio imperialistico è
l’economista, scuola di Hayek, Milton Friedman, il quale fu il massimo
esponente della Scuola di Chicago. Bene, muniti di una forte ideologia, i
neoconservatori dichiarano guerra al mondo libero, e ai popoli in lotta.
Per fare capire come funziona realmente la truffa del debito
pubblico nel neocapitalismo (va bene che potrebbe bastare il discorso di Thomas
Sankara ma è sempre meglio approfondire) faccio l’esempio del Cile di Pinochet,
tanto ben voluto dagli economisti liberali yankee.
11. Pinochet era un demente autoritario – l’uomo
giusto per Washington - ma non sapeva nulla di economia.
I Chicago Boys impedirono un ritorno alla democrazia e vennero
nominati ministri del generale, con un ruolo prediletto che fu ricoperto da
Sergio de Castro, l’autore del ‘’Mattone’’, una specie di ‘’Bibbia’’ per questi
assassini sul libro pago di Washington.
Questi economisti vennero chiamati ‘’i tecnici’’, in rapporto
alla loro ideologia che diceva che sistemare l’economia è una questione
scientifica e non di scelte umana effettive.
Durante il primo anno e mezzo, Pinochet seguì le indicazioni dei
suoi consulenti privatizzando l’industria di Stato, alcune banche, permise
nuove forme di finanza speculativa, aprì le frontiere al capitale privato
finanziario straniero.
Con il plauso dei governanti della Casa Bianca nel 1974
l’inflazione toccò il 375%, il tasso più alto nel mondo.
Ovviamente Sergio de Castro e consorti sostenevano che il
problema stava nel fatto che le loro teorie venissero applicate male.
Nel 1975 Milton Friedman e Arnold Harberger andarono a Santiago
a fare visita a Pinochet.
Friedman, accolto con tutti gli onori, esortò il generale a
continuare con i tagli e le privatizzazioni, abbandonandosi al libero mercato,
e dando carta bianca alle imprese straniere.
Nel 1975 Pinochet e de Castro tagliarono la spesa pubblica del
27% e continuarono fino al 1980.
Furono privatizzate quasi cinquecento imprese e banche statali,
e il risultato fu la perdita di 177.000 mila posti di lavoro nell’industria fra
il 1973 e il 1983.
Il generale cileno fu il primo leader politico a provocare una
depressione economica volontariamente: nel primo anno l’economia cilena si è
contratta del 15% e la disoccupazione è salita dal 3% al 20%, una vera
macelleria sociale sponsorizzata dal condor a stelle e strisce.
Gli ideologi americani si complimentarono con Friedman e
Pinochet, ed addirittura Hayek si recò più volte in Cile durante la dittatura,
scegliendo nel 1981 Vina del Mar, come sede della conferenza della Mont Pelerin
Society, il baricentro delle ‘’rivoluzioni’’ manageriali.
Una vergogna che la schifosa corporazione universitaria non
potrà mai cancellare e che noi dobbiamo gridare con forza.
Orlando Letelier, diplomatico socialista del governo Allende, e
poi attivista anti-Pinochet, scrisse alla fine di agosto del 1976 un articolo
dove imputò direttamente a Friedman i crimini, a riguardo degli assassini, di
Pinochet.
Ma cediamo la parola al nobilissimo dissidente cileno:
‘’Il piano economico andava imposto, e nel contesto
cileno ciò si poteva fare solo uccidendo migliaia di persone, costruendo campi
di concentramento in tutto il Paese, imprigionando più di 100.000 persone in
tre anni. La regressione per la maggioranza e la libertà economica per piccoli
gruppi privilegiati sono, in Cile, due facce della stessa medaglia’’.
Il 21 settembre 1976 Letelier fu ucciso dalla polizia segreta
pinochettista.
Allora il modello cileno è un semplice esempio, esaltato e
ripreso più volte (si veda la
Russia dopo lo scioglimento delle Repubbliche popolari) dai
liberali, di come gli Usa deindustrializzano gli Stati sovrani. Qualche
collegamento con Craxi, Berlusconi, Tremonti? Ma non fatemi ridere!
12. Come promesso dirò qualche cosa sullo studio
marxiano del debito pubblico, e poi trarrò le dovute conclusioni.
Marx parla del debito pubblico nel Capitolo 24 del primo libro
del Capitale, quando spiega l’accumulazione originaria.
Il debito pubblico è l’unica parte della ricchezza nazionale di
cui i popoli moderni entrano in possesso; da qui – ecco svelato il trucco –
l’ideologia dello Stato sociale, e quindi quello che dicevo su a riguardo del
rapporto pubblico/privato.
Il D.P. conferisce al denaro (che è improduttivo) la facoltà di
procreare e quindi lo trasforma in capitale senza che questo debba sottoporsi
al rischio degli investimenti industriali. I creditori non danno proprio niente
dato che la somma prestata viene trasformata in obbligazioni facilmente
trasferibili, e che continuano a funzionare come se fossero banconote.
