mercoledì 5 ottobre 2011

Chi sono gli indignati e come combattono contro gli antimperialisti, di Stefano Zecchinelli


''Le teorie di Milton Friedman gli sono valse il premio Nobel; al Cile hanno dato il generale Pinochet'' Eduardo Galeano

''Verrà il giorno che ve ne pentirete

beceri che strillate e muti che state zitti!
E se quel giorno non venisse, piangerei oggi per voi
e lo farei solo pensando ai vostri figli'' Bertolt Brecht


 ''La mia delegazione ed io stesso siamo vestiti dai nostri tessitori, dai nostri contadini. Non c’è un solo filo che venga d’Europa o d’America. Non faccio una sfilata di moda ma vorrei semplicemente dire che dobbiamo accettare di vivere africano. E’ il solo modo di vivere liberi e degni.
La ringrazio Signor presidente.
Patria o morte, vinceremo !'' Thomas Sankara

1. L’attuale scena politica non solo italiana, ma europea (se non di più), sembra dominata dal movimento degli indignati. Questo movimento nasce in Spagna e si è diffuso a macchia d’olio in tutta Europa. Il 15 ottobre gli indignati sono fra i principali promotori di una manifestazione politica a Roma, contro le manovre economiche del governo Berlusconi e contro la Banca Centrale Europea. Purtroppo non è tutto oro quello che luccica, e, da antimperialisti, sarebbe bene vedere la reale natura (purtroppo molto reazionaria) di questo movimento.

2. A riguardo si è detto molto altrove, ma non è male ricordare ai lettori (anche in questa sede) chi è Enrique Dans (promotore del movimento 15M spagnolo).
Dans ha studiato ‘’formazione aziendale’’ negli Usa, a UCLA ed a Harvard, e lavora con gruppi finanziari come Barclays, Bank, o Bancacivica. Niente male come presentazione.
Ha collaborato con Expansion, Cinco Dias, o Libertad Digital, pubblicando testi sulle economie neocapitaliste.
Il loro (mai dire il nostro, in questi casi) attualmente lavora per la IE Business School; alla faccia della giustizia sociale.
Si può trovare di molto meglio in giro su questo lugubre personaggio, e gli altri promotori del movimento, ma, come introduzione, è sempre bene preparare lo stomaco del lettore. Cari compagni vi preannuncio che questa faccenda è davvero molto losca.

3. Terminata nella ‘’sinistra colta’’ la vile apologia delle ‘’primavere arabe’’, e degli schifosissimi tagliagole di Bengasi, inizia la glorificazione di un nuovo movimento di massa, questa volta tutto occidentale.
Anche in questo caso, purtroppo, abbiamo dei minimi comuni denominatori che vanno ad accomunare tutte le mobilitazioni (siriane e spagnole, solo per fare due esempi): sono ‘’rivolte’’ che nascono in rete, attraverso l’utilizzo dei social network, e che chiedono un approfondimento della democrazia. Quindi il concetto di base da tenere a mente è quello di ‘’democrazia profonda’’.
Molto bene, adesso cercherò di chiarire – in estrema sintesi – il ruolo di social network come facebook – caratterizzanti (e qui ci vorrebbe un saggio a parte) il neocapitalismo (con l'astrazione dei rapporti sociali), e poi ritornerò – dico ritornerò perché ne ho parlato altrove 1 – sul concetto di ‘’democrazia profonda’’.

4. L’invenzione di facebook ha fatto di Mark Zuckerberg un multimiliardario. Molti non sanno, però, che la CIA ha investito moltissimo in questo social network, come dimostrano varie inchieste e qui segnalo quella di Tom Hodgkinson, pubblicata nel 2008 sul The Guardian (consiglio anche di Ernesto Carmona ‘’Facebook appartiene alla CIA?’’, reperibile nel sito Sotto le bandiere del marxismo).
Facebook è un enorme archivio globale che consente di tenere sotto controllo grandi fette sociali, e, come se questo non bastasse, dal 2006 la CIA l’ha utilizzato per reclutare nuovi agenti.
Il filosofo che sta dietro questo progetto, al di là del marketing dietro l’immagine di Zuckerberg, è il filosofo futurista Peter Thiel, il quale ha buttato giù la bellezza di 500.000 dollari in facebook, di cui possiede il 7% che consiste in 15 miliardi di dollari.
Adesso mi intessa fare qualche cenno al Thiel filosofo.

