Il sionismo, nato alla fine del XIX secolo, è un “movimento politico internazionale il cui fine è l'affermazione del diritto alla autodeterminazione del popolo ebraico mediante l'istituzione di un proprio Stato, inserendosi nel più vasto fenomeno del nazionalismo moderno”. Oggigiorno, il termine "sionista" viene applicato a varie fazioni politiche israeliane, sia di sinistra sia di destra, le quali hanno in comune il sostegno dello stato d'Israele come entità ebraica.
Il sionismo al suo inizio fu sostenuto fortemente dalle forze di sinistra e progressiste di ogni genere e fu considerato un movimento decisamente di sinistra, al punto che lo portò, ad esempio, a subire aggressioni da chi propugnava il maccartismo.
Altro esempio di questa faciloneria e ignoranza della questione era che nei primissimi anni dello stato di Israele nei cinema delle sue città, alla fine della proiezione dei film, veniva diffuso l’inno israeliano Hatikvà (la speranza) e immediatamente dopo la sala si riempiva delle note dell’Internazionale seguite da quelle dall’Inno sovietico.
Tutto questo mentre la terra della Palestina grondava sangue, lacrime e dolore delle famiglie palestinesi.
Per molti anni ancora Israele fu il paese dei kibbutz che candidamente, ed anche scaltramente, erano visti come strutture di un progetto socialista.
Avendo i fatti notoriamente la testa dura, questa favola dei kibbutz come elementi di socialismo cominciò, purtroppo molto lentamente, a perdere colpi a seguito della guerra dei sei giorni (1967) e con l’ascesa al governo delle destre dopo il conflitto del Kippur, ovvero il conflitto tra il 6 ed il 25 ottobre 1973 con Israele da una parte e dall’altra soprattutto Egitto e Siria.
Da allora Israele ha cominciato ad essere governato soprattutto da destre ultra sioniste reazionarie, sempre più alleate con il fanatismo religioso che portò a mostrare il suo vero volto segregazionista, colonialista e razzista.
Oggi vediamo che Israele ha trovato sempre più amici fra fascisti e razzisti della peggior specie.
FORMIDABILE LAVANDERIA
Da diversi anni assistiamo a questa fantastica conversione: polacchi, austriaci, ungheresi o italiani che siano neonazisti, fascisti, antisemiti a cui serve detergere la propria immagine, hanno a disposizione, appunto, una “formidabile lavanderia”, i proprietari sono i vari leader sionisti, in particolare il corrotto Netanyahu.
Pare che dicano: venghino, venghino… noi non faremo domande sul vostro antisemitismo e sul nero passato o presente, come gettone da inserire nella lavanderia son sufficienti poche ma precise dichiarazioni pro-israeliane e contro gli arabi, sarete così mondati dai peccati precedenti.
Automaticamente si diventa complici della guerra, dell'occupazione e delle politiche razziste e reazionarie dei governi sionisti.
Ultimo tra i clienti di questa “poderosa lavanderia” è stato il neo vicepresidente del Consiglio e ministro dell’interno italiano Matteo Salvini, che arrivato nella Palestina occupata è stato costretto ad indossare, senza alcuna vergogna, la kippa.
Matteo Salvini non molto tempo fa ha omaggiato il ventennio fascista con la frase «molti nemici, molto onore», si è mostrato in pubblico spesso indossando simboli dichiaratamente fascisti, le sue prese di posizioni razziste sull’immigrazione sono altrettanto pubbliche e famose.
Le porte della lavanderia, Yad Vashem, si sono aperte a questo fan del duce. Sappiamo che non è raro trovare sui muri di Israele svastiche disegnate da coloni europei.
Questa la parabola del sionismo: dal sostegno di sinistra a quello di dichiarati nazisti.
Sappiamo anche che non viltà solo del passato, infatti mentre scriviamo troviamo questo articolo tratto da La Stampa del 12-07-2007:
QUEST’ESTATE VADO IN UN KIBBUTZ
Che cosa unisce il leader della destra sociale Gianni Alemanno a Tony Negri, «cattivo maestro» dell’Autonomia operaia, filosofo marxista, intellettuale radical e provocatorio apprezzato in Francia e negli Stati Uniti? La storia li divide ma li accomuna la passione trasversale per i kibbutzim, le cooperative agricole autogestite che hanno tenuto a battesimo lo Stato d’Israele”. Per l’autore di «Empire» invece, si tratta di un vecchio amore: «Sono diventato comunista in Israele nel kibbutz Nahshonim, vicino Petah Tikva», ha raccontato Toni Negri la settimana scorsa, ospite dell’Istituto Spinoza di Gerusalemme. Al tempo aveva vent’anni, studiava «Il Capitale», la rivoluzione era la cifra del mondo: molte cose sono cambiate da allora.
Post Scriptum:
Perché nel titolo ci riferiamo al camaleonte per parlare del sionismo? Non solo per la capacità di “cambiare colore”, ma soprattutto perché sapendo che i camaleonti si nutrono generalmente di insetti, soprattutto locuste, ci è venuta subito alla mente la frase di un pericoloso terrorista sionista Yitzhak Shamir, che nel periodo in cui fu primo ministro d'Israele in un discorso ai coloni ebrei disse: «(I palestinesi) saranno schiacciati come cavallette... con le teste sfracellate contro i massi e le mura» (New York Times, 1 aprile 1988).
https://www.palestinarossa.it/?q=it/content/story/la-parabola-sionista-ovvero-%E2%80%9Cstoria-di-camaleonti%E2%80%9D
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