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Se da un lato durante il capitalismo industriale vi fu un forte incremento del consumo di carne, dall’altro, soprattutto nelle grandi città, si diffuse la causa vegetariana, che fino a quel momento era circoscritta ad un gruppo relativamente ristretto di Pitagorici, radicali ed eccentrici. Un forte sentimento di compassione per gli animali si diffuse in modo particolare in Inghilterra, dove la regina Vittoria prestò il proprio nome per tale causa e dove i movimenti antivivisezione attirarono sempre più adepti, come anche in Germania e Francia.
Le basi ideologiche erano già state sedimentate nel primo secolo d.C. con Seneca, e successivamente nel terzo secolo attraverso gli scritti di Porfirio, seguace della dottrina neoplatonica. Nel XVII secolo iniziano a farsi sentire ferventi sostenitori della tesi secondo la quale il consumo di carne animale fosse esteticamente ripugnante e generasse volgarità spirituale, oltre ad essere dannoso. (Ancor prima, Shakespeare aveva causato a Thersite la derisione di Aiace, che lo aveva definito “Tu signore bastardo di carne bovina”).
Nel XVII secolo, Thomas Tryon rifiutò il consumo della carne in parte perché contrario “all’assassinio e all’oppressione dei suoi simili” in parte perché la carne conferiva all’uomo“ una natura crudele e bestiale”. Quando Adamo ed Eva, a seguito dall’espulsione dal paradiso, iniziarono a nutrirsi di carne, guerre e conflitti ebbero inizio in tutta l’umanità. Tryon inoltre era contrario alla schiavitù, al maltrattamento dei malati mentali e alla discriminazione dei mancini. Il diciottesimo secolo continuò a produrre una serie di argomenti a favore del vegetarianismo. Gli scienziati discutevano del fatto che l’uomo non fosse fatto per essere carnivoro, data la disposizione di denti e intestino. I moralisti continuarono ad accusare la violenza praticata agli animali durante la macellazione contro benevolenza e compassione. I macellai erano oggetto di rimprovero, come il poeta John Gay esortava:
Per sfuggire al vassoio untuoso del carnefice,
i Macellai, con le mani tinte da una disgustosa macchia
di sangue, Sempre sono in testa alla fila dei boia.
i Macellai, con le mani tinte da una disgustosa macchia
di sangue, Sempre sono in testa alla fila dei boia.
I commissari britannici reali, un secolo più tardi, trovarono che lavorare nei macelli fosse un’attività demoralizzante. Lo storico Keith Thomas osserva come nel 1790 il vegetarianismo avesse avuto connotazioni radicali se non millenarie. John Oswald era uno scozzese radicale che aveva acquisito le abitudini vegetariane dagli indù, mentre era al servizio di un reggimento situato in un altopiano indiano. Scrisse l’opera “The Cry of Nature” e morì combattendo per i Giacobini contro Chouans in Vandea.
A Salford William Cowherd fondò la “Bible Christian Church”, setta separatista della Chiesa Svedese. Il vegetarianismo era condizione fondamentale per potervi accedere, e trecento membri furono chiamati a riunirsi in nome della salute, dello gnosticismo e di una vita misurata. William Metcalfe, discepolo di Cowherd, condusse un gruppo di membri della “Bible Christian Church” a Philadelphia, dove Metcalfe nel 1830 convertì Sylvester Graham, il quale divenne celebre portavoce del vegetarianismo, della sobrietà della vita e sostenitore della farina non setacciata (1), attingendo al lavoro del medico londinese William Lamb. John Frank Newton, paziente di quest’ultimo, scrisse poi “The Return to Nature”, che influenzò notevolmente il poeta Shelley, nella sua opera “Vindication of Natural Diet” del 1812.