5. Thiel si laurea in filosofia a Stanford nel 1998, scrivendo un libro ‘’Il mito della diversità’’, dove afferma che il multiculturalismo porta alla perdita delle libertà individuali.
‘’Il loro’’ (riferito a Thiel) fa parte di TheVanguard.Org, un gruppo neoconservatore che definisce le sue teorie ‘’Reaganite/Thatcherite’’.
Il riferimento filosofico di Thiel è Renè Girard che manda avanti una teoria filosofica chiamata ‘’desiderio mimetico’’. Per Girard le persone tendono a copiarsi, e Thiel trasferisce questa dottrina al campo virtuale. Molto bene, ben venuti in facebook il regno vuoto della sostanza.
Chi ama l’imperialismo (pardon, la globalizzazione!) ama anche la cultura digitale che non conosce confini nazionali: si può fare ‘’amicizia’’ con una persona che vive dall’altra parte del mondo (magari senza sforzarsi di conoscere il vicino di camera), come si possono creare paradisi fiscali in isole sconosciute.
Thiel fa anche parte del ‘’Singularity Institute for Artificial Intelligence’’ (si può consultare il sito), che mira, attraverso l’uso delle alte tecnologie, a costruire un cervello virtuale più elevato di quello umano.
Insomma, i dominanti hanno creato questo strumento per, da una parte, togliere le persone dalla strada (in Inghilterra hanno già coniato il nome ‘’attivisti da tastiera’’), e dall’altra, per far identificare migliaia di persone con movimenti fasulli, una identificazione emotiva, dove dietro si cela il marketing politico del gran capitale (vedi i tagliagole di Bengasi che vestono Nike!). E’ tutto chiaro, come disse Orwell ‘’il Grande Fratello ti guarda’’.

6. Sulla ‘’democrazia profonda’’ ho già scritto tanto quindi adesso farò un piccolo riassunto, e rimanderò i lettori ai saggi dove approfondisco questo argomento.
In un tanto sputacchiato, dalla ‘’sinistra colta’’, saggio sui neoconservatori (‘’I tentacoli dei neoconservatori: da Hilter a Obama’’) ho affrontato questo problema parlando di Peter Eigen (su cui sono tornato in altri testi, di cui uno recentissimo), e Gene Sharp.
Il primo è il fondatore di Transparency International (principale fonte del giornale neo-liberista ‘’Il Fatto’’), il secondo dell’Istituto Albert Einstin. Rivediamo (in poche parole) di che si tratta.
La T.I. di Eigen diventa operativa dal 1993 e si propone di moralizzare l’economia attraverso organizzazioni sovrannazionali come Fondo Monetario Internazionale, o Banca Mondiale del Commercio. Non è casuale che la sua nascita, in Italia, è contestuale alla deindustrializzare dei settori strategici dell’industria nazionale; in questo c’è un chiaro filo nero fra il documento ‘’La crisi della democrazia’’ della Commissione Trilaterale (che dispone la deindustrializzazione dell’Italia) e l’operato di Eigen.
I marxisti che hanno chiara la categoria gramsciana di ‘’blocco storico’’ sicuramente sanno leggere gli avvenimenti della futura politica italiano (soprattutto in rapporto al nascente imperialismo europeo), e colgono, anche qui, la distinzione fra capitale nazionale e capitale internazionale.
Insomma, per chi ha un metodo valido (come il materialismo storico), questi ideologi della borghesia si sciolgono come neve al sole. Vado avanti.

