venerdì 11 maggio 2018

Antifa e Black bloc: braccio armato del sion-imperialismo, di Stefano Zecchinelli


In difesa del marxismo antimperialistaIdeologia e pratica della controrivoluzione capitalista.

‘’Coloro che sono contro il fascismo senza essere contro il capitalismo, che si lamentano della barbarie che proviene dalla barbarie, sono simili a gente che voglia mangiare la sua parte di vitello senza però che il vitello venga scannato. Vogliono mangiare il vitello, ma il sangue non lo vogliono vedere. Per soddisfarli basta che il macellaio si lavi le mani prima di servire la carne in tavola. Non sono contro i rapporti di proprietà che generano la barbarie, ma soltanto contro la barbarie. Alzano la voce contro la barbarie e lo fanno in paesi in cui esistono bensì gli stessi rapporti di proprietà, ma i macellai si lavano ancora le mani prima di servire la carne in tavola’’ Bertolt Brecht

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Il leader socialdemocratico Melenchon – uomo politico capace, non privo di contraddizioni alcune molto gravi – ha definito i Black bloc, protagonisti dei disordini durante la mobilitazione del Primo Maggio, ‘’fascisti infiltrati’’. Bisogna chiarire che la definizione ‘’fascisti infiltrati’’ ha delle pecche politologiche, ma inquadra politicamente il ruolo reazionario di questa organizzazione paramilitare al servizio della repressione neo-liberista. Il socialista francese ha rovesciato, con grande esperienza, i termini della questione spiazzando gli avversari del popolo lavoratore; ben fatto, una mossa eccellente. Anarchici di formazione, i Black bloc, con la loro violenza illogica, hanno dato un pretesto agli apparati dello Stato imperialista per reprimere i movimenti contrari al neo-liberismo ed al militarismo. Non sono esenti da infiltrazioni e con tutta probabilità rientrano in ciò che Daniele Ganser ha definito ‘’gli eserciti segreti della NATO’’. Seguirò alcune testimonianze autorevoli.

Il filosofo marxista Stefano Garroni riferì che durante il G8 di Genova 2001 gruppi di ‘’paramilitari anarchici’’ uscirono dalle camionette della polizia scatenando, con gesti degni delle pandillas sudamericane, una feroce repressione rivolta contro i manifestanti anti-globalizzazione. I risvolti drammatici, terminati col vile assassinio di Carlo Giuliani e la repressione di migliaia d’attivisti, li conosciamo tutti. Una simile mattanza venne pianificata? L’inchiesta del giornalista Franco Fracassi dà una risposta affermativa.
‘’Violenze al G20 di Toronto del 2010: 'Black bloc' o agenti provocatori infiltrati? La risposta nelle scarpe’’ (Fonte: http://ita.anarchopedia.org/Black_Bloc)

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‘’In evidenza alcuni poliziotti in borghese: degna di nota la "somiglianza" del primo sulla destra con il dimostrante che appare, in primo piano, nella foto riportata sopra, segno di mimetismo effettuato con particolare cura’’ (Ibidem)

La rete dei Black bloc è internazionale. Thierry Meyssan sostiene che in Egitto, malgrado la motivata mobilitazione di classe la quale rovesciò il dittatore Mubarak, gli ‘’anarchici’’ avessero al proprio interno agenti – in segreto? – del MOSSAD israeliano. Ogni governo patriottico, nemico dell’imperialismo USA, venne preso d’assalto da questi teppisti. Per i Black bloc latino-americani, il governo antimperialista di Nicolas Maduro è una dittatura ‘’cubanoide’ 1, inutile dire come quest’accusa potrebbe benissimo uscire da una centrale della CIA. Chi li manovra? Fulvio Grimaldi, descrivendo la violenza paramilitare sopravvenuta il Primo Maggio 2015 a Milano, ci dà degli ulteriori elementi da cui elaborare una analisi severa, ma articolata: ‘’L’altro 1 maggio: manifestazione contro quanto sopra di decine di migliaia di oppositori consapevoli e determinati, massa critica in progress, preoccupante  per l’affermazione degli assetti programmati e lacerazione netta dell’abito di gala a lustrini e chiffon, con emersione di epidermidi putride e carni verminose. Esattamente come le bande di ventura jihadiste contro le libere nazioni di Medioriente e Nord Africa, o come i nazisti di Maidan, Odessa e Victoria Nuland contro la stessa Ucraina, l’Europa, la Russia, entra in campo e a cannonate su tre quarti degli spazi di stampa e televisione, il plotone dei cosiddetti Black Bloc’’ 2. Questi picchiatori si dicono ‘’anarchici’’ – molti fascisti provenivano dall’anarchismo (es. Bottai e Pavolini), lo stesso Mussolini era un ‘’socialista anarchico’’ – ma la loro prassi politica ricorda quella dell’islamismo ‘’made in USA’’ e dei neonazisti ucraini. Melenchon ha ragione: i Black bloc se non sono propriamente fascisti, quanto meno somigliano molto ai bombaroli neofascisti degli anni ’70. Quasi come Ordine Nuovo ed Alba Dorata, il passo è breve.