Squilibrio nazista
Sarebbe però vile accentuare il timbro utopico della gran parte del pensiero vegetariano, senza considerare il legame tra le abitudini vegetariane e l’attenzione per gli animali da parte dei nazisti. Nell’aprile 1993, subito dopo l’ascesa al potere, i nazisti approvarono alcune leggi che disciplinavano la macellazione degli animali. Lo stesso anno, più tardi, Herman Goering annunciò la fine delle “insopportabili torture e sofferenze compiute nella sperimentazione animale” e, in un’ammissione estremamente insolita circa l’esistenza di tali istituzioni, minacciò di “rinchiudere nei campi di concentramento coloro che pensassero di poter continuare a trattare gli animali come una proprietà inanimata”. Il divieto di vivisezione venne emanate in Baviera e Prussia, anche se più tardi fu in parte abrogato. Cavalli, gatti e scimmie furono selezionati quali specie da proteggere. Nel 1936 venne approvata una legge speciale sulle modalità di spedizione di ostriche e granchi, al fine di mitigare le ultime agonie. I crostacei dovevano essere gettarti rapidamente nell’acqua bollente. Burocrati del Ministro dell’Interno Nazista produssero eruditi scritti di ricerca sui metodi più dolci di uccisione.
Furono inoltre approvate delle leggi per la protezione degli animali selvatici, sotto protocolli alquanto eugenetici: “Il dovere di un vero cacciatore è quello, non soltanto di dover cacciare, ma anche allevare e proteggere gli animali selvatici affinché emerga e venga preservata una razza più variegata, forte e sana”. I nazisti erano molto preoccupati per le specie in via di estinzione e Goering costituì delle riserve naturali per proteggere alci, bisonti, orsi e cavalli servaggi. (Goering definì le foreste “Cattedrali di Dio”, echeggiando l’espressione di John Muir, uno dei padri del movimento americano dei parchi nazionali, e oppositore degli indiani). Lo scopo della legge per la Protezione degli animali era, come dichiara la stessa introduzione, “svegliare e rafforzare la compassione come uno dei valori più alti del popolo tedesco”. Gli animali dovevano essere protetti per il loro bene piuttosto che essere appendice alla morale umana e alla condizione materiale. Questo venne accolto come un nuovo concetto morale. Nel 1934, una conferenza internazionale a Berlino sulla tematica inerente la protezione degli animali, vide il podio addobbato con svastiche e coronato da uno striscione che dichiarava “Ci vorranno intere epoche di amore per ripagare gli animali del loro valore e servizio”.
I capi nazisti erano conosciuti per l’amore verso i loro animali e verso altri tipi di animali, in particolare i predatori dominati come il lupo e il leone. Hitler, vegetariano che detestava la caccia, adorava i cani e trascorse parte delle sue ultime ore in compagnia di Blondi, che accompagnava fuori dal bunker per una passeggiata, mettendo a repentaglio la sua stessa vita. Dimostrava un certo entusiasmo per gli uccelli ma in modo particolare per i lupi. Il suo nome in codice era Herr Wolf. Molti dei suoi quartieri generali provvisori avevano come prefisso “Wolf, come per esempio Wolfschanze, nella Prussia dell’est, di cui Hitler disse “Io sono il lupo e questa è la mia tana”. Si divertiva inoltre a fischiettare la melodia, tratta dal film della Walt Disney sulla Grande Depressione, “Who’s Afraid of the Big BadWolf”, che racconta la storia dei Tre Porcellini. Nota è la dichiarazione di Goebbels, nella quale afferma ”Il vero amico che rimane al termine della vita è il cane.. più conosco la specie umana, più mi interesso del mio Benno”. Goebbels inoltre concordava con Hitler sul fatto che “mangiare carne è una perversione della nostra natura umana” e che la religione cristiana fosse “sintomo di decadenza” in quanto non incoraggia il vegetarianismo. Anche Rudolf Hess possedeva un animale domestico, al quale era molto affezionato.