Per ciò che riguarda Sharp segnalo soltanto il testo ‘’Come abbattere un regime’’ da poco pubblicato dalla Casa Editrice Chiare Lettere (vicina a ‘’Il Fatto’’ e ‘’Repubblica’’), che ha ispirato il fenomeno delle ‘’rivoluzioni colorate’’.
La Casa Editrice Chiare Lettere, inoltre, ha da poco pubblicato una raccolta di articoli di Antonio Gramsci ‘’Odio gli indifferenti’’; la CIA studia dai primi anni ’50 la teoria dell’egemonia culturale di Gramsci, e non è casuale, che voglia ora ripresentarlo (o almeno faccia il milionesimo tentativo di ripresentarlo) con teorico, non comunista, ma socialdemocratico. Gramsci gli resiste, non preoccupatevi cari compagni.
Ciò che di importante constato è come l’imperialismo crei movimenti di massa, interclassisti e quindi violentemente antioperai (brevemente dirò in cosa consiste il loro carattere antioperaio), per mandare avanti la sua eterna guerra a chi non privatizza.

7. Al di là delle dichiarazioni di facciata, favorite anche dalla demagogia di un sindacato giallo (signori avete capito bene, proprio così) come la FIOM, lo studentame è violentemente antioperaio, e questo elemento si coglie nella folle equiparazione studenti uguale operai. Il ’68 ha prodotto il demenziale slogan ‘’lo studente è un futuro operaio’’ mentre dava alla borghesia i Giuliano Ferrara e gli Adriano Sofri (che ora urla come un porco ai bombardamenti NATO); ma ristabiliamo, da marxisti, la verità che poi esce fuori in pochissime parole (ed io non voglio dilungarmi). Quando lo studentame fa le sue manifestazioni non blocca la circolazione di plusvalore (a differenza degli scioperi degli operai) quindi non fa nessun danno al capitalismo nazionale, cosa che invece viene fatta dagli operai.
Insomma un po’ di analisi marxista è sempre importante per rimettere a posto le cose.

8. Ritorno agli indignati e dico alcune cose sul manifesto (che riporterò in fondo all’articolo) dei Giovani Comunisti (i giovani della Federazione della Sinistra), manifesto promosso come Alternativa Ribelle.
In questo manifesto non si legge una parola contro il neo-colonialismo, sullo scontro inter-imperialistico, a sostegno (un sostegno incondizionato, senza se e senza ma) ai movimenti di liberazione nazionale, insomma una vera vergogna.
Quello che non viene colto (o non si è voluto cogliere) è il rapporto diretto fra lo smantellamento dello Stato sociale (e poi, come spiega molto bene il teorico marxista Amadeo Bordiga nell’articolo ‘’Pubblica utilità e cuccugna privata’’, il pubblico non è il ‘’bene comune’’) e il gioco dell’imperialismo in Nord Africa.

Il 15 ottobre 1987 una eroica figura del movimento comunista africano, Thomas Sankara, veniva ucciso dagli sgherri delle potenze occidentali. Il 29 luglio dello stesso anno, l’eroico comunista della Burkina Faso, aveva pronunciato un importante discorso sul debito pubblico. Bene, il modo attraverso cui bisogna affrontare la questione resta questo (e riporto una parte del bellissimo discorso), quello del grande Thomas:

