giovedì 10 gennaio 2019

Mara Salvatrucha, il crimine globale insanguina anche l’Italia, di Stefano Zecchinelli

Un’analisi sulle origini e il radicamento della gang latino-americana tra le più spietate al mondo. E c’è anche chi, a Napoli, si ispira alla loro violenza
Stylo24, 3 settembre 2018
di Stefano Zecchinelli
La globalizzazione del crimine connessa al fenomeno dell’immigrazione di massa ha fatto sì che in Europa si diffondesse una piaga sociale non autoctona dalle inquietanti particolarità: le gang sudamericane. La Mara Salvatrucha (MS-13) è forse la più famosa, conta dai 30.000 ai 50.000 membri ed oltre un milione di sostenitori sparsi in tutto il mondo, una organizzazione criminale la quale prolifera sulla base economica del neoliberismo globalizzato. In altri termini la globalizzazione della povertà, in assenza di movimenti popolari socialdemocratici, spinge fette sempre più grandi della popolazione periferica ad aderire alle gang/pandillas. Come si strutturano queste mafie capaci di modernizzare la prassi criminale delle super-mafie occidentali? L’analista Riccardo Achilli ha scritto un articolo molto preciso sull’argomento, leggiamo: «Si tratta di una vera e propria gang globalizzata, che sfrutta la globalizzazione per reclutare membri fra i giovani immigrati, e per commerciare droga, armi e prostitute lungo le rotte commerciali mondiali, oppure per organizzare la tratta dell’emigrazione clandestina verso gli USA attraverso il Messico. Una struttura molto flessibile, che adegua le sue attività al singolo contesto nazionale in cui opera. Mentre negli USA, opera come una tradizionale gang suburbana di strada, nel Centroamerica si occupa di racket, estorsioni e commercio di armi. In Europa, ed in Italia in particolare, sfruttano la loro capacità di controllo del territorio per offrirsi come intermediari fra i grandi gruppi mafiosi che importano lo stupefacente, e la rete degli spacciatori di strada’’.
L’immigrazione incontrollata, quindi aliena al diritto internazionale, è riconnessa al capitalismo ed alle guerre imperialiste però questo fenomeno antichissimo, oggigiorno, viene indirizzato politicamente da forze con una natura di classe spesse volte contrapposta; la criminalità organizzata ha egemonizzato in alcune aree geografiche il traffico illecito dei migranti, danneggiando prima di tutto l’economia dei paesi post-coloniali. I disperati che aderiscono alla MS-13 subiscono un vero e proprio lavaggio del cervello del resto la Mara è (continua Achilli): «Una gang di rinomata ferocia nel mondo criminale mondiale, tanto che diversi mareros vengono reclutati come mercenari, da parte del cartello di Sinaloa guidato dal “Chapo” Guzmán, per combattere nella guerra di droga che infiamma il Nord del Messico. Che sfrutta la miseria e la disperazione per reclutare ragazzi di strada, fra i 13 ed i 17 anni, trasformandoli in crudeli assassini tramite una vera e propria scuola del crimine interna ad ogni cellula»Il rito d’iniziazione «mistico-esoterico» la dice lunga sulla crudeltà della gang: l’aspirante bandero deve resistere a ben tredici secondi di pestaggio continuato per testare la forza psichica. Una volta terminata la prima prova c’è una missione da compiere: rapina, furto, pestaggio od addirittura un omicidio. Il capo e le «regole»interne sono inviolabili, addirittura «sacri».
La Mara Salvatrucha arriva in Italia