Da una parte, mostri di crudeltà verso gli esseri umani, dall’altra gentili verso gli animali attenti ai loro interessi. In un acuto saggio, (“Understand, ing Nazi Animal Protection and the Holocaust“) Arnold Arluke e Boria Sax presentano tre osservazione proprio su queste contraddizioni. Una, come ben nota, quella che molti leader nazisti nutrivano affetto verso gli animali ma antipatia verso gli umani. Un maragià diede ad Hitler alcuni film, nei quali gli animali uccidevano persone. Il Führer li guardò serenamente. Un altro film mostrava invece delle persone che uccidevano degli animali. Hitler si coprì gli occhi e pregò di essere informato quando il massacro fosse terminato. Nello stesso passaggio del suo diario degli anni venti, Goebbels scrive “Non appena trascorro tre giorni con una persona, non mi piace più… ho imparato a disprezzare l’essere umano dal profondo della mia anima”.
Parsifal
Secondo: le misure di protezione degli animali “potrebbero essere state un pretesto legale per attaccare gli Ebrei, i Nazisti si alleavano con gli animali in quanto entrambi erano raffigurati come vittime di ‘oppressori’ quali gli Ebrei”. Centrale, in questa equazione, fu il compositore Richard Wagner, fervente vegetariano, che incoraggiò gli attacchi ai laboratori e l’assalto fisico nei confronti di coloro che praticavano la vivisezione, che egli associava agli Ebrei, probabilmente per il metodo di uccisione kasher. Identificando i vivisezionisti con il nemico, Wagner scrisse che la vivisezione delle rane erano “la maledizione della nostra civilizzazione”. Coloro che fallirono nell’intento di liberare le rane erano “nemici dello stato”.
La vivisezione, dal punto di vista di Wagner, era scienza meccanicistica, estrusione di un intellettualismo razionalista che assaliva l’unità della natura, di cui ogni uomo è parte. Credeva che la purezza della razza Ariana fosse stata compromessa dal fatto di mangiare carne e dalla mescolanza di razze. Una dieta priva di carne più l’Eucarestia, avrebbero generato un ritorno allo stato originale puro. Wagner, prese a prestito dal monaco viennese Adolf Lanze, l’idea secondo la quale all’inizio c’erano Ariani e Primati, i Tedeschi erano più vicini ai primi e gli Ebrei ai secondi. Il cuore dell’impresa consisteva nel perfezionare la razza e purificare l’elemento più rozzo. Questo valeva anche per gli animali, in un processo ininterrotto di purificazione.
Per finire, come hanno dichiarato Arluke e Sax, “i Nazisti abolirono le distinzioni morali tra animali e persone, considerando queste ultime come gli animali. Il risultato fu che gli animali potevano essere considerati esseri “superiori” alle persone. La bionda bestia Ariana di Nietzche rappresentava l’animalità al grado più elevato, paragonabile a quello della natura selvaggia. Ma la spiritualità poteva essere associata con gli animali destinati alle tavole, come in questo pezzo di propaganda agricola tedesca: I popoli nordici assegnano al maiale l’onore più elevato possibile… nel culto del popolo tedesco il maiale occupa il primo posto ed è il primo tra gli animali domestici… la predominanza del maiale, l’animale sacro destinato al sacrificio tra i popoli nordici, ha tratto la propria originalità dai grandi alberi della foresta Tedesca. I semiti non comprendono il maiale, essi rifiutano il maiale, mentre questo animale occupa il primo posto nel culto del popolo nordico”.
Ariani e animali erano alleati in una lotta contro i contaminatori, i vivisezionatori e le creature inferiori. “Il Führer”, scrisse Goebbels, “è profondamente religioso, sebbene completamente anti-crisitiano. Egli vede il Cristianesimo come un sintomo di decadenza. Ed è vero. È un ramo della razza ebraica… Entrambi [Giudaismo e Cristianesimo] non hanno alcun elemento di congiunzione co l’elemento animale, e perciò, alla fine verranno distrutti. Il Führer è un convinto vegetariano per principio”.