‘’ Il debito nella sua forma attuale, controllata e dominata dall’imperialismo, è una riconquista dell’Africa sapientemente organizzata, in modo che la sua crescita e il suo sviluppo obbediscano a delle norme che ci sono completamente estranee. In modo che ognuno di noi diventi schiavo finanziario, cioè schiavo tout court, di quelli che hanno avuto l’opportunità, l’intelligenza, la furbizia, di investire da noi con l’obbligo di rimborso. Ci dicono di rimborsare il debito. Non è un problema morale. Rimborsare o non rimborsare non è un problema di onore.Signor presidente, abbiamo prima ascoltato e applaudito il primo ministro della Norvegia intervenuta qui. Ha detto, lei che è un’europea, che il debito non può essere rimborsato tutto. Il debito non può essere rimborsato prima di tutto perché se noi non paghiamo, i nostri finanziatori non moriranno, siamone sicuri. Invece se paghiamo, saremo noi a morire, ne siamo ugualmente sicuri. Quelli che ci hanno condotti all’indebitamento hanno giocato come al casinò. Finché guadagnavano non c’era nessun problema ; ora che perdono al gioco esigono il rimborso. E si parla di crisi. No, Signor presidente. Hanno giocato, hanno perduto, è la regola del gioco. E la vita continua.Non possiamo rimborsare il debito perché non abbiamo di che pagare. Non possiamo rimborsare il debito perché non siamo responsabili del debito. Non possiamo pagare il debito perché, al contrario, gli altri ci devono ciò che le più grandi ricchezze non potranno mai ripagare : il debito del sangue. E’ il nostro sangue che è stato versato. Si parla del Piano Marshall che ha rifatto l’Europa economica. Ma non si parla mai del Piano africano che ha permesso all’Europa di far fronte alle orde hitleriane quando la sua economia e la sua stabilità erano minacciate. Chi ha salvato l’Europa ? E’ stata l’Africa. Se ne parla molto poco. Così poco che noi non possiamo essere complici di questo silenzio ingrato. Se gli altri non possono cantare le nostre lodi, noi abbiamo almeno il dovere di dire che i nostri padri furono coraggiosi e che i nostri combattenti hanno salvato l’Europa e alla fine hanno permesso al mondo di sbarazzarsi del nazismo.Il debito è anche conseguenza degli scontri. Quando ci parlano di crisi economica, dimenticano di dirci che la crisi non è venuta all’improvviso. La crisi è sempre esistita e si aggraverà ogni volta che le masse popolari diventeranno più coscienti dei loro diritti di fronte allo sfruttatore. Oggi c’è crisi perché le masse rifiutano che le ricchezze siano concentrate nelle mani di pochi individi. C’è crisi perché pochi individui depositano nelle banche estere delle somme colossali che basterebbero a sviluppare l’Africa intera. C’è crisi perché di fronte a queste ricchezze individuali che hanno nomi e cognomi, le masse popolari si rifiutano di vivere nei ghetti e nei bassi fondi. C’è crisi perché i popoli rifiutano dappertutto di essere dentro una Soweto di fronte a Johannesburg. C’è quindi lotta, e l’esacerbazione di questa lotta preoccupa chi ha il potere finanziario’’.

Sankara da leader marxista sapeva molto bene che organi come il Fondo Monetario Internazionale servivano ai capitalismi occidentali per mantenere la loro egemonia. E’ importante capire che la libera circolazione dei capitali richiede degli assestamenti sovrastrutturali, e quindi, di volta in volta, compaiono strutture come la Banca Mondiale del Commercio, come la BCE, la Nuova Europa di Lisbona, solo per citarne alcune.

Allora si combatte la BCE perché si combatte l’imperialismo europeo, e quindi si devono sostenere i movimenti di emancipazione fuori dal ‘’tardocapitalismo’’ (Ernest Mandel). Lo capisce questo lo squallido studentame interclassista, la mafiosissima corporazione universitaria, il circo mediatico televisivo, un sindacato giallo come la FIOM, l’odiosa ‘’sinistra colta’’? Ma lasciamo stare, questi sono i più miserabili lustra scarpe che George Soros abbia mai avuto.

9. Una delle balle più forti degli indignati italioti è che il debito pubblico in Italia è stato portato alle stelle dai governi craxiani degli anni ’80. Certo che il maiale Craxi ci ha messo del suo per schiacciare i diritti dei lavoratori, dimostrandosi, tutto sommato, un mediocre ma onesto agente del capitale nazionale (ENI, ENEL, Finmeccanica, ecc…). Insomma c’era ancora l’imperialismo straccione italiano, e Craxi era un suo agente, mediocre, molto più simile ad un maiale che ad un essere umano, ma in fondo, con il capitale nazionale, onesto (e infatti gli yankee l’hanno fatto saltare con il golpe giudiziario di Mani Pulite).
Il debito pubblico è un problema che riguarda il modo di produzione capitalistico (e non il politico corrotto), e come condizione globale del neocapitalismo (quindi bisogna aggiornare certe categorie) ha come data di riferimento il 1971. Che cosa è successo nel 1971? Nixon, presidente Usa, chiude la riserva di oro americana, e l’imperialismo Usa inizia a scaricare le sue crisi interne sugli altri Stati sovrani. Insomma, di conseguenza, viene adottato il modello neoliberale.
In questa ultima parte del mio intervento accennerò ai passaggi (anche questi trattati, per alcune parti, da me altrove; e alla fine darò al lettore tutti i testi di riferimento) che portano alla nascita del modello neoliberista, e poi dirò qualcosa (da non economista) sull’analisi marxiana del debito pubblico.