Quando la violenza è legittima? Grimaldi prosegue: ‘’Personalmente aborro le vivandiere imperiali della non-violenza. Però distinguo. A Milano, un plotone uniformemente vestito e attrezzato (casco, tuta, bambù, maschera anti-gas, da magazzini di Stato), proprio come le ordinatissime orde dell’ISIS o del battaglione Azov, sfascia negozi di barbiere, agenzie di viaggio e automobili anonime’’. La violenza rivoluzionaria è stata legittima durante le Resistenze antifasciste (Spagna, Italia, Jugoslavia, ecc …), in tutte le Rivoluzioni anticoloniali – Cuba, Algeria, Vietnam, Iran – come nelle eroiche Resistenze antimperialistiche – Palestina in testa, Colombia, Perù, Iraq, Libia, Nepal, India, Filippine – disprezzate da una certa sinistra zombie. Chi scrive non demonizza le guerriglie urbane, quindi rispetta il sacrificio dei comunisti della RAF tedesca, riconoscendo la necessità di passare dalla guerriglia ad un Partito comunista caratterizzato dal ‘’centralismo democratico’’ (Lenin). Dall’altra parte Grimaldi ha ragione: i Black bloc hanno una prassi anti-proletaria, i loro cappucci neri ricordano i neonazisti di Ordine Nuovo. Gli anti-capitalisti combattono il Vero Potere, non mettono a soqquadro interi quartieri in modo vile e sbirresco.

Gli ‘’antifa’’, arma della lobby pro-Israele

Un altro movimento apparentemente di sinistra, ma nei fatti reazionario (per non dire di peggio) sono gli ‘’antifa’’. Figli dei cosiddetti ‘’anti-tedeschi’’, questi attivisti riconducono la difesa dei diritti del popolo palestinese, spazzato via dall’imperialismo israeliano, e la difesa degli Stati indipendenti ad una forma ‘’moderna’’ di fascismo. Di ‘’fascista’’ – seguendo Melenchon – c’è soltanto il servilismo verso le principali potenze imperialistiche pan-planetarie. Il loro ‘’filo-sionismo’’ è documentato, come l’apologia ‘’libertaria’’ dei crimini USA in Europa. Una pagina particolarmente infima sono i festeggiamenti d’una ricorrenza nefasta: i bombardamenti nord-americani della città di Dresda, il 13 e 14 febbraio 1945. L’imperialismo USA colpì il popolo tedesco, salvando il complesso militar-industriale nazista funzionale, dal ’48 in poi, nella lotta contro l’Unione Sovietica polarità anticolonialista. Leggiamo un celebre articolo di Ulrike Meinhof, fondatrice della RAF, la quale ci rivelò le vere intenzioni del gendarme statunitense: ‘’Dresda era il punto cruciale di questa politica. Dresda è stata rasa al suolo, due anni dopo che a Stalingrado era stato deciso l’esito della Seconda Guerra Mondiale. Quando Dresda fu bombardata le truppe sovietiche erano già arrivate ai fiumi Oder e Neisse e il fronte occidentale aveva raggiunto il Reno. L’anno dopo, il 13 febbraio 1946, il comandante supremo della Royal Air Force, Sir Arthur Harris, che aveva condotto l’attacco contro Dresda, si imbarcò a Southhampton per lasciare il paese che non era più pronto a riconoscergli i suoi meriti. Quando la popolazione tedesca scoprì la verità su Auschwitz la popolazione inglese scoprì la verità su Dresda. Ai responsabili fu negata la fama che era stata loro promessa dai loro governi. Sia di qua che di là’’ 3. La superiorità morale della Meinhof si compendia nelle parole finali dell’articolo: ‘’Chi non denuncia i responsabili però, denuncia i popoli’’. Il ricorso alla ‘’guerriglia urbana’’ nella Germania Ovest lasciò perplessi molti militanti; detto questo sarebbe ingeneroso assimilare la RAF al terrorismo ‘’made in USA’’ delle Brigate Rosse, si tratterebbe d’una operazione intellettualmente disonesta. Lo sforzo eroico di Ulrike, Andress Baader ed altri rivoluzionari merita d'essere valorizzato.