Il D.P. ha fatto nascere ‘’la Borsa e la bancocrazia moderna'' nell'ottocento,
mentre più tardi farà nascere l’imperialismo (in Marx manca una analisi
completa del mercato globale).
Cedo un attimo la parola a San Marx:
‘’ Con i debiti pubblici è sorto un sistema di credito
internazionale che spesso nasconde una delle fonti dell’accumulazione
originaria di questo o di quel popolo. Così le bassezze del sistema di rapina
veneziano sono ancora uno di tali fondamenti arcani della ricchezza di capitali
dell’Olanda, alla quale Venezia in decadenza prestò forti somme di denaro.
Altrettanto avviene fra l’Olanda e l’Inghilterra. Già all’inizio del secolo
XVIII le manifatture olandesi sono superate di molto, e l’Olanda ha cessato di
essere la nazione industriale e commerciale dominante. Quindi uno dei suoi
affari più importanti diventa, dal 1701 al 1776, quello del prestito di enormi
capitali, che vanno in particolare alla sua forte concorrente, l’Inghilterra.
Qualcosa di simile si ha oggi fra Inghilterra e Stati Uniti: parecchi capitali
che oggi si presentano negli Stati Uniti senza fede di nascita sono sangue di
bambini che solo ieri è stato capitalizzato in Inghilterra’’ (Karl Marx, Il
Capitale, Capitolo 24 accumulazione originaria).
Nascita di un sistema creditizio internazionale, è stato proprio
così; Marx non ha fatto in tempo a parlare dell’imperialismo ma è chiaro che
c’è un filo direttissimo fra il suo testo e il discorso di Thomas Sankara su,
da me, citato. Mi fermo qui a riguardo.
13. Comincio a fare le prime riflessioni
conclusive sul movimento degli indignati e sulle loro debolissime analisi (e
rivendicazioni):
1) Il debito pubblico fa parte del funzionamento
del modo di produzione capitalistico, quindi combattere contro istituzioni come
la BCE , significa
avanzare delle rivendicazioni transitorie (e su questo Trotsky aveva ragione)
che mettano in dubbio l’esistenza del capitalismo stesso.
2) Fra le attuali guerre inter-imperialistiche e
la distruzione dei diritti sociali e democratici nei Paesi
‘’tardocapitalistici’’ c’è un rapporto diretto. Non si può combattere l’Unione
Europea, senza essere solidali (e magari appoggiare attivamente) i popoli
aggrediti dall’imperialismo europeo; quindi ora Libia (riferendomi ai lealisti)
e Siria (riferendomi al legittimo governo Assad, care anime belle!), tanto per
cominciare.
Queste sono le prime due cose che mi preme rilevare. Mi avvio
verso il congedo dai lettori dando il colpo di grazia a questi urlatori di
piazza.
14. Posso inchiodare il movimento degli
indignati su questi tre punti chiave:
1) La crisi economica non è causata dal
politico corrotto o dall’economista incapace, ma è parte integrante di questa
‘’formazione economico-sociale’’ (Lenin) capitalistica.
La corruzione si pone in continuità con un involucro politico
che non corrisponde più al suo contenuto (struttura economica liberale). Volere
invertire i termini creando, sulla base di ciò, grandi movimenti di massa è un
vecchio trucco di marca Soros-Sharp che con un marxista non può funzionare.
2) Abbiamo un evidente utilizzo della neo-lingua
per mascherare (consciamente o non, in questo caso è poco rilevante) il gioco
del neo-colonialismo: l’imperialismo diventa la globalizzazione; l’esportazione
dei capitali riguarda i ‘’paesi in via di sviluppo''; la spoliazione di popoli
sovrani è la ‘’missione umanitaria''; l’introduzione di capitali stranieri in
una economia nazionale è il pluralismo politico.
3) Il carattere interclassista del movimento che
fa leva su un ceto parassitario, che non produce plusvalore ma, al contrario,
porta avanti l’ideologia dominante, come lo studentame.
Questo è tutto, sarà la putrescenza capitalistica e il lavoro
assiduo dei comunisti a rafforzare le strutture di classe e a spazzare via, una
volta per tutte, questi fantocci dell’imperialismo yankee, che ormai è giunto
al capolinea.