La purificazione della razza spesso era vista in termini di miglioramento agricolo, inteso come eliminazione del bestiame povero con lo scopo di migliorarne la qualità del branco. Martin Bormann si dedicò sia allo studio dell’agricoltura sia alla gestione di una grande tenuta. Himmler è stato allevatore di pollame. I medici ricercatori durante il Terzo Reich, scrivono Arluke e Sax, trattavano i Tedeschi come bestiame. Per esempio, coloro che avevano familiarità con i campi di concentramento di Mengele, credevano che la sua noncuranza di fronte alla sofferenza delle vittime fosse dovuta a questa passione di voler creare una razza superiore geneticamente pura, come quando si allevano cavalli”.
Quella razza Ariana contaminatrice era costituita da “animali inferiori” e doveva essere eliminata. Vedere queste persone come forme di animali inferiori, permise l’avvio di un massacro. Hoss, comandante di Auschwitz, amava molto gli animali, soprattutto i cavalli, e dopo una dura giornata di lavoro nel campo della morte, gli piaceva girare tra le stalle. “L’identità tedesca nazista” conclusero Arluke e Sax, “ contava sul confondere la linea di confine tra animali e umani e la costituzione di un’unica gerarchia filogenetica, che alterava le distinzioni e gli imperativi convenzionali tra umani e animali… Come parte dell’ordine umano, i Tedeschi di razza Ariana dovevano essere allevati come bestiame mentre gli “animali inferiori” o “sub-umani”, come gli Ebrei e altre vittime dell’Olocausto, dovevano essere sterminati come parassiti a testamento del nuovo ordine “naturale” e “biologico” ideato dal Terzo Reich”.
I sostenitori dei diritti degli animali e i vegetariani spesso ridono del fatto che furono i Nazisti a bandire la vivisezione. Infatti la vivisezione continuò durante il Terzo Reich. La rivista Britannica “The Lancet” commentò in merito alla legge del 1933 sulla sperimentazione animale che “si può osservare dai testi di queste norme, che quelle restrizioni imposte [in Germania] seguono molto vicine a quelle imposte in [Inghilterra].
La morale non sta nel fatto che ci sia qualcosa di intrinsecamente nazista nella campagna contro la vivisezione o nel condannare il consumo di carne animale o nel profanare le crudeltà dei mattatoi o degli allevamenti intensivi. La morale è che le ideologie della natura intrise di una corrotta teoria delle razze e di un degradato romanticismo, possono portare le persone ad imboccare la strada sbagliata, una strada il cui capolinea era il mattatoio per umani “malsani”, costruito come immagine rovesciata del campo di sterminio per animali (presumibilmente) sani da consumare dagli esseri umani. Per i Nazisti i loro campi di sterminio erano, in un certo senso, la rivincita del romanticismo dei mattatoi e l’hogsqueal (2) dell’universo che riecheggiavano negli Union Stockyards di Chicago.
Fonte: www.counterpunch.org/
22.11.2018
Questo saggio è tratto da Dead Meat di Sue Coe e Alexander Cockburn.
Tradotto per www.comedonchisciotte.org da Elena Scapin
Note a cura della traduttrice
(1) La farina di Graham è un tipo di farina di grano intero così chiamata dal nome del ministro presbiteriano americano Rev. Sylvester Graham, il primo difensore di una riforma dietetica. Graham disprezzava il rigetto delle sostanze nutritive e lo sbiancamento con allume e cloro, coinvolti nella produzione di farina bianca e pane bianco, e credeva che utilizzare tutto il grano nella macinazione della farina e nella cottura del pane fosse un rimedio per la cattiva salute dei suoi colleghi americani, durante i cambiamenti di dieta, causati dalla rivoluzione industriale.
(2) Hogsqueal era un Hobgoblin, folletto maschio, che secondo “The Spiderwick Chronicles” viveva nella foresta a nord della Spiderwick Mansion.
http://attivo.today/2018/12/18/la-rivincita-del-romanticismo-dal-vegetarianismo-ai-diritti-degli-animali-secondo-i-nazisti/
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