10. Nel 1973 nasce la Commissione Trilaterale in continuità con il Memorandum di Lewis Powell del 1971. Il 1971 e il 1973 sono due date magiche per le nuove destre economiche. La Commissione Trilaterale affida a questi tre intellettuali, Huntington, Crozier, e Watanuki, il compito di scrivere il manifesto delle nuovo neo-imperialismo, ‘’La crisi della democrazia’’, che poi si perfezionerà con la teoria sullo ‘’scontro di civiltà’’ di Huntington. Un altro architetto del genocidio imperialistico è l’economista, scuola di Hayek, Milton Friedman, il quale fu il massimo esponente della Scuola di Chicago. Bene, muniti di una forte ideologia, i neoconservatori dichiarano guerra al mondo libero, e ai popoli in lotta.
Per fare capire come funziona realmente la truffa del debito pubblico nel neocapitalismo (va bene che potrebbe bastare il discorso di Thomas Sankara ma è sempre meglio approfondire) faccio l’esempio del Cile di Pinochet, tanto ben voluto dagli economisti liberali yankee.

11. Pinochet era un demente autoritario – l’uomo giusto per Washington -  ma non sapeva nulla di economia.
I Chicago Boys impedirono un ritorno alla democrazia e vennero nominati ministri del generale, con un ruolo prediletto che fu ricoperto da Sergio de Castro, l’autore del ‘’Mattone’’, una specie di ‘’Bibbia’’ per questi assassini sul libro pago di Washington.
Questi economisti vennero chiamati ‘’i tecnici’’, in rapporto alla loro ideologia che diceva che sistemare l’economia è una questione scientifica e non di scelte umana effettive.
Durante il primo anno e mezzo, Pinochet seguì le indicazioni dei suoi consulenti privatizzando l’industria di Stato, alcune banche, permise nuove forme di finanza speculativa, aprì le frontiere al capitale privato finanziario straniero.
Con il plauso dei governanti della Casa Bianca nel 1974 l’inflazione toccò il 375%, il tasso più alto nel mondo.
Ovviamente Sergio de Castro e consorti sostenevano che il problema stava nel fatto che le loro teorie venissero applicate male.
Nel 1975 Milton Friedman e Arnold Harberger andarono a Santiago a fare visita a Pinochet.
Friedman, accolto con tutti gli onori, esortò il generale a continuare con i tagli e le privatizzazioni, abbandonandosi al libero mercato, e dando carta bianca alle imprese straniere.
Nel 1975 Pinochet e de Castro tagliarono la spesa pubblica del 27% e continuarono fino al 1980.
Furono privatizzate quasi cinquecento imprese e banche statali, e il risultato fu la perdita di 177.000 mila posti di lavoro nell’industria fra il 1973 e il 1983.
Il generale cileno fu il primo leader politico a provocare una depressione economica volontariamente: nel primo anno l’economia cilena si è contratta del 15% e la disoccupazione è salita dal 3% al 20%, una vera macelleria sociale sponsorizzata dal condor a stelle e strisce.
Gli ideologi americani si complimentarono con Friedman e Pinochet, ed addirittura Hayek si recò più volte in Cile durante la dittatura, scegliendo nel 1981 Vina del Mar, come sede della conferenza della Mont Pelerin Society, il baricentro delle ‘’rivoluzioni’’ manageriali.