Note:
1) Ecco i link dei miei articoli sulle
questioni su poste:
http://bentornatabandierarossa.blogspot.com/2011/08/le-democrazie-manipolate-dal-dopoguerra.html
http://bentornatabandierarossa.blogspot.com/2011/07/il-vero-volto-della-comunita-europea-da.html
http://bentornatabandierarossa.blogspot.com/2011/06/i-tentacoli-dei-neoconservatori-da.html
2) Naomi Klein ''Shock Economy'', BUR Rizzoli
2010
3) Ecco il link del manifesto dei Giovani
Comunisti:
http://www.reblab.it/2011/10/alternativa-ribelle-15-ottobre-siamo-un-esercito-di-sognatori-per-questo-siamo-invincibili/?fb_comment_id=fbc_5006854513053_678232_5006857049053
Altri siti consultati:
1) http://lombardia.indymedia.org/node/38886
2)
http://bentornatabandierarossa.blogspot.com/2011/06/ne-rivoluzione-colorata-ne-rivoluzione.html
3)
http://www.webalice.it/mario.gangarossa/sottolebandieredelmarxismo_dossier/2009_06_ernesto-carmona_facebook-appartiene-alla-cia.htm
Stefano Zecchinelli
Ottimo articolo, magari un po' prolisso. Solo una nota. Trotsky diceva: “In una guerra tra il Brasile fascista e l'Inghilterra democratica, difenderemo il Brasile fascista", ciò in base al principio che l'Inghilterra imperialista del tempo era uno dei nemici principali e la sua sconfitta avrebbe avvantaggiato la lotta non solo dei popoli oppressi, ma dello stesso proletariato inglese,
RispondiEliminaIl "piccolo" problema con Bashar al-Assad è che la guerra non la sta facendo a Israele o agli USA (come fece Saddam)* ma buona parte del suo stesso popolo di poveracci e la fa in nome e per conto della rapace e corrotta borghesia alawita. Come cazzo si fa a sostenerlo?
* La Siria fece parte della Santa alleanza di Bush padre per invadere l'Iraq nel gennaio 1991, e ha avallato l'occupazione del 2003. Che eri antimperialisti questi Assad?!
1. Trotsky nella intervista a Matteo Fossa, del 3 settembre 1938, dice:
RispondiElimina''Il Brasile regna oggi un regime semifascista che qualunque rivoluzionario può solo odiare. Supponiamo, però che domani l’Inghilterra entri in conflitto militare con il Brasile. Da che parte si schiererà la classe operaia in questo conflitto? In tal caso, io personalmente, starei con il Brasile “fascista” contro la “democratica” Gran Bretagna. Perché? Perché non si tratterebbe di un conflitto tra democrazia e fascismo. Se l’Inghilterra vincesse si installerebbe un altro fascista a Rio de Janeiro che incatenerebbe doppiamente il Brasile. Se al contrario trionfasse il Brasile, la coscienza nazionale e democratica di questo paese e condurre al rovesciamento della dittatura di Vargas. Allo stesso tempo, la sconfitta dell’Inghilterra assesterebbe un colpo all’imperialismo britannico e darebbe impulso al movimento rivoluzionario del proletariato inglese. Bisogna proprio aver la testa vuota per ridurre gli antagonismi e i conflitti militari mondiali alla lotta tra fascismo e democrazia. Bisogna imparare a saper distinguere sotto tutte le loro maschere gli sfruttatori, gli schiavisti e i ladroni!''
Per capirci, Vargas era un signore che copiò integralmente la Costituzione polacca (nazista) del 1938. Il problema per Trotsky era semplicissimo; la sconfitta dell'imperialismo inglese -all'epoca l'imperialismo più forte- avrebbe posto le basi per la ripresa del conflitto di classe nei Paesi Coloniali, prerogativa -secondo lo sviluppo ineguale e combinato del capitalismo, per abbattere le borghesie occidentali. Qualche ottuso non ci ha riflettuto ma è la stessa linea emersa nel Congresso di Baku (1920), ed ora ripresa, in modo originale (a mio modesto parere) da teorici terzomondisti come Hosea Jaffe. L'attualità della posizione su citata è evidente anche davanti i possibili scenari di guerra imperialistica, come un attacco Usa-Istraele all'Iran (quello sì, baluardo dell'anticomunismo).
2. Sulla Siria, il primo regime siriano -quello di Assad padre- fu definito dal teorico trotskista (giusto per restare in tema di ''trotskologia'') Ted Grant, uno ''Stato operaio deformato''. Insomma il Ba'th siriano, almeno all'origine non era affatto un fronte di governo reazionario (anzi!). Ovviamente, nel corso dei decenni, la situazione è cambiata per vari aspetti, anche se non mi sembra questa la sede adatta per fare una analisi della genesi storica dei panarabismi.
3. In rapporto alle tue osservazioni devo obiettare ciò: 1) la Siria è un baluardo della resistenza palestinese, infatti Damasco custodisce la sede di Hamas; 2) durante la guerra in Irak, la Siria ha ospitato 300 mila profughi irakeni (la fonte è l'Alto Commissariato dell'ONU) e i flussi migratori non si fermano nemmeno ora; 3) mi sembra difficile parlare di una guerra fra il Ba'th e il popolo siriano, tanto più che il Partito comunista continua ad appoggiare il Governo centrale; 4) l'opposizione siriana è una alleanza fra Al Qaeda e i liberali filo-Occidentali, questo mi sembra abbastanza documento (vedi anche le ricerche di Thierry Meyssan).
Per il momento segnalo queste cose, poi si possono approfondire le singole questioni. Grazie dell'intervento.
Stefano Zecchinelli
A riguardo segnalo anche questo articolo molto interessante:
RispondiEliminahttp://aurorasito.wordpress.com/2011/11/20/i-deliri-della-sinistra-riguardo-la-libia-e-la-siria/
Concordo su molte cose, ovviamente tutte da discutere !!!