Il sionismo – avvallato dagli ‘’antifa’’ – da oltre un secolo utilizza il ‘’popolo ebraico’’ in quanto piede di porco per i suoi loschi interessi.
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Manifestazione degli ‘’antifa’’ in difesa dello Stato ‘’per soli ebrei’’

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Gli ‘’antifa’’ festeggiano una nefasta ricorrenza: i bombardamenti alleati contro la città di Dresda, febbraio 1945.

Oggigiorno gli ‘’antifa’’ e gli anarchici appoggiano il nazionalismo curdo, falsificando con parole di ‘’sinistra’’ il tentativo dell’imperialismo USA di balcanizzare la Siria. I terroristi linciatori di arabi dell’YGP affiancati dai killer della NATO sono, da quello che leggiamo, i loro riferimenti ideali. Dall’estrema sinistra all’estrema destra dell’imperialismo. La giornalista Diana Johnstone ha descritto, con estrema precisione, la funzionalità degli ‘’antifa’’ e dei Black bloc ai progetti della lobby pro-Israele: ‘’In Europa gli Antifa prendono essenzialmente due forme. Gli attivisti Black Bloc invadono le manifestazioni di sinistra per creare disordini. Questi esaltati sono una minoranza politica che non fa altro che giustificare la presenza della polizia ed è spesso sospettata di avere al proprio interno infiltrazioni dei servizi segreti. Per esempio, il 23 settembre diverse dozzine di Black Bloc hanno tentato di irrompere al convegno del politico Jean-Luc Mélenchon, capo del maggiore partito di sinistra in Francia. Il messaggio che volevano lanciare era: “nessuno è abbastanza rivoluzionario per noi”. Si pongono come una auto-conclamata inquisizione morale’’ 4. Il socialista Melenchon si è schierato (per questo il popolo della sinistra ‘’lo ama’’) contro la NATO, ma gli anarchici lo attaccano a testa bassa; gli ‘’antifa’’ sono un’arma della Fondazione Clinton? La deduzione è motivata, dirò di più: conseguente. Questa prassi politica è degna delle intelligence atlantiche; la mossa che serve – a ‘’sinistra’’ – per distrarre. Domanda: il neofascismo non divenne, dal ’48 in poi, una bambola degli imperialismi occidentali contro il costituzionalismo democratico? Essere antifascisti significa, senza indugiare, combattere contro l’Alleanza Atlantica capeggiata dal gendarme USA, la faccia più aggiornata del padronato internazionale. I comunisti d’un tempo procedevano così, poche chiacchiere ‘’politicamente corrette’’. La ‘’sinistra imperiale’’ sovverte il linguaggio giornalistico trasformando gli aggrediti in aggressori, ‘’teppisti’’ senza scrupoli (come i neofascisti venezuelani) diventano all’improvviso un ‘’popolo in rivolta’’. La stessa critica va estesa, cestinando il ‘’politicamente corretto, ai separatisti etnici curdi rappresentati dai mass media in quanto ‘’combattenti per la libertà’’. Domanda: come mai il ‘’giornalismo di regime’’ non dice una parola sui crimini commessi dall’YPG contro i sostenitori della Siria socialista pan-araba? Il colonialismo scompare; rimuovendo queste categorie – capitalismo, colonialismo ed imperialismo – si perde il senso della storia.

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I terroristi dell’YPG affiancati dai marines USA