La Mara Salvatrucha, insieme ad altre gang (Mara-18, Trinitarios e Latin King), sta letteralmente terrorizzando importanti città italiane: Roma, Genova e Milano. Il segnale dell’arrivo dei banderos nel capoluogo lombardo, vera «capitale» della mafia centro-americana, si ebbe nel 2008 quando una partita di calcio fra salvadoregni degenerò in una rissa fra membri di gang rivali: MS-13 e Mara-18. La rissa fu violentissima con tanto di cinghiate ed un colpo di machete per cavare un occhio a Ricardo Antonio Gomez Guzman (24 anni), ridotto in fin di vita. Il giornalista Giovanni Giacalone, attento studioso del fenomeno, concluse che: «L’aggressione era un segnale chiaro: le maras avevano messo piede a Milano, un rischio reale e inevitabile, legato al flusso migratorio proveniente dall’America Centrale ed era solo questione di tempo prima che la situazione degenerasse ulteriormente». L’articolo prosegue: «Negli anni seguenti il “pentolone” maras iniziava a bollire e dopo due anni di indagini, a inizio ottobre 2013 la Polizia di Stato lanciava l’operazione “Mareros” che portava all’arresto di 24 membri della MS13, tutti di età compresa tra i 17 e i 36 anni, di origine latinoamericana, per la maggior parte salvadoregni, residenti nelle province di Milano, Brescia, Cremona, Novara, Pavia e Monza»Il legame fra l’insediamento delle gang e l’immigrazione di massa è (devo riconoscere) innegabile. Domanda: la stessa analisi vale anche per i flussi migratori provenienti dall’Africa? Le gang africane, Black Axe (Ascia nera) in testa, dimostrano una brutalità per certi aspetti addirittura superiore. Il disagio sociale e la povertà, imposta da un sistema economico profondamente ingiusto, insieme alla violenza, endemica nel tessuto sociale dei paesi centro-americani, ha trasformato Las Maras in un vero esercito di delinquenti al servizio della criminalità neo-capitalistica. Un modello eversivo anche per la delinquenza autoctona.
Un modello per le mafie italiane?
Le neo-mafie tendono a strutturarsi in cellule, una composizione piramidale la quale non permette ai «soldati» di conoscere – a differenza delle antiche organizzazioni criminali in cui il boss veniva santificato – i piani alti (ma nemmeno quello medio alti) della piramide. Questa dislocazione dei baby criminali, coordinati dal capobastone di turno, rende di gran lunga più difficoltoso il compito delle forze dell’ordine e di chi ha il dovere incondizionato di proteggere i cittadini.
La criminologa Ursula Franco ha avanzato delle considerazioni alquanto interessanti:
‘’Gli affiliati al clan Sibillo sono dei «self-styled soldiers» come lo sono gli affiliati a molte altre organizzazioni criminali. Il clan Sibillo pesca «à la carte» tra i simboli dei gruppi criminali più spietati, sono riconoscibili le barbe alla moda dei jihadisti e un logo che ricorda quello di una famosa gang centro americana. La barba incolta da jihadista è un messaggio potente, ben più decifrabile del simbolismo di cifre e numeri, è un messaggio capace di raggiungere chiunque. Alla barba incolta da jihadista, che ormai fa parte del nostro immaginario collettivo, noi tutti colleghiamo istantaneamente efferatezza e morte, lo stesso non può dirsi del logo ES17 dei Sibillo, quantomeno non in Italia».
Il logo ES17 è tipico della MS-13, infatti poco più avanti dice: «Ritengo molto probabile che l’idea iniziale, quella del logo FS17 si rifaccia al logo dei Mara Salvatrucha, MS13. L’MS13 è un’organizzazione criminale transnazionale tra le più violente che ha affiliati in America, in Canada, in Messico, nei paesi del centro america e perfino nel nostro nord Italia»Che cosa accomuna le gang latino-americane con le baby gang della camorra? La dimensione mistico-esoterica dei clan centro-americani presenta affinità col culto del Mamma Santissima? La risposta, con le dovute differenziazioni socio-culturali, potrebbe essere positiva fermo restando che i tatuaggi (nota la stessa criminologa) non sono per forza di cose una dichiarazione di fede ma potrebbero servire per lanciare un messaggio occulto d’altro tipo.
Ci troviamo dinnanzi un fenomeno alquanto pericoloso mal combattuto dall’FBIstatunitense dedito alla repressione indiscriminata dei migranti, strumentalizzato ipocritamente dalla CIA e, come se non bastasse, sottovalutato dalla ‘’sinistra’’ europea intrisa d’ideologia politicamente corretta. Una analisi, più sociologica e meno moralistica, del fenomeno migratorio è quanto meno doverosa.
https://malkecrimenotes.wordpress.com/tag/ms13/

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