Una vergogna che la schifosa corporazione universitaria non potrà mai cancellare e che noi dobbiamo gridare con forza.

Orlando Letelier, diplomatico socialista del governo Allende, e poi attivista anti-Pinochet, scrisse alla fine di agosto del 1976 un articolo dove imputò direttamente a Friedman i crimini, a riguardo degli assassini, di Pinochet.
Ma cediamo la parola al nobilissimo dissidente cileno:

‘’Il piano economico andava imposto, e nel contesto cileno ciò si poteva fare solo uccidendo migliaia di persone, costruendo campi di concentramento in tutto il Paese, imprigionando più di 100.000 persone in tre anni. La regressione per la maggioranza e la libertà economica per piccoli gruppi privilegiati sono, in Cile, due facce della stessa medaglia’’.

Il 21 settembre 1976 Letelier fu ucciso dalla polizia segreta pinochettista.

Allora il modello cileno è un semplice esempio, esaltato e ripreso più volte (si veda la Russia dopo lo scioglimento delle Repubbliche popolari) dai liberali, di come gli Usa deindustrializzano gli Stati sovrani. Qualche collegamento con Craxi, Berlusconi, Tremonti? Ma non fatemi ridere!

12. Come promesso dirò qualche cosa sullo studio marxiano del debito pubblico, e poi trarrò le dovute conclusioni.
Marx parla del debito pubblico nel Capitolo 24 del primo libro del Capitale, quando spiega l’accumulazione originaria.
Il debito pubblico è l’unica parte della ricchezza nazionale di cui i popoli moderni entrano in possesso; da qui – ecco svelato il trucco – l’ideologia dello Stato sociale, e quindi quello che dicevo su a riguardo del rapporto pubblico/privato.
Il D.P. conferisce al denaro (che è improduttivo) la facoltà di procreare e quindi lo trasforma in capitale senza che questo debba sottoporsi al rischio degli investimenti industriali. I creditori non danno proprio niente dato che la somma prestata viene trasformata in obbligazioni facilmente trasferibili, e che continuano a funzionare come se fossero banconote.
Il D.P. ha fatto nascere ‘’la Borsa e la bancocrazia moderna'' nell'ottocento, mentre più tardi farà nascere l’imperialismo (in Marx manca una analisi completa del mercato globale).
Cedo un attimo la parola a San Marx:

‘’ Con i debiti pubblici è sorto un sistema di credito internazionale che spesso nasconde una delle fonti dell’accumulazione originaria di questo o di quel popolo. Così le bassezze del sistema di rapina veneziano sono ancora uno di tali fondamenti arcani della ricchezza di capitali dell’Olanda, alla quale Venezia in decadenza prestò forti somme di denaro. Altrettanto avviene fra l’Olanda e l’Inghilterra. Già all’inizio del secolo XVIII le manifatture olandesi sono superate di molto, e l’Olanda ha cessato di essere la nazione industriale e commerciale dominante. Quindi uno dei suoi affari più importanti diventa, dal 1701 al 1776, quello del prestito di enormi capitali, che vanno in particolare alla sua forte concorrente, l’Inghilterra. Qualcosa di simile si ha oggi fra Inghilterra e Stati Uniti: parecchi capitali che oggi si presentano negli Stati Uniti senza fede di nascita sono sangue di bambini che solo ieri è stato capitalizzato in Inghilterra’’ (Karl Marx, Il Capitale, Capitolo 24 accumulazione originaria).

Nascita di un sistema creditizio internazionale, è stato proprio così; Marx non ha fatto in tempo a parlare dell’imperialismo ma è chiaro che c’è un filo direttissimo fra il suo testo e il discorso di Thomas Sankara su, da me, citato. Mi fermo qui a riguardo.

13. Comincio a fare le prime riflessioni conclusive sul movimento degli indignati e sulle loro debolissime analisi (e rivendicazioni):

1) Il debito pubblico fa parte del funzionamento del modo di produzione capitalistico, quindi combattere contro istituzioni come la BCE, significa avanzare delle rivendicazioni transitorie (e su questo Trotsky aveva ragione) che mettano in dubbio l’esistenza del capitalismo stesso.