Chi sono i nemici degli ‘’antifa’’? I sostenitori della Resistenza palestinese, i socialisti non allineati e gli antimperialisti radicali. I loro bersagli vanno da marxisti come James Petras e Michel Collon a scrittori documentati come Jean Bricmont, Diana Johnstone e Gilad Atzmon; dal socialista libertario Noam Chomsky a giornalisti del calibro di Thierry Meyssan ed Israel Shamir. Il loro antifascismo è una sorta di neofascismo rovesciato. Censurando qualsiasi dibattito sulla controinformazione con la scusa della ‘’teoria del complotto ‘’ (il Potere è il primo a complottare contro i popoli) questi teppisti finiscono per diffondere, consapevolmente, le menzogne dei media di regime diventandone alfieri. Una sorta di psico-polizia anarchica sodomizzata dalla lobby sionista. Continua Diana Johnstone: ‘’L’uso facile del termine “fascista” impedisce di identificare i veri nemici dell’umanità. Nel caos contemporaneo, la più grande minaccia è l’imperialismo globale: il capitalismo finanziario, il complesso industriale militare, le manie ideologiche degli Stati Uniti e la megalomania dei leader occidentali. Si potrebbe chiamare imperialismo, se non fosse che è molto più vasto e distruttismo dell’imperialismo storico dei secoli passati’’. Chi disconosce l’imperialismo in quanto nemico dell’umanità, imprescindibilmente, ne diventa una quinta colonna. Gli ‘’antifa’’ sono il braccio armato di Tel Aviv e Washington contro la classe operaia e le nazioni sovrane; chiunque ha a cuore la lotta contro il capitalismo deve combatterli con tutti i mezzi di cui dispone, il loro inganno – non per nulla – colpisce giovani attivisti digiuni delle letture marxiste basiche. Un fenomeno in crescita, preoccupante ed in alcuni paesi (come la Germania) inquietante.

La sinistra ‘’radical chic’’ tratta il problema dell’immigrazione confondendo volutamente l’immigrato con la politica immigrazionista. I migranti sono persone meritevoli di rispetto, la difesa e promozione dei loro diritti (sacrosanti) non deve essere confusa col progetto dello squalo Soros: distruggere gli Stati nazionali facendo leva sulla ideologia anarchica dei cosiddetti ‘’senza frontiera’’. Diana Johnstone è illuminante quando scrive (sottolineatura mia): ‘’Si dovrebbe poter discutere della cosa senza essere accusati di odiare gli stranieri; dopotutto i sindacati sono sempre tradizionalmente opposti all’immigrazione non per razzismo, ma perché può essere una strategia dei capitalisti per abbassare gli stipendi. Rendendo il tema dell’immigrazione il punto focale per decidere se qualcuno è fascista o meno, gli Antifa impediscono un dibattito proficuo. Senza dibattito, il tema si polarizza su due argomenti: pro o contro. E chi vincerà tra i due?’’. A perdere, con questi rapporti di forza, saranno sempre i lavoratori ma gli ‘’antifa’’ se ne fregano; non debbono alzarsi la mattina presto per andare a lavorare. Il giornalista Fulvio Grimaldi, da me intervistato, è concretamente preoccupato dalla ‘’operazione migranti’’, fiancheggiata dalla sinistra zombie (PSE, trotskisti, centri sociali, ecc …), una moribonda casta di mantenuti. Leggiamo: ‘’La diffusione della droga per la guerra alla droga; la diffusione del terrorismo per la guerra al terrorismo; la migrazione di massa finalizzata a un unico superstato che persegue la distruzione di ogni statualità attraverso la creazione di masse, estratte dal proprio contesto storico, omologate dall’abbandono, dalla disperazione, dalla perdita di anima e nome collettivi e da un destino di subalternità irrimediabile’’ 5. Domanda: i migranti sono sempre ‘’soggetto rivoluzionario’’? Possiamo parlarne? Penso che un dialogo alla pari, certamente fra anti-capitalisti, sia doveroso.

Il socialdemocratico Melenchon ha sbagliato nel sostenere, seppur parzialmente, l’aggressione neocolonialistica contro la Libia popolare; da un punto di vista ‘’rivoluzionario’’ diverse sue posizioni andrebbero corrette, altre radicalizzate. I marxisti rivoluzionari hanno diversi disaccordi col suo moderatismo istituzionale. Ciononostante la vittoria di France insoumise potrebbe disintegrare il polo imperialistico europeo, dando un colpo decisivo agli equilibri del capitalismo occidentale. Washington entrerebbe in crisi, Israele, regime razzista ed anti-proletario, avrebbe qualche ‘’zerbino sodomita’’ in meno (il riferimento a Macron è puramente casuale) e la classe operaia potrà disfarsi – finalmente – degli Stati neoliberisti fallimentari. Gli ‘’antifa’’ perderebbero i loro datori di lavoro, i Padroni che, con spirito di ‘’benevolenza’’, gli consentono di trascorrere le mattinate al letto.

http://www.linterferenza.info/contributi/sessantotto-lungo-vita-fulvio-grimaldi/

Stefano Zecchinelli



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