2) Fra le attuali guerre inter-imperialistiche e la distruzione dei diritti sociali e democratici nei Paesi ‘’tardocapitalistici’’ c’è un rapporto diretto. Non si può combattere l’Unione Europea, senza essere solidali (e magari appoggiare attivamente) i popoli aggrediti dall’imperialismo europeo; quindi ora Libia (riferendomi ai lealisti) e Siria (riferendomi al legittimo governo Assad, care anime belle!), tanto per cominciare.

Queste sono le prime due cose che mi preme rilevare. Mi avvio verso il congedo dai lettori dando il colpo di grazia a questi urlatori di piazza.

14. Posso inchiodare il movimento degli indignati su questi tre punti chiave:

1) La crisi economica non è causata dal politico corrotto o dall’economista incapace, ma è parte integrante di questa ‘’formazione economico-sociale’’ (Lenin) capitalistica.
La corruzione si pone in continuità con un involucro politico che non corrisponde più al suo contenuto (struttura economica liberale). Volere invertire i termini creando, sulla base di ciò, grandi movimenti di massa è un vecchio trucco di marca Soros-Sharp che con un marxista non può funzionare.

2) Abbiamo un evidente utilizzo della neo-lingua per mascherare (consciamente o non, in questo caso è poco rilevante) il gioco del neo-colonialismo: l’imperialismo diventa la globalizzazione; l’esportazione dei capitali riguarda i ‘’paesi in via di sviluppo''; la spoliazione di popoli sovrani è la ‘’missione umanitaria''; l’introduzione di capitali stranieri in una economia nazionale è il pluralismo politico.

3) Il carattere interclassista del movimento che fa leva su un ceto parassitario, che non produce plusvalore ma, al contrario, porta avanti l’ideologia dominante, come lo studentame.

Questo è tutto, sarà la putrescenza capitalistica e il lavoro assiduo dei comunisti a rafforzare le strutture di classe e a spazzare via, una volta per tutte, questi fantocci dell’imperialismo yankee, che ormai è giunto al capolinea.

Note:

1) Ecco i link dei miei articoli sulle questioni su poste:

http://bentornatabandierarossa.blogspot.com/2011/08/le-democrazie-manipolate-dal-dopoguerra.html
http://bentornatabandierarossa.blogspot.com/2011/07/il-vero-volto-della-comunita-europea-da.html
http://bentornatabandierarossa.blogspot.com/2011/06/i-tentacoli-dei-neoconservatori-da.html

2) Naomi Klein ''Shock Economy'', BUR Rizzoli 2010

3) Ecco il link del manifesto dei Giovani Comunisti: http://www.reblab.it/2011/10/alternativa-ribelle-15-ottobre-siamo-un-esercito-di-sognatori-per-questo-siamo-invincibili/?fb_comment_id=fbc_5006854513053_678232_5006857049053

Altri siti consultati:

1)      http://lombardia.indymedia.org/node/38886
2)     http://bentornatabandierarossa.blogspot.com/2011/06/ne-rivoluzione-colorata-ne-rivoluzione.html
3)     http://www.webalice.it/mario.gangarossa/sottolebandieredelmarxismo_dossier/2009_06_ernesto-carmona_facebook-appartiene-alla-cia.htm

Stefano Zecchinelli 


3 commenti:

  1. Ottimo articolo, magari un po' prolisso. Solo una nota. Trotsky diceva: “In una guerra tra il Brasile fascista e l'Inghilterra democratica, difenderemo il Brasile fascista", ciò in base al principio che l'Inghilterra imperialista del tempo era uno dei nemici principali e la sua sconfitta avrebbe avvantaggiato la lotta non solo dei popoli oppressi, ma dello stesso proletariato inglese,
    Il "piccolo" problema con Bashar al-Assad è che la guerra non la sta facendo a Israele o agli USA (come fece Saddam)* ma buona parte del suo stesso popolo di poveracci e la fa in nome e per conto della rapace e corrotta borghesia alawita. Come cazzo si fa a sostenerlo?
    * La Siria fece parte della Santa alleanza di Bush padre per invadere l'Iraq nel gennaio 1991, e ha avallato l'occupazione del 2003. Che eri antimperialisti questi Assad?!

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  2. 1. Trotsky nella intervista a Matteo Fossa, del 3 settembre 1938, dice:

    ''Il Brasile regna oggi un regime semifascista che qualunque rivoluzionario può solo odiare. Supponiamo, però che domani l’Inghilterra entri in conflitto militare con il Brasile. Da che parte si schiererà la classe operaia in questo conflitto? In tal caso, io personalmente, starei con il Brasile “fascista” contro la “democratica” Gran Bretagna. Perché? Perché non si tratterebbe di un conflitto tra democrazia e fascismo. Se l’Inghilterra vincesse si installerebbe un altro fascista a Rio de Janeiro che incatenerebbe doppiamente il Brasile. Se al contrario trionfasse il Brasile, la coscienza nazionale e democratica di questo paese e condurre al rovesciamento della dittatura di Vargas. Allo stesso tempo, la sconfitta dell’Inghilterra assesterebbe un colpo all’imperialismo britannico e darebbe impulso al movimento rivoluzionario del proletariato inglese. Bisogna proprio aver la testa vuota per ridurre gli antagonismi e i conflitti militari mondiali alla lotta tra fascismo e democrazia. Bisogna imparare a saper distinguere sotto tutte le loro maschere gli sfruttatori, gli schiavisti e i ladroni!''

    Per capirci, Vargas era un signore che copiò integralmente la Costituzione polacca (nazista) del 1938. Il problema per Trotsky era semplicissimo; la sconfitta dell'imperialismo inglese -all'epoca l'imperialismo più forte- avrebbe posto le basi per la ripresa del conflitto di classe nei Paesi Coloniali, prerogativa -secondo lo sviluppo ineguale e combinato del capitalismo, per abbattere le borghesie occidentali. Qualche ottuso non ci ha riflettuto ma è la stessa linea emersa nel Congresso di Baku (1920), ed ora ripresa, in modo originale (a mio modesto parere) da teorici terzomondisti come Hosea Jaffe. L'attualità della posizione su citata è evidente anche davanti i possibili scenari di guerra imperialistica, come un attacco Usa-Istraele all'Iran (quello sì, baluardo dell'anticomunismo).

    2. Sulla Siria, il primo regime siriano -quello di Assad padre- fu definito dal teorico trotskista (giusto per restare in tema di ''trotskologia'') Ted Grant, uno ''Stato operaio deformato''. Insomma il Ba'th siriano, almeno all'origine non era affatto un fronte di governo reazionario (anzi!). Ovviamente, nel corso dei decenni, la situazione è cambiata per vari aspetti, anche se non mi sembra questa la sede adatta per fare una analisi della genesi storica dei panarabismi.

    3. In rapporto alle tue osservazioni devo obiettare ciò: 1) la Siria è un baluardo della resistenza palestinese, infatti Damasco custodisce la sede di Hamas; 2) durante la guerra in Irak, la Siria ha ospitato 300 mila profughi irakeni (la fonte è l'Alto Commissariato dell'ONU) e i flussi migratori non si fermano nemmeno ora; 3) mi sembra difficile parlare di una guerra fra il Ba'th e il popolo siriano, tanto più che il Partito comunista continua ad appoggiare il Governo centrale; 4) l'opposizione siriana è una alleanza fra Al Qaeda e i liberali filo-Occidentali, questo mi sembra abbastanza documento (vedi anche le ricerche di Thierry Meyssan).

    Per il momento segnalo queste cose, poi si possono approfondire le singole questioni. Grazie dell'intervento.

    Stefano Zecchinelli

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  3. A riguardo segnalo anche questo articolo molto interessante:

    http://aurorasito.wordpress.com/2011/11/20/i-deliri-della-sinistra-riguardo-la-libia-e-la-siria/

    Concordo su molte cose, ovviamente tutte da discutere !!!

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